sabato 25 settembre 2021

Triduo ai Santi Cosma e Damiano (3)


Gloriosi Medici Cosma e Damiano,

Insigni, Santi Fratelli, ottenete per tutti, celesti e consolanti benedizioni. Ma in modo speciale fate che esse discendano sulla Chiesa, sul Papa, sul nostro Vescovo, sulle nostre famiglie, sui devoti tutti e su quanti generosamente concorrono, in forme sempre nuove e consone ai tempi, alla carità verso i fratelli affinché possano così essere celebrati, nel tempo imperituri, la vostra memoria e il memoriale di Cristo, cui avete voluto generosamente conformarvi a maggior gloria di Dio.

Gloria...


venerdì 24 settembre 2021

Triduo ai Santi Cosma e Damiano (2)

 


Gloriosi Medici Cosma e Damiano,

Voi constatate in quanti, sofferenti nel corpo e nell'anima, vi si rivolgono con fiducia da ogni parte affinché possiate intercedere con sollecitudine presso il Signore per la guarigione dalla malattia e per la piena salute dello Spirito.

Così come la vostra scienza medica ha guarito dal male fisico, così vi esortiamo con intensità di cuore affinché la vostra carità lenisca oggi le piaghe dell'anima e restituisca ad ognuno il dono della grazia divina.

Gloria …


giovedì 23 settembre 2021

Triduo ai Santi Cosma e Damiano (1)

 



Gloriosi Medici Cosma e Damiano, Martiri della fede, decoro e vanto della Chiesa indivisa, eleviamo a Dio l'umile ma ardente preghiera perché vengano esauditi i bisogni spirituali e temporali di tutti coloro che fanno incessante ricorso al vostro potente patrocinio.

Gloria …



martedì 7 settembre 2021

La "santa" di Crescenzago: Eugenia Picco

 


… come avete accolto Cristo Gesù, il Signore, in lui camminate, radicati e costruiti su di lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, sovrabbondando nel rendimento di grazie. Fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.

Così Paolo esorta i Colossesi.

La contemplazione di Gesù nell’Eucarestia, dietro a cui camminava, fa dire alla beata Eugenia:

"Come Gesù ha scelto il pane, cosa tanto comune, così deve essere la mia vita, comune... accessibile a tutti e, in pari tempo, umile e nascosta, come è il pane".

A questa consapevolezza Eugenia arriva dopo lungo e sofferto cammino.

Nasce a Crescenzago (Milano) l'8 novembre 1867 da Giuseppe Picco e Adelaide Del Corno. Il padre è un valido musicista de «La Scala» di Milano, cieco. La madre è una donna frivola, che non ama il marito, ma ama il denaro, il successo e i viaggi.

Nulla di nuovo sotto questo cielo!

Eugenia è spesso affidata ai nonni e incontra i genitori solo nelle brevi soste che si concedono tra una tournée e l'altra, fino a quando un giorno la madre torna sola, senza il marito, facendolo credere morto. Del padre, Eugenia non saprà più nulla.

Da questo momento la madre costringe la figlia ad andare ad abitare con lei e con il suo convivente, dal quale, in seguito, avrà altri due figli. Eugenia cresce in un ambiente senza punti saldi e libertino, dovendo fare i conti con i desideri mondani della madre che la vuole cantante di successo e con il convivente della madre che la molesta e infastidisce spesso. Ma lei è forte per grazia!

«Pericoli ed occasioni in casa e fuori» dirà Eugenia ricordando quei tribolati anni e quella «istintiva» forza di pregare, di sollevare lo sguardo in alto, nel silenzio dell'austera basilica di Sant'Ambrogio di Milano, dove ogni giorno si reca ad invocare Dio, quasi senza conoscerlo. E una sera del maggio 1886, Eugenia sente in sé la chiamata alla santità e da quell'istante mirerà, con alacrità e fedeltà, non mai smentite, alla perfezione.


A vent'anni, Eugenia decide di volere Gesù, la santità. Entra nella ancor giovane Famiglia Religiosa delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, fuggendo da casa il 31 agosto 1887, subito accolta, compresa, amata dal Fondatore, il venerabile Agostino Chieppi.

Nel 1888 inizia il noviziato e nel 1891 emette la prima professione religiosa nelle mani dello stesso Fondatore e primo giugno 1894 la professione perpetua.

Semplice e umile, fedele e generosa, senza riserve si dona alle alunne del Convitto delle quali è insegnante di musica, canto e francese; alle novizie di cui è madre e maestra; alle consorelle attraverso il servizio di archivista, di Segretaria generale e di Consigliera. Nel giugno 1911 viene eletta Superiora generale e rimane in carica fino alla morte.

Donna coraggiosa, fa voto di compiere con perfezione serena e tranquilla i doveri di Superiora e questo per il compimento della volontà di Dio.

