venerdì 25 agosto 2017

And it's the only thing we take with us when we die!














"Loving can heal, loving can mend your soul
And it's the only thing that I know, know
I swear it will get easier,
Remember that with every piece of you
Hm, and it's the only thing we take with us when we die"

" Amare può guarire, amare può riparare la tua anima,
Ed è l'unica cosa che so, che so
Giuro che diventerà più facile ricordarlo con ogni pezzo di te,
Ed è l'unica cosa da portare con noi quando moriamo".

(Ed Sheeran - Photograph)

martedì 22 agosto 2017

Ma che santo d'Egitto!






Ma che santo d'Egitto!

Una locuzione parecchio usata nel primo Novecento. Quale significato?

Afferma il giornalista Giorgio De Rienzo in corriere.it:

Ci sono due possibilità. La prima richiama le dieci piaghe d’Egitto, con cui Dio convinse il Faraone (secondo l’Esodo) a concedere la libertà agli ebrei di partire. In questo caso l’espressione indica qualcosa di terribile, che non si può accettare. La seconda fa riferimento all’Egitto come luogo lontano, dai costumi molto diversi dai nostri, che appaiono dunque stravaganti e inaccettabili.

Eppure i santi in Egitto ce ne sono stati tanti. Antichi martiri: come Caterina d’Alessandra (d’Egitto) o famosi monaci come Antonio abate, “Sant’Antoni del purscell”.

Ma anche Menna o Mina, Minas, Menas o Mena è un santo d’Egitto.  È considerato il santo più popolare in Egitto. La sua memoria ricorre il 15 del mese di Hathor (24 novembre) nella Chiesa Copta, mentre l'11 novembre secondo il Martirologio della Chiesa Cattolica e i Menologi della Chiesa Ortodossa.

Il culto di San Menna è assai antico, ma la sua passio originale è andata persa e fu riscritta successivamente sulla falsa riga di altri martiri. Certo è che Menna è egiziano: qui fu martirizzato e sepolto. La tradizione lo definisce soldato nell’esercito romano e militando nelle file dell’esercito a Cotyaeum in Frigia dovette lasciarlo allo scoppio della persecuzione operata da Diocleziano. San Menna iniziò un percorso di vita anacoretica, fatto di preghiera e digiuno. Non è chiaro se morì martire in Frigia o in Egitto, il Martirologio Romano così lo ricorda: Oltre il lago Mareotide in Egitto, san Menna, martire. (11 novembre).

Sul suo sepolcro nei pressi di Alessandria d’Egitto - oltre il lago Mareotide - fu costruita una chiesa meta di pellegrinaggi sino all’invasione araba del VII secolo. Tra il 1905 ed il 1908 furono scoperte le rovine di una basilica, un monastero, delle terme ed anche alcune piccole fiale con l’iscrizione “Ricordo di San Menna”, tutto ciò a tyestimonia l’antico culto. Le fiale erano utilizzate per attingere acqua da un pozzo attiguo al reliquiario. Fiale simili, ritrovate in Africa ed Europa, pare fossero utilizzate per custodire l’olio di San Menna prelevato dalle lampade della basilica del santo. Nel 1943 si progetto il restauro del luogo di culto.

Tracce del suo culto sono anche in Italia. La chiesa tra le più antiche d'Abruzzo (sec IX) a Lucoli (AQ) è dedicata a S. Martire egiziano.
San Menna d'Egitto è il patrono di Santomenna (SA). La tradizione afferma che prima dell'anno mille fu portato il culto di San Menna, ad opera dei soldati bizantini in stanza Compsa - oggi Conza della Campania – e qui costruirono una cripta dedicata al santo, nominando il luogo, ricco di sorgenti, Santomenna.



Infine perché è raffigurato con i cammelli?

Si racconta che mentre i fedeli portavano le reliquie del Santo per dare loro una sepoltura, giunto a presso il lago Mareotide - detto anche Maryut, Mariout o Mariut, un lago salmastro che si trova in Egitto nella parte occidentale del delta del Nilo, separato dal mar Mediterraneo da un cordone litoraneo su cui sorge Alessandria - il cammello che portava il l’urna non volle muoversi. Spostato su un altro cammello più forte, successe lo stesso. Allora si rassegnarono e capirono che era volontà di Dio, e lì deposero le reliquie. Per questo il santo è spesso rappresentato con ai piedi due cammelli adoranti.

