domenica 29 marzo 2020

Chi avrà fede in me, non morirà mai, e vivrà in eterno!


Catacomba dei Santi Pietro e Marcellino - Roma 


Lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi
Questa affermazione dell’Apostolo si collega alla prima lettura dove abbiamo ascoltato: Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; ma anche alla quella potente frase del Vangelo di Giovanni: Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!».
La mente va al ricordo della mia infanzia-giovinezza quando tutti in quel tempo vedevano il film di Zeffirelli: Gesù di Nazareth. Chi può dimenticarsi la scena della resurrezione di Lazzaro: il sottofondo musicale, il grido di Gesù e il morto che esce ritto dal sepolcro.
Chi avrà fede in me, non morirà mai, e vivrà in eterno.
Sono queste le parole che Zeffirelli fa pronunciare a Gesù a conclusione della resurrezione di Lazzaro.
In questa domenica – dentro questo tempo di emergenza sanitaria – siamo profondamente richiamati al tema della vita come un dono che è nelle nostre mani, a come viviamo, a come si muore, ma anche forse, lo si pensa meno, alla vita eterna.
Mi viene spesso in mente la frase uno dei martiri di Tibhirine, P. Christian: Se mi capitasse un giorno … vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese.
La vita è un dono, la vita è donata per un bene che è più grande della vita stessa.
In questo tempo posso ricordare a me stesso che la mia vita è un dono, e che la vita è pienamente vita, se donata?
Sono riconoscente per il dono della vita?
So vivere la mia vita in un continuano donarmi a Dio e ai miei fratelli e sorelle che il Signore pone sul mio cammino?

… voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio.

Amen.


Devozioni "fai-da-te", tra lecito e l'illecito, degli ortodossi!




A causa della crescente incidenza di pellegrinaggi del clero e dei laici di molte diocesi della nostra Chiesa nella città di Chebarkul per venerare il cosiddetto "giovane Vyacheslav di Chebarkul", con questo rapporto ricordiamo a tutti che la persona non è né canonizzata dalla Chiesa ortodossa russa, né riconosciuta a livello locale. Il culto del "giovane, Vyacheslav" è auto-inventato, contiene elementi di superstizione ordinaria, attacchi blasfemi sull'insegnamento della Chiesa ed è permeato da un gruppo di individui con mentalità anticristiana.

Così esprime il Metropolita Job (Tyvonyuk) di Chelyabinsk e Zlatoust, dopo l’inchiesta per introdurre la canonizzazione.
È un culto popolare alla stessa stregua di Difunte Correa o di Alberto Gonella.

Vyacheslav o Venceslao è un bambino di 10 anni morto di leucemia nel 1993.

Sulla sua tomba fu costruita una piccola cappella coperta di icone, inclusa persino un'icona di Vyacheslav come santo. I pellegrini di tutta la Russia visitano il paese, così come i monaci del Monte Athos. Pregano nella sua cappella e un akathist è stato composto in suo onore.

Le devozioni "fai-da-te", tra lecito e l'illecito, non ci sono tra i cattolici, ma anche nella Chiesa Ortodossa, solo che, nel caso di Vyacheslav Krasheninnikov, la questione è più complicata perché la presenza del monachesimo dell’Athos, dell’inno proprio (come anche per Alberto Gonella, ma però questo è un akathist) e, gulp!, un’icona (“scritta” solo nella canonizzazioni), rende il caso trasbordante, tra Chiesa che censura e Chiesa che approva.

FONTE: vedi