sabato 25 aprile 2020

Un partigiano santo!



La Chiesa vuole beatificare Aldo Gastaldi, nome di battaglia Bisagno, medaglia d’oro della Resistenza, noto anche come il "primo partigiano d’Italia". Il cardinale di Genova Angelo Bagnasco ha dato il via alla causa di beatificazione e canonizzazione del "partigiano cristiano", prima della guerra impiegato all’Ansaldo di Sestri Ponente, poi arruolato e marconista nel Genio a Chiavari dal ’42 e pronto all’indomani dell’Armistizio a prender la via dei monti dell’entroterra chiavarese portando con sé le armi non consegnate ai tedeschi, per dar vita alla prima formazione partigiana della zona, la Brigata Cichero, poi 3/a Garibaldi.
L’editto arcivescovile su Gastaldi, datato 31 maggio, invita "a comunicare direttamente o a far pervenire al Tribunale Ecclesiastico Diocesano tutte quelle notizie dalle quali si possano in qualche modo arguire elementi favorevoli o contrari alla fama di santità del Servo di Dio". Nel frattempo, il cardinale ha richiesto "a quanti ne fossero in possesso, di rimettere con debita sollecitudine al medesimo Tribunale qualsiasi scritto, che abbia come autore il Servo di Dio, qualora non sia già stato consegnato alla Postulazione della Causa" compresi "i manoscritti, i diari, le lettere ed ogni altra scrittura privata del Servo di Dio".
Fervente cattolico, senza alcuna connotazione partitica, sul finire della guerra si distinse anche per il tentativo di porre fine ai regolamenti di conti tra le varie formazioni partigiane. Prima della Liberazione nella stessa Cichero si era arrivati anche alla scissione, senza che diminuisse la fama di Bisagno, molto amato dai suoi uomini. Il nucleo iniziale della formazione partigiana di Gastaldi, creato da persone di diversa estrazione – cattolici, comunisti, liberali di sinistra – divenne celebre per essere ispirato a uno spirito di fraternità e a un codice morale, etico e di comportamento di indubbia rettitudine, poi noto come codice Cichero. Poco dopo la fine della guerra Gastaldi morì a Desenzano del Garda neppure 24enne (era nato il 17 settembre 1921 a Genova, morì il 21 maggio 1945) cadendo, dal tetto della cabina, sotto le ruote di un camion con cui aveva accompagnato a casa alcuni dei suoi partigiani smobilitati: l’intera circostanza dell’incidente si prestò a sospetti su una morte non accidentale, anche se mai provata.
L’iniziativa su Bisagno è stata subito salutata con favore dall’Anpi. "Mi pare un segnale molto importante da parte della Curia soprattutto in un momento storico in cui c’è qualcuno che mette in discussione i valori fondamentali della nostra democrazia", ha detto il presidente di Anpi Genova e coordinatore di Anpi Liguria Massimo Bisca. "Si tratta di una scelta che mette in luce diversi valori – ha aggiunto Bisca – a cominciare dall’unità: basti pensare che la divisione Cichero era a maggioranza comunista mentre Bisagno era un cattolico. In secondo luogo il valore della scelta stessa fatta da Bisagno di prendere subito la via dei monti. E ancora la solidarietà, che per la Chiesa genovese soprattutto è un valore importante come si è visto recentemente con la vicenda dei migranti e anche con la grande manifestazione antirazzista che abbiamo organizzato a gennaio con una grande partecipazione del mondo cattolico". (FONTE)

«Pace a voi!»



Quando arriva il 25 aprile, ogni anno non è possibile non ricordare don Massimo Bignetti.
È uno di quelle persone – un santo dalla porta accanto, direbbe Papa Francesco – che ha camminato lo stesso cammino…. lui poi si è messo a correre, come il discepolo amato.


La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». (Gv 20,19-23)


Omelia del Cardinale Carlo Maria Martini