sabato 14 maggio 2016

Beata Cristina: Lucoli sta a L'Aquila come Calvisano sta a Spoleto





Beata Cristina: Lucoli sta a L'Aquila come Calvisano sta a Spoleto.
 
Questa equazione agiografica significa che esistono non quattro beate Cristina, ma due: Cristina (Mattia Ciccarelli) da Lucoli o L'Aquila e Cristina Semenzi da Calvisano o Spoleto.
 
 
 
 
 
Beata CRISTINA DA L'AQUILA o DA LUCOLI
(Lucoli, L'Aquila 1480 - L'Aquila 1543)
di Bruno Silvestrini O.S.A.
 
Al secolo Mattia Ciccarelli, nacque da Domenico e Maria di Pericolo a Colle di Lucoli (L'Aquila), il 24 febbraio 1480, ultima di sei figli. Sin dalla più tenera età fu adorna delle virtù dell'obbedienza, dell'umiltà e della modestia, congiunte con l'amore per la preghiera che praticava per buona parte del giorno ritirata nell'angolo più riposto della sua casa e devotamente raccolta davanti a un'immagine della Madonna della Pietà. Alle preghiere univa costantemente mortificazioni e rigorosi digiuni, macerando così il suo corpo per cancellarne la bellezza, al fine di impedire di essere ammirata.
A undici anni conobbe il beato Vincenzo da L'Aquila, che divenne il suo direttore spirituale e a cui ben presto confidò il suo intimo desiderio di consacrarsi interamente al Signore, abbracciando la vita religiosa. Nel giugno 1505 entrò, infatti, nel monastero di S. Lucia delle Agostiniane osservanti in L'Aquila, dove prese il velo assumendo il nome di Cristina. La grande pietà, la sottomissione più completa e l'assoluta umiltà di cui dava quotidianamente luminose prove, le meritarono in breve la venerazione di tutte le consorelle le quali, dopo non molti anni, la scelsero come loro badessa, carica cui fu eletta più volte, suo malgrado. Divenuta celebre per la sua santità, per le visioni avute e per i miracoli operati, Cristina era visitata continuamente da una gran folla di persone, dalle più modeste alle più cospicue.
Tra le varie estasi di cui il Signore volle degnarla, due restano veramente mirabili: quella avuta in una ricorrenza della festa del Corpus Domini, allorché fu trovata sollevata da terra per più di cinque palmi, mentre sul petto le risplendeva l'Ostia santa rinchiusa in una pisside d'oro (per questo la beata viene comunemente così raffigurata); e quella avuta in un venerdì santo e prolungatasi fino al giorno successivo, durante la quale provò, a suo dire, gran parte dei dolori della passione di nostro Signore. Cagionevole di salute e afflitta da più mali, Cristina morì il 18 gennaio 1543. Soppresso il monastero agostiniano di S. Lucia il 12 ottobre 1908, le spoglie mortali della beata furono trasferite nel monastero agostiniano di S. Amico a L'Aquila. Il culto, che già subito dopo la sua morte cominciò ad esserle prestato, fu solennemente confermato da Gregorio XVI nel 1841.
 
ANTINORI, A., Vita della Beata Cristina da L’Aquila, Roma 1740; Sacra Rituum Congregatione. Aquilana super approbatione cultus praestiti B. Christinae a Lucolis, Romae 1839; CREMONA, C., La b. C. de L’Aquila, agostiniana, Roma 1943; DURANTE, M., La stella di Lucoli. Breve vita della b. C. da Lucoli, L'Aquila 1943; FALCIONI, D., OSA. Beata Cristina da L’Aquila, beata, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1950, 915; CURTIS, C., OSA., Vita della Beata Cristina da L’Aquila. L'Operetta fu stampata a Colonia nel 1636, L'Aquila 1991; ID., Beatae Christianae vita. Testo latino - traduzione a fronte. A cura di Antonio Cordeschi, L'Aquila 1993. 
 
