sabato 22 dicembre 2018

Natale del Signore


Babbo Natale non esiste!
Forse raccontare le bugie ai nostri figli non fa bene, lo dicono alcuni esperti di psicologia, il Natale è di Gesù, se poi fosse o meno nato il 25 dicembre, non ci porta, alcuni dicono no, altri dicono si, altri dicono che è il giorno di una festa pagana del Sole invicto e che poi fu cristianizzata. Se è così ci può stare, senza lo scandalo di nessuno, è la storia!
 
 
"Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia".

Questo è il segno per i pastori (...) per noi ancora, qui, lo stesso segno perché Gesù, nella sua umanità, ci dice qui qualcosa di definitivo. Gli anni sono passati. La vita pubblica è iniziata, e alla fine quell'essere avvolto nel lenzuolo, e quell'altro giacere nel freddo del sepolcro, a vedere bene, il Segno resta lo stesso.

La meraviglia di Dio per noi, la meraviglia dell'uomo per Dio è questo piccolo bambino avvolto in fasce, giacente, legato, affidato, abbandonato!

Egli griderà: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato! (Sal. 22)

Questa parola dell'uomo scritta in un salmo che fu veramente, per Lui, parola di Dio. Il vangelo non ha timore di metterla nella sua bocca. Si trova là un mistero che bisogna cercare altrove. Maria, sua madre, non l'ha abbandonato. E neanche Dio poteva abbandonare il suo Santo, il suo Giusto... Luca mette allora sulla bocca di Gesù in croce un altro versetto di un salmo che offre la chiave di lettura del "Gesù abbandonato": "nelle tue mani consegno il mio spirito"!

Abbandonato ha anche un significato attivo, di colui che si lascia fare, condurre, portare, guidare; colui che abbandona la volontà propria per quella di un altro. Questo tipo di abbandono è "la morte della propria volontà", diceva Francesco di Sales.

Per me "Gesù abbandonato" è là ed è il segno che ci è donato nella nostra notte, in tutte le nostre notti - non c'è abbandono senza notte, senza quest'atto di fiducia che implica l'ignoto. È questo che distingue l'abbandono dall'obbedienza, dalla sottomissione a una volontà espressa, manifestata, conosciuta.

L'abbandono non è nemmeno rassegnazione, accettazione, indifferenza dal momento che in tutte queste cose vi è qualcosa di passivo, di subìto, una nota negativa.

Ed ecco precisamente che su questa culla di neonato, tutto abbandonato, è proclamata la Buona Novella della Pace per gli uomini che Dio ama, gli uomini ai quali va la sua benevolenza, ai quali vuole bene! Pace agli uomini che si abbandonano all'amore di Dio allo stesso modo di Questi, "il Figlio in cui si è compiaciuto".

Questo significa: che l'umanità può dare ormai un volto a Dio, quello di questo piccolo bambino, così dipendente in tutto, e liberamente offerto affinché si possa dimorare in lui; significa che Dio ha anche assunto un altro volto per l'uomo: non più l'Onnipotente che si impone dall'alto, da lontano, ma questo Dio che si abbandona, fragile, dipendente, consegnato al ben volere di una madre, di una famiglia, e anche ai capricci di un popolo. In Dio, il Figlio non è che quest’uomo nelle mani del Padre. Ed è in tale modo che viene ad abitare in mezzo a noi … Affinché noi possiamo entrare in sintonia di cuore con Dio attraverso la piccola via di Natale, quella dell'abbandono amoroso al quotidiano dell'Eterno, una piccola via per noi, qui, ora.

(P. Christian de Chergé, trappista martire)

A tutti, Buon Natale del Signore Gesù.