mercoledì 21 agosto 2013

LA DOPPIA INTERCESSIONE

Maria Santissima della Misericordia di Valderice
 
 
 
Il santuario della Madonna della Misericordia di Valderice è il più antico dell’agro ericino. Ebbe origine nel 1640 per una prodigiosa guarigione a favore di un anziano il cui nome è Girolamo Verderame. Edificato nel 1760, fu ampliato successivamente nel 1773. L’immagine sacra venerata è un’opera del pittore trapanese Andrea Carreca.

Soffermiamoci sull’immagine, che merita non per particolare pregio artistico, ma per un profondo contenuto teologico. Un dipinto simile è conservato al Metropolitam Museum di New York e fu eseguito intorno al 1400 per opera della scuola di Lorenzo Monaco e fu conservato fino al 1842 nel Duomo di Firenze.
 



Leggiamo l’opera. È evidente un chiaro riferimento al kerygma: passione, morte e resurrezione di Cristo, ed ai frutti della passione dei quali partecipa la Corredentrice: Maria Santissima.

Raffigura la SS. Trinità con La Vergine Maria e un "destinatario" del gesto di Misericordia della Madre di Dio.

L’opera museale, rispetto a quella venerata nel santuario, ha maggiore espressività teologica: il Padre dona lo Spirito, il Figlio indica la Madre e la Vergine indica i fedeli. Tutto questo mostra bene il senso della doppia intercessione, ma anche che tutto "procede dal Padre…".

Ma ecco la sacra conversazione che osiamo intendere tra Coloro e Colei, il cui figlio è anche Signore. Maria dice al Figlio "dolcissimo Figlio per il latte che io ti diedi abbi misericordia dei miei figli"; il Figlio al Padre: "Padre mio salva coloro per i quali tu hai voluto che io patissi". In questo dialogo i gesti esplicano le parole. Il Padre in segno benevolo benedice, e dona la Grazia: Lo Spirito santo.

Nell’opera fiorentina la benevolenza del Padre è grandiosamente rappresentata con la mano aperta da cui esce la colomba, lo Spirito; il quale è sopra il Figlio: "unico mediatore tra Dio e gli uomini".

Il soggetto, così brevemente delineato, è la doppia intercessione, che ha le sue radici in un testo spirituale del secolo XII di Ernaldo di Chartres.

Concludo con un pensiero di padre Scarpitta tratto da il culto delle immagine e dei santi nella Bibbia: "… il culto delle immagini diviene idolatrico allorquando preso in se stesso ed in esclusiva, ma è legittimo, anche se secondario, allorquando aiuta realmente all’adorazione di Dio onnipotente ed eterno".
 
 
 
Anche la collezione dei santini può essere utile in questo senso!