È madre per tutti, specialmente per i poveri, per i piccoli, per gli emarginati che serve con carità generosa e instancabile. Il bisogno e i drammi dei fratelli durante la grande guerra del 1915-1918 le aprono ancor più il cuore per farsi accoglienza di ogni gemito, dolore, preoccupazione sociale o privata.

Il suo sostegno principale è l'Eucaristia, suo grande amore, centro della sua pietà, cibo, conforto e gaudio delle sue giornate dense di preghiera e di fatica.

Il Cristo infonde in lei il suo zelo per la salvezza delle anime e trova in Lui il senso della sua incessante attività caritativa.

Di salute debole, in un corpo minato dalla tisi ossea che, nel 1919, la porta all'amputazione dell'arto inferiore destro, Suor Eugenia si offre disponibile al compimento del disegno del Padre. Nella malattia e nella morte dà compimento alla sua totale consacrazione a Dio. Suor Eugenia muore santamente a Parma il 7 settembre 1921.

Iniziato il Processo di Beatificazione nel settembre 1945, viene beatificata da San Giovanni Paolo II il 7 ottobre 2001.

Questo esempio ci suscita fervore.

Anche noi come Eugenia e come i dodici siamo chiamati e scelti fin dal nostro battesimo: con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.

Anche noi come la folla che cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Sia la nostra eucarestia quotidiana e la nostra preghiera personale, il nostro toccare Gesù, per avere la grazia di decide di volere Gesù, la santità. Amen.

lunedì 6 settembre 2021

Un grande santo del XX secolo: Olinto Giuseppe Marella.

 


… do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa.

 

Spesso leggiamo questo passo nella dimensione spirituale della passione di Dio, cioè "aggiungere" ciò che manca al compimento della redenzione, ma alla redenzione operata da Cristo non manca nulla, al massimo la goccia del nostro patire per Cristo (testimonianza) e in Cristo (dolore, fatiche della vita) può essere vissuta in unità al mare del Preziosissimo Sangue del Redentore per la salvezza e la liberazione propria e di ogni uomo.

Ma l'Apostolo Paolo dice: "ciò che manca nella mia carne", sembra dire che la grazia salvifica va accolta in tutto il mio essere uomo, "carne", come dimensione totalizzante, perché questo mio "cristificarmi" giovi a me, e a tutta la Chiesa, corpo di Cristo, di cui io sono membra.

In questo tendere alla perfezione del Cristo in noi, dove il noi è inteso nella dimensione dell'io, Paolo afferma:

È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo.



La buona notizia, il racconto evangelico, non è una interpretazione ma è lui che annunciamo.

Lo scopo dell'annuncio è cristificare: cioè accompagnare, ammonendo, istruendo ciascuno, quindi attento alla storia di ognuno, con sapienza, per incentivare alla somiglianza di Cristo. Se annunciare non è questo, non serve e non giova alla Chiesa di Dio.

È la questione della diatriba evangelica. Dio vuole il bene o vuole che sia osservato la legge del sabato a prescindere dal compiere il bene?

Cosa è il bene o il male?

L'osservanza della legge è sempre un modo in cui far trionfare la signoria di Cristo e il regno di Dio. In caso contrario non annunciamo " lui" come dice l'Apostolo, ma la nostra interpretazione del vangelo, annacquato o infangato dalle nostre sovrastrutture culturali - quella cultura ahimé, non ancora cristificata - o dalle nostre paralisi che ci hanno bloccato nel nostro camminare dietro a Cristo, e non davanti!

Il beato Olinto, "barbone di Dio", preghi per noi perché la nostra fede in Gesù sia liberante e liberatoria da ogni paresi che ha bloccato il nostro cammino dietro al Cristo. Amen.

il frate dei Fioretti nella Marca di Ancona

 


San Liberato da Loro Piceno (Loro Piceno, 1189-1190 – Sarnano, 1231-1234 circa), francescano vissuto nel XIII secolo e probabilmente entrato nell'Ordine in seguito alla predicazione di Francesco nelle Marche della quale parlano anche i Fioretti.

CAPITOLO XLVII da: Le Fonti Francescane. I FIORETTI DI SAN FRANCESCO. Riveduti su un nuovo Codice da P. B. BUGHETTI Quaracchi Collegio San Bonaventura, 1926; Note di FELICIANO OLGIATI.

Di quello santo frate a cui la Madre di Cristo apparve, quando era infermo, ed arrecogli tre bossoli di lattovaro. 1887 Nel soprannominato luogo di Soffiano fu anticamente un frate Minore di sì grande santità e grazia, che tutto parea divino e spesse volte era ratto in Dio. Istando alcuna volta questo frate tutto assorto in Dio ed elevato, però ch' avea notabilmente la grazia della contemplazione, veniano a lui uccelli di diverse maniere e dimesticamente si posavano sopra le sue spalle e sopra il capo e in sulle braccia e in sulle mani, e cantavano maravigliosamente. Era costui molto solitario e rade volte parlava, ma quando era domandato di cosa veruna, rispondea sì graziosamente e sì saviamente che parea piuttosto agnolo che uomo, ed era di grandissima orazione e contemplazione, e li frati l' aveano in grande reverenza .

