giovedì 17 gennaio 2013

Sant'Antonio Abate 2013





Afferma un certo Eugenio Harvey: “Dobbiamo essere noi il cambiamento che vogliamo vederlo nel mondo”.
In altre parole se voglio che il mondo si converta devo per primo convertire me stesso.
È questa la strada che hanno percorso tutti i santi. Anche il barbuto, di nero vestito, con il bastone con il campanello e il porcello tra i piedi, Antonio abate, ha intrapreso questo cammino.

Antonio, vissuto nell’Alto Egitto, qui nato nel 250 dopo Cristo e qui morto nel 356, è tra i santi monaci il più grande esempio ricercatore del Regno di Dio: lo propose in primis al suo cuore, Cristo doveva regnare sul suo cuore, e poi lo propose ai suoi monaci e a tutti coloro che incontrò nella sua vita.
Il suo esempio fu conosciuto in tutta la Chiesa grazie alla scritto sulla sua vita, opera di Sant’Atanasio vescovo di Alessandria d’Egitto.
È considerato “padre di tutti i monaci e di ogni forma di vita religiosa”.
Egli infatti facendo risuonare in se la parola di Gesù: “Se vuoi essere perfetto va’, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi”, e sull’esempio di alcuni anacoreti che vivevano nei dintorni dei villaggi egiziani, in preghiera, povertà e castità, volle scegliere questa strada e venduto i suoi beni, lascia la vita di città e si ritira nel deserto.
Inizio così una nuova vocazione: il monachesimo.

Ma non fu insensibile ai problemi del suo tempo, anzi proprio perché il suo cuore era sempre in Dio, aveva acquisito un nuovo modo di guardare l’uomo e la vita quotidiana: infatti collaborò per il bene comune con i responsabili della vita ecclesiastica e civile, sostenne “i confessori della fede durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, e appoggiò sant’Atanasio nella lotta contro gli ariani”.

La Parola di Dio di questo giorno ci esorta alla conversione del cuore, e poi ci ricorda la fama di Gesù che a causa dei suoi miracoli stava isolato nel deserto.
Il deserto, sappiamo che per Gesù fu luogo di tentazione, ma anche l’abate Antonio si fece combattente nel deserto contro il diavolo, e lo vinse!
Quando alla fine Cristo gli si rivelò illuminandolo, egli chiese: “Dov’eri? Perché non sei apparso fin da principio per far cessare le mie sofferenze?”. Si sentì rispondere: “Antonio, io ero qui con te e assistevo alla tua lotta…”.
Nel 561 fu scoperto il sepolcro del santo abate e le reliquie cominciarono un lungo viaggiare nel tempo, da Alessandria d’Egitto a Costantinopoli, fino in Francia nell’XI secolo, dove fu costruita una chiesa in suo onore.

Perché il Santo è raffigurato con il porcellino?
La leggenda racconta che prima di farsi monaco era porcaro e un maialino gli si affezionò: forse da qui la protezione per gli animali e le stalle. Lo stesso maialino come novello Prometeo lo aiutò a rubare il fuoco ai diavoli nell’Inferno… ma questo è mito!
Però è storico il fatto che in Francia intorno alla chiesa del Santo si allevano i maiali, nutriti dalla popolazione, la cui carne andava ai poveri e il cui grasso era usato per preparare, ad opera dell’antico Ordine ospedaliero degli “Antoniani”, un unguento per curare una malattia (detta poi “fuoco di S. Antonio”). Forse da qui il perché il Santo è raffigurato con un porcellino ed è patrono degli animali e delle stalle.

Invochiamo il Santo Abate perché preghi per noi affinché come lui cerchiamo con tutte le nostre forze il regno di Dio.
Signore, venga il tuo regno!