mercoledì 30 ottobre 2019

900 anni: Gerardo La Porta e Potenza




San Gerardo La Porta da Piacenza, vescovo di Potenza: novecento anni legano la città lucana con il suo vescovo e patrono; difatti Gerardo fu vescovo della città dal 1111 al 1119.
Come mai da Piacenza a Potenza? Forse alla volta dei luoghi santi, ma giunto a Potenza decise di dedicarsi alla vita apostolica.
Il suo ardore fu tale che, la sede episcopale vacante dal 1099, fu concessa a Gerardo: venne consacrato vescovo ad Acerenza nel 1111. Resse la diocesi con tale fervore e con fama di santità che il suo successore Manfredo ne scrisse una Vita, e a solo un anno dalla morte, nel 1120, papa Callisto II lo proclamò santo a viva voce; immediatamente la popolazione potentina iniziò a venerare il santo. Il santo vescovo è stato inserito nel Martirologio Romano in data 30 ottobre: A Potenza, san Gerardo, vescovo.
Le sacre ossa di S. Gerardo riposano sotto l'altare a lui dedicato nella Chiesa Cattedrale di Potenza. Il Santo viene onorato, in modo particolare, il 30 ottobre, giorno della sua morte, e il 30 maggio a ricordo della traslazione delle sue ossa, fatta dal Vescovo Oberto nel 1250.

martedì 29 ottobre 2019

In solitudine e preghiera, la vergine Ermelinda del Brabante




Ermelinda nasce nel VI secolo a Lovenjoul nel Brabante (Belgio), da nobili genitori legati alla stirpe dei Pipini: Ermeonoldo ed Armensinda.
Fin da giovane si mise alla ricerca di solitudine e silenzio, allontanandosi dalla vita agiata e ricca della sua famiglia, votandosi alla verginità per il Regno di Dio. In questa ricerca si fermò presso il villaggio di Beauvechain, dove nella preghiera notturna presso la chiesa locale viveva il suo desiderio di solitudine e preghiera. Lotto contro due pretendenti, fratelli e signori del luogo, che volevano rapirla in chiesa di notte, ma avvertita dal suo angelo custode, fuggi e partì per Meldert, dove morì a 48 anni, nella seconda metà del VI secolo, di cui è patrona. È commemorata il 29 ottobre, ma il suo nome non è inserito nel Martirologio Romano.

* * *

Spirito Santo, Spirito di silenzio,

Tu che rimani l’ospite silenzioso della nostra anima, comunicaci il fervore del Tuo silenzio.
Tu che operi tanto efficacemente nell’intimo di noi stessi, senza scosse e senza rumore, liberaci dall’agitazione superficiale e portaci a raggiungere il silenzio della Tua azione in profondità.
Tu che vuoi concentrare su Dio il nostro sguardo e la nostra attenzione, chiudi il nostro cuore e le labbra alla dissipazione e riconduci l’anima, costantemente, al centro della sua vita intima.
Tu che fai udire le Tue ispirazioni mormorate sottovoce, aiutaci a non soffocarle con troppe parole e pensieri umani, e fa regnare in noi il silenzio che Ti ascolta.
Tu che manifesti la Tua presenza con discrezione e ne doni il gusto soltanto alle anime che sanno tacere, donaci il gusto di un silenzio interiore che ci riempia del contatto con Te e ci dia un’altissima stima della Tua ineffabile vicinanza.
Tu che vuoi aprirci alla contemplazione delle cose divine, insegnaci a meditarle e a conservarle nel nostro spirito con un’attenzione silenziosa ma tanto più penetrante. Spirito santo, degnati di creare in noi un a silo di pace e di silenzio, affinché tutto il nostro essere diventi dimora di Dio. Amen.
(Preghiera delle Suore di N. S. del Cenacolo)

martedì 22 ottobre 2019

San Giovanni Paolo II, prega per noi!



1978 l'anno dei 3 papi
San Paolo VI
Venerabile Giovanni Paolo I
San Giovanni Paolo II
Ecco la musica di quell'anno!




