martedì 30 aprile 2013

Un pensiero ...





“Mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. …È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. …Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. In essa non vidi alcun tempio:  il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello”.(Ap 21)

“La Chiesa è lo spazio che Cristo offre nella storia per poterlo incontrare, perché egli le ha affidato la sua Parola, il Battesimo che ci fa figli di Dio, il suo Corpo e il suo Sangue, la grazia del perdono del peccato, soprattutto nel sacramento della Riconciliazione, l’esperienza di una comunione che è riflesso del mistero stesso della Santa Trinità, la forza dello Spirito che genera carità verso tutti.
Occorre dare forma a comunità accoglienti, in cui tutti gli emarginati trovino la loro casa, a concrete esperienze di comunione, che, con la forza ardente dell’amore – «Vedi come si amano!» (Tertulliano, Apologetico, 39, 7) –, attirino lo sguardo disincantato dell’umanità contemporanea. La bellezza della fede deve risplendere, in particolare, nelle azioni della sacra Liturgia, nell’Eucaristia domenicale anzitutto. Proprio nelle celebrazioni liturgiche la Chiesa svela infatti il suo volto di opera di Dio e rende visibile, nelle parole e nei gesti, il significato del Vangelo.
Sta a noi oggi rendere concretamente accessibili esperienze di Chiesa, moltiplicare i pozzi a cui invitare gli uomini e le donne assetati e lì far loro incontrare Gesù, offrire oasi nei deserti della vita. Di questo sono responsabili le comunità cristiane e, in esse, ogni discepolo del Signore: a ciascuno è affidata una testimonianza insostituibile, perché il Vangelo possa incrociare l’esistenza di tutti; per questo ci è chiesta la santità della vita”.
(Papa Benedetto XVI)

“La Chiesa non è un’ONG, ma è una storia di amore .. Noi, donne e uomini di Chiesa siamo in mezzo ad una storia d’amore: ognuno di noi è un anello in questa catena d’amore. E se non capiamo questo, non capiamo nulla di cosa sia la Chiesa”.
(Papa Francesco)

lunedì 29 aprile 2013

Beata Francesca De Paula De Jesús





Beata Francesca (Francisca) De Paula De Jesús, detta Nhá Chica, laica; nata a São João del Rey (Brasile) nel 1808 e morta a Baependi (Brasile) il 14 giugno 1895. Papa Benedetto XVI in data 28 giugno 2012 ha riconosciuto un miracolo a lei attribuito ai fini della sua beatificazione che avverrà il 4 maggio 2013 nel santuario di N. S. della Concezione a Baependi (Brasile).

* * *

“Andate anche voi. La chiamata non riguarda soltanto i Pastori, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, ma si estende a tutti: anche i fedeli laici sono personalmente chiamati dal Signore, dal quale ricevono una missione per la Chiesa e per il mondo. Lo ricorda S. Gregorio Magno che, predicando al popolo, così commenta la parabola degli operai della vigna: « Guardate al vostro modo di vivere, fratelli carissimi, e verificate se siete già operai del Signore. Ciascuno valuti quello che fa e consideri se lavora nella vigna del Signore »” (Christifideles laici, 2)

domenica 28 aprile 2013

V DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)






“Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo …” (Gv 13)

Questo versetto del capitolo 13 di Giovanni fa parte di quella sezione giovannea definita il TESTAMENTO di Gesù.

Gesù lascia un eredità ai suoi discepoli.
Se cerchiamo su web (internet) questo argomento, cioè testamento-eredità, troveremo un marea di notizie che vanno dalle nozze con la Maddalena ai Templari.

È il gusto esasperato di questo nostro tempo in cui ci debba essere sempre una verità nascosta dietro ad ogni cosa, nulla è reale, vero, tutto è secretato e bisogna scovare il segreto nascosto!

In questa pagina invece il segreto è rivelato: Gesù lascia un testamento ai discepoli.
Nel senso etimologico Gesù lascia un nuovo patto:
“che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. (Gv 13)

La nuova alleanza si fonda su questo messaggio che ha segnato secoli di generazioni di cristiani: dall’epoca apostolica ad oggi.

Questa alleanza è speranza per “un cielo nuovo e una terra nuova”, è sorgente che fa “nuove tutte le cose”; è testimonianza “da questo tutti sapranno che siete miei discepoli”; infine è nuova fraternità “essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio”. Amen.

Un pensiero ...






