giovedì 25 ottobre 2012

Santuario e Museo per Don Gnocchi





Santuario del Beato Carlo Gnocchi
(via Capecelatro 66, Milano)


Sabato 27 ottobre, è in programma l’inaugurazione del Museo dedicato alla memoria del Beato: alle 10.30 ritrovo in Santuario. Dalla settimana seguente saranno possibili visite guidate a piccoli gruppi.


25 ottobre
BEATO CARLO GNOCCHI, sacerdote

Nacque a S. Colombano al Lambro (MI) il 25 ottobre 1902 dal padre Enrico marmista e da Clementina Pasta sarta. A 2 anni divenne orfano di padre e la famiglia si trasferì prima a Milano e poi a Besana di Brianza; studiò nel seminario milanese e venne ordinato sacerdote il 6 giugno 1925; le sue prime esperienze d’apostolato le fece nelle parrocchie di Cernusco sul Naviglio e in quella di S. Pietro in Sala a Milano. Il 22 settembre 1936, fu nominato direttore spirituale dell’Istituto Gonzaga di cui era stato cappellano, diretto dai Fratelli delle Scuole Cristiane e inoltre insegnante di religione all’Istituto Commerciale Schiapparelli di Milano. Il 10 giugno 1940, l’Italia entrò in guerra e don Carlo Gnocchi si arruolò volontariamente come cappellano militare del Battaglione degli Alpini ‘Val Tagliamento’, che partecipò alla campagna di Grecia. Di ritorno dalla Grecia, volle pure partecipare da ‘sacerdote’ alla campagna di Russia, come cappellano degli Alpini della Divisione Tridentina; la disastrosa ritirata del gennaio 1943, che vide la morte di numerosi soldati, lo colpì profondamente, provocandogli una forte crisi spirituale sulla bontà di Dio, crisi che superò con la sua immensa fede e facendogli intuire il significato e il valore della sofferenza degli innocenti. Maturò il lui il desiderio di provvedere all’assistenza degli orfani dei suoi alpini, dei mutilatini di guerra, vittime dei bombardamenti e degli ordigni bellici scoppiati fra le loro mani e dei disabili di ogni genere. Decorato con medaglia d’argento al valor militare, negli anni 1944-45 partecipò alla Resistenza subendo anche il carcere per alcuni giorni e liberato per l’intervento del cardinale Schuster. Nel 1945 lasciò l’incarico di direttore spirituale all’Istituto Gonzaga, prendendo quello di assistente ecclesiastico degli studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, restandoci tre anni, intanto nel 1947 aveva fondato l’Istituzione Pro infantia mutilata riconosciuta con D.P.R. del 26 marzo 1949. Nel 1953 l’istituzione cambiò denominazione in Fondazione Pro Juventute.
Fu scrittore fecondo di spiritualità, educazione, pedagogia. Muore santamente a Milano il 28 febbraio 1956. Il 25 ottobre 2009 è stato beatificato in piazza Duomo a Milano.

Martirologio Romano, 28 febbraio: (non c’è il testo)

SAN GAUDENZIO di BRESCIA, vescovo




San Gaudenzio visse tra i secoli IV-V, e ottavo vescovo di Brescia, la città in cui era nato. Il Martirologio Romano lo ricorda il 25 ottobre e dice di lui: “ordinato da sant’Ambrogio, rifulse tra i presuli del suo tempo per dottrina e virtù, istruì il suo popolo con la parola e con gli scritti e fondò una basilica che chiamò Concilio dei Santi”. Si sa qualcosa sulla sua vita dai suoi dieci Sermoni, inviati ad un meritevole concittadino che perché malato, non poteva recarsi ad ascoltarlo. Gaudenzio, per la suo umiltà, pensava di svolgere il suo ministero unicamente attraverso la predicazione. I suoi discorsi vennero copiati e diffusi perché richiesti dai fedeli. Quando fu eletto vescovo, a furor di popolo e con l'approvazione di Sant'Ambrogio, era in pellegrinaggio in Terra Santa. Fece parte anche della missione di vescovi (obbligati poi a tornare indietro) che il Papa ha inviò in aiuto di Giovanni Crisostomo. Gaudenzio, molto colto ma insicuro, godeva fama di grande santità e per questo ebbe la stima di grandi personalità religiose e civili del suo tempo.

Martirologio Romano, 25 ottobre: A Brescia, san Gaudenzio, vescovo, che, ordinato da sant’Ambrogio, rifulse tra i presuli del suo tempo per dottrina e virtù, istruì il suo popolo con la parola e con gli scritti e fondò una basilica che chiamò Concilio dei Santi.

