mercoledì 26 settembre 2018

Impariamo da questi due fratelli!





Oggi ricorre la memoria liturgica dei santi medici e martiri Cosma e Damiano. Impariamo da questi due fratelli, la testimonianza cristiana della propria fede nella cura instancabile e gratuita, offerta a quanti erano afflitti da infermità. Per la loro intercessione, il Signore dia conforto e salute a tutti coloro che sono nella sofferenza e nella malattia ed ispiri generosità e spirito di servizio a quanti sono preposti alle cure sanitarie.

(Papa Francesco, 26 settembre 2018)

venerdì 21 settembre 2018

L'office de l'ane!





a la cour du Roi Jesus vous aurez l'office de l'ane
nella corte del re Gesù avrai l'ufficio dell'asino
 
 
Dar dell’asino a qualcuno non è propriamente un complimento. Ma, tutto sommato, neppure una grossa offesa. L’asino è sì cocciuto, perso nei suoi pensieri, intento solo a ruminare o a girare in tondo legato alla ruota. Ma è allo stesso tempo un grande lavoratore, insensibile alla fatica, capace di incassare senza batter ciglio un bel po’ di poco gentili frustate. È cocciuto, anche nel senso di essere risoluto e affidabile. Chiedetelo ai contadini o agli alpini di una volta! Non per niente Sansone è facendo roteare con violenza una mandibola d’asino che farà fuori «mille uomini» (Gdc 15,15; versetto citato e applicato a Francesco da papa Gregorio IX nella bolla di canonizzazione dello stesso Francesco, Mira circa nos 3: FF 2722). Non è simpatico a prima vista, non trova posto facilmente tra i peluche dei bambini, ma alla lunga è persino coccoloso e morbidoso da accarezzare. Forse è per questo, e perciò non solo con intento denigratorio o negativo, che Francesco chiama il suo corpo «frate asino» (2Cel 116: FF 703). Certo, secondo la mentalità del tempo, c’era da sottomettere, punire, tenere a freno, vincere le tentazioni, tenersi lontano dalla lussuria. E Francesco in tutto questo non si tirò certo indietro, anzi. “Corpo” diventava sinonimo di “carne”, e “carne” di “peccato”. Così la filosofia, e la teologia. Del resto, tra povertà estrema e situazioni igieniche che erano quel che erano, c’era anche ben poco di cui occuparsi o con cui trastullarsi.
Ma Francesco è troppo meravigliato dell’incarnazione di Gesù da restarsene semplicemente allineato col sentire comune (e infatti lui l’asino, e il bue, ce lo mette nel presepe di Greccio; LegM 10,7: FF 1186). Il corpo è, deve essere qualcos’altro. Deve aver a che fare con il nostro spirito, tanto che non ne potremmo fare senza: «E rivolgendosi al corpo, cominciò a dirgli tutto lieto: “Rallegrati, frate corpo, e perdonami: ecco, ora sono pronto a soddisfare i tuoi desideri, mi accingo volentieri a dare ascolto ai tuoi lamenti!”» (2Cel 211: FF 800).
È un “asino” che può persino portare Cristo (Mt 21,2), non solo nell’umiltà, ma nella regalità (Zc 9,9)! E, se all’inizio per colpa di un asino, Francesco e i suo primi compagni dovranno sloggiare dal tugurio di Rivotorto (1Cel 43: FF 398), alla fine, dopo il dono delle stimmate, un altro asino porterà anche lui, perso ormai in Dio, dalla Verna, via Sansepolcro, fino ad Assisi (2Cel 98: FF 685).
Per concludere, e forse pensando all’asino vero e proprio e a frate asino, che nel giorno di Natale, «per riverenza al Figlio di Dio, posto a giacere quella notte dalla beata Vergine Maria nella mangiatoia tra il bove e l’asino, in quella notte ognuno dia da mangiare in abbondanza ai fratelli buoi e asinelli» (CAss 14: FF 1560)!
Anche la sete dell’ “asino” è superiore al sabato: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi?» (Lc 13,15). Tant’è che anche della loro sete il Creatore si preoccupa (Sal 104,10-11).
 