“Amare vuol dire desiderio di perfezionare se stessa, la persona amata, superare il proprio egoismo, donarsi… L’amore deve essere totale, pieno, completo, regolato dalla legge di Dio, e si  eterni in Cielo.”   (Santa Gianna)

venerdì 26 aprile 2013

Loreto 2013





quinto giorno
Venerdì 26 aprile

Mogliano (MC)

c/o Parrocchia San Gregorio – Mogliano (MC)
dal 25 al 27 aprile

Un tempo ´extra moenia´ perché costruita al di là del fossato del castello. Ha subito vari cambiamenti, l´ultimo dei quali nel ´700 quando fu ´girata´ (il presbiterio fu spostato dalla parte dell´entrata) e fu aggiunta una monumentale gradinata per raccordare l´ingresso al nuovo piano stradale. Al suo interno si possono ammirare una pala d´altare di Durante Nobili da Caldarola, allievo del Lotto e un interessante quadro di G.B.Fagiani raffigurante Mogliano così come appariva nel ´700. Attualmente la chiesa è chiusa per restauro.

Chiesa di Santa Colomba
La chiesa ha un suggestivo soffitto a cassettoni dipinto dal moglianese G.B. Fagiani tra il 1750-1752. Dietro l´altare, una pregevole tavola di Durante Nobili, allievo del Lotto: Madonna in trono col Bambino tra i Santi Giuseppe, Colomba, Giovanni Battista, Francesco d´Assisi e Benedetto (1554). Di notevole bellezza il chiostro, con le sue lunette affrescate e gli arredi lignei.

Santuario del SS. Crocifisso
Qui si venera un´immagine raffigurante “Cristo Crocifisso che si erge dal sepolcro”, affresco della fine del ´400. In seguito ad un miracoloso evento accaduto nell´anno 1809, la chiesa, ricostruita in eleganti forme neoclassiche su disegno di G. Lucatelli, fu dichiarata Santuario dall´allora viceré d´Italia, Eugenio Beauharnais.

Chiesa S. Maria in Piazza
Mogliano (MC)

ORARIO
tutte le mattine, compresa la domenica, dalle 9.00 alle 12.30;
tutti i pomeriggi, tranne il martedì, dalle 17.00 alle 19.00;

Nella Chiesa di Santa Maria, monumento nazionale, si possono ammirare notevoli capolavori artistici.
La Chiesa è a tre navate. Appena si entra si può osservare sull'abside l'immagine maestosa di Maria Assunta di Lorenzo Lotto. E' una tela di inestimabile valore. I suoi caldi colori attirano a contemplare il grande evento. La Vergine Assunta, posta in alto, avvolta di luce, è seduta su nubi luminose, circondata da angeli oranti e stupiti nel vedere una creatura umana entrare con il corpo nella gloria di Dio.

In basso, racchiusi in una semi-nicchia, spiccano quattro meravigliose figure di santi: San Giovanni Battista, patrono del paese, Sant'Antonio da Padova con un giglio nella mano, Santa Maria Maddalena con in mano un vasetto di unguento, San Giuseppe, lo sposo di Maria.

I Santi guardano in alto con la serenità nei loro volti, e contemplano Maria nella gloria. Tra essi e l'Assunta si intravedono alcuni monumenti della Roma pagana e cristiana.

Nella navata sinistra si scorge un'altra tela di rara bellezza risalente alla metà del Cinquecento: la Vergine Maria del Santo Rosario, di autore ignoto.

Dalla terra si erge una robusta pianta con due rami che si innalzano al cielo a forma di cuore. Dentro questo grande cuore la Vergine, seduta in trono, ha il Figlio sulla mano destra e, sulla sinistra un Libro aperto : la Parola di Dio. Il volto di Maria è luminoso ed emana una luce che rende lieto il cuore di chi la contempla. Ai piedi della Vergine, in devota preghiera, si riconoscono San Sebastiano ed il diacono Santo Stefano.Dove il tronco si dirama un angelo loda Dio.

Intorno al grande cuore i quindici misteri del S. Rosario, incastonati su rose dorate sostenute da piccoli rami. In alto, al centro, il mistero glorioso della Vergine incoronata Regina del cielo e della terra. Ai piedi della pianta tre donne che simboleggiano:

La Fede, la donna che sostiene il Calice e l'Ostia immersi nella luce;
La Speranza, la donna che sostiene la Croce;
La Carità, la donna che allatta due bimbi contemporaneamente.

