lunedì 6 settembre 2021

Un grande santo del XX secolo: Olinto Giuseppe Marella.

 


… do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa.

 

Spesso leggiamo questo passo nella dimensione spirituale della passione di Dio, cioè "aggiungere" ciò che manca al compimento della redenzione, ma alla redenzione operata da Cristo non manca nulla, al massimo la goccia del nostro patire per Cristo (testimonianza) e in Cristo (dolore, fatiche della vita) può essere vissuta in unità al mare del Preziosissimo Sangue del Redentore per la salvezza e la liberazione propria e di ogni uomo.

Ma l'Apostolo Paolo dice: "ciò che manca nella mia carne", sembra dire che la grazia salvifica va accolta in tutto il mio essere uomo, "carne", come dimensione totalizzante, perché questo mio "cristificarmi" giovi a me, e a tutta la Chiesa, corpo di Cristo, di cui io sono membra.

In questo tendere alla perfezione del Cristo in noi, dove il noi è inteso nella dimensione dell'io, Paolo afferma:

È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo.



La buona notizia, il racconto evangelico, non è una interpretazione ma è lui che annunciamo.

Lo scopo dell'annuncio è cristificare: cioè accompagnare, ammonendo, istruendo ciascuno, quindi attento alla storia di ognuno, con sapienza, per incentivare alla somiglianza di Cristo. Se annunciare non è questo, non serve e non giova alla Chiesa di Dio.

È la questione della diatriba evangelica. Dio vuole il bene o vuole che sia osservato la legge del sabato a prescindere dal compiere il bene?

Cosa è il bene o il male?

L'osservanza della legge è sempre un modo in cui far trionfare la signoria di Cristo e il regno di Dio. In caso contrario non annunciamo " lui" come dice l'Apostolo, ma la nostra interpretazione del vangelo, annacquato o infangato dalle nostre sovrastrutture culturali - quella cultura ahimé, non ancora cristificata - o dalle nostre paralisi che ci hanno bloccato nel nostro camminare dietro a Cristo, e non davanti!

Il beato Olinto, "barbone di Dio", preghi per noi perché la nostra fede in Gesù sia liberante e liberatoria da ogni paresi che ha bloccato il nostro cammino dietro al Cristo. Amen.

il frate dei Fioretti nella Marca di Ancona

 


San Liberato da Loro Piceno (Loro Piceno, 1189-1190 – Sarnano, 1231-1234 circa), francescano vissuto nel XIII secolo e probabilmente entrato nell'Ordine in seguito alla predicazione di Francesco nelle Marche della quale parlano anche i Fioretti.

CAPITOLO XLVII da: Le Fonti Francescane. I FIORETTI DI SAN FRANCESCO. Riveduti su un nuovo Codice da P. B. BUGHETTI Quaracchi Collegio San Bonaventura, 1926; Note di FELICIANO OLGIATI.

Di quello santo frate a cui la Madre di Cristo apparve, quando era infermo, ed arrecogli tre bossoli di lattovaro. 1887 Nel soprannominato luogo di Soffiano fu anticamente un frate Minore di sì grande santità e grazia, che tutto parea divino e spesse volte era ratto in Dio. Istando alcuna volta questo frate tutto assorto in Dio ed elevato, però ch' avea notabilmente la grazia della contemplazione, veniano a lui uccelli di diverse maniere e dimesticamente si posavano sopra le sue spalle e sopra il capo e in sulle braccia e in sulle mani, e cantavano maravigliosamente. Era costui molto solitario e rade volte parlava, ma quando era domandato di cosa veruna, rispondea sì graziosamente e sì saviamente che parea piuttosto agnolo che uomo, ed era di grandissima orazione e contemplazione, e li frati l' aveano in grande reverenza .

San Liberato da Loro Piceno
reliquie
Eremo San Liberato


Compiendo questo frate il corso della sua virtuosa vita, secondo la divina disposizione infermò a morte, intanto che nessuna cosa potea prendere, e con questo non volea ricevere medicina nessuna carnale, ma tutta la sua confidenza era nel medico celestiale Gesù Cristo benedetto e nella sua benedetta Madre; dalla quale egli meritò per divina clemenza d' essere misericordiosamente visitato e medicato. Onde standos' egli una volta in sul letto disponendosi alla morte con tutto il cuore e con tutta la divozione, gli apparve la gloriosa vergine Maria madre di Cristo, con grandissima moltitudine d' agnoli e di sante vergini, con maraviglioso splendore, e appressossi al letto suo. Ond' egli ragguardandola prese grandissimo conforto e allegrezza, quanto all' anima e quanto al corpo, e cominciolla a pregare umilmente ched ella prieghi il suo diletto Figliuolo che per li suoi meriti il tragga della prigione della misera carne. E perseverando in questo priego con molte lagrime, la vergine Maria gli rispuose chiamandolo per nome: « Non dubitare, figliuolo, imperò ch' egli è esaudito il tuo priego, e io sono venuta per confortarti un poco, innanzi che tu ti parta di questa vita». Erano allato alla vergine Maria tre sante vergini, le quali portavano in mano tre bossoli di lattovaro di smisurato odore e suavità. Allora la Vergine gloriosa prese e aperse uno di quelli bossoli, e tutta la casa fu ripiena d' odore; e prendendo con uno cucchiaio di quello lattovaro, il diede allo infermo, il quale sì tosto come l'ebbe assaggiato, lo infermo sentì tanto conforto e tanta dolcezza, che l' anima sua non parea che potesse stare nel corpo; ond' egli incominciò a dire: « Non più, o santissima Madre vergine benedetta, o medica benedetta e salvatrice della umana generazione; non più, ch' io non posso sostenere tanta suavità ». Ma la piatosa e benigna Madre pure porgendo ispesso di quello lattovaro allo infermo e facendogliene prendere, votò tutto il bossolo. Poi, votato il primo bossolo, la Vergine beata prende il secondo e mettevi dentro il cucchiaio per dargliene, di che costui dolcemente si rammarica dicendo: « O beatissima Madre di Dio, o se l' anima mia è quasi tutta liquefatta per l' odore e suavità del primo lattovaro, come potrò io sostenere il secondo? Io ti priego, benedetta sopra tutti li santi e sopra tutti gli agnoli, che tu non me ne vogli più dare ». Risponde la gloriosa donna: « Assaggia, figliuolo, pure un poco di questo secondo bossolo ». E dandogliene un poco dissegli: « Oggimai, figliuolo, tu ne hai tanto che ti può bastare. Confortati, figliuolo che tosto verrò per te e menerotti al reame del mio Figliuolo, il quale tu hai sempre desiderato e cercato ». E detto questo, accomiatandosi da lui si partì, ed egli rimase sì consolato e confortato per la dolcezza di questo confetto, che per più dl sopravvivette sazio e forte sanza cibo nessuno corporale. E dopo alquanti dì, allegramente parlando co' frati, con grande letizia e giubilo passò di questa misera vita. A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.


La grande tavola della Pinacoteca civica di Sarnano (MC) con il Santo che intercede presso la Madonna è attribuita da Federico Zeri a Francesco da Tolentino; altre attribuzioni registrate sono quelle a Niccolò di Liberatore detto l'Alunno e a Marchisiano di Giorgio da Tolentino.