In quell'anno, 22 ottobre, un discorso pontificio indimenticabile.





venerdì 18 ottobre 2019

«Ecumenismo dei confessori e dei martiri»



L’occidente cristiano non conosce in larga scala la persecuzione anticristiana ottomana, perché non ha subito la dominazione. Solo casi circoscritti di martiri ad opera dei saraceni: Cordova, Otranto e Taormina.

L’oriente cristiano avendo subito la dominazione ottomana ha molti e significativi santi martiri.
Tra costoro Zlata tra i martiri bulgari vittima della dominazione ottomana durata 5 secoli.

Zlata è nata a Slatino, diocesi di Muglen. Bella d’aspetto e di cuore, ebbe una esistenza con non poche prove e sofferenze. Tutto accadde in un giorno qualunque, in gesto quotidiano, la raccolta della legna nel bosco, che la fede di Zlata mi messa alla prova fino al martirio. Vista la sua bellezza un giovane turco sorprendendola nel bosco, sola, la rapì, una fuitina, diremmo noi, ma contro la volontà di Zlata. Matrimonio e conversione alla fede maomettano le stavano stretti: si rifiutò. Alcune donne turche tentarono di convincerla con ogni sorta di promessa, ma neppure le torture verso i suoi familiari le fecero cambiare idea. Con l'aiuto di Dio Zlata sopportò ogni tortura, e morì impiccata il 18 ottobre 1795. Il suo corpo fu disperso, per nascondere il misfatto. La festa è celebrata presso la Chiesa Ortodossa Bulgara.

«San Nicola fa parte dell’ampia schiera di cristiani perseguitati, che comprende anche» molti fedeli dell’epoca odierna. «Oggi tutte le Chiese hanno i loro confessori e i loro martiri. I cristiani non sono perseguitati perché appartenenti a una specifica confessione, ma perché cristiani». È il tema sempre attuale dell’«ecumenismo dei confessori e dei martiri».

giovedì 17 ottobre 2019

Ignazio, “frumento di Dio”.




Ignazio (“detto anche Teoforo”, così si chiama in tutte le sue lettere), vissuto ad Antiochia di Siria sotto l’imperatore Traiano (98-117), fu il terzo vescovo della comunità cristiana di Antiochia, dopo Simon Pietro ed Evodio. Di lui narra Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica (III,36), ed è l’unica fonte diretta che abbiamo della sua vita, insieme alle notizie che provengono dalla Lettera di Policarpo ai Filippesi .
Arrestato come cristiano durante una persecuzione romana del cristianesimo, ritenuto “superstitio illicita”, negli anni tra il 107 e il 110 fu condannato ad essere ucciso dalle bestie a Roma. Nel viaggio sotto scorta militare che, insieme ad altri cristiani condannati, percorse per raggiungere il luogo dell’esecuzione, fece anche lunghe soste.
A Smirne venne accolto dal vescovo Policarpo e da una numerosa comunità di cristiani. Accorrevano a incontrarlo anche membri di altre comunità dell’Asia minore (Efeso, Magnesia, Tralli) che, non trovandosi sul percorso del suo viaggio ultimo, vollero comunque accomiatarsi da un vescovo molto stimato e amato. Da Smirne scrisse lettere di commiato alle Chiese di cui aveva accolto la delegazione e alla Chiesa di Roma: questa è l’unica lettera datata, il giorno 24 agosto. Dopo Smirne il drappello passò a Troade, da dove Ignazio scrisse alle chiese di Filadelfia e di Smirne, e al suo vescovo Policarpo. Successivamente dovette passare da Filippi, come testimonia la lettera scritta posteriormente da Policarpo ai Filippesi, per imbarcarsi poi a Durazzo per l’Italia. Ireneo (180 ca.) e Origene (235 ca.) testimoniano che effettivamente subì il martirio, in Roma, consegnato alle fauci dei leoni.
Le sette lettere scritte in questo viaggio infamante, in realtà trasformato da lui in corteo trionfale, sono espresse in stile molto acceso e diretto e testimoniano la tenera e vigorosa passione di questo umilissimo vescovo per il Signore Gesù Cristo, e per l’unità delle chiese: “uomo fatto per l’unità” egli si autodefinisce. Soprattutto la Lettera ai Romani rivela l’animo di questo appassionato e mitissimo discepolo della prima generazione apostolica. Alla fine del primo secolo di vita della Chiesa, tali lettere sono al tempo stesso testimonianza preziosa sulla vita della più antica sede della Chiesa apostolica, Antiochia; sulla fede cristologica ed ecclesiologia; sulle crisi derivanti dagli influssi gnostici, giudaizzanti, docetisti; e sulla spiritualità del martirio, strettamente collegata al senso dell’eucaristia.

