Nascita, infanzia e gioventù
Luigia Francesca Maria Poloni nacque a Verona il 26 gennaio 1802, ultima di 12 figli di Gaetano Poloni, farmacista e droghiere, e Margherita Biadego, di famiglia notarile. Ricevette il battesimo lo stesso giorno con i nomi di Luigia Francesca Maria. Cresciuta in un ambiente profondamente cristiano, sviluppò fin da giovane un’attenzione particolare verso i poveri e i bisognosi, valori che caratterizzarono tutta la sua esistenza.
Dopo la morte del padre nel 1822, Luigia assunse gran parte delle responsabilità familiari, dimostrando doti eccezionali di gestione e una fede incrollabile. La guida spirituale del Beato Carlo Steeb fu determinante nella sua vita: egli la aiutò a discernere la propria vocazione e a dedicarsi sempre più intensamente alle opere di carità. Durante l’epidemia di colera del 1836, Luigia si distinse per l’eroica dedizione nell’assistere i malati, confermando la sua chiamata a una vita di servizio. Nel 1840, Luigia, insieme a tre compagne, si trasferì presso il Pio Ricovero di Verona, iniziando la comunità che sarebbe poi diventata l’Istituto delle Sorelle della Misericordia. Nel 1848, con l’approvazione del Vescovo di Verona, emise i voti religiosi assumendo il nome di Vincenza Maria.
Spiritualità e Opere
La spiritualità di Vincenza Maria Poloni si fondava su una profonda unione con Dio, alimentata dalla preghiera e dalla devozione all’Eucaristia. La carità, virtù centrale della sua vita, si manifestò in gesti concreti di amore verso i poveri e gli ammalati, che considerava “i nostri padroni”. Nel suo servizio, Vincenza Maria univa umiltà e prudenza a una straordinaria fermezza di carattere. Il suo motto, “Servire Cristo nei poveri”, guidava ogni sua azione. Insegnava alle sue figlie spirituali che la carità doveva essere il fondamento dell’Istituto, sottolineando che solo mantenendo l’unità e l’amore reciproco la comunità avrebbe prosperato. La devozione al Sacratissimo Cuore di Gesù e alla Beata Vergine Maria sosteneva la sua missione e la ispirava a superare ogni difficoltà con fede e perseveranza.
La fondazione dell’Istituto delle Sorelle della Misericordia rappresentò il culmine delle opere di Vincenza Maria. La comunità, nata nel 1840, si dedicava all’assistenza agli anziani, ai malati e ai poveri, seguendo lo spirito e le regole di San Vincenzo de Paul. Sotto la sua guida, l’Istituto si espanse rapidamente, diventando un punto di riferimento per la carità cristiana a Verona. Vincenza Maria promosse un modello di servizio basato sulla tenerezza verso i sofferenti, la pazienza nelle tribolazioni e la rettitudine nell’agire. L’educazione delle giovani e la formazione delle sue figlie spirituali furono altrettanto centrali nel suo apostolato. Vincenza Maria le educava alla vita consacrata, insegnando loro a vedere Cristo nei poveri e a servirli con dedizione.
Gli ultimi anni
Negli ultimi anni della sua vita, Vincenza Maria fu colpita da gravi problemi di salute, in particolare da una malattia che la costrinse a sopportare intensi dolori fisici. Nonostante le sue sofferenze, continuò a guidare l’Istituto con fermezza e amore, dedicandosi fino all’ultimo alle sue figlie spirituali e ai poveri. Durante questo periodo, dimostrò una straordinaria capacità di accettare la sofferenza come partecipazione alla passione di Cristo, offrendo ogni sua difficoltà per il bene della Chiesa e della Congregazione. Rimase un esempio di pazienza e abbandono alla Provvidenza, pregando incessantemente e infondendo speranza nelle sorelle che la assistevano. Poco prima della sua morte, affidò alle sue figlie spirituali un importante messaggio: mantenere viva la carità come fondamento dell’Istituto, assicurando che questa sarebbe stata la chiave per il suo futuro successo e stabilità. L’esempio di Vincenza Maria Poloni è un richiamo potente alla carità cristiana vissuta in modo eroico. La sua figura ispira le comunità religiose e laiche a riscoprire il valore del servizio ai poveri e ai sofferenti. L’Istituto delle Sorelle della Misericordia continua oggi la sua missione, incarnando i principi della fondatrice e promuovendo una cultura della solidarietà e dell’amore verso il prossimo. La sua vita fu segnata dalla totale dedizione agli ammalati e ai poveri. Morì l’11 novembre 1855 e fu sepolta nella nuda terra nel cimitero comunale di Verona. I suoi resti vennero successivamente uniti, in una fossa comune, a quelli di molte sue consorelle. Questo non consentì di riconoscerne i suoi resti mortali.
