giovedì 22 novembre 2012

Giovedì XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)



22 novembre, S. Cecilia v. m.


Cecilia è una delle sette donne martiri di cui si fa menzione nel Canone Romano.
Le altre sono: Felicita, Perpetua, Agata, Lucia, Agnese, e Anastasia
Ad essa è dedicata una basilica in Trastevere a Roma (sec. IV). Il suo culto si diffuse dovunque prendendo l’avvio da una «Passione» nella quale viene esaltata come modello di vergine cristiana. La sua memoria il 22 novembre è già celebrata nell’anno 546, come attesta il «Liber pontificalis» (sec. VI).

Far memoria nella liturgia eucaristica di questa corona di vergini e martiri – e degli altri santi del canone romano - è portare la mente e il cuore a quella profonda unione che c’è tra la Chiesa militante e la Chiesa trionfante: tra il Cielo e la terra.

Come dice l’Apocalisse essi intercedono con le loro preghiere davanti all’Agnello come fanno “i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani avendo ciascuno una cetra e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi”.

La cetra nelle mani ci descrive prima ancora di leggere il testo che stanno proclamando nel canto un lode all’Agnello:
«Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra».

Anche noi siamo chiamati a dar lode all’Agnello perché ciascuno di noi è invitato in forza del nostro battesimo a offrire una vita santa e santificante, dice infatti il Salmo: “Hai fatto di noi, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti”.
Dice S. Agostino: “Elevi … un canto nuovo non la lingua, ma la vita”

Infine il Vangelo ci richiama che il tempo sta per finire, non c’è più tempo per capire quello che sta per accadere. Siamo sempre nella logica apocalittica di questi ultimi giorni dell’anno liturgico.
Al di là di ciò, c’è un richiamo alla testimonianza, si intravede la profezia della distruzione del Tempio, in cui siamo richiamati a comprendere che Gesù il nuovo Tempio, noi siamo il suo tempio: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?”, dirà Paolo ai Corinzi.
Gesù piange perché rattristato dalla durezza del cuore dell’uomo che non comprende e non accoglie: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi”.

Siamo al primo giorno della Sante Quarantore. La nostra permanenza di fronte all’Agnello che ci ha riscattato con il suo sangue sia come quella narrata dall’Apocalisse: di lode e di intercessione.
Offriamo al Signore la nostra adorazione perché ciascuno di noi, la Chiesa, l’umanità, possa accogliere e comprende che solo in lui, il Cristo, l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, troviamo la via, la porta, la strada per custodire la pace che l’umanità cerca e desidera.
“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono” (Gv 10)