venerdì 4 maggio 2012

Beato Marco da Lentini




Confessore e autore della prima vita dei Ss. Martiri
(4 Maggio)

Il beato monaco Marco visse a Lentini nel III secolo, l'epoca dei grandi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino e delle sante Giustina e Tecla. Alla morte di questi ne scrisse la vita, essendo stato testimone oculare degli avvenimenti. Questo prezioso documento venne distrutto dal vescovo Crescenzio, strenuo oppositore della devozione ai Santi Fratelli.

Conosciuto in tutto il circondario per la santità di sua vita, fu chiamato dal successore di Crescenzio, S. Luciano, per riscrivere la vita dei santi Martiri ed egli, nella solitudine di uno speco, portò a compimento l'opera.

Morì il 4 Maggio del 280.

Primo Venerdì del Mese di Maggio - 2012


ADORAZIONE EUCARISTICA
Primo Venerdì del Mese di Maggio - 2012

 

CANTO INIZIALE


C. Tu sei, mio Signore, nella Santa Eucaristia. Sei qui, a un metro da me, in questo tabernacolo!
A. Il Tuo corpo, la Tua anima, la Tua umanità, la Tua divinità, tutto il Tuo essere è qui, nella sua duplice natura. Come sei vicino mio Dio, mio Salvatore, mio Gesù, mio Fratello, mio Sposo, mio Amato!
C. Per i nove mesi che la Santa Vergine ti portò nel suo seno, non eri più vicino a Lei che a me quando vieni sulla mia lingua nella Comunione! Non eri più vicino a Maria e a San Giuseppe nella grotta di Betlemme, nella casa di Nazareth, nella fuga in Egitto, in ogni attimo di quella divina vita di famiglia, di quanto sei vicino a me in questo momento, e così spesso, in questo tabernacolo! Santa Maddalena, seduta ai Tuoi piedi a Betania, non era più vicina a Te di quanto ti sto vicino io ai piedi di quest'altare! Quando eri seduto in mezzo ai Tuoi apostoli, non eri più vicino a loro di quanto sei vicino a me adesso, mio Dio!... Quanto sono felice!
A. Quando uno ama, trova che tutto il tempo passato insieme a quello che ama è tempo perfettamente occupato. È il miglior uso che si fa del tempo, tranne se la volontà o il bene dell'amato ci chiamano altrove... Dovunque c'è l'Ostia Santa, c'è il Dio vivente, c'è il Tuo Salvatore cosi realmente come quando viveva e parlava in Galilea e in Giudea, cosi realmente com'è adesso in Cielo.
C. Amami con tutte le possibilità e tutta la semplicità del tuo cuore...".

(beato Carlo di Gesù - de Foucauld)

silenzio

C. con un canto mariano invochiamo la presenza di Maria perché con Lei adoriamo il suo Figlio, Gesù, presente tra noi nel grande sacramento dell'Eucaristia. Cantiamo il Regina Coeli.

silenzio, adorazione personale
dal Vangelo di Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