San Liberato da Loro Piceno
reliquie
Eremo San Liberato


Compiendo questo frate il corso della sua virtuosa vita, secondo la divina disposizione infermò a morte, intanto che nessuna cosa potea prendere, e con questo non volea ricevere medicina nessuna carnale, ma tutta la sua confidenza era nel medico celestiale Gesù Cristo benedetto e nella sua benedetta Madre; dalla quale egli meritò per divina clemenza d' essere misericordiosamente visitato e medicato. Onde standos' egli una volta in sul letto disponendosi alla morte con tutto il cuore e con tutta la divozione, gli apparve la gloriosa vergine Maria madre di Cristo, con grandissima moltitudine d' agnoli e di sante vergini, con maraviglioso splendore, e appressossi al letto suo. Ond' egli ragguardandola prese grandissimo conforto e allegrezza, quanto all' anima e quanto al corpo, e cominciolla a pregare umilmente ched ella prieghi il suo diletto Figliuolo che per li suoi meriti il tragga della prigione della misera carne. E perseverando in questo priego con molte lagrime, la vergine Maria gli rispuose chiamandolo per nome: « Non dubitare, figliuolo, imperò ch' egli è esaudito il tuo priego, e io sono venuta per confortarti un poco, innanzi che tu ti parta di questa vita». Erano allato alla vergine Maria tre sante vergini, le quali portavano in mano tre bossoli di lattovaro di smisurato odore e suavità. Allora la Vergine gloriosa prese e aperse uno di quelli bossoli, e tutta la casa fu ripiena d' odore; e prendendo con uno cucchiaio di quello lattovaro, il diede allo infermo, il quale sì tosto come l'ebbe assaggiato, lo infermo sentì tanto conforto e tanta dolcezza, che l' anima sua non parea che potesse stare nel corpo; ond' egli incominciò a dire: « Non più, o santissima Madre vergine benedetta, o medica benedetta e salvatrice della umana generazione; non più, ch' io non posso sostenere tanta suavità ». Ma la piatosa e benigna Madre pure porgendo ispesso di quello lattovaro allo infermo e facendogliene prendere, votò tutto il bossolo. Poi, votato il primo bossolo, la Vergine beata prende il secondo e mettevi dentro il cucchiaio per dargliene, di che costui dolcemente si rammarica dicendo: « O beatissima Madre di Dio, o se l' anima mia è quasi tutta liquefatta per l' odore e suavità del primo lattovaro, come potrò io sostenere il secondo? Io ti priego, benedetta sopra tutti li santi e sopra tutti gli agnoli, che tu non me ne vogli più dare ». Risponde la gloriosa donna: « Assaggia, figliuolo, pure un poco di questo secondo bossolo ». E dandogliene un poco dissegli: « Oggimai, figliuolo, tu ne hai tanto che ti può bastare. Confortati, figliuolo che tosto verrò per te e menerotti al reame del mio Figliuolo, il quale tu hai sempre desiderato e cercato ». E detto questo, accomiatandosi da lui si partì, ed egli rimase sì consolato e confortato per la dolcezza di questo confetto, che per più dl sopravvivette sazio e forte sanza cibo nessuno corporale. E dopo alquanti dì, allegramente parlando co' frati, con grande letizia e giubilo passò di questa misera vita. A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.


La grande tavola della Pinacoteca civica di Sarnano (MC) con il Santo che intercede presso la Madonna è attribuita da Federico Zeri a Francesco da Tolentino; altre attribuzioni registrate sono quelle a Niccolò di Liberatore detto l'Alunno e a Marchisiano di Giorgio da Tolentino.


domenica 5 settembre 2021

S. Maria di Loreto a Pacentro (AQ)

 


Domenica 5 settembre 2021 a Pacentro (AQ), in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna di Loreto, si rinnova la secolare tradizione “Corsa degli Zingari”, poichè scalzi. Una suggestiva manifestazione giunta alla 569esima edizione, anima ogni anno le strade del piccolo borgo. Gli zingari, termine dialettale pacentrano indicante delle persone rigorosamente a piedi nudi, si gettano a capofitto dalla “Pietra Spaccata” sui ripidi sentieri del Colle Ardinghi e, dopo aver attraversato il fiume Vella, affrontano la faticosa salita per giungere in pieno centro storico nella Chiesa della Madonna di Loreto, traguardo della Corsa, riportando non poche ferite ai piedi. La corsa si conclude con le medicazioni nei pressi dell’altare, e la proclamazione del vincitore, che riceve oltre una somma di denaro, il simbolico Palio, una stoffa che veniva utilizzata tempo fa per cucire il “vestito buono”. La Corsa degli Zingari prevede un numero massimo di 30 partecipanti uomini. Al momento delle iscrizioni, avranno la precedenza i residenti, i familiari di compaesani e, se non si dovesse raggiungere il numero prestabilito di partecipanti, saranno ammessi massimo 3 concorrenti provenienti da fuori. In ogni caso, i festeggiamenti per il vincitore devono rispettare la tradizionale usanza.


bellissima tradizione!

