sabato 31 dicembre 2016

Decreti del 1 dicembre 2016






BEATI

- il miracolo, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Schiavo, Sacerdote professo della Congregazione di San Giuseppe; nato l’8 luglio 1903 e morto il 27 gennaio 1967;

- il martirio dei Servi di Dio Vincenzo Queralt Lloret, Sacerdote professo della Congregazione della Missione, e 20 Compagni, tra i quali sei Sacerdoti professi della stessa Congregazione, cinque Sacerdoti diocesani, due Religiose Figlie della Carità e sette Laici dell’Associazione Figli di Maria della Medaglia Miracolosa, uccisi in odio alla Fede durante la guerra civile in Spagna tra il 1936 e il 1937;

- il martirio del Servo di Dio Teofilo Matulionis, Arcivescovo-Vescovo di Kaišiadorys (Lituania); nato il 22 giugno 1873 e ucciso in odio alla Fede il 20 agosto 1962;

- il martirio del Servo di Dio Stanley Francesco Rother, Sacerdote diocesano; nato il 27 marzo 1935 e ucciso in odio alla Fede il 28 luglio 1981;

VENERABILI

- le virtù eroiche del Servo di Dio Guglielmo Massaja, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, Cardinale di Santa Romana Chiesa; nato l’8 giugno 1809 e morto il 6 agosto 1889;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Nunzio Russo, Sacerdote diocesano, Fondatore della Congregazione delle Figlie della Croce; nato il 30 ottobre 1841 e morto il 22 novembre 1906;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Giuseppe Bau Burguet, Sacerdote diocesano, Parroco a Masarrochos (Spagna); nato il 20 aprile 1867 e morto il 22 novembre 1932;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Mario Ciceri, Sacerdote diocesano; nato l’8 settembre 1900 e morto il 4 aprile 1945;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Giuseppa Aubert (al secolo: Susanna), Fondatrice dell’Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Compassione; nata il 19 giugno 1835 e morta il 1° ottobre 1926;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Luce Rodríguez-Casanova y García San Miguel, Fondatrice della Congregazione delle Donne Apostoliche del Sacro Cuore; nata il 28 agosto 1873 e morta l’8 gennaio 1949;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Caterina Aurelia del Preziosissimo Sangue (al secolo: Aurelia Caouette), Fondatrice della Congregazione delle Suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo dell’Unione di Saint-Hyacinthe; nata l’11 luglio 1833 e morta il 6 luglio 1905;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Leonia Maria Nastał, Suora professa della Congregazione delle Piccole Ancelle della Beata Vergine Maria Immacolata; nata l’8 novembre 1903 e morta il 10 gennaio 1940.

lunedì 26 dicembre 2016

Se Stefano non avesse pregato!





Se Stefano non avesse pregato in quel modo, la Chiesa non avrebbe Paolo. Stefano, inginocchiato a terra, fu esaudito, e fu sollevato da terra Paolo.
(S. Agostino, Discorso 382,4)

martedì 13 dicembre 2016

«Lucia sorella mia, vergine di Dio» (S. Agata)






Siete voi la luce del mondo

"Siete voi la luce del mondo. Una città costruita su un monte non può rimanere nascosta; e non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, perché faccia luce a tutti quelli che sono in casa. Il Signore aveva chiamato prima i suoi discepoli sale della terra, perché con la sapienza celeste ridiedero sapore al cuore dell'uomo, divenuto scipito per opera del demonio. Li chiama ora luce del mondo, perché illuminati da lui, vera ed eterna luce, divennero anch'essi luce delle tenebre.

E non senza motivo Gesù, sole di giustizia, chiama i suoi discepoli luce del mondo, perché mediante essi, quasi raggi splendenti, infuse in tutto l'universo la luce della sua conoscenza; essi, infatti, fugarono le tenebre dell'errore dalle menti degli uomini, mostrando la luce della verità.

