sabato 21 luglio 2012

"Da Napoli a Cassano ... "

Il Beato Mariano Arciero





Il beato Don Mariano Arciero nacque a Contursi (SA), il 26 febbraio 1707 da pii cristiani e modesti genitori, lavoratori dei campi.

Aveva otto anni quando rifulse per la spiccata devozione e imitazione della Madre di Dio, che chiamava “Mamma bella” (come San Pompilio Maria Pirotti di Montecalvo Irpino, 1710 – 1766), fu invitato a lasciare la custodia del gregge e la sua famiglia è partì per Napoli, insieme al suo precettore Emanuele Parisi. Questi divenne sua guida per i suoi studi, la sua formazione e tutta la giovinezza. Diventato sacerdote, don Emanuele avviò alla vita consacrata anche il suo assistito Mariano, che subito dimostrò grande impegno. Il 22 dicembre 1731 veniva ordinato sacerdote.




La sua profonda cultura teologica, la conoscenza della S. Scrittura e la preparazione umanistica (tanto da essere chiamato “la biblioteca di Dio”) consentirono a Don Mariano di imporsi all’attenzione di tutto il clero napoletano. Soprattutto colpiva il suo zelo sacerdotale che manifestava nell’insegnamento del Catechismo e nella predicazione con la quale affascinava e conquistava il suo vasto e variegato uditorio. Quando Mons. Gennaro Fortunato, Primo Canonico della Cattedrale di Napoli, fu nominato Vescovo di Cassano all’Jonio in Calabria, volle con sé Don Mariano nella sua nuova diocesi. Qui vi restò per venti anni e svolse il suo ministero sacerdotale, passando di paese in paese, quale autentico missionario e pellegrino evangelico; riportò disciplina e dignità nel Clero, costruì e ricostruì molte Chiese e in queste opere fu operaio con gli operai.

Moltissimo tempo della sua giornata lo trascorreva per l’istruzione religiosa ai piccoli, agli adulti ai poveri: a questo compito dedicava fino a sei ore al giorno. Scrisse, edita in cinque edizioni, la “Pratica della Dottrina Cristiana, in dodici istruzioni in dialoghi”, con un metodo molto efficace e pratico per l’acquisto della perfezione cristiana. Fu giustamente chiamato “Apostolo delle Calabrie”. Alla morte di Mons. Fortunato, fece ritorno a Napoli. Passò per Contursi solo per riabbracciare la madre, ma non vi rimase. Quasi guidato da un arcano e provvidenziale disegno ritornò al suo primo campo di lavoro: riprese la predicazione e la catechesi per diretto incarico dell’Arcivescovo di Napoli, il Cardinal Sersale, che gli affidò pure la guida spirituale del Seminario e della Congregazione dell’Assunta, compito che svolse con la consapevolezza di formare, per il futuro, santi e apostolici sacerdoti. Ricercato consigliere e confessore del Clero napoletano e di eminenti personalità, ma soprattutto confessore del popolo e dei poveri, riprese le Missioni al popolo in tutto il Regno di Napoli. Apostolo dell’Eucarestia: rimaneva spessissimo in contemplazione estatica del Mistero Eucaristico; devotissimo e innamorato della Madonna.

Le sofferenze furono il suo pane quotidiano e lo accompagnarono per oltre cinquant’anni: viveva di elemosina, che riceveva e distribuiva ad altri più bisognosi di lui, vestiva con dignitosa semplicità, mangiava pochissimo e dedicava al riposo pochissimo tempo.

Morì, come aveva puntualmente predetto, il 16 febbraio 1788, alle ore 16,00 all’età di anni 81. In quei medesimi istanti, la Venerabile (oggi Santa) Maria Francesca delle Cinque Piaghe, disse: «Ho veduto l’anima di Don Mariano, che era trasportata in cielo, ed era coronata da due Angeli, che portavano due corone: e Gesù, e Maria Santissima, che lo benedissero».

I prodigi che già si erano manifestati durante la sua vita terrena, continuarono e si moltiplicarono dal giorno della sua santa morte. Il Papa Pio VIII con decreto del 24 aprile 1830 introduceva la Causa in fase apostolica e il Papa Pio IX il 14 agosto 1854 ne proclamava l’eroicità delle virtù, lo dichiarava Venerabile e diceva di lui “fedelissimo strumento di Dio per il bene della Chiesa”.
Il 15 ottobre 1950 le sue ossa da Napoli furono traslate nella nativa Contursi, con grande concorso di popolo e commozione generale: la sua gente riabbracciava il “Suo Santo”.
Nel 2007, è stato nominato come Postulatore della Causa del Venerabile Arciero, il sacerdote diocesano Francesco Rivieccio, il quale si è subito attivato per far esaminare un presunto miracolo che era già arrivato a Roma nel 1954; nel Congresso Ordinario della Congregazione delle Cause dei Santi del 22 febbraio 2008 è stata riconosciuta la validità del Processo Apostolico tenuto presso la Curia Vescovile di Campagna; in data 10 novembre 2008 il postulatore ha preparato il Summarium ex Processu Apostolico e il 1° dicembre dello stesso anno, la fattispecie cronologica; il tutto ha avuto la revisa (n. 1763) il 23 giugno 2009. La Congregazione ha chiesto il giudizio a due medici ex officio, Giovanni Ramacciato e Vittorio Laghi, i quali hanno giudicato inspiegabile la guarigione miracolosa, acquisita agli atti della Causa, per intercessione di Don Mariano. In data 4 marzo 2010 si è riunita la Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi e, dando voto 7 su 7, ha dichiarato l’inspiegabilità dal punto di vista medico della guarigione esaminata. In data 19 novembre 2010 si è riunito il Congresso Speciale dei Consultori Teologi che ha espresso unanimemente sul caso un giudizio affermativo, ravvisando nella guarigione in esame un miracolo operato da Dio per intercessione del Venerabile Mariano Arciero. Il 5 aprile 2011, si è riunita la Congregazione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi per lo studio del presunto miracolo ed anch’essa ha formulato un giudizio positivo; il 27 giugno 2011 il Santo Padre Benedetto XVI, ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante il miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile ed ha concesso che la Celebrazione del Rito di Beatificazione del Venerabile Servo di Dio Mariano Arciero, Sacerdote diocesano, abbia luogo a Contursi Terme (SA), domenica 24 giugno 2012.