Non per niente Ignazio che, ritenendosi non ancora diventato veramente discepolo (Ai Tralliani, V.2), anelava a “imitare la passione del suo Dio” (Ai Romani, VI.3), si definiva “frumento di Dio”, destinato ad essere stritolato dalle bestie per diventare pane puro di Cristo (Ai Romani, IV.1).



I suoi resti sono, unitamente a quelli di S. Clemente I, nell’urna posta sotto l’altare maggiore di S. Clemente Papa al Laterano. Dato in pasto alle fiere nel 107, le ossa furono raccolte dai fedeli che le trasportarono da Roma ad Antiochia. Qui Teodosio II (408-450) gli dedicò il tempio già della Fortuna. Con l’occupazione della città nel 637 da parte dei Saraceni, le reliquie furono riportate a Roma e deposte a S. Clemente. In seguito furono distribuite in varie chiese tra le quali S. Maria del Popolo e il SS. Nome di Gesù. In quest’ultima veniva indicata fino al secolo scorso la reliquia della testa.

mercoledì 16 ottobre 2019

... testimoni delle bontà del Signore.










Dopo domani celebreremo la festa di san Luca, l’evangelista che rivela meglio il cuore di Gesù e la sua misericordia. Tale ricorrenza aiuti tutti a riscoprire la gioia di essere cristiani, testimoni delle bontà del Signore.
Papa Francesco

martedì 15 ottobre 2019

La Santuzza!


Se a Padova, il Santo è Antonio; la Santuzza a Palermo è Rosalia.

S. Rosalia venerata a S. Magno Cilento
La Santuzza è patrona di San Mango Cilento, frazione del comune di Sessa Cilento, in provincia di Salerno.

Nel comune cilentano il 4 settembre segna un po’ la fine dell’estate: nella frazione San Mango, infatti, si celebra Santa Rosalia da Palermo Vergine e Anacoreta e la ricorrenza è l’ultimo dei festeggiamenti in onore dei santi patroni.

Nella festa di Santa Rosalia a San Mango ci recita l’Opera Sacra che porta in scena la vita della Santuzza. Il testo di autore anonimo è di notevole spessore letterario: risale probabilmente al XVIII secolo e fu forse scritto da un ecclesiastico. La tradizione sanmanghese più antica vorrebbe che l’Opera venisse rappresentata a mezzogiorno del 4 settembre, tuttavia in tempi più recenti è stata allestita per la sera della vigilia e si è consolidata l’usanza di riproporne una riduzione durante la processione del giorno di festa nei pressi dell’antico mulino. Le persone più anziane del paese ricordano a memoria le battute dei due atti che compongono l’Opera Sacra e che, fino agli anni Cinquanta, erano riservate esclusivamente all’interpretazione maschile. (fonte)

Rosalia, vergine eremita del XII secolo, santa Rosalia è divenuta patrona di Palermo nel 1666 con culto ufficiale esteso a tutta la Sicilia. Figlia di un nobile feudatario, Rosalia Sinibaldi visse in quel felice periodo di rinnovamento cattolico, che i re Normanni ristabilirono in Sicilia, dopo aver scacciato gli Arabi che se n'erano impadroniti dall'827 al 1072; favorendo il diffondersi di monasteri Basiliani e Benedettini. In quest'atmosfera di fervore e rinnovamento religioso, s'inserì la vocazione eremitica della giovane che lasciò la vita di corte e si ritirò in preghiera in una grotta sul monte Pellegrino, dove, secondo la tradizione, morì il 4 settembre 1160. Nel 1624, mentre a Palermo la peste decimava il popolo, lo spirito di Rosalia apparve in sogno ad una malata, e poi ad un cacciatore. A lui Rosalia indicò la strada per ritrovare le sue reliquie, chiedendogli di portarle in processione per la città. Così fu fatto: e dove quei resti passavano i malati guarivano, e la città fu purificata in pochi giorni. Da allora, a Palermo, la processione si ripete ogni anno. Rosalia, fu inclusa nel Martirologio romano nel 1630 da Papa Urbano VIII.