Anche noi, illuminati da loro, siamo divenuti da tenebra luce, secondo l'affermazione dell'Apostolo: Eravate una volta tenebra, ora siete luce nel Signore, e ancora: Non siete figli della notte, né della tenebra, ma siete figli della luce e figli dei giorno. Anche san Giovanni, nella sua lettera, testimoniò dicendo: Dio è luce, e chi rimane in Dio è nella luce, come egli stesso è nella luce. Se dunque godiamo di essere stati liberati dalle tenebre dell'errore, dobbiamo sempre, come figli della luce, camminare nella luce. Dice infatti l'Apostolo: Voi dovete brillare come fonti di luce in questo mondo, impregnati della Parola di vita.

Se non ci comportiamo in questo modo, la nostra infedeltà nasconderà e oscurerà come un velo l'utilità di una luce così necessaria, a danno nostro e degli altri, divenendo simile al servo che preferì nascondere il talento ricevuto, piuttosto che trafficarlo per i beni celesti. E sappiamo per averlo letto quale ricompensa abbia ricevuto. Perciò quella lampada splendente che fu accesa perché ne usassimo a nostra salvezza, deve sempre risplendere in noi. Possediamo infatti la lampada del comandamento divino e della grazia spirituale, di cui aveva detto David: Lampada ai miei passi è la tua parola, e luce sulla mia strada, e Salomone: Perché il precetto della tua legge è una lampada.

Questa lampada della legge e della fede non deve da noi essere occultata, ma tenuta sempre alta nella Chiesa, come su di un candeliere, per la salvezza di molti; affinché noi per primi usufruiamo della sua luce, e tutti i credenti ne siano illuminati."

Dai « Trattati sul Vangelo di Matteo » di san Cromazio, vescovo (Trattato 5, 1.3-4; CCL 9, 405-407)

giovedì 8 dicembre 2016

Maria, Vergine Immacolata





Maria, donna libera

«La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato».

Adamo, non è libero, non è libero nemmeno di affermare che suo è l’errore, oltre che della donna, Eva.

Afferma il Papa:

Tutti siamo chiamati a essere liberi, tutti a essere figli e ciascuno secondo le proprie responsabilità, a lottare contro le moderne forme di schiavitù. Da ogni popolo, cultura e religione, uniamo le nostre forze. Ci guidi e ci sostenga Colui che, per renderci tutti fratelli, si è fatto nostro servo.

E poi:

La parola “redenzione” è poco usata, eppure è fondamentale perché indica la più radicale liberazione che Dio poteva compiere per noi, per tutta l’umanità e per l’intera creazione. Sembra che l’uomo di oggi non ami più pensare di essere liberato e salvato da un intervento di Dio; l’uomo di oggi si illude infatti della propria libertà come forza per ottenere tutto. Si vanta anche di questo. Ma in realtà non è così. Quante illusioni vengono vendute sotto il pretesto della libertà e quante nuove schiavitù si creano ai nostri giorni in nome di una falsa libertà! Tanti, tanti schiavi: “Io faccio questo perché voglio farlo, …, sono libero, io faccio quell’altro”. Sono schiavi! Diventano schiavi in nome della libertà. Tutti noi abbiamo visto persone del genere che alla fine finiscono per terra. Abbiamo bisogno che Dio ci liberi da ogni forma di indifferenza, di egoismo e di autosufficienza.

Maria è la donna libera dalla seduzione del male, perché tutta avvolta nel bene, piena di grazia, Lei è posta accanto all’umanità perché la guidi verso la vera libertà.

Cosa vuol dire essere liberi in Gesù?

 

Maria, madre piena di carità.

Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli

 

Maria è figlia prediletta, madre prediletta, ma è prediletta a nostro favore.

C’è un destino di predilezione che si compie in Maria: santa e immacolata.

Lei è scelta per essere santa e immacolata perché sia di fronte a Dio pura carità: cioè che tutto in Lei sia essenza di Dio: Dio infatti è amore!

Ecco il compito della Madre: nella carità, guidare l’umanità alla pienezza della carità, rendendola (rendendoci!) essenza di Dio.

Cosa vuol dire vivere la carità come Gesù?