 
 
 
 
 

 
Spoleto - la Beata Cristina Semenzi é tornata nella sua Calvisano in provincia di Brescia. Quest'oggi l'Arcivescovo di Spoleto-Norcia Mons. Renato Boccardo ha consegnato la rinnovata teca che custodisce il corpo della Beata Cristina al Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari. Nota anche come Beata Cristina da Spoleto, dal momento della sua morte avvenuta il 13 Febbraio del 1458 la Suora Agostiniana fu sepolta all'interno della Chiesa di San Nicolò, chiusa al culto la Chiesa degli agostiniani nel 1803 fu trasferita nella Chiesa della Madonna di Loreto sempre a Spoleto e nel 1921 invece fu spostata nella Basilica di San Gregorio Maggiore dove è stata custodita fino alla traslazione definitiva avvenuta quest'oggi. Le spoglie della Beata Cristina sono dunque tornate nel Comune lombardo di Calvisano di cui è Patrona.
 
 
 

Festa di san Mattia Apostolo

 
 
 
 
 
Martirologio Romano, 14 maggio: Festa di san Mattia, apostolo, che seguì il Signore Gesù dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui Cristo fu assunto in cielo; per questo, dopo l’Ascensione del Signore, fu chiamato dagli Apostoli al posto di Giuda il traditore, perché, associato fra i Dodici, divenisse anche lui testimone della resurrezione.
 
 
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Prima della riforma liturgia:
 
24 FEBBRAIO
SAN  MATTIA, APOSTOLO
(Negli anni bisestili questa festa si rimanda al 25 febbraio).
 
Un novello Apostolo.
Un Apostolo di Gesù Cristo, San Mattia, viene con la sua presenza a completare il coro dei Beati che la Chiesa invita ad onorare in questa stagione liturgica.
Mattia fu ben presto alla sequela di Gesù, divenne testimone di tutte le sue opere fino al giorno dell'Ascensione. Era del gruppo dei discepoli, non degli Apostoli; ma era destinato a tale gloria; di lui infatti parlava David, quando profetizzò che un altro avrebbe preso l'Episcopato lasciato vacante dalla prevaricazione di Giuda traditore (Sal 108). Nell'intervallo di tempo che passò fra l'Ascensione di Gesù e la discesa dello Spirito Santo, il Collegio Apostolico provvide alla sua elezione, affinché il numero dei dodici stabilito da Cristo fosse al completo il giorno in cui la Chiesa, ricevendo lo Spirito Santo, doveva presentarsi alla Sinagoga. Il novello Apostolo prese parte a tutte le tribolazioni dei fratelli in Gerusalemme; e quando giunse il momento della dispersione degl'inviati di Cristo, si diresse verso le province che gli erano state affidate da evangelizzare.
 
L'insegnamento dell'Apostolo.
Le gesta di san Mattia, i suoi travagli e le sue prove sono rimaste ignorate. Ci furono solo conservati alcuni punti della sua dottrina negli scritti di Clemente Alessandrino. Fra l'altro troviamo una sen­tenza, che ci faremo un dovere di citare qui, perché è in rapporto ai sentimenti che la Chiesa ci vuole ispirare in questo santo tempo.
"È necessario, diceva san Mattia, combattere la carne, e non lusingarla con ree soddisfazioni; quanto all'anima, dobbiamo farla crescere mediante la fede e la conoscenza" (Stromata, l. 3, c. 4).
Infatti, rotto nell'uomo l'equilibrio per il peccato, ed inclinando i suoi sensi al basso non abbiamo altra maniera di restaurare in noi l'immagine di Dio, che costringendo il corpo a subire violentemente il giogo dello spirito. Lo stesso nostro spirito ferito spiritualmente dalla colpa di origine, è trascinato su una china pericolosa verso le tenebre. Soltanto la fede lo può scampare, umiliandolo; e la ricompensa della fede è la conoscenza. È in sintesi, tutta la dottrina che la Chiesa si sforza in questi giorni di farci comprendere e praticare. Glorifichiamo colui che così ci rischiara e ci fortifica.
La stessa tradizione che ci offre una tenue traccia della carriera apostolica di san Mattia, ci fa noto che le sue fatiche furono coronate dalla palma del martirio, senza però precisare se ciò avvenne in Etiopia o nella Giudea.

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p.  826-827