È patrona oltre che di Palermo, anche di San Mango Cilento (SA), di Racalmuto (AG), di Bivona (AG), di Bisacquino (PA), di Centuripe (EN), di Campofelice di Roccella (PA), di Santo Stefano Quisquina (AG), di Delia (CL), di Lentiscosa di Camerota (SA), di Vicari (PA), di Baucina (PA), di Pegli (GE), di Santa Margherita di Belice (AG), di Rina di Savoca (ME), di Montelepre (PA) e compatrona di Benetutti (SS).
Due curiosità lombarde. È venerata a Salò e nella Chiesa di S. Bernardino alle Ossa in Milano.

lunedì 14 ottobre 2019

Patrono delle onoranze funebri




La memoria annuale di papa Callisto, secondo la tradizione custode del cimitero che porta il suo nome, forse un fossore, poi diacono di papa Zefirino, ci fa celebrare il patrono di coloro che svolgo la custodia dei cimiteri e che sono legati alla gestione dei funerali.
Un mestiere sempre guardato con ostilità, ma è un mestiere, visto che oramai socialmente la sepoltura dei morti, pur essendo rimasta una opera di misericordia, non è più un compito ecclesiale legato alle confraternite delle Buona morte, ma è vincolato in ambito civile e legato, nel bene e nel male alle leggi dello Stato e al dio denaro.
Invocare la benedizione del Signore su questo attività, per intercessione di S. Callisto, significa chiedere di non far diventare il dio denaro la misura del tutto (come già è!), ma anche auspicare una sufficiente compassione e umanità su questo momento delicato, alcune volte drammatico, della vita dell’uomo.
Dall’Alpi a Sicilia, oramai prendono piede modalità deplorevoli nelle funzioni funebri. 
L’abominio è l’applauso al feretro, come se fosse un gesto di lutto. Siamo passati dal pianto pagato all'applauso gratuito.
Per non parlare della dispersione delle ceneri dopo la cremazione. Gesto ammonito dalla Chiesa e vietano, pena la non celebrazione delle esequie religiose, perché disperdere non è attendere il ritorno del Signore.
Infine l’ambiguità della relazione parenti del defunto, sacerdote e agenzia funebre, che pilotata da quest’ultima, spesso gestisce i suoi interessi (economici!) facendo cadere la colpa delle scelte sulla parrocchia, per i parenti, e sui parenti, per la parrocchia.
Dimenticare i tempi di attesa dopo i funerali con chiacchierare inutili e fuori luogo in cui l'agenzia non prende posizione, perché apparentemente c'è di mezzo la finta attenzione ai parenti del defunto, ma in realtà è attenzione al portafoglio, non solo per il momento, ma sul futuro.
San Callisto, prega per noi!

domenica 13 ottobre 2019

Lungo il cammino verso Gerusalemme...




Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea.
Dall’orazione colletta siamo invita in questa domenica a rendere gloria a Dio per il dono della fede. Sarebbe diversa la nostra vita senza questo dono? In che modo?
Continua il cammino.
In un villaggio avviene la purificazione di 10 lebbrosi, ma solo uno di loro, un straniero di Samaria, riconosce il dono e pieno di gratitudine torna a lodare Dio.
Tanti temi dentro questa piccola vicenda.
1. Mi capita nelle visite alle famiglie di trovare svariati simboli: mani di Fatma, grappoli d’uva fatti di monete, per non parlare poi di cornetti rossi, alcuni pure appesi al collo o alle orecchie. Perché?
Nei racconti tra la prima lettura e il Vangelo c’è un forte richiamano alla Signoria di Dio e del suo Cristo. In terra di missione – racconta P. Fumagalli - se il matrimonio dei coniugi non ha abbandonato tutte le credenze tribali, non si concede il battesimo ai figli infanti. Capite il senso?
La purificazione del lebbroso è certamente richiamo alla purificazione della nostra fede da elementi fasulli o pericolosi. Quali?
Solo una fede radicata nel Vangelo generata una vita evangelica.
2. La seconda lettura ci parla ancora – come domenica scorsa - di sofferenza per il Vangelo. Cosa vuol dire soffrire per il Vangelo? Già il fatto che mi gioco fino in fondo e con fatica, per incarnarlo, è già un modo per soffrire per il Vangelo.
3. Eravamo stati educati al tempo dell’amato Cardinal Martini, poi andato nel dimenticatoio, alla confessio laudis: dall'ultima confessione, quali sono le cose per cui sento di dover maggiormente ringraziare Dio che mi è stato vicino? Iniziare con il ringraziamento e la lode mette la nostra vita nel giusto quadro ed è molto importante far emergere i doni che il Signore ci ha fatto.
Il lebbroso purificato-guarito ci ricorda che saper lodare Dio per le cose belle, è uno sguardo sulla vita necessario. Amen.

