sabato 23 maggio 2020

VIAGGIO VIRTUALE tra i santuari d’Italia: Bettola



Oggi, passiamo il grande fiume Po, e da Ossuccio (CO) a Bettola (PC) ci sono 188 km di tragitto.
Bettola, un piccolo comune di 2690 abitanti. Il torrente Nure divide il paese in due rioni, San Giovanni (sulla sponda sinistra del Nure) e San Bernardino (sulla sponda destra), un tempo comuni autonomi collegati tra loro con un ponte nel 1878, in seguito alla loro unificazione in un unico comune.
Nella centrale piazza Colombo, c’è il Santuario, costruito alla fine dell'ottocento e consacrato dal Beato Giovanni Battista Scalabrini nel 1885, vescovo di Piacenza, a celebrazione di un'apparizione mariana avvenuta nel 1496 ad una pastorella sul Colle dei Frati.
Nella considerazione di questo evento, che attirò attorno al luogo dell'Apparizione interesse e devozione, Bettola fu definita da alcuni storici la "figlia della Madonna".
«Una giovane pastorella se ne stava pascolando il gregge su di un'altura poco lontana dall'abitato e vicino al torrente; mentre le pecorelle se ne stavano brucando fra i cespugli, essa si stava riposando sotto una quercia, quando tutto ad un tratto, fra i rami dell'albero si partiva uno splendore di luce intensa. La giovane alzava lo sguardo e vedeva, in celeste visione, una maestosa Donna, vestita di sole e con in braccio un bambino. All'estasiata giovinetta la Madonna indirizzava un messaggio:
"Sono la Madonna, dì ai maggiorenti del paese che io voglio sia eretta qui una chiesa sotto il titolo di Maria della Quercia ad onore e gloria del mio Gesù».
L'edificio, progettato da Guglielmo Della Cella in puro stile romanico-lombardo con la facciata in sassi bianchi e neri, fu realizzato con la partecipazione plebiscitaria di tutto il popolo, sia per i lavori manuali, sia per la raccolta delle offerte necessarie all'acquisto dei materiali. Un atto notarile conferma che l'area su cui sorge la parrocchiale di San Giovanni fu donata dalla famiglia Bianchi nel 1870, la quale mantenne in perpetuo il diritto di una grata comunicante con il lato sinistro del santuario.
La chiesa venne tutta costruita con i sassi del Nure trasportati a mano dai parrocchiani. Come raccontano le cronache del tempo, il signor Perani Giovanni, guardiano delle carceri, suonava la sveglia alle quattro del mattino per risuonarla alle cinque, l'orario d'inizio dei lavori gratuiti. Uomini e donne facevano il “passamani” ammucchiando le pietre davanti all'erigenda chiesa. Alle 11 un nuovo suono di tromba del sig. Giovanni per segnalare alle donne l'ora di ritornarsene in casa per preparare il pranzo ai mariti affamati, che lasciavano il lavoro alle 12 precise.
All’interno il santuario custodisce notevoli affreschi e vetrate realizzate nel secolo scorso dal pittore Luciano Ricchetti e sculture di Paolo Perotti (1970) e Giorgio Groppi (1987).
Di valore artistico anche la bella cancellata del famedio in ferro battuto, lavorato con bravura nelle fucine Leonardi di Grazzano Visconti.
Accanto al Santuario svetta, snello ed elegante con la sua agilità zebrata di 54 metri, il campanile.
Sulla guglia piramidale un austero angelo custode alza col braccio destro il faro della fratellanza, dedicato ai caduti in guerra e del lavoro della Val Nure.

Sancta Maria, Mater Christi, ora pro nobis

Preghiamo per i ragazzi e i giovani
Preghiamo per tutti coloro che lavorano nella pastorizia e nell’allevamento
Preghiamo perché impariamo a riconoscere i segni di Dio

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