Nei locali attigui alla Chiesa, ora adibiti a Museo Parrocchiale, sono stati raccolte varie opere artistiche provenienti da diverse chiese. Tra le tante c'è la Sacra Famiglia, tavola di scuola raffaellesca, attribuita ad Innocenzo Francucci da Imola, proveniente dall'altare del Rosario, ove era stata collocata nel 1604 per disposizione del donatore Gentile Boninfanti.

Fra gli altari di particolare interesse c´è quello eretto dal Comune e dedicato al Beato Pietro da Mogliano

giovedì 25 aprile 2013

Loreto 2013




QUARTO GIORNO
Giovedì 25 aprile

montegranaro (MC)

Chiesa di San Serafino (Cappuccini) – Montegranaro (MC)

mercoledì 24 aprile 2013

Loreto 2013





TERZO GIORNO
Mercoledì 24 aprile

Montefiore dell'Aso (AP)

San Fedele martire
Montefiore dell'Aso (AP) - Parrocchia Santa Lucia

La chiesa di Santa Lucia con il titolo di Pievania, affonda le sue radici nel periodo tra il III ed il V secolo, durante i quali si diffonde il Cristianesimo nella zona, poiché in detti secoli, Montefiore ed Aspramonte, che già dai tempi piceni, come risulta da numerosi reperti archeologici, si presentavano con un rispettabile insediamento piceno, diventando sede di una Pieve dedicata alla martire siracusana S. Lucia.

La chiesa di Santa Lucia con il titolo di Pievania, affonda le sue radici nel periodo tra il III ed il V secolo, durante i quali si diffonde il Cristianesimo nella zona, poiché in detti secoli, Montefiore ed Aspramonte, che già dai tempi piceni, come risulta da numerosi reperti archeologici, si presentavano con un rispettabile insediamento piceno, diventando sede di una Pieve dedicata alla martire siracusana S. Lucia.
 Si trattava di una Chiesa battesimale che aveva giurisdizione su un territorio piuttosto vasto che si estendeva dagli attuali confini di Carassai, dove confinava con la Pieve di S. Eusebio, fin quasi al mare, dove si incontrava con il territorio della giurisdizione della Pieve di S. Basso di Cupra Marittima. La località ove era costruita la Pievania, attualmente si chiama "Monte Castello" o "Parco De Vecchis".
Nella seconda metà del 1400 la Pieve venne ricostruita ex novo all'interno del Castello, nel punto in cui si trova oggi il retro della Collegiata, riportando in detta ricostruzione il Portale della primitiva Pieve, qui ricomposto nel 1729.
 Due carte fermane, rilasciate dal Vicario Stefano de Pisanis e dal Vescovo Giovanni de Firmomnibus rispettivamente il 23 maggio e di il 6 novembre, autorizzano Domenico di Giovanni, plebano plebis Sanctae Luciae de Monteflorum, a vendere due possessioni del beneficio parrocchiale per trasferire e riedificare intra fortilitia la Pieve, che allora era situata extra muros dictae terrae.
Le formelle di detto portale, risalenti all'XI sec., sono costituite da blocchi di arenaria a bassorilievo con figure stilizzate di guerrieri in armi a cavallo, animali simbolici ed un prelato con mitra e pastorale affiancato da due chierici ; gli stipidi reggono un arco ornato con volute di racemi fioriti, tipicamente medioevali.
