venerdì 4 novembre 2011

I Santi del Giorno, secondo il Calendario della Chiesa Ambrosiana di rito romano





4 novembre
SAN CARLO BORROMEO, vescovo
SOLENNITÀ

Carlo (Arona, Novara, 1538 – Milano 3 novembre 1584), arcivescovo di Milano, dispiegò in una vita relativamente breve un’intensissima attività pastorale, consumando le sue energie nell’impegno ascetico, nella carità e nella riforma della Chiesa. E’ fra i grandi promotori del rinnovamento nella fede e nei costumi sancito dal Concilio di Trento. Espresse attraverso i seminari e le disposizioni sinodali un nuovo modello di pastore d’anime, che unisce l’austerità e la preghiera allo zelo apostolico. La sua azione riformatrice si estese alla disciplina  liturgica (del rito romano e ambrosiano), alla catechesi e alla cura dei poveri. La sua carità pastorale si manifestò specialmente nella famosa peste di Milano (chiamata di san Carlo, «tanto è forte la carità» - Manzoni). Il 3 novembre del 1584, il titanico Vescovo di Milano crollò sotto il peso della sua insostenibile fatica. Aveva soltanto 46 anni, e lasciava ai Milanesi il ricordo di una santità seconda soltanto a quella di un altro grande Vescovo milanese, Sant'Ambrogio, con cui è patrono della Diocesi di Milano.

(dal PROPRIO DEI SANTI della Chiesa di Milano secondo il rito romano)

Martirologio Romano, 4 novembre: Memoria di san Carlo Borromeo, vescovo, che, fatto cardinale da suo zio il papa Pio IV ed eletto vescovo di Milano, fu in questa sede vero pastore attento alle necessità della Chiesa del suo tempo: indisse sinodi e istituì seminari per provvedere alla formazione del clero, visitò più volte tutto il suo gregge per incoraggiare la crescita della vita cristiana ed emanò molti decreti in ordine alla salvezza delle anime. Passò alla patria celeste il giorno precedente a questo.

PRIMO VENERDÌ DI NOVEMBRE 2011



Comunità Pastorale “Epifania del Signore”
parrocchia San Paolo Apostolo – Brugherio


Primo Venerdì di NOVEMBRE 2011
AdorazioNE eucaristica

(Dopo l’esposizione)
ADORAZIONE COMUNITARIA
“Questo è il mio Corpo”

PREGHIERA AL SS. SACRAMENTO
DI Sant’Alfonso Maria de Liguori
 (a cori alterni, celebrante e assemblea)

- Signor mio Gesù Cristo, che per l'amore che porti agli uomini, Te ne stai notte e giorno in questo Sacramento tutto pieno di pietà e di amore, aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarti, io Ti credo presente nel Sacramento dell'Altare.

- Ti adoro nell'abisso del mio niente, e Ti ringrazio di quante grazie mi hai fatte; specialmente di avermi donato Te stesso in questo Sacramento, e di avermi data per Avvocata la tua Santissima Madre Maria e di avermi chiamato a visitarti in questa chiesa.

- Io saluto oggi il tuo amantissimo Cuore ed intendo salutarlo per tre fini: primo, in ringraziamento di questo gran dono; secondo, per compensarti di tutte le ingiurie, che hai ricevuto da tutti i tuoi nemici in questo Sacramento: terzo, intendo con questa visita adorarti in tutti i luoghi della terra, dove Tu sacramentato te ne stai meno riverito e più abbandonato.

- Gesù mio, io ti amo con tutto il cuore. Mi pento di aver per il passato tante volte disgustata la tua Bontà infinita. Propongo con la tua grazia di non offenderti più per l'avvenire: ed al presente, miserabile qual sono, io mi consacro tutto a Te: ti dono e rinunzio tutta la mia volontà, gli affetti, i desideri e tutte le cose mie. Da oggi in avanti fai di me e delle mie cose tutto quello che ti piace.

- Solo ti chiedo e voglio il tuo santo amore, la perseveranza finale e l'adempimento perfetto della tua volontà.

- Ti raccomando le anime del Purgatorio, specialmente le più devote del Santissimo Sacramento e di Maria Santissima.

- Ti raccomando ancora tutti i poveri peccatori.

(insieme) - Unisco infine, Salvator mio caro, tutti gli affetti miei cogli affetti del tuo amorosissimo Cuore e così uniti li offro al tuo Eterno Padre, e lo prego in
nome tuo, che per tuo amore li accetti e li esaudisca. Così sia.

