venerdì 9 aprile 2021

SANTA CORONA .... esiste!

 


In questo periodo la parola “corona” è molto in auge, visto il problema serio del corona virus covid-19.

Eppure città come Otricoli, Feltre, Castelfidardo, Rivalta di Torino, Castelminio di Resana, Canepina, Monte Romano, Vallerano, Praga e Annezat, conosco bene questa santa martire, socia di Vittore, perché in esse è presente il culto o addirittura reliquie insigni o i corpi.

Secondo l’«Illustre Certamen», testo redatto da un diacono della Chiesa di Antiochia nel IV secolo, Vittore era un soldato cristiano proveniente dalla Cilicia. Durante la persecuzione di Marco Aurelio, fu denunciato al prefetto Sebastiano e sottoposto a torture. Mentre egli soffriva, pur restando sereno nella fede, la sposa di un suo compagno d’armi, il cui nome era Corona (equivalente latino del nome Stefania), che non aveva ancora sedici anni, dichiarò di essere cristiana anche lei e l’incoraggiò. Fu arrestata e sottoposta a un breve interrogatorio, dopo il quale fu legata per i piedi alle cime, piegate a terra, di due alberi di palma, e squartata viva. Vittore, invece, fu decapitato. Le reliquie sono venerate presso il santuario a loro dedicato a Feltre.

Il Martirologio Romano, il 14 maggio, custodisce questa memoria: In Siria, santi Vittore e Corona, martiri, che subirono insieme il martirio.


giovedì 8 aprile 2021

Martire della giustizia: Giacomo Villa l'Elemosiniere

 


Nacque a Castel della Pieve nella seconda metà del sec. XIII. Studiò diritto a Siena, ove conobbe i Servi di Maria e collaborò con loro nel servizio presso l’ospedale di Santa Maria della Scala. Tornato in patria e ordinato sacerdote, si fece carico, donando anche tutti i suoi beni, di un ospedale fatiscente fuori porta del Vecciano, ove prese ad assistere con amore i più diseredati. L’ospedale però, sottoposto alla giurisdizione del vescovo di Chiusi che esigeva pesanti censi annui, decadde e il giovane sacerdote rivendicò in tre diversi gradi di giudizio la libertà e l’autonomia dell’istituzione. La vicenda va inquadrata nel contesto delle lotte per l’autonomia tra Chiusi, il dipendente Castel della Pieve e Perugia. Dopo un colloquio chiarificatore con il vescovo di Chiusi, sulla via del ritorno il sacerdote fu assalito da sicari e ucciso: era il 15 gennaio 1304. Il suo corpo, ritrovato casualmente da pastori e conteso tra Chiusi e Castel della Pieve, fu affidato – dice la leggenda – ad un carro di buoi, che si diressero a Castel della Pieve, mostrando così anche l’avallo del “cielo” alla volontà di autonomia della cittadina subalterna. Passando per Castel della Pieve, papa Benedetto XI, che fuggiva da Roma in preda alle fazioni per ritirarsi nella più quieta Perugia, sentendo narrare la triste storia di Giacomo Villa, lo definì il “santo elemosiniere”. Questo appellativo, dato da un papa poi proclamato beato, parve una sorta di beatificazione equipollente, che spinse i pievesi ad onorare ancor più il loro eroe. S’ebbe anche una “elevazione” delle sue spoglie, che nel 1687, essendo fatiscente l’oratorio del Vecciano, furono trasferite in cattedrale, per essere poi, l’11 luglio 1717, riportate nella nuova chiesa e deposte in un’urna sopra l’altar maggiore. Nel 1807 fu riconosciuta la legittimità del culto ab immemorabili e si concesse alla città l’ufficiatura richiesta, che fu estesa successivamente anche ai Servi di Maria e ai Frati Minori, appartenendo Giacomo Villa contemporaneamente ai due Terz’Ordini. Conosciuto e onorato come “martire della giustizia”, per due volte è stato proposto come patrono degli avvocati d’Italia. Il Martirologio Romano lo ricorda con le parole: “A Città della Pieve in Umbria beato Giacomo, detto l’Elemosiniere, che, giurisperito, si fece avvocato dei poveri e degli oppressi”.

(FONTE)

mercoledì 7 aprile 2021

San Ciro, prega per noi!

 

San Ciro di Alessandria, medico (Alessandria d'Egitto, III secolo – Canopo, 31 gennaio 303) fu martire in Egitto nel IV secolo, con il soldato Giovanni.

I corpi dei Santi vennero riposti nel tempio di San Marco ad Alessandria, dove rimasero fino all'inizio del V secolo. Successivamente il patriarca alessandrino San Teofilo, con lo scopo di perpetuare il ricordo dei martiri e sradicare il culto degli dei pagani, aveva iniziato a far costruire a Canòpo un tempio dedicato agli Apostoli, dove trasferire i corpi di Ciro e Giovanni. Il testimone principale della vitalità del culto verso i santi martiri fu lo stesso Sofronio, anch'egli guarito da un'oftalmia a seguito di un sogno. Con l'invasione araba, verso la metà del VII secolo, il santuario andò in rovina, ma ancora oggi l'intera regione dove si svolsero i miracoli e il martirio del Santo viene chiamata dagli arabi Aboukir, in memoria dell'abate Ciro.

Intorno al X secolo le spoglie dei martiri furono portate a Roma da due monaci, Grimaldo e Arnolfo. Qui la colonia alessandrina di via Portuense eresse e dedicò loro una basilica, tuttora esistente, chiamata Santa Passera. Intorno al XIV secolo, a causa delle frequenti inondazioni del Tevere, le reliquie dei santi martiri vennero trasportate nella Chiesa di Sant'Angelo in Pescheria, dove San Ciro, fin dal secolo VII, era particolarmente venerato.

Successivamente, nel 1600, le reliquie furono traslate a Napoli ad opera del cardinale Francesco Sforza e collocate nella chiesa del Gesù Nuovo. Ciro e Giovanni erano già venerati a Napoli, grazie soprattutto alla presenza di colonie di mercanti alessandrini, da secoli operanti in città, che edificarono anche un tempio in loro onore presso il vico denominato de Alexandrinis. Verso il 1675 giunse al Gesù Nuovo San Francesco De Geronimo, gesuita di origine grottagliese, che svolse per circa 40 anni il suo apostolato missionario a Napoli e in altre regioni del Regno. Egli contribuì a rinvigorire ed estendere il culto dei santi martiri Ciro e Giovanni.

Oggi in molte città italiane sono presenti tracce del culto di San Ciro: Portici, Atena Lucana, Sulmona, Lucera, Cerignola, Castellammare di Stabia, Sora, Frattamaggiore, Acquaviva delle Fonti, Cerreto, Bologna, Novara, Foggia, Avellino, Palermo, Vico Equense, Nocera Superiore, Sala Consilina, Grottaglie, Marineo e molti altri luoghi.


Glória Patri

et Fílio

et Spirítui Sancto.

Sicut erat in princípio,

et nunc et semper

et in sǽcula sæculórum.

Amen.


domenica 4 aprile 2021

Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni…

 


C’è una affermazione di tempo che caratterizza il Vangelo di questo (questa) giorno (sera): il primo giorno della settimana

La conosciamo tutti, vero?

Se pensiamo bene la definiamo in modo cristiano, se no la definiamo in modo diverso.

Cioè il primo giorno della settimana è la domenica, non il lunedì.

In ogni festa dell’Epifania noi annunciammo la data della Pasqua con queste parole:

Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni…

La Pasqua è l’origine, il senso, la misura, la gioia di ogni nostro altro giorno.