 L'architrave reca invece un motivo a treccia, tipico dei secoli VIII-X. In un'epoca imprecisata a detta Pievania è stata unita la Prepositura dei Santi Biagio e Basso che si trovava nei pressi del cosiddetto "Cassero" presso la rocca distrutta.
Nel 1554 il Pievano Paolo de Conciliarj per maggior decoro del paese di Montefiore e per l'aumento del divin culto, liberamente rinunciò alla Pievania in mano del Sommo Pontefice e chiese la erezione della Collegiata,c he fu concessa dal Papa Paolo IV con Bolla del 5 febbraio 1556. Con la Bolla di Papa Clemente X il titolo di Pievano fu sostituito con quello di Arciprete.
Nel 1730 la Chiesa è stata nuovamente trasformata portandone l'ingresso nell'attuale piazza della Repubblica.
Nel 1850 il Capitolo affidò all'architetto Massini di Ascoli Piceno l'incarico di ampliare nuovamente il Templio. L'architetto presentò il progetto che fu realizzato dall'impresario edile di Matacotta di Porto S. Giorgio.
Durante la costruzione, con la caduta dello Stato Pontificio e la conseguente indemaniazione dei beni ecclesiastici ed Enti religiosi, non è stato possibile completare la facciata secondo il progetto che prevedeva di portar via una parte del Palazzo (ex Convento delle Domenicane), per allargare la piazza e liberare tutta la facciata della Chiesa ed il Campanile.
La chiesa è stata consacrata dal Cardinale Amilcare Malagola, Arcivescovo di Fermo, il 3 ottobre 1878 stabilendo la festa della dedica alla domenica ultima di settembre. La costruzione è stata finanziata dai proventi dei Canonici e da quelli del beneficio parrocchiale di S. Pietro Apostolo che per diversi anni è stato amministrato per questo scopo, restando vacante la Prioria.
Per l'anno Santo del 1900 la Chiesa è stata decorata da Achilli di Montegiorgio, Coppola, Maranesi ed altri della Scuola Fermana.
I conti Pompeo ed Ida Montani hanno finanziato tutte le opere di Luigi Fontana. Di stile neoclassico, è di grande importanza il soffitto a casettone, ricco di stucchi, rosoni ed ornamenti a rilievo. Tutta la chiesa nel suo interno è decorata d'olio e marmorizzata con ricchezza di ori. Le pitture (tele ad olio e tempera) della volta, della Cappella del Santissimo Sacramento e della Cappella di Santa Lucia sono di Luigi Fontana. Il Coro di legno di noce è opera locale del 1600 ed apparteneva alla chiesa precedente. L'altare è dello scultore Aldo Sergiacomi di Offida (1968). L'ambone scolpito in noce africano e opera di Aldo Sergiacomi (1977). Di recente la Chiesa è stata arricchita da diverse vetrate decorate dalla Ditta Cristiani di Crema e Mellini di Firenze.
La Cappella del Sacramento è stata separata dal corpo della chiesa da un'armonica inferriata, su disegno di Tonino Virgili e lavorazioni della Ditta locale Fratelli Basili. Il prof. Branca in un suo articolo ha scritto: "In essa Collegiata, Luigi Fontana, uno dei più grandi artisti neoclassici ed il suo allievo Nicola Achilli, sfoggiarono tutta la loro valentia... . Il Fontana sulla volta e le pareti di questo sontuoso tempio, ideò ed effigiò le storie della leggendaria Santa Lucia, con animo di vero cristiano, con sentimento di poeta con ispirazione di artista, raggiungendo tale luminosità e così rari effetti di colore da lasciare ammirati... ".

