domenica 4 agosto 2013

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

 

 
“Quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica..?” dice Qoelet.
 
Ci hanno sempre insegnato che bisogna sudare per il pane quotidiano. Ci hanno sempre insegnato che dal nulla viene nulla. Ci hanno sempre insegnato di fare la formica e non la cicala. Ci hanno sempre insegnato che quando moriamo da questo mondo non portiamo via nulla, e se per caso ci mettono i nostri effetti personali nella bara, questi marciscono come il nostro corpo.
 
“Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo” dice San Paolo.
 
Nella vita allora bisogna cercare il Cielo. Cosa vuol dire cercare il Cielo? Vuol dire che qualunque cosa noi facciamo su questo mondo, qualunque cosa costruiamo, qualunque cosa cerchiamo, dobbiamo mettere come il misura il Cielo. Cosa vuol dire mettere come misura il Cielo? Cos’è il Cielo? Il Cielo è Dio. Ora si può capire: bisogna mettere Dio.
 
“Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio»” dice il Vangelo.
 
Il Vangelo ci esorta a essere ricchi davanti a Dio. E qual è la ricchezza da conquistare davanti a Dio? È quella che né tignola e né ruggine consumano. È quella che rimane in eterno anche dopo che il nostro corpo marcisce. È quella che “abbella” il mondo. Arricchire davanti a Dio significa ad esempio, non cadere nella tentazione dell'affanno, dell'ansia, come se tutto dipendesse da noi. Arricchire davanti a Dio significa subordinare tutto – il lavoro, il possesso, la vita stessa – al Regno di Dio … il Regno dei Cieli. Arricchire davanti a Dio significa, infine, «dare in elemosina». Il «davanti a Dio» si concretizza nel «per altri». L'arricchire per sé è prigioniero della vanità. Invece la ricchezza donata, la fraternità, l'amore sono valori che non vengono meno … sono come il Cielo!. Amen.