sabato 12 ottobre 2019

Mafalda divenne un simbolo!



La tragica storia della principessa Mafalda Maria Elisabetta di Savoia-Assia (Roma, novembre 1902-Buchenwald 28 agosto 1944), secondogenita del re Vittorio Emanuele III ed Elena di Montenegro è tristissima e straziante. La pupilla di casa Savoia era andata sposa, il 23 settembre 1925, al principe tedesco Landgrave Philipp von Hesse (Germania, 6 novembre 1896 - Roma, 25 ottobre 1980) tenente dell'Esercito prussiano. Il nazismo, pur non riconoscendo titoli nobiliari utilizzò il Langravio d'assia conferendogli un grado nelle SS e vari incarichi. Non si sa se Filippo fosse un nazista convinto, di certo Mafalda, almeno nei primi tempi ammirava Hitler come del resto aveva ammirato Mussolini. Una foto storica li ritrae circondati da innumerevoli e importanti invitati sullo scalone d'onore del castello reale di Racconigi il giorno delle fastose nozze. L'unione principesca fu allietata dalla nascita di quattro figli: Maurizio - Maurice Frederick Charles (Racconigi, 1926) sposò nel 1964 la Principessa tedesca Tatjana di Sayn-Wittgenstein-Berleburg, da cui divorziò nel 1974 ; Enrico - Henry William Constantine (Roma, 1927-Langen, 1999); Otto - Otto Adolf (Roma, 1937 –Hannover, 1998) sposò nel 1965 Angela von Doering da cui divorziò nel 1969; seconde nozze nel 1988 con la cecoslovacca Elisabeth Bönker, da cui divorzio nel 1994; Elisabetta - Elisabeth Margarethe Elena Johanna Maria Jolanda Polyxene (Roma, 1940) sposò nel 1962 Friedrich Carl Gf von Oppersdorff (1925-1985). La vita scorreva via, felice e piena. Mafalda aveva ricevuto come dono di nozze Villa Polissena, a Roma: è lì che abitava quando tornava in Italia. Poi il destino di Mafalda diventa tragico. Nel 1943, in piena guerra mondiale, la principessa Savoia partì alla volta della Bulgaria. Voleva abbracciare la sorella Giovanna di Savoia moglie del re Boris III, agonizzante. La firma della resa dell'Italia agli anglo-americani e il suo annuncio (8 settembre) la colsero Oltralpe. In pieno marasma con il piano di Hitler che voleva arrestare il Re Vittorio Emanuele III, la Regina e il principe ereditario. Che elusero la cattura rifugiandosi a Ortona e poi, via mare, a Brindisi. Mafalda volle a tutti i costi ritornare a Roma per riabbracciare i figli. I piccoli Savoia-Assia erano ben nascosti in Vaticano sotto la protezione del cardinal Montini, il futuro Paolo VI. Il resto è noto. Fu catturata con l'inganno dai nazisti di Kesselring (Mafalda è stata arrestata il 22 settembre 1943 a Villa Wolkonski sede dell'ambasciata tedesca dove era stata attirata con un inganno. Che venne in seguito portata all'aeroporto dell'Urbe e imbarcata su un volo per Berlino) e deportata a Buchenwald. Il 18 ottobre del '43 Mafalda varcò il portone del Campo di concentramento. La principessa possedeva solo i vestiti che indossava al momento dell'arresto. Le sue richieste di vestiti e biancheria furono sempre negate. Le fu proibito anche di scrivere ed il suo nome venne cambiato con quello di MADAME ABEBA. Rinchiusa in una baracca riservata a prigionieri particolari che non lavoravano e ricevevano il vitto delle SS che era poco migliore di quello che ricevevano i prigionieri comuni, soggiornò insieme al socialdemocratico tedesco ed ex ministro Brenschiel e sua moglie nonché una dama di compagniaLa principessa ebbe occasione di conoscere un prigioniero italiano, il sardo Leonardo Bovini, addetto allo scavo di una trincea antiaerea all'interno del recinto della baracca dove Mafalda era prigioniera. Da lui si ebbe la notizia al Campo della presenza della principessa di Savoia. Il 24 agosto del '44 Buchenwald venne bombardato dagli alleati anglo-americani. Mafalda rimase ferita gravemente: il braccio sinistro ustionato fino all'osso e una vasta bruciatura sulla guancia. Venne trasportata nella camera di tolleranza del Campo trasformata provvisoriamente in lazzaretto. Fu operata in ritardo dal medico capo delle SS perché non avesse contatti con i prigionieri e con metodo inadeguato alla circostanza. Non venne soccorsa adeguatamente e dopo quattro giorni d'agonia in preda alla cancrena la sfortunata principessa moriva, a soli 42 anni. La salma della principessa non fu cremata come accadeva normalmente, ma messa in una cassa nera di legno e trasportata a Weimar in Germania dove fu messa nel reparto d'onore riservato ai caduti in guerra nella fossa comune 262 delle SS. Recentemente fu scoperto che Mafalda non fu mandata subito in Germania ma a Bolzano nel Campo smistamento dei prigionieri (ebrei, zingari, politici). Ci sono testimoni oculari che l'hanno riconosciuta nel campo di Bolzano. Era sempre vicina a una signora ebrea. Ma nessuno ha potuto avvicinarla». Perché il re non ha avvertito la figlia sul pericolo imminente? «Non sapeva con esattezza la data dell'armistizio. Il dramma è che non sono riusciti a coordinarsi. Lei è stata avvertita, però, al confine italiano. Ma essendo sposata con un principe tedesco s'è fidata, non ha pensato di poter diventare un capro espiatorio per i nazisti. Mafalda invece divenne un simbolo, anche il marito fu spedito nel Campo di concentramento di Flossenburg. (da www.lager.it)