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/3)

Fra Fabio Scarsato, OFM Conv.

domenica 9 settembre 2018

Pensieri sulla Parola di Dio ...




XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Il Vangelo e la prima lettura di questo domenica ci aiutano a fare una riflessione: quanto è grande la mia speranza?

La pagina del profeta Isaia è come un vento fresco durante una giornata afosa.

È la descrizione del Regno di Dio che avanza, che delinea il suo essere presente in mezzo a noi.

Il Regno di Dio non chiedi clamori, non chiede urla in piazza, chiedi di aprirsi al suo divenire. «Effatà», cioè: «Apriti!».

Affermava Papa Benedetto:

“Il significato storico, letterale di questa parola: quel sordomuto, grazie all’intervento di Gesù, ‘si aprì’; prima era chiuso, isolato, per lui era molto difficile comunicare; la guarigione fu per lui un’‘apertura’ agli altri e al mondo, un’apertura che, partendo dagli organi dell’udito e della parola, coinvolgeva tutta la sua persona e la sua vita: finalmente poteva comunicare e quindi relazionarsi in modo nuovo”.

Riaffermo: relazionarsi in modo nuovo, chi si apre a Cristo si relaziona in un modo nuovo.

Continua Papa Benedetto:

“Ma tutti sappiamo la chiusura dell’uomo, il suo isolamento, non dipende solo dagli organi di senso. C’è una chiusura interiore, che riguarda il nucleo profondo della persona, quello che la Bibbia chiama il ‘cuore’. È questo che Gesù è venuto ad ‘aprire’, a liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri”.

«Effatà», cioè: «Apriti!», è il gesto che tutti noi battezzati abbiamo ricevuto dopo l’immersione nel sacro fonte:

il sacerdote, toccando la bocca e le orecchie del neo-battezzato dice: Effatà, pregando che possa presto ascoltare la Parola di Dio e professare la fede. Mediante il Battesimo, la persona umana inizia a ‘respirare’ lo Spirito Santo.

Ecco il respiro di speranza che viene oggi proclamato: lo Spirito che guidò Isaia, lo Spirito che accompagna Gesù; lo Spirito che guida i battezzati.

Sarò testimone della speranza nella misura in cui respirerò a pieni polmoni nello Spirito Santo, lo Spirito del Risorto. Lo Spirito è nella Parola di Dio; nella Chiesa in quanto madre.

Il discepolo pieno di speranza è un discepolo che non guarda le apparenze, non deduce partendo da un particolare, ma guarda l’uomo e il mondo con gli occhi di Dio.

Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?

Non vogliamo tanto fare del moralismo sui poveri o sulla povertà (ognuno però ci pensi!), ma partendo dai poveri che vengono descritti come coloro che amano il Regno di Dio - siamo così tornati al punto di partenza del nostro discorso - domandiamoci: amo il Regno di Dio? Amo sempre il progetto di Dio? Amo respirare nel Suo respiro? Amen.

sabato 8 settembre 2018

Per un progetto stupendo!


Maria SS. Bambina
Parrocchia S. Maria Nascente in Rezzago

Questo è infatti il giorno in cui il Creatore dell’universo ha costruito il suo tempio, oggi il giorno in cui, per un progetto stupendo, la creatura diventa la dimora prescelta del Creatore.
(S. Andrea di Creta, vescovo)

venerdì 7 settembre 2018

La Santa di Baucina: FORTUNATA MARTIRE ROMANA



“Nel Martirologio Romano l'unico riferimento attendibile relativo alla Vergine Martire Santa Fortunata venerata a Baucina e quello che narra di una giovane fanciulla convertita al cristianesimo vissuta a Palestrina vicino Roma intorno al 200 D.C. catturata dalle milizie romane mentre da Palestrina si recava a Roma. La piccola Fortunata veniva martirizzata a Roma, dopo aver affrontato molti dei supplizi annoverati tra i carnefici "Boia" romani, nel mese di ottobre del 200 D.C”.

