domenica 24 febbraio 2013

II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)





Il tempo di Quaresima è caratterizzato da quattro elementi: carità, digiuno, preghiera e penitenza attraverso questo cammino di ascesi in Gesù, il Figlio, si possa ritornare al Padre, essere nuovamente figli nel Figlio.

La Preghiera: “Nell’odierna seconda domenica di Quaresima, l’evangelista Luca sottolinea che Gesù salì sul monte "a pregare" (9,28) insieme agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni e, "mentre pregava" (9,29), si verificò il luminoso mistero della sua trasfigurazione.
Salire sulla montagna per i tre Apostoli ha perciò voluto dire essere coinvolti nella preghiera di Gesù, che si ritirava spesso in orazione, specialmente all’alba e dopo il tramonto, e talvolta per tutta la notte. Solo però quella volta, sulla montagna, Egli volle manifestare ai suoi amici la luce interiore che lo ricolmava quando pregava: il suo volto - leggiamo nel Vangelo - s’illuminò e le sue vesti lasciarono trasparire lo splendore della Persona divina del Verbo incarnato” (Benedetto XVI)

Pregare non è un fermarsi a dire preghiere, solo un insieme di preghiere, forse anche tante (es. preghiera di S. Brigida) – Gesù dice nel Vangelo “Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate”la preghiera è entrare nella “luce interiore” di Dio attraverso Cristo Gesù.

“C’è un altro dettaglio, proprio del racconto di san Luca, che merita di essere sottolineato: l’indicazione cioè dell’oggetto della conversazione di Gesù con Mosè ed Elia, apparsi accanto a Lui trasfigurato. Essi - narra l’Evangelista – “apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme”. (9,31).
Dunque, Gesù ascolta la Legge e i Profeti che gli parlano della sua morte e risurrezione. Nel suo dialogo intimo con il Padre, Egli non esce dalla storia, non sfugge alla missione per la quale è venuto nel mondo, anche se sa che per arrivare alla gloria dovrà passare attraverso la Croce. Anzi, Cristo entra più profondamente in questa missione, aderendo con tutto se stesso alla volontà del Padre, e ci mostra che la vera preghiera consiste proprio nell’unire la nostra volontà a quella di Dio”. (Benedetto XVI)

La Trasfigurazione sul monte con Mosè ed Elia ricorda altre due rivelazioni sul monte: sul monte Sinai Mosè ebbe anche la rivelazione della volontà di Dio: i dieci Comandamenti. E, sempre sul monte, Elia ebbe da Dio la rivelazione divina di una missione da compiere. Gesù, invece, non riceve la rivelazione di ciò che dovrà compiere: già lo conosce; sono piuttosto gli Apostoli a sentire, nella nube, la voce di Dio che comanda: «Ascoltatelo».
«Appena la voce cessò, restò Gesù solo». La volontà di Dio si rivela pienamente nella persona di Gesù. Chi vuole vivere secondo la volontà di Dio, deve seguire Gesù, ascoltarlo, accoglierne le parole e, con l’aiuto dello Spirito Santo, approfondirle.

La preghiera è scuola d’accoglienza della volontà del Padre: tutta la sua volontà. “Per un cristiano, pertanto, pregare non è evadere dalla realtà e dalle responsabilità che essa comporta, ma assumerle fino in fondo, confidando nell’amore fedele e inesauribile del Signore”. (Benedetto XVI)

Difatti. Nel Vangelo di Luca c’è un legame profondo, di verifica, tra la Trasfigurazione e l’agonia del Getsemani.
Nell’orto dell’agonia, in preghiera, “Gesù sperimenterà l’angoscia mortale e si affiderà alla volontà divina; in quel momento la sua preghiera sarà pegno di salvezza per tutti noi. Cristo, infatti, supplicherà il Padre celeste di "liberarlo dalla morte" e, come scrive l’autore della lettera agli Ebrei, "fu esaudito per la sua pietà" (5,7). Di tale esaudimento è prova la risurrezione.” (Benedetto XVI)

Quindi. “La preghiera non è un accessorio, un optional, ma è questione di vita o di morte. Solo chi prega, infatti, cioè chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso” (Benedetto XVI)

Il racconto parla anche di Mosè ed Elia, che apparvero e conversavano con Gesù. Effettivamente questo episodio ha un rapporto con altre due rivelazioni divine. Mosè era salito sul monte Sinai, e lì aveva avuto la rivelazione di Dio. Aveva chiesto di vedere la sua gloria, ma Dio gli aveva risposto che non l’avrebbe visto in faccia, ma solo di spalle (cfr Es 33,18-23). In modo analogo, anche Elia ebbe una rivelazione di Dio sul monte: una manifestazione più intima, non con una tempesta, con un terremoto, o con il fuoco, ma con una brezza leggera (cfr 1 Re 19,11-13).

A differenza di questi due episodi, nella Trasfigurazione non è Gesù ad avere la rivelazione di Dio, bensì è proprio in Lui che Dio si rivela e che rivela il suo volto agli Apostoli. Quindi, chi vuole conoscere Dio, deve contemplare il volto di Gesù, il suo volto trasfigurato: Gesù è la perfetta rivelazione della santità e della misericordia del Padre.

La preghiera è quindi relazione divina che mi permette di accogliere la santità e la misericordia del Padre.

Come deve essere la preghiera?
Preghiera per eccellenza è il Padre nostro.
1) essenziale, che non vuol dire minimale: “non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole”
2) fiduciosa e di affidamento: “il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno”; è quel “se vuoi, puoi”, come disse il lebbroso a Gesù.
3) sempre fraterna, al plurale, la preghiera non può essere egoistica: “Padre nostro … Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci”
4) paterna e fraterna: che dicendo “Padre nostro …”: non può essere mai contro gli uomini, ma per gli uomini, non si può maledire pregando!

Una preghiera - quella del Padre Nostro – che punta al necessario a sostegno del passato (“rimetti”); del presente (“pane quotidiano”) e del futuro (“non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male”).

“Durante questo tempo di Quaresima, chiediamo a Maria, Madre del Verbo incarnato e Maestra di vita spirituale, di insegnarci a pregare come faceva il suo Figlio, perché la nostra esistenza sia trasformata dalla luce della sua presenza”. (Benedetto XVI) Amen