martedì 23 aprile 2013

Loreto 2013




SECONDO GIORNO
Martedì 23 aprile

Penna San Giovanni (MC)

Beato Giovanni da Penna
Chiesa di San Francesco – Penna San Giovanni (MC)

Martirologio Romano, 3 aprile: A Penna nelle Marche, beato Giovanni, sacerdote, che fu tra i primi compagni di san Francesco e, mandato in Francia, vi propagò il modello di vita evangelica.

Seguace di san Francesco dal 1213, fu da lui inviato in Linguadoca, con altri frati, per la diffusione dell’ordine. Tornato in patria, fu guardiano di vari conventi. Il suo culto, venne approvato nel 1806.

Fioretti di San Francesco - Capitolo 45
Della conversione e vita e miracoli e morte del santo frate Giovanni della Penna.
Frate Giovanni dalla Penna essendo fanciullo e scolare nella provincia della Marca, una notte gli apparve uno fanciullo bellissimo e chiamollo dicendo: «Giovanni, va’ a santo Stefano dove predica uno de’ miei frati, alla cui dottrina credi e alle sue parole attendi, imperò che io ve l’ho mandato; e fatto ciò, tu hai a fare uno grande viaggio e poi verrai a me». Di che costui immantenente si levò su e sentì grande mutazione nell’anima sua. E andando a santo Stefano, e’ trovovvi una grande moltitudine di uomini e di donne che vi stavano per udire la predica. E colui che vi dovea predicare era un frate ch’avea nome frate Filippo, il quale era uno delli primi frati ch’era venuto nella Marca d’Ancona, e ancora pochi luoghi erano presi nella Marca. Monta su questo frate Filippo a predicare, e predica divotissimamente non parole di sapienza umana, ma in virtù di spirito santo di Cristo, annunziando il reame di vita eterna. E finita la predica, il detto fanciullo se ne andò al detto frate Filippo, e dissegli: «Padre, se vi piacesse di ricevermi all’Ordine, io volentieri farei penitenza e servirei al nostro Signore Gesù Cristo». Veggendo frate Filippo e conoscendo nel detto fanciullo una maravigliosa innocenza e pronta volontà a servire a Dio, sì gli disse: «Verrai a me cotale dì a Ricanati, e io ti farò ricevere». Nel quale luogo si dovea fare Capitolo provinciale. Di che il fanciullo, il quale era purissimo, si pensò che questo fusse il grande viaggio che dovea fare, secondo la rivelazione ch’egli avea avuto, e poi andarsene a paradiso; così credea fare, immantanente che fusse ricevuto all’Ordine. Andò dunque e fu ricevuto, e veggendo che li suoi pensieri non si adempievano allora, dicendo il ministro in Capitolo che chiunque volesse andare nella provincia di Provenza, per lo merito della santa obbidienza, egli gli darebbe la licenza; vennegli grande desiderio di andarvi, pensando nel cuore suo che quello fusse il grande viaggio che dovea fare inanzi ch’egli andasse a paradiso. Ma vergognandosi di dirlo, finalmente confidandosi di frate Filippo predetto, il quale l’avea fatto ricevere all’Ordine, sì lo pregò caramente che gli accattasse quella grazia d’andare nella provincia di Provenza. Allora frate Filippo veggendo la sua purità e la sua santa intenzione, sì gli accattò quella licenza onde frate Giovanni con grande letizia si mosse a andare, avendo questa opinione per certo che, compiuta quella via, se ne andrebbe in paradiso. Ma come piacque a Dio, egli stette nella detta provincia venticinque anni in questa espettazione e disiderio, vivendo in grandissima onestà e santità ed esemplarità, crescendo sempre in virtù e grazia di Dio e del popolo, ed era sommamente amato da’ frati e da’ secolari.

Istandosi un dì frate Giovanni divotamente in orazione e piangendo e lamentandosi, perché il suo desiderio non si adempieva e che ’l suo pellegrinaggio di cotesta vita troppo si prolungava: gli apparve Cristo benedetto, al cui aspetto l’anima sua fu tutta liquefatta, e dissegli Cristo: «Figliuolo frate Giovanni, addomandami ciò che tu vuogli». Ed egli risponde: «Signore mio, io non so che mi ti addimandare altro che te, però ch’io non disidero nessuna altra cosa, ma di questo solo ti priego, che tu mi perdoni tutti li miei peccati e diami grazia che’ io ti veggia un’altra volta quando n’arò maggiore bisogno». Disse Cristo: «Esaudita è la tua orazione». E detto cotesto si partì, e frate Giovanni rimase tutto consolato.

Alla perfine, udendo li frati della Marca la fama di sua santità, feciono tanto col Generale, che gli mandò la obbedienza di tornare nella Marca, la quale obbedienza ricevendo egli lietamente, sì si mise in cammino, pensando che, compiuta quella via, se ne dovesse andare in cielo, secondo la promessa di Cristo. Ma tornato ch’egli fu alla provincia della Marca, vivette in essa trenta anni, e non era riconosciuto da nessuno suo parente, ed ogni dì aspettava la misericordia di Dio, ch’egli gli adempiesse la promessa. E in questo tempo fece più volte l’ufficio della guardiania con grande discrezione, e Iddio per lui adoperò molti miracoli.

E tra gli altri doni, ch’egli ebbe da Dio, ebbe spirito di profezia; onde una volta, andando egli fuori del luogo, uno suo novizio fu combattuto dal demonio e sì forte tentato, che egli acconsentendo alla tentazione, diliberò in se medesimo d’uscire dell’Ordine, sì tosto come frate Giovanni fusse tornato di fuori: la quale tentazione e deliberazione conoscendo frate Giovanni per ispirito di profezia, immantanente ritorna a casa e chiama a sé il detto novizio, e dice che vuole che si confessi. Ma in prima ch’egli si confessi, sì gli recitò per ordine tutta la sua tentazione, secondo che Iddio gli aveva rivelato, e conchiuse: «Figliuolo, imperò che tu m’aspettasti e non ti volesti partire sanza la mia benedizione, Iddio t’ha fatta questa grazia, che giammai di questo Ordine tu non uscirai ma morrai nell’Ordine, colla divina grazia». Allora il detto novizio fu confermato in buona volontà e rimanendo nell’Ordine diventò uno santo frate. E tutte queste cose recitò a me frate Ugolino.