Preghiera di s. Ignazio
(insieme)

Anima di Cristo, santificami.
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua dei costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, esaudiscimi.
Fra le tue piaghe ascondimi.
Non permettere ch'io mi separi da te.
Dal nemico maligno difendimi.
Nell'ora della morte chiamami.
E comanda che io venga a te.
Affinché ti lodi con i tuoi santi nei secoli eterni.
Così sia.

PREGHIamo
con la Preghiera di S. Ambrogio
(a cori alterni, celebrante e assemblea)

- Alla mensa dei tuo dolcissimo convito, o pio Signore Gesù Cristo, io, peccatore e privo di meriti, mi accosto tremante, solo confidando nella tua misericordia e bontà.

- Anima e corpo ho macchiati di molte colpe, la mente e la lingua non ben custodite. Dunque, o pio Signore, o terribile maestà, io misero, stretto fra le angustie, ricorro a te, fonte di misericordia, a te mi affretto per essere risanato, sotto la tua protezione mi rifugio. Quello che non posso sostenere come Giudice, sospiro di averLo come Salvatore.

- A te, o Signore, mostro le mie piaghe, a te scopro la mia vergogna. Conosco i miei peccati, che sono molti e grandi, per i quali io temo. Spero nelle tue misericordie senza numero.

- Guarda dunque verso di me con gli occhi della tua clemenza, o Signore Gesù Cristo, Re eterno, Dio e uomo, che per l'uomo fosti crocifisso. Esaudiscimi, poiché spero in te, abbi misericordia di me pieno di miseria e di peccati, tu che non cesserai mai di far scaturire la fonte della misericordia.

- Salve, o vittima della Salvezza, offerta sul patibolo della Croce per me e per tutto il genere umano. Salve, o nobile e prezioso Sangue, che sgorghi dalle ferite dei mio crocifisso Signore Gesù Cristo e lavi i peccati di tutto il mondo.

(Insieme) - Ricordati, o Signore, della tua creatura, che hai redento col tuo Sangue. Mi pento di aver peccato e desidero di rimediare a ciò che ho fatto. Togli dunque da me, o clementissimo Padre, tutte le mie iniquità ed i miei peccati, affinché, sia remissione dei miei peccati, perfetta purificazione dei miei delitti, fuga dei cattivi pensieri, rigenerazione dei buoni sentimenti, salutare efficacia di opere che ti piacciano, sicura tutela dell'anima e dei corpo contro le insidie dei miei nemici. Così sia.

ADORAZIONE PERSONALE
“Fate questo in memoria di me”