DAGLI SCRITTI  DI SAN LUIGI MARIA GRIGNION DI MONTFORT:
O Sapienza eterna e incarnata! o amabilissimo e adorabilissimo Gesù, vero uomo, Figlio unigenito dell'eterno Padre e di Maria sempre vergine!
Vi adoro profondamente nel seno e negli splendori di vostro Padre, nell'eternità, e nel seno verginale di Maria, vostra degnissima Madre, nel tempo della vostra incarnazione. Vi ringrazio di avere annientato voi stesso, prendendo la forma di uno schiavo, per liberarmi dalla crudele schiavitù dei demonio; vi lodo e vi glorifico per esservi voluto sottomettere a Maria, vostra santa Madre, in ogni cosa, per rendermi, per mezzo di lei, vostro schiavo fedele. Ma, ingrato e infedele quale sono, non ho mantenuto i voti e le promesse che vi ho così solennemente fatto nel mio battesimo: non ho adempiuto ai miei obblighi, non merito di essere chiamato figlio vostro né vostro schiavo, e, poiché non vi è nulla in me che non meriti i vostri rimproveri e la vostra collera, non oso più da me stesso accostarmi alla vostra santa e augusta Maestà. Perciò ricorro alla intercessione e alla misericordia della vostra santissima Madre, che mi avete dato come mediatrice presso di voi, e per suo mezzo spero di ottenere da voi la contrizione e il perdono dei miei peccati, l'acquisto e la conservazione della Sapienza. Vi saluto, dunque, o Maria immacolata, tabernacolo vivente della divinità, in cui la Sapienza eterna nascosta vuole essere adorata dagli angeli e dagli uomini. Vi saluto, o Regina dei cielo e della terra, al cui comando tutto è sottomesso: tutto quanto è al di sotto di Dio; vi saluto, o Rifugio sicuro dei peccatori, la cui misericordia non è mancata a nessuno: esaudite i miei desideri della divina Sapienza, e ricevete per questo i voti e le offerte che la mia pochezza vi presenta. Io, NN, peccatore infedele, rinnovo e confermo oggi, nelle vostre mani, i voti dei mio battesimo: rinuncio per sempre a Satana, alle sue vanità e alle sue opere, e mi do interamente a Gesù Cristo, Sapienza incarnata, per portare la mia croce dietro a lui tutti i giorni della mia vita, e affinché gli sia più fedele di quanto non lo sia stato fino a questo punto. Vi scelgo oggi, in presenza di tutta la corte celeste, come Madre e Signora. Vi abbandono e vi consacro, in qualità di schiavo, il mio corpo e la mia anima, i miei beni interiori ed esterni, e il valore stesso delle mie buone azioni passate, presenti e future, lasciandovi completo e pieno diritto di disporre di me e di tutto quanto mi appartiene, senza eccezione, secondo il vostro beneplacito, per la maggior gloria di Dio, nel tempo e nella eternità. Ricevete, o Vergine benigna, questa piccola offerta della mia schiavitù, in onore e in unione della sottomissione che la Sapienza eterna ha voluto avere alla vostra maternità: in omaggio del potere che entrambi avete su questo piccolo verme e questo miserabile peccatore, e in rendimento di grazie [dei privilegi] di cui la santa Trinità vi ha favorito. Dichiaro do volere ormai, come vostro autentico schiavo, cercare il vostro onore e ubbidirvi in ogni cosa. O Madre mirabile! presentatemi al vostro caro Figlio in qualità di schiavo eterno, affinché, avendomi riscattato attraverso voi, mi riceva per mezzo vostro. O Madre di Misericordia! fatemi la grazia di ottenere la vera Sapienza di Dio, e di mettermi, per questo, nel numero di quelli che amate, istruite, guidate, nutrite e proteggete come vostri figli e vostri schiavi. O Vergine fedele, rendetemi in tutto un così perfetto discepolo, imitatore e schiavo della Sapienza incarnata, Gesù Cristo Figlio vostro, da arrivare, con la vostra intercessione, seguendo il vostro esempio, alla pienezza della sua età sulla terra, e della sua gloria nei cieli. Così sia.

DA  “LITANIE LAURETANE” DI G. BASADONNA.
Santa Maria! È una esclamazione, una invocazione, è un richiamo: Maria, la madre di Gesù, è santa, è donna redenta nel modo più pieno, la donna che ha accolto il dono unico di Dio  e lo ha vissuto in pienezza. Santa Maria: dicendo così ci si mette in atteggiamento contemplativo, quasi si sta a “guardare” la dolce figura di lei, ci si riempie della sua ricchezza spirituale. Maria è santa, perché da Dio preservata da ogni influsso di peccato, perché amata da lui a renderla madre del suo figlio fatto uomo: ma è santa perché ha saputo rispondere con generosità al dono di Dio, perché ha voluto che la santità di Dio entrasse pienamente nella sua vita. Quando la santità di Dio entra nella vita dell’uomo (ed entra sempre, a partire dal Battesimo per i cristiani), coinvolge tutta la persona, ne cambia le prospettive, il ritmo, le abitudini, e conduce a una intimità sempre più profonda con lui. Noi invochiamo Maria come santa perché riconosciamo la sua grandezza e le diciamo la nostra ammirazione, vogliamo anche ringraziare Dio per le meraviglie che ha operato in questa donna rendendola segno di quanto avviene in ogni donna e in ogni creatura umana. Da questa ammirazione nasce poi la voglia di imitarla, il desiderio di far lievitare in noi i doni di Dio per intraprendere e continuare il nostro quotidiano cammino perché sia un cammino di santità. Santa Maria, prega per noi!