PREGHIERA
Pietosissimo Iddio, che nei Tuoi imperscrutabili disegni, permettesti che la Tua serva Mafalda, nata e vissuta nella regalità della corte, si dipartisse da questa terra in seguito alle sofferenze ed all'abbandono vissuto negli ultimi mesi della sua esistenza terrena, lontano dalle cure e dall'affetto dei suoi, umiliata e vilipesa in suolo nemico, accetta il suo sacrificio!
Fà che ella, spiritualmente ricollegata alle grandi donne della sua casa che la precedettero, in una dinastia di Santi e di Eroi, ascenda presto alla Beatitudine del Regno dei Cieli, onde intercedere presso di Te per la grandezza del Regno d'Italia.
Così sia.

Con approvazione ecclesiastica
+ Giuseppe Gagnor, Vescovo
18 nov. 1945

venerdì 11 ottobre 2019

Ave Maria, Madre ai piedi della croce!




LITANIE ALL'ADDOLORATA
Signore, pietà
Cristo, pietà
Signore, pietà
Cristo, ascoltaci
Cristo, esaudisci
Padre del cielo, che sei Dio. Abbi pietà di noi
Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio. Abbi pietà di noi
Spirito Santo Paraclito, che sei Dio. Abbi pietà di noi
Santa Trinità, unico Dio. Abbi pietà di noi
Santa Maria. prega per noi
Madre addolorata
Madre ai piedi della croce
Madre priva del Tuo Figlio
Madre trafitta dalla spada del dolore
Madre crocifissa nel cuore
Madre testimone della Risurrezione
Vergine obbediente
Vergine penitente
Vergine fedele
Vergine del silenzio
Vergine del perdono
Vergine dell'attesa
Donna esule
Donna paziente
Donna coraggiosa
Donna del dolore
Donna della Nuova Alleanza
Donna della speranza
Novella Eva
Strumento della redenzione
Serva della riconciliazione
Difesa degli innocenti
Coraggio dei perseguitati
Fortezza degli oppressi
Speranza dei peccatori
Consolazione degli afflitti
Rifugio dei miseri
Conforto degli esuli
Sostegno dei deboli
Sollievo degli infermi
Regina dei martiri
Gloria della Chiesa
Vergine della Pasqua
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci, Signore
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, ascoltaci, Signore
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi

Prega per noi, santa Vergine addolorata! E saremo degni delle promesse di Cristo.