Dalle “Omelie suLL’EUCARISTIA”
di san CARLO BORROMEO

Tutti i misteri del nostro salvatore Gesù Cristo, anime carissime, sono sublimi e profondi: noi li veneriamo in unione con la sacrosanta madre Chiesa. Tuttavia il mistero odierno, l’istituzione del santissimo sacramento dell’Eucaristia, attraverso il quale il Signore si è donato in cibo alle anime fedeli, è così sublime ed elevato da superare ogni comprensione umana. Così grande è la degnazione del sommo Dio, in esso riluce tale amore che ogni intelligenza viene meno; nessuno potrebbe spiegarlo a parole né comprenderlo con la mente. Siccome però è mio dovere parlarvene per l’ufficio e la dignità pastorale, vi dirò qualcosa anche di questo mistero. Brevemente, questa omelia sarà centrata soprattutto su due punti: quali siano le cause della istituzione di questo mistero e quali i motivi per cui ne facciamo memoria in questo tempo.
Nel Vecchio Testamento è narrata la nobilissima storia dell’agnello pasquale che doveva essere mangiato dentro casa da ogni famiglia; qualora poi ne fosse avanzato e non potesse essere consumato, lo si doveva bruciare nel fuoco. Quell’agnello era figura del nostro Agnello immacolato, Cristo Signore, da offrire per noi all’eterno Padre sull’altare della croce. Giovanni, il precursore, vedendolo disse: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo»1. Quella meravigliosa prefigurazione ci ha insegnato che l’Agnello pasquale non poteva essere totalmente mangiato con i denti della contemplazione, ma doveva essere completamente bruciato nel fuoco dell’amore.
Ma quando medito tra me e me che il Figlio di Dio si è completamente donato in cibo a noi, mi pare che non ci sia più spazio per questa distinzione: questo mistero è totalmente da bruciare nel fuoco dell’amore. Quale motivo, se non l’amore soltanto, poté spingere il Dio buonissimo e grandissimo a donarsi in cibo a quella misera creatura che è l’uomo, ribelle dal principio, espulso dal Paradiso terrestre, in questa misera valle fin dall’inizio della creazione per aver gustato il frutto proibito? Questo uomo era stato creato a somiglianza di Dio, posto in un luogo di delizie, messo a capo di tutta la creazione: tutte le altre cose erano state create per lui. Trasgredì al precetto divino, mangiando il frutto proibito e, «mentre era in una situazione di privilegio, non lo comprese»; perciò «fu assimilato agli animali che non hanno intelletto»; per questo fu costretto a mangiare il loro stesso cibo. Ma Dio ha sempre così tanto amato gli uomini da pensare al modo di risollevarli quando essi erano appena caduti; e perché non si nutrissero dello stesso cibo destinato agli animali – contemplate l’infinita carità di Dio! – ha dato Sé stesso in cibo all’uomo. Tu, Cristo Gesù, che sei il Pane degli angeli, non hai sdegnato di divenire il cibo degli uomini ribelli, peccatori, ingrati. Oh grandezza della dignità umana! Per una evenienza singolare quanto è più grande l’opera della riparazione, quanto questa dignità sublime supera la sventura! Dio ci ha fatto un favore singolare! Il suo amore per noi è inesplicabile! Solo questa carità poté spingere Dio a fare tanto per noi. Perciò come è ingrato chi nel suo cuore non medita e non pensa sovente a questi misteri!
Dio, creatore di tutte le cose, aveva previsto e conosciuto la nostra debolezza, e che la nostra vita spirituale avrebbe avuto bisogno di un cibo dell’anima così come la vita del corpo necessita di un cibo materiale; per questo ha disposto per noi che ci fosse abbondanza di ognuno di questi due nutrimenti: da una parte quello per il corpo; dall’altra quello di cui godono gli angeli in cielo e noi possiamo mangiare, qui in terra, nascosto sotto le specie del pane e del vino. La santissima serva di Dio, Elisabetta, avendo colto la venuta della Madre di Dio, non poté non esclamare: «A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?». Ma quanto più dovrebbe esclamare chi riceve in sé Dio stesso: «A che debbo che venga a me, peccatore, miserabile, ingrato, indegno, verme e non uomo, obbrobrio degli uomini e abiezione del popolo, che entri nella mia casa, nella mia anima che spesso ho ridotta a spelonca di malfattori, e vi abiti, il mio Signore, Creatore, Redentore e Dio mio, al cui cospetto gli angeli desiderano stare?».
Veniamo al secondo punto di riflessione.
Opportunamente la Chiesa oggi celebra la solennità di questo santissimo mistero. Poteva sembrare più opportuno celebrarla nella Feria quinta in Coena Domini, giorno nel quale sappiamo che il salvatore nostro, Cristo, ha istituito questo sacramento. Ma la santa Chiesa è come un figlio, corretto e ben educato, il cui padre è giunto al termine dei suoi giorni e, mentre sta per morire, gli lascia un’eredità vasta e ricca; non ha tempo di trattenersi a pensare al patrimonio ricevuto: è totalmente rivolto a piangere il padre. Così la Chiesa, sposa e figlia di Cristo, è talmente intenta a piangere in quei giorni di passione e di atroci tormenti da non essere in grado di celebrare come vorrebbe questa immensa eredità a lei lasciata: i Santissimi Sacramenti istituiti in questi giorni.
Per tale motivo ha fissato questo giorno per la celebrazione: in esso, per l’immenso dono ricevuto, vorrebbe rendere in modo tutto particolare a Cristo quel meraviglioso ringraziamento che a causa della nostra povertà noi non siamo capaci di offrire. Perciò il Figlio di Dio, che conosce tutto dalla eternità, si è fatto incontro alla nostra debolezza con l’istituzione di questo Santissimo Sacramento: per noi «Egli rese grazie» a Dio, «benedisse e spezzò». Con questa istituzione ci ha insegnato a ringraziarlo quanto più possiamo per un dono così grande. Ma perché la santa madre Chiesa ha fissato proprio questo tempo per fare memoria di tale mistero? Perché proprio dopo la celebrazione degli altri misteri di Cristo: dopo i giorni del Natale, della Resurrezione, dell’Ascensione al Cielo e l’invio dello Spirito Santo? Figlio, non temere: tutto ciò non è senza motivo! Questo mistero santissimo è così collegato a tutti gli altri, ed è rimedio così efficace in vista di essi, che ben a diritto viene congiunto ad essi. Per mezzo di questo santissimo mistero dell’altare, attraverso la ricezione della vivificante Eucaristia, con questo Pane celeste i fedeli sono così efficacemente congiunti a Cristo da poter attingere con la loro bocca dal fianco aperto di Cristo gli sconfinati tesori di tutti i sacramenti.