DA “LITANIE LAURETANE” DI G. BASADONNA.
La grandezza di Maria è tutta nella scelta che Dio ha fatto su di lei, chiamandola ad essere madre del suo figlio divino. Maria è chiamata ed è «madre di Dio». Ci siamo abituati a ripetere questa invocazione, come se fosse la cosa normale e più scontata, e non ci rendiamo conto della strabiliante notizia che noi conosciamo e viviamo quasi se tutto ciò non fosse vero. Se Maria è madre di Dio è perché ha saputo rispondere con totale fiducia e abbandono all proposta di Dio, ha saputo vincere ogni dubbio e ogni perplessità che l’annuncio dell’Angelo aveva giustamente suscitato in lei: la sua maternità divina è sempre un immenso e immeritato dono di Dio che ha voluto essere accolto nella libertà di una dedicazione assoluta. Dire “Madre di Dio” è, allora, dire l’amore di Dio che si fa uomo per “abitare con noi”, ma è anche dire tutta la fede e la speranza di Maria che accetta superando ogni timore e l’insieme di una situazione drammatica, nell’abbandono pieno alla volontà di Dio. Così come Maria diventa l’esempio non solo di una maternità spesa per la salvezza del mondo, ma anche di una obbedienza che supera ogni ostacolo umano. Generare Dio nel mondo, portarvi la sua presenza di salvezza, è l’unica e perenne vocazione dell’uomo, è il senso più grande e più affascinante del vivere umano. Santa Madre di Dio, prega per noi!

DALLA CATECHESI DEL PAPA – 2 MAGGIO 2012
Cari fratelli e sorelle,
la testimonianza di santo Stefano ci offre alcune indicazioni per la nostra preghiera e la nostra vita. Ci possiamo chiedere: da dove questo primo martire cristiano ha tratto la forza per affrontare i suoi persecutori e giungere fino al dono di se stesso? La risposta è semplice: dal suo rapporto con Dio, dalla sua comunione con Cristo, dalla meditazione sulla storia della salvezza, dal vedere l’agire di Dio, che in Gesù Cristo è giunto al vertice. Anche la nostra preghiera dev’essere nutrita dall’ascolto della Parola di Dio, nella comunione con Gesù e la sua Chiesa. Un secondo elemento: santo Stefano vede preannunciata, nella storia del rapporto di amore tra Dio e l’uomo, la figura e la missione di Gesù. Egli - il Figlio di Dio – è il tempio «non fatto da mano d’uomo» in cui la presenza di Dio Padre si è fatta così vicina da entrare nella nostra carne umana per portarci a Dio, per aprirci le porte del Cielo. La nostra preghiera, allora, deve essere contemplazione di Gesù alla destra di Dio, di Gesù come Signore della nostra, della mia esistenza quotidiana. In Lui, sotto la guida dello Spirito Santo, possiamo anche noi rivolgerci a Dio, prendere contatto reale con Dio con la fiducia e l’abbandono dei figli che si rivolgono ad un Padre che li ama in modo infinito. Grazie.

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA – MAGGIO 2012
Preghiamo:
“Perché siano promosse nella società iniziative che difendano e rafforzino il ruolo della famiglia”
“Perché Maria, Regina del mondo e Stella dell’evangelizzazione, accompagni tutti i missionari nell'annuncio del suo Figlio Gesù.”