venerdì 9 luglio 2021

Sant'Uopo, prega per noi!

 

Il termine uòpo, termine desueto, che significa bisogno, necessità.

È singolare che questo temine è presente in agiografia, ed è portato da un santo eremita lucano.

È Sant'Uopo di Chiaromonte (PZ), diocesi di Tursi-Lagonegro.

Un eremita proveniente dal mare. Il cui nome si hanno diverse versioni: Euplo (matrice bizantina), Opus (matrice latino), Uopo (dal latino ŏpus, matrice dialettale).

Il culto ha varie leggende, e colloca il santo eremita nel XI secolo, ma nel marzo del 1616 un nobile chiaramontese Paulo de Arbia, miracolato dal santo, fece riedificare a sue spese la cappella del santo. In esso fin da tempo immemorabile era venerato ed erano custodite le sue reliquie.

I lavori di ricostruzione iniziarono a maggio del 1616 e il 5 giugno un paralitico di Aliano, posto sul sepolcro, scoperto durante i lavori in mezzo all’edificio, guarì. Molti altri miracoli avvengono e la devozione del santo eremita è giunta fino ai nostri giorni.

Il 22 maggio i chiaromontesi e molti altri fedeli provenienti dai paesi limitrofi, si raccolgono in ricordo di un uomo vissuto e sepolto nella frazione che porta il suo nome: Sant’Uopo.

Il nome del santo, come molti altri, non è iscritto nel Martirologio Romano, ma il culto è riconosciuto dalla diocesi di Tursi-Lagonegro in si colloca la cittadina di Chiaromonte.



O Dio che hai infuso nel cuore di Sant’Uopo

il vivo desiderio di cercarti nelle solitudini della vita eremitica

e lo hai colmato del tuo Spirito di Pietà, per sua intercessione,

concedi al tuo popolo che, protetto dalle insidie del male,

sia irrorato dalla pioggia delle tue benedizioni.

Per Cristo Nostro Signore.


A poca distanza dal centro abitato di Chiaromonte, sulla statale 104, in direzione Senise, nella omonima contrada, si trova la cappella di S. Uopo: un eremita venerato soprattutto dai contadini di Chiaromonte. La costruzione della rinnovata cappella, ormai perduta, dovrebbe risalire al XVII secolo. Quella attuale è stata aperta al culto, dopo un radicale ripristino il 22 maggio (festa del Santo) del 1990.


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