Ma c’è un’altra ragione per questo. Tra i misteri del Figlio di Dio che finora abbiamo meditato, l’ultimo fu l’Ascensione al Cielo. Essa è avvenuta perché Egli ricevesse a titolo suo e nostro il possesso del Regno dei Cieli e venisse manifestata quella signoria della quale poco prima aveva affermato: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra»6. Come un qualsiasi re, nell’atto di ricevere il possesso di un regno, si reca prima che in ogni altra città in quella che è capitale e metropoli del regno (e come un magistrato o principe che si appresta ad amministrare un regno in nome del re), così anche Cristo: insignito della signoria più ampia e di ogni diritto in cielo e in terra, per prima cosa prese possesso del Cielo e da lì, quasi a dimostrazione, effuse sugli uomini i doni dello Spirito Santo. Ma avendo scelto di regnare anche in terra, ha lasciato Sé stesso qui, nel sacratissimo sacrificio dell’altare, in questo santissimo mistero che oggi veneriamo. Per questo motivo straordinario la Chiesa ordina che da tutti sia portato in processione in forma solenne per città e villaggi.
Quando il potentissimo re Faraone volle onorare Giuseppe, comandò che lo si conducesse lungo le vie della città e, perché tutti conoscessero la dignità di colui che aveva spiegato i sogni del Faraone, gli disse: «Tu stesso sarai il mio maggiordomo e ai tuoi ordini si schiererà tutto il mio popolo: solo per il trono io sarò più grande di te. Ecco io ti metto a capo di tutto il Paese di Egitto. Il Faraone si tolse di mano l’anello e lo pose sulla mano di Giuseppe, lo rivestì di abiti di lino finissimo e gli pose al collo un monile d’oro. Poi lo fece montare sul suo secondo carro e prima di lui un araldo gridava, in modo che tutti si inginocchiassero davanti a lui. E così lo stabilì su tutto il Paese di Egitto».
Anche Assuero, quando volle onorare Mardocheo, gli fece indossare le vesti regali, lo fece montare sul suo cavallo e a tale scopo comandò ad Aman di condurlo per la città e di gridare: «Ciò avviene all’uomo che il re vuole onorare».
Dio vuole essere il Signore del cuore dell’uomo; vuole essere onorato, come conviene, da tutti gli uomini. Per questo, oggi, in forma solenne, condotto dal clero e dal popolo, dai prelati e dai magistrati, percorre le vie delle città e dei villaggi. Per questa ragione la Chiesa professa pubblicamente che questi è il nostro Re e Dio, da cui tutto abbiamo ricevuto e al quale tutto dobbiamo.
O figli carissimi nel Signore, mentre poc’anzi camminavo per le vie della città, pensavo a quella così grande moltitudine e varietà di persone che fino a oggi, ai nostri giorni, è oppressa dalla miseria della schiavitù e per lungo tempo ha dovuto servire padroni così vili e crudeli. Intravvedevo un certo numero di giovani che si sono lasciati dominare da lascivia e libidine e, come dice l’Apostolo, ha proclamato dio il proprio ventre. (Chiunque pone qualche cosa come fine della propria esistenza, costui vuole che tale cosa sia il suo dio. Dio infatti è al termine di tutto). Rinuncino, costoro, alla carne, alla lussuria, a frequentare le bettole e le osterie, le cattive compagnie; rinuncino ai peccati e riconoscano il vero Dio che la Chiesa professa per noi. Piangevo sulla intollerabile superbia e sulla vanità di alcune donne che sono idoli a sé stesse e che dedicano quelle ore del mattino che dovrebbero consacrare alla preghiera al trucco del loro volto e alla arricciatura dei capelli; che chiedono ogni giorno nuovi vestiti, così da rendere dei poveri infelici i loro mariti e mendichi i loro figli e da consumare i loro patrimoni. Da qui vengono mille mali, i contratti illeciti, il non pagare i debiti, il non adempiere ai pii legati; da qui la dimenticanza del Dio buonissimo e grandissimo, la dimenticanza della nostra anima. Vedevo tanti avari, mercanti di inferno, gente che a così caro prezzo compra per sé il fuoco eterno; di essi l’Apostolo ben a ragione disse: «L’avarizia è una forma di idolatria». Al di là del denaro non hanno altro Dio; le loro azioni e parole sono indirizzate a pensare e decidere come meglio guadagnare, acquistare campi, confrontare ricchezze.
Non potevo non vedere l’infelicità di alcuni che si dichiarano esperti nella scienza del governare e hanno solo questo davanti ai loro occhi. Sono coloro che non dubitano di schiacciare sotto i piedi la legge di Dio che essi dichiarano contraria a quella del loro governare (miseri e sventurati loro!) e costringono Dio a ritirarsi. Uomini da compiangere! E sono da chiamare cristiani costoro che stimano e dichiarano pubblicamente sé stessi e il mondo più importanti di Cristo?
Il Signore è venuto, con questa santa istituzione dell’Eucaristia, a distruggere tutti questi idoli cosicché, con il profeta Isaia, oggi possiamo gridare al Signore: «Solo in Te è Dio; non ce n’è altri, non esistono altri dei. Veramente tu sei un Dio nascosto, Dio di Israele, Salvatore». O Dio buono, fino a ora siamo stati asserviti alla carne, ai sensi, al mondo; fino a ora è stato dio per noi il nostro ventre, la nostra carne, il nostro oro, la nostra politica. Noi vogliamo rinunciare a tutti questi idoli: onoriamo Te solo come vero Dio, veneriamo Te che ci hai tanto beneficato e, soprattutto, hai lasciato Te stesso in cibo per noi. Fa’, ti scongiuro, che d’ora in poi il nostro cuore sia tuo, e nulla più ci strappi dal tuo amore. Preferiamo morire mille volte che offenderti anche minimamente. E così, migliorando in forza della Tua grazia, godremo in eterno della Tua gloria. Amen.