 

Maria, discepola del sì

«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

Per essere liberi e per farsi riempire di carità, tanto da essere essenza di Dio, bisogna seguire l’esempio di Maria: dire con Lei, ogni giorno, il nostro sì a Dio, perché si compia nella nostra vita la sua volontà.

Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno (Gv 6,40)

Fare la volontà di Dio, quindi, vuol dire chiedere a Dio di essere salvato ogni giorno.

Amen.

domenica 4 dicembre 2016

SECONDA DI AVVENTO (A)





Dio dei viventi, suscita in noi

 il desiderio di una vera conversione,

 perché rinnovati dal tuo Santo Spirito

 sappiamo attuare in ogni rapporto umano

 la giustizia, la mitezza e la pace,

 che l’incarnazione del tuo Verbo

 ha fatto germogliare sulla nostra terra.

 Per il nostro Signore Gesù Cristo...

 

Ci siamo lasciati domenica scorsa con quel concetto che abbiamo definito “cambiare pelle”, rivestirsi di Gesù.

La prima orazione riprende questa riflessione proponendo come immagine di rinnovamento Gesù stesso: l’incarnazione, cioè il fatto che Dio si è fatto uomo, è il germoglio di questa nuova umanità.

Ecco che questa domenica il tema della conversione emerge con chiarezza. Il grido del Battista nel deserto è chiaro: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

Camminare verso il Natale, avviarsi verso Colui che ci viene incontro, per compiere la storia, ci chiede con chiarezza che i nostri atti religiosi, i nostri gesti di fede, diventino rinnovamento di vita umana, cioè si attuino in ogni rapporto umano.

La profezia di Isaia è un respiro di speranza e di misericordia: un germoglio spunterà.

Noi sappiamo che è già spuntato, e al di là della miseria della storia e della miseria di noi uomini, il Germoglio di Iesse ci sta giudicando con giustizia.

Tutto si sta compiendo di quello che il profeta ci sta raccontando.

Ma dove? Ma quando?

Dice l’Apostolo Paolo: in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza.

Facciamoci cullare dalla Paola di Dio, noi sappiamo che – come scrive Paolo ai cristiani di Tessalonica -  il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno.

Infine.

Preparate la via del Signore.

Cioè la nostra vita sia una via di accesso del Signore della storia ad ogni uomo, perché con le nostre relazioni possa andare incontro ad ogni uomo: come lo fece con Giovanni Battista.

E nel rimprovero Giovanni ai molti farisei e sadducei, cerchiamo di immedesimarci, per evitare di riempirci la bocca di definizioni: mi sono convertito! Ma hai fatto un frutto degno della conversione? Oppure “Abbiamo Abramo per padre!”. Ma in realtà hai la fede del padre Abramo che credette, saldo nella speranza contro ogni speranza?

Amen

giovedì 1 dicembre 2016

Primo centenario della nascita al Cielo...





1 dicembre 1916 moriva il grande Carlo di Gesù (de Foucauld). Beatificato da papa Benedetto XVI il 13 novembre 2005.
Padre mio,
io mi abbandono a te,
fa di me ciò che ti piace.
Qualunque cosa tu faccia di me
Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto.
La tua volontà si compia in me,
in tutte le tue creature.
Non desidero altro, mio Dio.
Affido l'anima mia alle tue mani
Te la dono mio Dio,
con tutto l'amore del mio cuore
perché ti amo,
ed è un bisogno del mio amore
di donarmi
di pormi nelle tue mani senza riserve
con infinita fiducia
perché Tu sei mio Padre
 
 

domenica 27 novembre 2016

Patrono degli agenti di custodia carceraria: San Basilide






San Basilide è il patrono degli agenti di custodia carceraria. Perché?

Il Martirologio Romano in data 30 giugno ricorda:

Ad Alessandria d’Egitto, san Basílide, che, sotto l’imperatore Settimio Severo, avendo cercato di proteggere dagli insulti di uomini volgari la santa vergine Potamiena che stava conducendo al supplizio, ricevette il compenso di questo suo pietoso servizio: convertito infatti a Cristo dalle preghiere di lei, dopo un breve combattimento, divenne martire glorioso.