“Iter” della causa
La fama di santità che l’accompagnava durante la sua vita, aumentava anche negli anni che seguirono alla sua morte. La Causa di beatificazione e di canonizzazione fu iniziata presso la Curia diocesana di Verona nell’anno 1990. Ottenuta la validità giuridica nel 1993 e preparata la Positio, il giorno 3 novembre 1998 ebbe luogo la seduta dei Consultori Storici. Il giorno 16 marzo 2005 si tenne il Congresso peculiare dei Consultori Teologi, mentre la Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi si svolse il successivo 15 novembre. Il 28 aprile 2006 Papa Benedetto XVI autorizzò la promulgazione del decreto sulla eroicità delle virtù.
In vista della beatificazione
Per la beatificazione la Postulazione della Causa presentò al Dicastero delle Cause dei Santi la presunta guarigione miracolosa di una religiosa dello stesso Istituto fondato dalla Beata. Molto sofferente per un fibroma all’utero, per cisti alle ovaie e per tumore maligno al seno, durante gli anni 1937–1939, fu sottoposta, in verità con scarsissimi risultati, a parecchi interventi chirurgici, ai quali seguì anzi un progressivo aggravamento della malattia. Le consorelle e l’interessata stessa incominciarono a ricorrere ardentemente all’aiuto divino per intercessione della fondatrice. Improvvisamente, dopo una notte tranquilla, la religiosa si risvegliò guarita.
Di questa asserita prodigiosa guarigione, presso la Curia di Verona, dal 30 maggio al 15 dicembre 1994, si svolse l’Inchiesta diocesana, il cui Decreto di validità giuridica fu concesso il 7 aprile 1995. La consulta medica del Dicastero, nella sessione del 5 ottobre 2006, dichiarò che la guarigione della religiosa da “cancro del seno sinistro in stadio avanzato con ripresa della malattia neoplastica due mesi dopo l’intervento di mastectomia radicale, con metastatizzazione diffusa fu rapida, completa, duratura e inspiegabile secondo l’odierna scienza medica.” Il 30 gennaio 2007 si riunì il Congresso peculiare dei Consultori Teologi e il seguente 20 novembre dello stesso anno si tenne la Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e dei Vescovi.
Sua Santità Benedetto XVI il 17 dicembre 2007 autorizzò il Dicastero delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul miracolo. Il 21 settembre 2008 a Verona, S. E. Rev.ma Mons. Angelo Amato, sdb, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, celebrò la beatificazione.
In vista della Canonizzazione
Il 16 dicembre 2013, nella Diocesi di Santa Maria de los Ángeles, in Cile, una donna subì un intervento programmato di colecistectomia laparoscopica. Tuttavia, nel corso dell’operazione, si manifestarono sintomi di ipotensione e tachicardia e i medici rilevarono un’emorragia all’interno della cavità addominale tale da rendere necessario un “intervento a cielo aperto d’urgenza”. Il quadro operatorio evidenziò una lacerazione aortica con shock emorragico, tanto che le condizioni della paziente richiesero l’applicazione di un camplaggio aortico a livello dello iato diaframmatico. Dopo aver inserito la protesi e rimosso un trombo, l’aorta venne suturata, ma al duplice intervento e alla copiosa emorragia fecero seguito una serie di complicazioni tutte potenzialmente letali (shock emorragico grave, clampaggio prolungato dell’aorta, insufficienza renale, sindrome addominale compartimentale, peritonite purulenta postoperatoria ad alto rischio infettivo, cinque interventi di laparotomia, intubazione orotracheale e tracheotomia, polmonite da ventilazione meccanica prolungata e decubito sacrale).
La prognosi si presentò dunque molto severa e riservata e i medici temevano che la paziente sarebbe deceduta entro pochi giorni. In quelle ore il nipote della donna invocò l’intercessione di Vincenza Maria Poloni per la salvezza della nonna, e, insieme a lui, molte altre persone si recarono davanti all’immagine della Poloni, posta sulla facciata esterna della casa religiosa delle Sorelle della Misericordia a Quilleco (Cile), rivolgendosi in preghiera con la medesima intenzione. Contro ogni previsione, le condizioni di salute della paziente migliorarono. Fu dimessa il 31 gennaio in buone condizioni cliniche senza alcuna conseguenza né generale, né cardiovascolare. Tornata a casa, riprese tutte le sue attività senza difficoltà e con piena lucidità mentale.