Dal Nord al Sud, una Madre, Maria!

venerata sotto il titolo di Madonna del Colera



Fiumana di Predappio (FC)


- Monte Isola (BS). Si celebra come ogni anno la seconda domenica di luglio al Santuario della Madonna della Ceriola.

- Lucera (FG). Prodigio di Santa Maria Patrona di Lucera avvenuto tra il 12 e 13 Luglio 1837.

- Trebecco di Nibbiano (Piacenza). Venerata dagli inizi nel 1867, in seguito alla grazia ottenuta per non essere stati colpiti dalla piaga del colera che dilagava nei borghi limitrofi.

- San Donà di Piave (VE). Nella Parrocchia del Duomo a partire dal XIX secolo viene celebrata la festa della Madonna del Colera. Nel 1853 mons. Giuseppe Biscaro (1808-1892) divenne il nuovo parroco di San Donà. Due anni più tardi scoppiò un'ennesima e violenta epidemia di colera. Questo morbo, la cui causa (batterio) fu scoperta solo nel 1883, in quel 1855 colpì nel solo Veneto ben 80.000 persone (il 34 per mille della popolazione), metà delle quali con esito mortale. Il colera attaccava soprattutto le popolazione rurali, che vivevano in condizioni igieniche molto precarie e con salute già minata da altre malattie quali la pellagra. In particolare, a San Donà nel periodo tra giugno e settembre 1855 furono colpiti 145 abitanti, compresi cinque appartenenti ad altre parrocchie dello stesso comune. Quando non si sperava più in un termine del contagio con il "purificatore" inverno, la fine improvvisa dell'epidemia, il 24 settembre 1855, fu accolta da tutti come un miracolo della Madonna, che da allora viene festeggiata nella festa votiva della "Madonna del Colera", istituita da mons. Biscaro.


Surano (Lecce)


- Napoli, Basilica santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore. Statua della Madonna del Carmine (opera attribuita a Giovanni Conte detto il Nano), detta anche Madonna del Colera per essere stata portata in processione in tempo di epidemie o varie calamità.

- Fiumana di Predappio (FC). Statua in legno del 1636, eseguita da Fabrizio Veggiani scultore da Forlì, come è emerso da una scritta all'interno della statua, scoperta durante la fase del restauro (ottobre 2009), sarà chiamata più tardi "Madonna del Colera". Per intercessione di Maria la nostra terra fu risparmiata dalla peste, quella descritta dal Manzoni nei “Promessi sposi”, e che in Romagna mietè moltissime vittime. L’ultima domenica di ottobre viene celebrata la festa parrocchiale della “Madonna del Colera” ; la sera del giovedì, la statua viene portata processionalmente dalla Chiesa Antica alla Chiesa Nuova e qui resta fino la sera della domenica per il culto; in processione viene poi riportata alla Chiesa Antica.


- Lungavilla (PV). Nel 1836 la diffusa epidemia di colera infuriò anche a Lungavilla. In un clima di generale costernazione che accompagna le grandi calamità, l’allora parroco Don Giovanni Battista Bellingeri alzò la sua voce e indicò alla popolazione smarrita una via di speranza e di salvezza. La sua presenza ed il suo intervento furono provvidenziali, non fosse altro per il ruolo fondamentale che svolse nel rialzare il morale di tutti, ma soprattutto per il fatto di aver pronunciato “ a nome delle autorità e di tutto il popolo” il “Voto Solenne” di celebrare in perpetuo, il giorno “dell’ottava di Maria Assunta”.


Trebecco di Nibbiano (Piacenza)


- Castello di Brenzone (VR). Il giorno 11 luglio. La mattina vi è una lunga processione in cui viene portata la Madonna del Colera a spalle; essa parte dalla Chiesa Parrocchiale di Castello, dopo una prima Messa (all'alba), passa dalle frazioni di Boccino, Porto, Assenza (dove viene celebrata un'altra Messa e si dà tempo ai partecipanti di riposarsi un po'), via de Loc, Sommavilla, Pozzo, Borago, per poi ritornare nella parrocchiale di Castello dove si celebra la messa finale. La sera infine si festeggia con la musica nel campo sportivo del centro Santa Maria di Castello dove vengono fatte molte specialità del posto tra cui gli spaghetti con le sarde di lago (bigoi con le sardele), i fuochi d'artificio chiudono la giornata. È una festa molto popolare anche oggi.

- Surano (LE). nel 1867 guarì i suranesi dalla terribile malattia. Si racconta che la statua della Madonna fu portata in processione – come accade oggi - per le strade del paese e al suo passaggio avvenne, per miracolo, la guarigione degli infestati. A ricordarlo una lapide sulla facciata della Chiesa Matrice. Festa è il 2 luglio.