Così il sito web “santafortunata.org” introduce la vita della Martire Fortunata.
Siamo alla solita confusione tra “corpi santi” e martiri elencati nel Martirologio Romano.


Il Martirologio Romano antico, al 14 ottobre, menziona il martirio di Fortunata a Cesarea di Palestina durante la persecuzione di Diocleziano e aggiunge che il suo corpo fu in seguito trasportato a Napoli in Campania.

Quindi la prima confusione è che il Martirologio Romano non parla di Palestrina in Lazio, patria del Martire San Agapito (18 agosto 274), ma di Cesarea di Palestina, il territorio che vide i primi passi del Cristianesimo e della Chiesa.
 
Chi è allora la Martire venerata a Baucina (PA)?

La venerazione della Martire Fortunata risale al 29 gennaio 1790, quando il Vescovo Saverio Cristiani, autenticando il “corpo santo” di nome Fortunata, pone l’inizio del culto della Martire, fino allora rimasto sepolto nella catacomba di Ciriaca.

È il periodo storico culla del culto delle reliquie estratte dalle catacombe romane: un po’ per riscoperta in quel percorso di rivalutazione della storia e un po’ in risposta al dilagare delle correnti protestanti che negavano il culto dei santi e delle loro autentiche reliquie.
Queste cosiddetti “corpi santi” o martiri delle catacombe, furono prelevate e inviate in dono e per devozione un po’ dappertutto in Europa e nel Nuovo Mondo.
Promotori di questi “sacri viaggi” erano ecclesiastici, dignitari pontifici, semplici sacerdoti o religiosi, oppure anche nobili signori che operavano il trasferimento del sacro deposito presso le loro zone d’origine o di possedimento, dando così inizio a devozioni locali molto forti verso il Martire delle reliquie.
In alcuni casi la storia personale del santo martire, perlopiù inesistente o non provata o leggendaria, veniva compilata da sacerdoti scrittori, a volte con molta fantasia, a volte facendo diventare il santo martire originario del luogo oppure vista l’omonimia con un altro Martire del “Martyrologium Romanum” componevano il mosaico: noi abbiamo le ossa e il Martirologio ha i dati storici.
Questo però creo confusione e spesso moltiplico i corpi di Martiri, oppure ne diede uno a quel Martire di cui non c’era il corpo.

La Martire Fortunata di Baucina entra in questa logica dare un corpo ad un Martire o dare una storia ad un corpo: questo si deduce dall’introduzione suddetta alla vita della Martire Fortunata.

Cosa avvenne nel 1790?
 
Ecco la prova inconfutabile.
 
FR. SAVERIO CRISTIANI
dell’Ordine degli eremiti di S. Agostino
Per grazia di Dio e della Sede Apostolica
Vescovo di Porfirio – Prefetto della Sagrestia Apostolica
Prelato domestico e Assistente al Soglio Pontificio

Attestiamo senza dubbio alcuno a tutti che vedranno il presente documento che le Sacre Reliquie tolte dal cimitero di SANTA CIRIACA, custodito dal S.mo D.N.PP., esaminato e riconosciuto dalla Sacra Congregazione delle Indulgenze e delle Sacre Reliquie da noi donate a maggior gloria di Dio Onnipotente e a venerazione dei suoi Santi, è il SACRO CORPO con VASO di SANGUE di SANTA FORTUNATA  MARTIRE, collocato in urna di legno ricoperta di carta colorata ben sigillata da un nostro piccolo sigillo, ed abbiamo permesso nel nome del Signore a tutti coloro cui riguarda, di tenere presso di se la presente reliquia, di donarla ad altri e di esporla alla pubblica venerazione in qualunque chiesa, oratorio o cappella ma senza Ufficio, e Messa, secondo il decreto della Sacra Congregazione dei Riti, edito 11 agosto 1691. Abbiamo ordinato di applicare agli stessi questo documento sottoscritto di nostro pugno, confermato dal nostro sigillo.