W AMELIA!!

sabato 4 settembre 2021

Teodoro, nuovo martire di Russia

 


Vladimir Alekseevich Smirnov nacque il 17 gennaio 1891 nel villaggio di Kozlovka, provincia di Saratov in una famiglia profondamente religiosa, poiché suo padre era un salmista. Nel 1911 si è laureato al Seminario Teologico di Saratov e nel 1916 all'Accademia Teologica di Kazan con il grado di candidato di Teologia.

Tra il 1916 e il 1918 ha impartito lezioni di storia e altre materie in vari istituti di istruzione secondaria della città di Volsk, poco dopo è servito in varie istituzioni di Saratov. Nel 1919 si è dovuto arruolare nell'Armata Rossa come istruttore del dipartimento scolastico e del dipartimento politico della divisione del Caucaso Nord, tornando nel 1921 a Saratov per occuparsi dell'istruzione prescolare della RUPDOV e ricevere l'assetto sacerdotale il 4 di ottobre.

Nel mezzo della persecuzione sovietica ha avuto numerosi problemi con le autorità, nel 1924 condannato a un anno di lavori forzati e nel 1929 a tre anni di deportazione nella città di Narym. Poco dopo la sua liberazione esercitò come parroco nel villaggio di Nikolskoye, regione di Penza. Per il 1934 decise di abbracciare la vita monastica ed è stato tonsurato con il nome di Teodoro, trasferendosi nell'aprile 1935 nella città di Penza.

Il 23 settembre 1935 fu consacrato come vescovo, servendo nel Tempio di San Mitrofan di Voronezh di Penza (che in quel momento poteva essere considerato come la sua cattedrale) insieme al sacerdote e al futuro martire San Gabriele di Arkhangelsk, su vecchio amico fin dal seminario teologico e pastore della parrocchia di Tijonov. In mancanza di un'organizzazione diocesana strutturata ha dovuto distribuire il suo clero per rafforzare la fede ortodossa nella regione; l'obiettivo era quello di ottenere un sostegno per la riapertura delle chiese locali.

Il 18 ottobre 1936 è stato arrestato dalla NKVD insieme ad altre cinque persone e accusato di aver organizzato elementi controrivoluzionari volti a rovesciare il regime sovietico e a creare una dittatura fascista nel paese. Il vescovo Teodoro ha assolutamente negato le accuse. Il 5 febbraio 1937 fu licenziato dall'amministrazione della diocesi e costretto a ritirarsi, venendo condannato a morte il 7 agosto in compagnia dei sacerdoti Gabriel de Arkhangelsk, Vasily Smirnov, Irinarkh Umov e Andrej Golubev .

Sarebbe stato fucilato il 4 settembre 1937, aveva 46 anni. Non è noto dove si trovano le sue reliquie come quelle degli altri martiri giustiziati con lui.

Nell'agosto del 2000 il Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Russa presieduto da S.S. Alexis II ha incluso il Vescovo Teodoro e i sacerdoti Gabriel Ivanovich di Arkhangelsk e Vasily Sergeyevich Smirnov nella lista dei Nuovi Martiri di Russia.

giovedì 2 settembre 2021

Quando la Libertà ... non libera!

 


Festeggiamo oggi i Beati 191 Martiri dei Carmini (1792), martiri della rivoluzione francese:

3 vescovi

127 sacerdoti secoli

56 religiosi

5 laici

Arrestati come nemici della Patria e ribelli alla Costituzione civile del clero, assassinati in odio della loro fede.







mercoledì 1 settembre 2021

Chiara di Assisi o Jacopa (Giacomina) de Settesoli?

 



Questa iconografia di “santa Chiara” è famosa!

Eppure questo santino fatto in casa, si vede bene la modifica dello stesso, la definisce la beata Giacomina!

La stessa enciclopedia dei Santi (edizione Città Nuova) afferma che erroneamente questa è detta S. Chiara, ma i “sette soli” nella aureola è la prova che si tratta della pia discepola di San Francesca, fra Jacopa, Giacomina de Settesoli, sepolta presso il poverello in Assisi.

Grande errore rimane il fatto sotto l'iconografia c'è la basilica di Santa Chiara ... che confusione!