Durante la persecuzione di Settimio Severo (193-211), Origine, filosofo e teologo cristiano istruì alcuni pagani alla fede cristiana. Tra questi c'era Basilide, soldato addetto a scortare i condannati al luogo del supplizio. Durante le persecuzioni fu arrestata anche Potamiena, vergine cristiana, che già aveva dovuto respingere molti pretendenti. Fu subito condannata a morte e affidata a Basilide, che la difese dagli attacchi degli scalmanati. Potamiena gli promise che avrebbe pregato per la sua salvezza. Assieme a lei fu uccisa anche la madre Marcella. Dopo pochi giorni Basilide fu invitato a fare un giuramento davanti agli idoli, ma si rifiutò, dichiarandosi cristiano. Condotto dal giudice, fu messo in carcere. Tre giorni dopo il martirio, gli era apparsa una notte Potamiena, che gli aveva posto sulla testa una corona, dicendogli che aveva implorato per lui la Grazia per la sua salvezza, che era stata esaudita e che quindi fra poco sarebbe venuta a prenderlo. Basilide fu battezzato nella stessa prigione e il giorno dopo venne decapitato.



Viene però spontanea la domanda: perché lui patrono degli agenti di custodia carceraria o polizia penitenziaria e non altri?

Ci sono molti casi simili, di soldati addetti al custodia dei Martiri, che poi si convertirono. La Passio di Eufemia ricorda Sostene e Vittore; la vicenda di Pietro ricorda i suoi carcerieri convertiti e poi martiri, Processo e Martiniano; oppure nella Passio di S. Eusebio e soci a Roma, il carceriere Antonino si converte e muore martire. Anche Claudio carceriere di Sebastiano, si converte e muore martire. E l’elenco continua.

Per cui rimane la domanda: ci sono carcerieri convertiti e martiri nella vita di più famosi e venerati Santi Martiri, perché San Basilide?

Forse perché discepolo di Origene? Ma Pietro Apostolo è più di Origine.

Forse perché carceriere delle Sante Martiri Potamiena e Marcella? Ma Pietro Apostolo…

Forse la scelta è arbitrale. Ma certamente ha un perché.

Un bel perché lo troviamo nell’omelia di don Virgilio Balducchi per la festa di San Basilide (Anno 2015):

"San Basilide, nell’esercizio delle sue funzioni di accompagnamento al martirio di alcuni cristiani ha difeso la dignità di una donna, che proprio perché condannata correva il rischio di non essere trattata da persona umana.

Questo modo di proteggere e di svolgere il suo compito è di esempio per tutti noi che lavoriamo in carcere, ed è per questo che viene invocato come patrono degli agenti di Polizia Penitenziaria".

Nella vita degli altri carcerieri santi, non spicca questa dimensione di custodia della dignità umana, elemento fortemente evangelico e presente in tutta la vita di Gesù.

Ecco perché!

Con decreto della Sacra Congregazione dei riti del 2 settembre 1948, San Basilide è stato proclamato patrono del Corpo degli Agenti di Custodia, oggi Polizia Penitenziaria.

Il 30 giugno, gli appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria celebrano la festa di San Basilide martire, il cui culto è unito a quello di Santa Potamiena e Santa Marcella.

Le spoglie di San Basilide sono custodite in un'urna posta nella navata sinistra, nella cappella dell'Assunta, del Santuario di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso a Milano. Alcuni frammenti delle reliquie del Santo si trovano nella cripta sotto l'altare dell'Abbazia di San Basilide a Badia Cavana (PR).

sabato 26 novembre 2016

Nuovo anno liturgico...


 


Prima domenica di Avvento (A)



O Dio, Padre misericordioso,

 che per riunire i popoli nel tuo regno

 hai inviato il tuo Figlio unigenito,

 maestro di verità e fonte di riconciliazione,

 risveglia in noi uno spirito vigilante,

 perché camminiamo sulle tue vie di libertà e di amore

 fino a contemplarti nell’eterna gloria.

 Per il nostro Signore Gesù Cristo...