INTENZIONI DI PREGHIERA
APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
ANNO 2011 - Novembre

INTENZIONE GENERALE
"Per le Chiese Orientali Cattoliche, affinché la loro venerabile tradizione sia conosciuta e stimata quale ricchezza spirituale per tutta la Chiesa".

INTENZIONE MISSIONARIA
"Perché il Continente Africano trovi in Cristo la forza di realizzare il cammino di riconciliazione e di giustizia, indicato dal secondo Sinodo dei Vescovi per l'Africa".

INTENZIONE DEI VESCOVI
"Perché lo Spirito del Risorto ci aiuti a celebrare nella fede la memoria dei fratelli defunti, tenendo fisso lo sguardo verso il Regno, mèta ultima del nostro pellegrinaggio terreno".

INTENZIONE MARIANA
La Regina dei Santi susciti, formi e incoroni i nostri propositi di bene.

INTENZIONE PRO CLERO
Cuore di Gesù, i pastori del tuo popolo guardino alla tua carità per apprendere a fare dono della loro vita

PREGHIERA dagli scritti della Beata Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione

Signore Gesù, vero uomo e vero Dio,
io Ti credo realmente presente qui nella Santissima Eucaristia,
Sacramento permanente della Tua Chiesa, sacro convito,
in cui ci è partecipata la grazia del Tuo Sacrificio
e ci è dato il pegno della gloria futura;
Ti adoro profondamente e desidero amarti
con tutto lo slancio del mio cuore.

Assieme a Te
e in unione con la Chiesa,
intendo rendere grazie al Padre,
nello Spirito Santo,
per gli ineffabili beni
che egli elargisce agli uomini,
nella creazione e nel Mistero Pasquale.

Voglio unirmi alla riparazione
per i peccati di tutti gli uomini,
per i quali Ti offristi sulla Croce al Padre,
riconciliando l’umanità a Lui.

Nel Tuo Nome domando
l’avvento del regno di Dio:
tutti gli uomini conoscano Te, Via, Verità e Vita,
e diventino un solo popolo
adunato nell’unità del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo,
amandosi gli uni gli altri
come Tu ci ami o Signore. Amen.

PREGHIERA A GESU’
del Beato Giovanni Paolo II

Mane nobiscum, Domine! Come i due discepoli del Vangelo, ti imploriamo, Signore Gesù:
Rimani con noi! Tu, divino viandante, esperto sulle nostre strade e conoscitore del nostro cuore, non lasciarci prigionieri delle ombre della sera. Sostienici nella stanchezza, perdona i nostri peccati, orienta i nostri passi sulla via del bene. Benedici i bambini, i giovani, gli anziani, le famiglie, in particolare i malati. Benedici i sacerdoti e le persone consacrate. Benedici tutta l'umanità. Nell'Eucaristia ti sei fatto "farmaco d'immortalità": dacci il gusto della vita piena, che ci faccia camminare su questa terra come pellegrini fiduciosi e gioiosi,
guardando sempre al traguardo della vita che non ha fine. Rimani con noi, Signore! Rimani con noi! Amen