Roma, il Giorno 29 Mese gennaio 1790
 
Il corpo e il “Vaso con il Sangue”, vennero estratti dalle Catacombe di S. Ciriaca, ed autenticati da Fr. Saverio Cristiani, e rimasero a Roma in una cassetta, probabilmente deposta presso l’autorità ecclesiastica competente fino con ogni probabilità al gennaio - febbraio 1790.
 
Successivamente le reliquie della Martire Fortunata furono consegnate il 14 febbraio 1790 al parroco di Baucina con la suddetta lettera di autentica.
Il corpo santo venne dapprima custodito nella Chiesa Madre di Baucina, successivamente, traslato definitivamente nella Chiesa di Maria Santissima del Lume al Collegio di Maria.

Verso il 1840 le reliquie vennero ricomposte nel simulacro che attualmente si può vedere e venerare nell’artistica urna.
Il 9 aprile 1870 fu proclamata compatrona del paese, insieme a San Marco Evangelista.

Nel 1880 il Vicario Foraneo Don Pietro Traina, chiese ed ottenne dalla Sacra Congregazione dei Riti il permesso di poter celebrare la Messa Solenne in onore della Martire Fortunata: ciò è documentato da un’appendice manoscritta apposta successivamente sull'originale della sempre medesima autentica del 1790.

La sua festa liturgica è fissata al 14 febbraio, giorno dell’arrivo delle reliquie a Baucina; mentre la festa patronale si svolge la seconda domenica di settembre.

Concludendo. La Martire Fortunata venerata Baucina (PA) è martire della catacomba di Ciriaca (San Lorenzo al Verano), estratta nel 1790, o almeno autenticata in quell’anno, ma non ha nulla a che fare con la Martire omonima di Cesarea di Palestina (di cui l’odierno Martirologio Romano – 2001 - non riporta più nessuna memoria) e tanto meno con una fantomatica Martire di Palestrina, che non è mai esistita.

Due curiosità.
Prima. L’autentica che autorizza la venerazione della Martire Fortunata è la stessa di quella della Martire Candida di Milazzo; difatti è un prestampato compilato nelle parti mancanti, cioè: nome, catacomba, descrizione corpo e data.
 

Seconda. Esiste un altro “corpo santo” di nome FORTUNATA, identificato come la martire di Cesarea di Palestina, ma estratto dal cimitero di Calepodio ed autenticato dal Rev. Don Giacomo Severino, Canonico della Chiesa di San Marco in Roma, il quale donò il “corpo santo” a Padre Taddeo Ocampo, Commissario del Collegio di Propaganda Fide di Moquegua, che era in visita a Roma nei primi mesi del 1796. Dal 1798 la Martire Fortunata è venerata a Moquegua in Perù. La curiosità poi si infittisce e sfocia nel campanilismo e nell’ignoranza: la Curia Vescovile e il parroco di Moquegua hanno scritto alla S. Sede una petizione perché proibisca il culto della Martire Fortunata di Baucina, in quanto un falso, supponendo che il vero corpo è in loro possesso.



Concludendo, per la buona pace di tutti: Moquegua e Baucina hanno due corpi di due martiri delle catacombe che nulla hanno a che fare con la Martire di Cesarea di Palestina.


Infine. I sogni, i miracoli e tutta la fede che circonda il culto della Martire Fortunata a Baucina, sono doni del Signore che racconta la sua Gloria attraverso i suoi Santi e le loro autentiche reliquie. Amen!


