venerdì 20 settembre 2013

Venerdì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

memoria dei Santi Martiri Coreani

 

 
La prima lettura questa mattina ci mette in guardia.

C’è una modalità pericolosa di insegnare il messaggio di Cristo: è la modalità dell’utilizzo subdolo per il proprio tornaconto.

Tutto questo è deleterio per la fede, ma è anche fonte di "divisione", il nemico invidioso, il diavolo lavora dietro questa cattiva e subdola testimonianza. Perché l’orgoglio è la virtù dell’angelo ribelle!

Paolo esorta Timoteo ad essere "uomo di Dio". Quali sono le caratteristiche dell’uomo di Dio?

Scrive l’Apostolo: "tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni".

Vivere "la bella professione di fede": il cristiano deve essere un uomo dalla vita bella, non perché fotomodello o palestrato, ma perché bello come è bella l’umanità di Gesù.

Il vangelo, poi ci presenta, un gruppo di donne rinate alla grazia dopo l’incontro con Gesù:

"Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni".
Se ricordate la pagina evangelica di ieri, la peccatrice, capite come mai la tradizione ha preso un abbaglio unendo la peccatrice alla "Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni".

Costoro erano nobil donne ebree che convertite poi sostenevano la vita della comunità dei discepoli intorno a Gesù.

Due suggerimenti in questa mattina: vivere la fede in limpidezza di vita senza manipolare il contenuto evangelico in modo errato, per cui bisogna istruirsi nella fede senza nutrirsi di dicerie, andando alla fonti reali (Catechismo, Bibbia e Magistero); secondo vivere la fede nella Chiesa, partecipando alla sua vita e ai suoi bisogni.

Chiediamo l’intercessione dei Santi Coreani, "centotrè martiri, che testimoniarono coraggiosamente la fede cristiana, introdotta la prima volta con fervore in questo regno da alcuni laici e poi alimentata e consolidata dalla predicazione dei missionari e dalla celebrazione dei sacramenti. Tutti questi atleti di Cristo, di cui tre vescovi, otto sacerdoti e tutti gli altri laici, tra i quali alcuni coniugati altri no, vecchi, giovani e fanciulli, sottoposti al supplizio, consacrarono con il loro prezioso sangue gli inizi della Chiesa in Corea". Amen.