Appunti ... la Parola di Dio e il Beato Carlo Gnocchi






Giovedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)


“Io piego le ginocchia davanti al Padre”

Questo versetto dell’Apostolo Paolo, mi riporta alla mente il dramma interiore del beato Carlo Gnocchi dal suo ritorno dal fronte russo.

Un dramma che prostro il sacerdote milanese di fronte alla miseria del mondo e della guerra: un miseria che era fonte di infelici e di infelicità! Un dramma che gridava: perché tanto dolore? Qual’è il senso del dolore e del male e della sofferenza innocente?
Come Cristo nel vangelo: “come sono angosciato finché non sia compiuto!”

Il santo sacerdote superò questo dramma nel fondarsi e nel radicarsi nella Carità di Cristo, che tutto spiega e tutto copre.

Fu la carità, come un fuoco, che spinse il santo sacerdote a superare il dramma esistenziale, il dramma del male e del dolore, per costruire un nuovo mondo, una nuova società dove l’amore di Cristo fosse il fuoco ardente che rigenera tutto.

Partecipò alla storia italiana di quel periodo, a tal punto da ricevere la medaglia d’argento al valor militare, e negli anni 1944-45 partecipò alla Resistenza subendo anche il carcere per alcuni giorni e liberato per l’intervento del Beato Cardinale Schuster.

Educatore esemplare, “Buon Samaritano”, il beato Carlo Gnocchi è un altro esempio di santità della nostra gloriosa diocesi.

Si donò come Cristo fino all’ultimo vivendo la perfezione della carità, che è vivo segno di santità.

A lui dobbiamo la profonda riflessione sul senso del dolore e della sofferenza innocente.

“Nelle parole di don Gnocchi si percepisce l’eco di certe sue letture legate al personalismo francese, in modo particolare al filosofo francese Emmanuel Mounier (1905-1950) la cui figlia Francesca era stata colpita da un’encefalite acuta che l’aveva gettata in una notte tenebrosa dalla quale non era più emersa. Scriveva, allora, il filosofo: «Che senso avrebbe tutto questo se la nostra bambina fosse soltanto una carne malata, un po’ di vita dolorante, e non invece una bianca piccola ostia che ci supera tutti, un’immensità di mistero e d’amore che ci abbaglierebbe se lo vedessimo a faccia a faccia? Non dobbiamo pensare al dolore come a qualcosa che ci viene strappato, ma come a qualcosa che noi doniamo, per non demeritare del piccolo Cristo che si trova in mezzo a noi».
E continuava: «Ho avuto la sensazione, avvicinandomi al suo piccolo letto senza voce, di avvicinarmi a un altare, a qualche luogo sacro dove Dio parlava attraverso un segno. Avevamo augurato a Francesca di morire. Non è sentimentalismo borghese? Che significa per lei essere disgraziata? Chi sa se non ci è domandato di custodire e adorare un’ostia in mezzo a noi. Mia piccola Francesca, tu sei per me l’immagine della fede»”. (G. Ravasi)

Il dono di don Carlo arriva fino al famoso episodio del trapianto delle cornee: volle che alla sua morte, avvenuta il 28 febbraio 1956, le sue cornee venissero espiantate per donarle a due ragazzi ciechi.

Il suo corpo ora riposa nel Santuario a Lui dedicato a Milano, dove il 27 ottobre p.v. sarà anche inaugurato un museo.

Concludo con un pensiero del Beato Gnocchi:
“Nella misteriosa economia del Cristianesimo, il dolore degli innocenti è permesso perché siano manifeste le opere di Dio e quelle degli uomini: l’amoroso e inesausto travaglio della scienza; le opere multiformi dell’umana solidarietà; i prodigi della carità soprannaturale”.

Costantino 313 d. C.





Dal 25 ottobre 2012 al 17 marzo 2013, Palazzo Reale di Milano ospita la mostra Costantino 313 d.C., progettata e ideata dal Museo Diocesano di Milano e curata da Gemma Sena Chiesa e Paolo Biscottini.


Orario
lunedì: 14.30 – 19.30,
martedì, mercoledì, venerdì, domenica: 9.30 – 19.30; giovedì, sabato: 9.30 – 22.30.

INGRESSO
intero euro 9,00
ridotto euro 7,50
ridotto speciale euro 4,50

INFOLINE E PRENOTAZIONI
tel. 02 54917 / www.ticket.it/costantino