PREGHIAMO
O Dio, Tu che hai voluto che la vita della Vergine fosse segnata dal mistero del dolore; concedici, Ti preghiamo, di camminare con Lei sulla via della fede e di unire le nostre sofferenze alla Passione di Cristo perché diventino occasione di grazia e strumento di salvezza. Per Cristo nostro Signore. Amen.

giovedì 10 ottobre 2019

PREGHIERA PER L'ITALIA



PREGHIERA DEL SANTO PADRE 
GIOVANNI PAOLO II
PER L'ITALIA
Martedì, 15 marzo 1994

O Dio, nostro Padre,
ti lodiamo e ringraziamo.
Tu che ami ogni uomo e guidi tutti i popoli
accompagna i passi della nostra nazione,
spesso difficili ma colmi di speranza.
Fa’ che vediamo i segni della tua presenza
e sperimentiamo la forza del tuo amore, che non viene mai meno.
Signore Gesù, Figlio di Dio e Salvatore del mondo,
fatto uomo nel seno della Vergine Maria,
ti confessiamo la nostra fede.
Il tuo Vangelo sia luce e vigore
per le nostre scelte personali e sociali.
La tua legge d’amore conduca la nostra comunità civile
a giustizia e solidarietà, a riconciliazione e pace.
Spirito Santo, amore del Padre e del figlio
con fiducia ti invochiamo.
Tu che sei maestro interiore svela a noi i pensieri e le vie di Dio.
Donaci di guardare le vicende umane con occhi puri e penetranti,
di conservare l’eredità di santità e civiltà
propria del nostro popolo,
di convertirci nella mente e nel cuore per rinnovare la nostra società.
Gloria a te, o Padre, che operi tutto in tutti.
Gloria a te, o Figlio, che per amore ti sei fatto nostro servo.
Gloria a te, o Spirito Santo, che semini i tuoi doni nei nostri cuori.
Gloria a te, o Santa Trinità, che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen.
S. IOANNES PAULUS PP. II

mercoledì 9 ottobre 2019

Benedetto, fratello di Fructa, prega per noi!




Scarne sono le notizie agiografiche sul patrono di S. Benedetto al Tronto.
La fonte è parte della lapide ritrovata vicino all’ingresso nella chiesa abbaziale di S. Benedetto, situata nella parte alta della città di S. Benedetto del Tronto.
La lapide ricostruita, ad opera del Michettoni, dal frammento centrale della lapide stessa, dice:

INNOCENTE DI MANI E DI CUORE CHE NON PRESE (forse PERSE, un errore di battitura) INVANO L’ANIMA SUA AVENDO CONSEGUITA LA BENEDIZIONE ETERNA DEL MONDO QUESTI È VERAMENTE E DI NOME E DI MERITO BENEDETTO. IL QUALE VISSE 28 ANNI. DEPOSTO IN PACE IL 13 OTTOBRE SOTTO DIOCLEZIANO E MASSIMIANO AUGUSTI CONSOLI. QUI È DEPOSTA FRUTTA SORELLA GERMANA DI LUI LA QUALE VISSE 58 ANNI COSÌ CONGIUNTI SOTTO IL MEDESIMO SEPOLCRO. (fonte: S. Benedetto Martire. Memoria. Testimonianze. Culto. – a cura di Pietro Pompei, 1995)
Cosa si deduce? Il nome: Benedetto. Morto all’età di 28 anni, il 13 ottobre. La lapide dice inoltre che nella stessa tomba fu poi sepolta anche la sorella gemella, Fructa, morta all’età di 58 anni.
Il nome Frutta, secondo alcuni studi, è ritenuto di area friulana, diffuso in quel periodo. Da qui l’origine friulana di Benedetto.
Nel Martirologio Romano in corso il nome del patrono di S. Benedetto del Tronto non è inserito e nemmeno era presente in quello del 1956, che in data 13 ottobre riportava:

