venerdì 28 febbraio 2020

San Fedele martire presso Como

Fedele, soldato romano alla corte imperiale di Milano venne scoperto cristiano ed imprigionato con altri soldati. Riuscendo a fuggire con i suoi commilitoni, fra i quali Carpoforo, Essanto, Cassio, Severo, Secondo e Licinio, prese la strada di Como.

Il gruppo, inseguito da un drappello di soldati romani, fu raggiunto nell'attuale località di Camerlata, dove Carpoforo con i compagni venne catturato e subì il martirio per la fede.
Il primo vescovo di Como, Felice, su un tempio dedicato a Mercurio, fece costruire una prima "memoria" cristiana, sulle cui strutture sorse un edificio altomedioevale ultimato in forme romaniche nel sec. XII: è l’attuale basilica di S. Carpoforo.

Nella Basilica furono trasferiti i corpi di alcuni Santi “…tra i quali Carpoforo, che erano collocati in una località poco discosta chiamata S. Martino alla Selvetta" (Rovelli, Storia di Como, vol. l, pag.81).
Fedele, invece continuò la fuga fino a Samolaco, dove, raggiunto, subì il martirio presso il laghetto di Mezzola, in alto Lago di Como, durante la grande persecuzione di Diocleziano del 303-305 d.C.
A ricordo del protomartire cristiano comense sorse proprio a Samolaco nell’XI secolo il bell’oratorio romanico di San Fedele, detto San Fedelino.
Qui le spoglie del glorioso martire riposarono fino al 964, anno in cui il Vescovo di Como Gualdone (o Ubaldo) le rilevò e portò solennemente in città, nella chiesa paleocristiana di S. Eufemia, che da allora assunse il nome di S. Fedele. I cronisti descrivono l'avvenimento come una festa, anzi come un tripudio di tutti i comensi (Rovelli, Storia di Como, vol. l, pag.132). Interrate prima nel mezzo del presbiterio, il 4 giugno 1365, per opera di Stefano Gatti, 66° Vescovo di Como (1362-1369) le ossa di S. Fedele trovarono collocazione stabile in quella preziosa arca marmorea, arricchita da una fascia in belle tessere di vetro dorato recanti ritratti di papi e di santi, che vediamo oggi sotto l'altare maggiore. Questo episodio è documentato per esteso nella scritta latina in caratteri gotici scolpita sull'arca medesima. Numerose ricognizioni delle ossa di S. Fedele furono compiute in seguito, dai Vescovi di Como fino all'ultima del 1964, in occasione delle solenni celebrazioni del millenario della traslazione. In quell'anno le ossa del martire furono ricomposte nell'urna di bronzo dorata opera di pregevole fattura della ditta Silva di Como dell'anno 1906, collocata entro l'arca marmorea, nella quale si trovano inseriti, con il verbale di ricognizione del millenario i documenti delle precedenti ricognizioni.
S. Fedele martire a Como
patrono di Verscio
(Svizzera)
S. Fedele fu martire nei primi secoli e le notizie sul suo conto sono assai più scarse di quanto lascerebbe credere la sua chiara fama. Probabilmente fu un missionario cristiano, inviato dal Vescovo di Milano sulle rive del lago, dove la popolazione era ancora pagana. Infatti, una Passione un po' tarda fa il nome di Materno, Vescovo di Milano, il quale, nel III secolo, avrebbe mandato Fedele a convertire i pagani delle Prealpi retiche.
Predicando e insegnando, San Fedele sarebbe giunto fino all'estremità settentrionale del bacino lacustre, verso Chiavenna. Qui avrebbe sofferto la rapida morte, forse nella persecuzione di Diocleziano.
Un'altra tradizione lo dice invece soldato delle Legioni imperiali, Legione tebana, fuggitivo, con alcuni compagni, quando Diocleziano e Massimiano pubblicarono i primi editti di persecuzione contro i cristiani, miranti a epurare l'esercito e a porre sotto inchiesta i pubblici funzionari.
Giunti a Milano, furono scoperti e nuovamente in fuga furono raggiunti presso Camerlata: Carpoforo, Essanto, Cassio, Severo, Secondo e Licinio furono qui uccisi, mentre Fedele fuggi via lago fino a Samolaco, e qui poi ucciso presso S. Fedelino.
Testimonianza di S. Ennodio, vescovo di Pavia, che narrando la vita di Sant'Antonio di Lérins, ricorda che il suo primo rifugio fu presso la sepoltura di San Felice, dove, egli aggiunge, "il Lario depone la minaccia dei suoi bianchi arieti, quando la terra gli oppone il duro freno delle rive".
Tale descrizione può far pensare che la sepoltura del Martire sia stata effettivamente a Como, nell'estremità più stretta e più ripida del grande lago, spesso tempestoso. Ma altre fonti testimoniano in favore della sepoltura di San Fedele a Samolaco, cioè all'altra estremità del lago, nel luogo stesso della decapitazione.
Santi Martiri
Carpoforo e Fedele
Patroni di Arona
Infine. È poco attendibile, a causa delle tante ricognizioni delle reliquie avvenute nella basilica di S. Fedele in Como, la traslazione ad Arona e la successiva nel 1572, ad opera di San Carlo Borromeo a Milano, in una chiesa allora costruita nel centro della città. Il S. Fedele di Milano è un omonimo o un “battezzato” con questo nome. Per cui le reliquie di S. Fedele, protomartire comense, sono a Como.
Concludendo: S. Fedele è un personaggio veramente esistito, se pur non è chiaro fino in fondo se era un missionario inviato dalla Chiesa di Milano o un legionario fuggitivo che poi subì in zona lariana il martirio per la fede cristiana.
Il suo nome è iscritto nel Martirologio Romano, il 29 ottobre: Nei pressi di Como, san Fedele, martire.
La Chiesa di Como ricorda la memoria di san Fedele il 29 ottobre, in quanto il 28 ottobre è la festa dei Santi Apostoli Simone e Giuda Taddeo.