martedì 5 marzo 2013

Martedì della III settimana di Quaresima






 “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Così preghiamo ogni giorno con la preghiera del Padre Nostro.
La pagina del Vangelo di questo giorno è un bella spiegazione della frase contenuta nella preghiera che Gesù insegnò ai suoi discepoli.

“Non infrangere la tua alleanza”. Abbiamo ascoltato nella prima lettura. Il Signore non viene mai meno alla sua alleanza. Egli è sempre pronto al perdono.
Egli però ci chiede il desiderio di seguirlo con il cuore.
Egli desidera il cambiamento del nostro cuore: potremo anche noi dire oggi “ora ti seguiamo con tutto il cuore, ti temiamo e cerchiamo il tuo volto”, così come abbiamo ascoltato nella preghiera di Azaria?

La conversione quaresimale è questione di cuore. E il cuore del tutto è il perdono. Che è il più alto grado della scala della perfezione cristiana.
Il perdono è il filo che unisce i tanti episodi del Vangelo: il perdono dei peccati è il miracolo che salva i tanti malati e emarginati che Gesù incontra.
Il perdono è il più alto grado dell’amore. Perdonare è farsi responsabili dell'altro. Gesù è venuto in mezzo a noi perdonando perché Egli si è reso responsabile del nostro male affinché noi avessimo una nuova possibilità di vita… perdonare è allora dare una nuova possibilità.

È più facile perdonare o perdonarsi o farsi perdonare?

Concludo con un pensiero di San Giovanni Crisostomo: “niente ci fa somigliare tanto a Dio come l’essere sempre disposti a perdonare”.
Amen.

Un testimone di conversione e santità:

Beato Carino Pietro da Balsamo.



Beato Carino Pietro da Balsamo religioso
dell'Ordine dei Predicatori


San Pietro da Verona sacerdote e martire
dell'Ordine dei Predicatori

Pietro da Balsamo, noto anche col nome di Carino, viene descritto come un astuto campagnolo, rozzo e avido, as-soldato nel 1252 per venticin-que milanesi (monete coniate dalla Signoria e poi Ducato di Milano) da Giacomo Leclusa, un eretico convinto, col compito di uccidere Pietro da Verona, nominato Inquisitore di Lombardia (l'inquisizione è l'istituzione ecclesiastica fondata dalla Chiesa cattolica per indagare e punire, mediante un apposito tribunale, i sostenitori di teorie considerate contrarie all'ortodossia cattolica) da papa Gregorio IX, nel 1232.
Sceltosi come complice un tale Albertino, si portò con lui a Como, facendosi ricevere dai frati del convento in cui lo stesso Pietro da Verona era priore.
Scoperto che questi la mattina del 6 aprile sarebbe partito alla volta di Milano, dispose di conseguenza l'agguato, che si sarebbe consumato nei boschi nei pressi di Seveso.
Pietro da Verona, che era partito insieme a tre conversi, raggiunse Meda verso mezzogiorno: due di loro rimasero a rifocillarsi presso una famiglia amica, mentre Pietro in compagnia di fra Domenico, dopo aver fatto visita al monastero di San Vittore, ripresero il cammino verso Milano precedendo di poco i due compagni.
Addentratisi nel bosco (Farga presso Barlassina) scattò l'agguato. Albertino tuttavia, preso da terrore, fuggì incontro agli altri due frati che procedevano in ritardo, riferendo quanto stava accadendo.
Carino si trovò pertanto da solo a compiere l'omici-dio, accanendosi dapprima contro Pietro, sfondandogli il cranio con un colpo di falcastro, (un attrezzo agricolo formato da una lama metallica curvata a forma di punto interrogativo, affilata dal lato concavo e munita di impugnatura di legno) in seguito contro fra Domenico che gridava cercando soccorso. Quest'ultimo sarebbe poi anch'egli deceduto sei giorni più tardi, a Meda, dov'era stato trasportato.

Particolare interessante:
Nel suo morire Pietro Da Verona intinse il dito nel sangue che gli colava dalla testa, e con gli occhi fissati sul suo sicario, scrisse per terra "CREDO", in acrostico:
Carinus Religiosus
Erit Domenicani Ordinis".
In questo modo avrebbe predetto il futuro di Carino come religioso nell'Ordine dei Domenicani.

Disarmato e arrestato, venne condotto a Milano, dove il popolo era insorto contro la setta degli eretici, respon-sabili dell'accaduto. Lo stesso podestà di Milano Oldrado Da Tresseno fu coinvolto in prima persona nei tragici eventi, tanto che nel giro di una decina di giorni sarebbe stato complice della fuga dal carcere di Carino, che si sottrasse così al processo; accusato direttamente fu destituito come podestà.
Carino invece partì per Roma, con l'intento di chiedere l'assoluzione per la propria colpa. Ma giunto a Forlì si ammalò gravemente: venne pertanto ricoverato nell'Ospi-zio di San Sebastiano, dove confessò l'accaduto al priore dei frati domenicani, chiedendo l'assoluzione. Questi, constatato il pentimento e visto in lui la "grazia di Dio" gli strappa la promessa che, se fosse riuscito a guarire, si sarebbe redento e si sarebbe ordinato conver-so. Una volta guarito Carino entrò così nel convento di San Giacomo, in cui avrebbe trascorso i successivi quarant'anni della sua vita, fino alla morte, in umiltà e penitenza.
Dopo quarant’anni di vita religiosa morì a Forlì nel 1293.
Il suo corpo, come suo desiderio, fu posto nel piazzale di San Domenico, dove venivano sepolti i giustiziati. In seguito venne chiuso per il notevole affluire di fedeli che ricevevano grazie segnalate per sua intercessione.
Dieci anni dopo i resti mortali di Carino furono trasportati nella Chiesa dei Domenicani successivamente soppressa
Nel 1879 le reliquie furono traslate nella Cattedrale.
Il sincero pentimento di Carino e la sua così radicale conversione fecero sì che, dopo la sua morte, nel 1822 venisse riconosciuto come beato. La memoria liturgica è oggi celebrata il giorno 28 aprile, data della traslazione del capo di Carino e di altre reliquie dal Duomo di Forlì a Cinisello Balsamo (1934), nella Chiesa di San Martino in Balsamo, per interessamento dell'allora Parroco, don Emilio Griffini. Il corpo di Carino continuò ad essere custodito nella Cattedrale di Forlì fino al 4 novembre 1964, quando, su interessamento di don Piero Carcano, parroco di Balsamo, fu ricomposto in un'urna insieme al capo e alle restanti reliquie collocata sotto l'altare della cripta della nuova Chiesa parrocchiale di San Martino in Balsamo, che aveva sostituito in quegli anni quella vecchia, in cui erano state conservate nei trent'anni precedenti le reliquie del beato.

FONTE: Parrocchia San Martino in Balsamo Cinisello Balsamo