Die 13 Octobris. Tertio Idus Octobris.
Sancti Eduardi, Regis Anglorum et Confessoris, qui Nonis Januarii obdormivit in Domino, sed hac die, ob Translationem corporis ejus, potissimum colitur.
Apud Troadem, Asiae minoris urbem, natalis sancti Carpi, qui fuit discipulus beati Pauli Apostoli.
Cordubae, in Hispania, item natalis sanctorum Martyrum Fausti, Januarii et Martialis; qui, primo equulei poena cruciati, deinde, superciliis rasis, dentibus evulsis, auribus quoque et naribus praecisis, ignis passione martyrium consummarunt.
Thessalonicae sancti Florentii Martyris, qui, post varia tormenta, igne combustus est.
Apud Stokeraviam, in Austria, sancti Colmanni Martyris.
Antiochiae sancti Theophili Episcopi, qui, sextus post beatum Petrum Apostolum, ejusdem Ecclesiae Pontificatum tenuit. 
Turonis, in Gallia, sancti Venantii, Abbatis et Confessoris.
Apud Sublacum, in Latio, sanctae Chelidoniae Virginis.

Tutto questo fa del Martire Benedetto uno dei tanti santi venerati, ma non ufficialmente riconosciuti (nulla di nuovo e di male!), ma visto anche i dati archeologici fa di lui un “corpo santo”, con tutto quello che significa questo termine.
Per Benedetto, fratello di Fructa, solenni sono i festeggiamenti che gli abitanti di S. Benedetto del Tronto dedicano al loro santo patrono nel giorno della festa del 13 ottobre.

giovedì 3 ottobre 2019

Nuovi beati e Venerabili




BEATI
– il miracolo, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Stefano Wyszyński, Cardinale di Santa Romana Chiesa, Arcivescovo Metropolita di Gniezno e Varsavia, Primate di Polonia; nato a Zuzela (Polonia) il 3 agosto 1901 e morto il 28 maggio 1981 a Varsavia (Polonia);
– il miracolo, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Francesco Mottola, Sacerdote diocesano, Fondatore dell’Istituto Secolare delle Oblate del Sacro Cuore; nato a Tropea (Italia) il 3 gennaio 1901 e ivi morto il 29 giugno 1969;
– il miracolo, attribuito all’intercessione della Venerabile Serva di Dio Alessandra (Sandra) Sabattini, Laica; nata il 19 agosto 1961 a Riccione (Italia) e morta il 2 maggio 1984 a Bologna (Italia);
– il martirio del Servo di Dio Giovanni Roig y Diggle, Laico; nato il 12 maggio 1917 a  Barcellona (Spagna) e ucciso la notte tra l’11 e il 12 settembre 1936 a Gramanet (Spagna);
– il martirio in defensum castitatis della Serva di Dio Benigna Cardoso da Silva, Laica;  nata il 15 ottobre 1928 a Santana do Cariri (Brasile) e ivi uccisa il 24 ottobre 1941;



VENERABILI
– le virtù eroiche del Servo di Dio Augusto Cesare Bertazzoni, Arcivescovo titolare di Temuniana, già Vescovo di Potenza e Marsico; nato il 10 gennaio 1876 a Polesine di Pegognaga (Italia) e morto il 30 agosto 1972 a Potenza (Italia);
 – le virtù eroiche del Servo di Dio Giovanni Luigi Querbes, Sacerdote, Fondatore della Congregazione dei Chierici Parrocchiali o Catechisti di San Viatore; nato il 21 agosto 1793 a Lione (Francia) e morto il 1° settembre 1859 a Vourles (Francia);
– le virtù eroiche del la Serva di Dio Maria Francesca del Bambino Gesù (al secolo: Maria Natividad Sánchez Villoria), Monaca professa dell’Ordine di Santa Chiara; nata a Fuenteguinaldo (Spagna) il 25 dicembre 1905 e morta il 28 febbraio 1991 a Salamanca (Spagna).