 

Il Vangelo

«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo

Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo

 

Irrompe nella storia un fatto: Gesù.

Irrompe nel quotidiano, figlio di una donna

Irromperà Gesù nella storia, dandogli compimento, nel tempo degli uomini, mentre noi il nostro quotidiano.

Quindi vegliate!

 

Cioè?

La veglia è pienezza di gesti e di atti, fatto di movimenti, di scelte.

saliamo sul monte del Signore,

possiamo camminare per i suoi sentieri

Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore

 

Questo è la veglia che attende che viene il Figlio dell’uomo

 

Ma ancora

svegliarvi dal sonno,

gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.

Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.

 

L’attesa è cambiare pelle, è cambiare abitudini, fino ad essere rivestiti di Cristo. Se questo è la pretesa di questa prima domenica di Avvento, dove di dirigerà il mio vegliare e come sarà il mio attendere?

«Andremo alla casa del Signore!».  …. là che salgono le tribù. Amen.

venerdì 11 novembre 2016

Pensieri spirituali ...




Maria, vergine fedele, ci farà riscoprire il primato dell’iniziativa di Dio e dell’ascolto credente della sua Parola; nella sposa delle nozze messianiche potremo cogliere il valore della comunione che ci unisce come Chiesa mediante il patto sancito dal sangue di Gesù e approfondiremo la speranza del Regno che deve venire; Maria, madre del Crocifisso, ci condurrà a ripensare la carità per la quale egli si è consegnato alla morte per noi, la carità che è il distintivo del discepolo e da cui nasce la Chiesa dell’amore.

Card. Carlo Maria Martini
La Madonna del Sabato Santo, Lettera pastorale per l’anno 2000-2001

 

Mi hai invitato a soffermarmi sulla prima beatitudine, quella che raccoglie tutte le altre: “beati i poveri, perché di essi è il Regno di Dio”. La povertà mi fa paura, mi spaventa a morte. Il desiderio del Regno però è grande, palpabile, quasi una necessità che sento sulla pelle. Vivo il dramma della divisione, della sottile ma incessante guerra tra l’io e Dio, tra l’avere e l’essere. Mi conforta Signore pensarti compagno in questo viaggio: anche tu hai dovuto scegliere, neanche per te tutto era scontato. Da ricco che eri ti sei fatto povero per noi, pur essendo di natura divina non hai esitato a farti carne con il mondo e per il mondo. Anche per te il di-lemma tra la volontà del Padre e l’egoistico progetto di vita ha fatto colare lacrime di sangue. Ti ringrazio per aver scelto la via della fedeltà, per aver rifiutato potere e nazioni, per aver scelto la Parola piuttosto che il solo Pane. Anche per me il dramma si fa grave. La ricchezza, anche se nascosta, mi uccide giorno dopo giorno, come una lebbra mortale incancrenisce la voglia di fare, di dare anche tutto me stesso per il regno. Si, o Signore, la logica della sufficienza, del quieto vivere, del successo, dell’egoismo, dell’individualismo non mi lascia neanche un giorno, né mai (penso) mi abbandonerà. Aiutami Signore a non cedere! Fa che sulla mia strada possa ancora una volta incontrare modelli autentici di poveri per il vangelo, autentici testimoni della tua volontà, ne ho bisogno, ma con me anche tutta l’umanità.

Don Massimo Bignetti,
Dal diario spirituale (dal 3 gennaio 1994 al 25 aprile 1997)

sabato 5 novembre 2016

Santa Gaia, esiste?




GAIA, GAIANA, GAIANO, CAIO

 
Deriva dal praenomen latino Gaius, di origine etrusca e dal significato ignoto, o forse riconducibile al greco antico Γαῖα (Gaia). Alcune fonti gli danno il significato di "felice", una paretimologia provocata dall'associazione con il termine italiano "gaio" (che è però di derivazione germanica), oppure con il latino gaudere, "gioire".