Grazie per il dono di Concetta!



















Preghiera


Signore, Ti ringraziamo perché hai prediletto la tua Serva fedele Concetta Lombardo con i doni di una fede semplice e sincera, ispiratrice della sua vita umile e pia, e l’hai ricolmata del carisma evangelico dei puri di cuore, che volle difendere sino al sacrificio della vita. Degnati di glorificare la sua fedeltà assoluta al tuo amore perché, in virtù del ministero della Chiesa, sia onorata come modello di perfetta vita cristiana e invocata nelle necessità. Concedi anche a me, per sua intercessione, di crescere nella fede e di testimoniarla con la coerenza della vita. 
Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre.


* * *


Concetta Lombardo nasce a Stalettì (CZ) il 7 luglio 1924 nella diocesi di Catanzaro-Squillace. Il padre Gregorio muore in un incidente quando lei ha sette mesi. Conosce la povertà, ma cresce sana e bella, assieme alla sorella Angelina, educata da mamma Giovanna Rauti, che si divide tra la famiglia e i lavori a giornata nei campi o a fare e vendere sapone. Anche Concetta, fatte le scuole elementari, lavora nei campi, sbriga le faccende domestiche, ricama e fa la sarta. Ogni giorno frequenta la parrocchia, dove è impegnata come catechista. La sua fede è semplice, ma soda e convinta: nutre il suo spirito di Parola e di Eucaristia e legge anche buoni libri, fornitigli dal suo parroco. Tra questi c’è anche la vita di Santa Maria Goretti. Ha cura del proprio cammino spirituale, formandosi nell’Azione Cattolica e nel Terz’Ordine Francescano.


È una ragazza seria, nelle parole e nei comportamenti. Era fidanzata di un giovane, ma questi, emigrato in Germania, lì si sposa. Lei se ne fa una ragione, accettando la volontà di Dio. Altre due persone esprimono a lei un pensiero di amore, ma sono allontanate da Vincenzo Messina il fruttivendolo-macellaio del paese vicino, Gasperina, che si invaghisce di lei a tal punto da trasformare in breve tempo quel sentimento in un’autentica ossessione. Il fatto di essere regolarmente sposato con una figlia non gli impedisce di progettare la sua vita accanto a Concetta, in un crescendo di proposte sempre più esplicite, fino al punto di proporle una convivenza. La conoscenza di Concetta, da parte di Vincenzo, era avvenuta in seguito al comparaggio che la sorella di Concetta, Angelina, aveva stretto con la famiglia Messina come madrina nel battesimo della loro figlia. La frequenza delle famiglie, con scambi di doni, come si è soliti fare in Calabria, accende la passione di Vincenzo. Quando la famiglia Lombardo si accorge delle attenzioni particolari del compare, rompe il comparaggio. Ma Vincenzo non demorde, insegue, pedina, insidia Concetta, la quale deve continuamente nascondersi e scappare per non incontrare il suo pretendente.


Concetta ha molto chiaro il principio dell’indissolubilità del matrimonio, dell’illiceità morale dell’adulterio, della peccaminosità di ogni relazione extraconiugale. Respinge il pretendente in nome dei suoi principi morali: “Tu sei sposato. Dio non vuole, questo è peccato”.


La presenza ossessiva di Vincenzo davanti a casa di Concetta e le minacce non velate, fino al punto di puntarle la pistola, assumono sempre più i contorni di un dramma.


Si arriva così al 22 agosto 1948, quando Vincenzo, dopo una notte insonne e tormentata, esce di casa alle quattro del mattino, dicendo alla moglie di voler andare a piangere la sua situazione ed a far piangere qualcun altro. Dopo aver vagato per prati e campi, si presenta dove Concetta sta raccogliendo fichi d’India insieme alla zia Maria e a zio Giovanni. Pistola in pugno, Vincenzo prima invita e poi intima a Concetta di seguirlo. La zia e un vicino, vista la situazione drammatica, invitano Concetta a seguire Vincenzo. Avrebbero provveduto loro a dire alla madre quello che era successo, ma Concetta si rifiuta “perché questo è peccato ed è uno scorno per la mamma”. Partono tre colpi di pistola: cade Concetta; quindi il Messina si suicida a pochi metri da lei.


Padre Pasquale Pitari, ofmcapp