BIBLIOGRAFIA E SITI

* AA. VV. - Biblioteca Sanctorum (Enciclopedia dei Santi) – Voll. 1-12 e I-II appendice – Ed. Città Nuova
* C.E.I. - Martirologio Romano - Libreria Editrice Vaticana – 2007 - pp. 1142
* Grenci Damiano Marco – Archivio privato iconografico e agiografico: 1977 – 2012
* Sito web di preguntasantoral.es
* Sito web di santafortunata.org
* Sito web di santibeati.it
* Sito web di velar.it "Collana Blu"

mercoledì 5 settembre 2018

IL MARTIRE VINCENZO DI ROMA, il “Santo” di Acate - (5)





Oggi, poi, ho ricevuto questa boiata da Acate! Fa ridere i polli! Perché? Ad Acate non c'è il diacono di Saragozza, ma un martire catacombale, si vede bene dalla statua, è il simulacro di un diacono! E poi potete leggere tutti gli altri articoli sul BLOG!
 
Ma testa che ha... Chi? Il vecchio parroco e seguaci.
 
 
 
E poi il santino così a che serve?
Ai fedeli nulla. Solo all'orgoglio!

sabato 1 settembre 2018

Pensieri sulla Parola di Dio ...



Madonna del Buon Cuore
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

L’alleanza di Sichem: noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio, disse il popolo a Giosuè, comporta un accogliere. Cosa?

Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno

Ma perché? Si potrebbe obbiettare?
Perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza.

La Legge che viene da Dio è per noi saggezza e intelligenza.

L’Apostolo Giacomo aggiunge:
Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi.

San Giacomo scrive: Accogliete … la Parola
La Bibbia nella traduzione CEI 2008, se ci fate caso, la mette in maiuscolo. Per noi la Parola è Gesù stesso.

La legge di Dio è Gesù, la sua Persona, il suo Vangelo.
Ma Gesù un giorno prima di tornare al Padre, promettendo il suo ritorno, lascia come custode di se stesso la Chiesa.

Con essa e in essa noi custodiamo, ascoltiamo e viviamo la Parola che salva. Custodiamo, ascoltiamo e viviamo Gesù.

Il Vangelo in questa domenica è su una questione pratica, cioè cosa vuol dire custodire, ascoltare e vivere Gesù.

La Legge di Dio può essere stravolta, manipolata, minimizzata, alterata… insegnando dottrine che sono precetti di uomini.

È la questione del lavarsi le mani.
A tavola! Lavatevi le mani, che è pronto! Dice la mamma.
Ma la questione del lavarsi le mani, in gioco nella pagina marciana, è ben lontana dall’invito della mamma.
Qui è in gioco il cuore puro, un buon cuore. Come se un buon cuore si possa creare dopo aver lavato le mani in quel gesto rituale che proponevano farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.

Anche il sacerdote, nella celebrazione eucaristica vive a nome di tutta l’assemblea il così detto lavabo, dopo l’offertorio. Un gesto liturgico che ha una valenza pratica (dopo aver incensato si toglie la patina dei fumi d’incenso e l’eventuale sporco del turibolo), ma anche simbolica: "Lavami, Signore, da ogni colpa, purificami da ogni peccato."
Ma non basta per aver il cuore accogliente, è un richiamo, una supplica.

«Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Disse Gesù.

Ecco quindi! Quel lavabo ci richiama e ci chiede, ancora una volta, dopo l’atto penitenziale, se il mio cuore è pronto per vivere fino in fondo una relazione d’Amore con la Parola che salva, Gesù.
Oppure il mio cuore è pieno di altri amori ... impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.

Se cureremo il nostro cuore, in un continuo cammino di conversione, accoglieremo la salvezza della Parola che salva, Gesù.
Per finire… non credere che santificare la festa sia andare al cimitero e non ha messa, Gesù non ha insegnato così.

Oppure non credere che la vita di pregheria sia un moltitudine di devozioni e poi non conosci e leggi il Vangelo, Gesù non ha insegnato così.
Ed ancora, non credere che la vita di ogni giorno sia un compromesso con la consuetudine di molti e non una vita fondata sul Vangelo, Gesù non ha insegnato così.

Infine. Non credere che la frase “si è fatto sempre così, o abbiamo fatto sempre così” sia la panacea di tutti i mali o la sicurezza del bene vivere: Gesù non ha insegnato così, ma ha detto:
Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio.
Non confondere le tue sicurezze, con la Parola che salva, Gesù.
Amen.