Ai tempi dell'AnticaRoma Gaius era abbreviato in "C.", ed era il praenomen più diffuso, tanto che veniva usato per recitare la formula matrimoniale Ubi tu Gaius, ego Gaia, cioè "Dove tu sarai, Gaio, vi sarò anch'io, Gaia", e che la sua variante "Caio", in italiano, è arrivata a diventare un termine colloquiale per indicare una persona generica (assieme con Tizio, e analogamente all'inglese Jack). Venne usato in Gran Bretagna durante il periodo di dominazione romana, lasciando dietro di sé il nome gallese Kay (o Cai), la cui origine però non è del tutto certa. L'abbreviazione del praenomen Gaius in "C.", assai frequente nelle iscrizioni latine, è dovuta al fatto che la lettera G fu introdotta nell'alfabeto latino come segno distinto dalla C solo nei decenni finali del III sec. a.C.: i Romani continuarono dunque, per antica convenzione, ad abbreviare il prenome Gaius alla sola lettera C malgrado fosse a tutti chiaro che la corretta pronuncia implicasse la lettura del segno come una "G dura" (occlusiva velare sonora, [g]). Ne consegue che le traduzioni in italiano dei nomi antichi che non considerano tale fenomeno (come le forme Caio Giulio Cesare o Caio Cestio) sono da considerarsi del tutto erronee. Il nome compare brevemente nel Nuovo Testamento, portato da almeno quattro diversi personaggi.

 

Per quanto riguarda l’onomastica circa Gaia, Gaio, Gaiano, Gaiano e Caio, c’è un’ampia scelta.

 

San Gaiano diacono martire in Romania (IV secolo, 10 aprile)

San Gaiano martire in Numidia (Algeria), socio dei Santi Agapio, Secondino e soci (III secolo, 29 aprile)

San Gaiano martire ad Ancira, socio dei Santi Eustochio prete e compagni (III-IV secolo, 23 giugno)

San Gaiano martire in Dalmazia, socio dei Santi Venazio vescovo e compagni (III secolo, 1 aprile), venerati in Istria

San Caio Papa, deposto nel cimitero di Callisto sulla via Appia (III secolo, 22 aprile, MR)

Beato Caio di Corea, martire in Giappone, catechista (1571 – 1624, 15 novembre, MR)

San Caio di Corinto, personaggio del N.T., ospite di s. Paolo durante il soggiorno dell'apostolo a Corinto nel 57 o 58 d.C., da lui battezzato personalmente in segno di distinzione, era venerato il 4 ottobre nel Martirologio Romano insieme con San Crispo archisinagogo di Corinto.

La città fu tutta in agitazione e si precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé i Macèdoni Gaio e Aristarco, compagni di viaggio di Paolo. (At 19,29)

Lo accompagnavano Sòpatro di Berea, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalònica, Gaio di Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tìchico e Tròfimo. (At 20,4)

Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità. Vi salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto. (Rm 16,23)

Ringrazio Dio di non avere battezzato nessuno di voi, eccetto Crispo e Gaio. (1Cor 1,14)

Io, il Presbìtero, al carissimo Gaio, che amo nella verità. (3Gv 1,1)

Universalmente ammessa è l'identità fra il Caio delle due epistole paoline citt.: in 1 Cor. 1, 14 si ricorda la distinzione del battesimo che s. Paolo concesse, a Corinto, soltanto a Caio, a Crispo, e alla famiglia di Stefana; in Rom. 16, 23 si loda l'ospitalità concessa da Caio all'apostolo e s'inviano i suoi saluti ai fedeli di Roma, che evidentemente conoscevano Caio come persona facoltosa e virtuosa. Meno pacifica è l'identità fra il Caio "macedone" di Atti 19, 29, rapito e malmenato a Efeso a causa di Paolo da furibondi dimostranti capeggiati dall'argentiere Demetrio, e il Caio di Derbe (in Licaonia) ricordato in At 20, 4 fra i compagni di Paolo nel viaggio a Gerusalemme del 58. Certamente diverso da tutti gli omonimi biblici è il Caio destinatario della lettera e discepolo dell'evangelista, che ne loda l'ospitalità (erronea identificazione col Caio di Corinto, fatta da San Beda).

Per quanto riguarda la celebrazione dei santi di nome Caio nei martirologi, il comportamento delle Chiese orientali merita qualche attenzione. I menologi greci, tacendo di Crispo, celebrano un s. C. il 4 (o 5) novembre nonché il 30 giugno, nella festa comune a tutti i santi del N.T.; il Martirologio di Rabban Slibà ricorda Caio il 5 novembre semplicemente come discepolo di s. Paolo. L'indeterminatezza potrebbe essere intenzionale, dato l'incrociarsi di varie tradizioni relative a Caio: infatti i menologi greci lo indicano come apostolo o come uno dei settanta discepoli del Signore secondo il canone dello Ps. Ippolito, nonché come vescovo di Efeso, successore immediato di San Timoteo: invece, secondo una tradizione risalente a Origene, Caio sarebbe stato il primo vescovo di Tessalonica. Quest'ultima tradizione appare assai dubbia ai Bollandisti, i quali la attribuiscono alla confusione di Caio di Corinto con Caio il macedone, peraltro assai difficilmente imputabile a Origene che, commentando Rom 16, 23, non può aver avuto in mente che Caio di Corinto. Non si può non lodare, anche in questo caso, la sobrietà del Martirologio Romano che, in assenza di dati certi, si astiene dall'assegnare a Caio una determinata sede vescovile e non festeggia che Caio di Corinto, sulla base di 1 Cor. 1,14, senza neppure accennare all'ovvia identificazione col Caio di Rom 16, 23.

San Caio vescovo di Milano, sarebbe stato discepolo di san Barnaba e vescovo di Milano per ventidue anni, dal 63 all'85 (27 settembre, MR)

Santi Caio e Cremenzio di Saragozza, martiri (III secolo, 16 aprile, MR)

Santi Caio ed Alessandro martiri ad Apamea, in Frigia, nell’odierna Turchia (II-III secolo; 10 marzo, MR)

Santi Dasio, Zotico e Caio (Gaio) martiri a Nicomedia, in Bitinia, nell’odierna Turchia (IV secolo, 21 ottobre, MR)

Santi Dionigi, Fausto, Caio, Pietro, Paolo e compagni martiri in Alessandria d’Egitto (II-III secolo, 3 ottobre, MR)

Santi Ermete e Caio martiri nella Mesia, nelle odierne terre comprese tra Romania e Bulgaria (IV secolo, 4 gennaio, MR)

Santi Ottato, Engrazia, Caio, Crescenzio e compagni martiri di Saragozza (IV secolo, 16 aprile, MR)

San Gaio di Salerno, martire con Fortunato e Ante (III secolo, già nel MR il 28 agosto; 30 agosto)

San Caio presbitero e martire romano, reliquie catacombali nella cripta del Seminario di Venegono (VA)

San Caio martire romano, reliquie catacombali nella parrocchia San Germano in Palazzolo Vercellese (XVII secolo, I domenica di Settembre)

Sante Ripsima, Gaiana e compagne martiri in Armenia (IV secolo, 29 settembre, MR)
 
 
FONTI
* Sito Wikipedia
* Dizionario ragionato dei Santi, Ed. Ancora
* Archivio 1977 - 2016 di DMG
* Sito Santibeati
* Enciclopedia dei Santi, Ed. Città Nuova
 

lunedì 31 ottobre 2016

Oh Madre, che pensi?





Oh Madre, che pensi? Oh Figlio, che guardi? Cosa turba il vostro cuore? Quale annuncio lo ha scosso? Egli è qui … come segno di contraddizione … a te una spada trafiggerà l'anima. Siamo caduti, sollevaci! Siamo trafitti, consolaci con gli occhi tuo misericordiosi, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. E tu Gesù, abbi pietà di noi peccatori. Amen

domenica 16 ottobre 2016

Quattro nuovi Venerabili .... due italiane






- le virtù eroiche del Servo di Dio Luigi Zambrano Blanco, Sacerdote diocesano e Fondatore dell’Istituto Secolare Hogar de Nazareth; nato il 23 dicembre 1909 e morto il 14 febbraio 1983;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Tiburzio Arnáiz Muñoz, Sacerdote professo della Compagnia di Gesù; nato l’11 agosto 1865 e morto il 18 luglio 1926;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Teresa Spinelli, Fondatrice della Congregazione delle Suore Agostiniane Serve di Gesù e Maria; nata il 1° ottobre 1789 e morta il 22 gennaio 1850;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Costanza Panas (al secolo: Agnese Pacifica), Monaca professa delle Clarisse Cappuccine del Monastero della città di Fabriano; nata il 5 gennaio 1896 e morta il 28 maggio 1963.

lunedì 10 ottobre 2016

Santa Maya ... esiste?



In nomix.it si legge:

Si tratta di un nome presente in varie culture e pertanto si riscontrano molteplici etimologie: con questo termine veniva infatti designato il popolo Maya, che abitava il Centro-America nel periodo antecedente l'arrivo di Cristoforo Colombo e quindi prima della colonizzazione europea; in sanscrito significa "illusione" ed è il nome della madre di Buddha; nella mitologia greca Maia è una delle Pleiadi (assume il significato di "madre o nutrice") mentre in quella romana è la dea della primavera; ed infine in ebraico significa "acqua".

Il nome compare in numerose classifiche estere dei nomi più usati per i nuovi nati. È presente ad esempio nella top 50 di Regno Unito, Canada, Australia e nella top 100 degli Stati Uniti, Francia e Norvegia.
 

In wikipedia.org si legge:

Tanto il nome "Maia" quanto le sue varianti "Maja" e "Maya" possono avere differenti origini, tutte valide, identificanti cioè nomi omografi provenienti da diverse culture:

Maia

  • Nome ripreso dalla mitologia greca, dove era portato da una delle Pleiadi, Maia[1]; è scritto in greco Μαια ed il significato è ignoto, forse "nutrice", "madre" (derivato dal suono onomatopeico fatto dai neonati, come "mamma"). È in uso anche in georgiano, scritto მაია (Maia o Majja). Da questa figura prendono il nome sia la stella Maia che l'asteroide 66 Maja; per significato, questo nome può essere accostato all'ungherese Emese
  • Nome proveniente dalla mitologia romana, dove era portato dalla dea della primavera moglie di Vulcano, Maia[4]. Il suo nome in latino significa "colei che porta crescita"[2] oppure "colei che è grande" (correlato a Magno, "grande"[2]); da qui deriva il nome del mese di maggio[4][5]
  • Forma basca del Nome Maria

Maja


Maya

  • Nome indiano, basato sul sanscrito माया (maya) che significa "illusione": è un nome alternativo della dea Durga e venne portato anche dalla madre del Gautama Buddha, la regina Maya
  • Nome inglese, variante di Maia (etimologia greca); può anche fare riferimento al popolo Maya
  • Nome ebraico, scritto in tale lingua מַיָּה (Maia) e basato su מַיִם (mayim), che significa "acqua"


Nel Libro I Santi siciliani di Carlo Gregorio, edizioni Intilla, il nome Maya è quello della beata madre di S. Eustochia di Messina.

Maya Romano Colonna Calafato (in religione Mascalda) è figlia del barone di Fiumedinisi, Nicolò Romano Colonna, e nasce nel 1407.

Desiderosa di farsi religiosa fu data in sposa ad un ricco commerciante, Bernardo Confino detto Calafato. Donna assennata e di grande fede, dopo la morte del marito nel 1448, da cui ebbe 4 figli (Mita venerata come Beata Franceschina, e Smeralda venerata come Santa Eustochia), e già terziaria francescana, donna di grande carità, entrò in clausura nel Monastero di Montevergine, dove già si trovavano le figlie.

Partecipò alla riforma della Monastero operato dalla figlia Santa Eustochia, seguendo l’opera e sostenendola con i suoi beni.

Morì santamente il 17 ottobre 1482.  Negli Annales Minorim è ricordata come Maya, ma è più comunemente conosciuta come Beata Mascalda. Le sue reliquie sono nel monastero di Montevergine di Messina. La memoria liturgica è il 17 ottobre.