Il detto frate Giovanni, il quale era uomo con animo allegro e riposato e rade volte parlava, ed era uomo di grande orazione e divozione e spezialmente dopo il mattutino mai non tornava alla cella, ma istava in chiesa per insino a dì in orazione; stando egli una notte dopo il mattutino in orazione, sì gli apparve l’Agnolo di Dio e dissegli: «Frate Giovanni, egli è compiuta la via tua, la quale tu hai tanto tempo aspettata; e però io t’annunzio dalla parte di Dio che tu addimandi qual grazia tu vuogli. Ed anche t’annunzio che tu elegga quale tu vuogli, o uno dì in purgatorio, o vuogli sette dì di pene in questo mondo». Ed eleggendo piuttosto frate Giovanni li sette dì di pene di questo mondo, subitamente egli infermò di diverse infermità, ché gli prese la febbre forte, e le gotte nelle mani e nelli piedi, e ’l mal del fianco e molti altri mali: ma quello che peggio gli facea si era ch’uno demonio gli stava dinanzi e tenea in mano una grande carta iscritta di tutti li peccati ch’egli avea mai fatti o pensati e diceagli: «Per questi peccati che tu hai fatti col pensiero e con la lingua e con le operazioni, tu se’ dannato nel profondo dello inferno». Ed egli non si ricordava di nessuno bene ch’egli avesse mai fatto, né che fusse nell’Ordine, né che mai vi fosse stato, ma così si pensava d’essere dannato, come il demonio gli dicea. Onde quando egli era domandato com’egli stesse, rispondea: «Male, però che io sono dannato». Veggendo questo i frati, sì mandarono per uno frate antico ch’avea nome frate Matteo da Monte Robbiano, il quale era uno santo uomo e molto amico di questo frate Giovanni. E giunto il detto frate Matteo a costui il settimo dì della sua tribulazione, salutollo o domandollo com’egli stava. Rispuose, ched egli stava male, perch’egli era dannato. Allora disse frate Matteo: «Non ti ricordi tu, che tu ti se’ molte volte confessato da me, ed io t’ho interamente assolto di tutti i tuoi peccati? Non ti ricordi tu ancora che tu hai servito sempre a Dio in questo santo Ordine molti anni? Appresso, non ti ricordi tu che la misericordia di Dio eccede tutti i peccati del mondo, e che Cristo benedetto nostro Salvatore pagò, per noi ricomperare infinito prezzo? E però abbi buona isperanza, ché per certo tu se’ salvo». E in questo dire, imperò ch’egli era compiuto il termine della sua purgazione, si partì la tentazione e venne la consolazione.

E con grande letizia disse frate Giovanni a frate Matteo: «Imperò che tu se’ affaticato e l’ora è tarda, io ti priego che tu vada a posarti». E frate Matteo non lo volea lasciare; ma pure finalmente, a grande sua istanza, si partì da lui ed andossi a posare. E frate Giovanni rimase solo col frate che ’l serviva. Ed ecco Cristo benedetto viene con grandissimo splendore e con eccessiva soavità d’odore, secondo ch’egli gli avea promesso d’apparirgli un’altra volta, cioè quando n’avesse maggior bisogno e sì lo sanò perfettamente da ogni sua infermità. Allora frate Giovanni con le mani giunte, ringraziando Iddio, che con ottimo fine avea terminato il suo grande viaggio della presente misera vita, e nelle mani di Cristo raccomandò e rendette l’anima sua a Dio, passando di questa vita mortale a vita eterna con Cristo benedetto, il quale egli con si lungo tempo avea disiderato e aspettato di vedere. Ed è riposto il detto frate Giovanni nel luogo della Penna di Santo Giovanni.

A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

lunedì 22 aprile 2013

Loreto 2013



PRIMO GIORNO
Lunedì 22 aprile

CALDAROLA (MC)


Chiesa di S. Maria del Monte
Convento di Colfano

Anno 2013 - Ottocento anni da ...





1213, anno della morte
Beato Adamo di Fermo confessore
16 maggio

San Giovanni de Matha sacerdote
17 dicembre

Beata Maria di Oignies fondatrice delle Beghine
23 giugno

San Martino sacerdote e monaco di Huerta
16 settembre

San Martino di Finojosa vescovo di Sagunto
5 maggio

Santa Tamara regina della Georgia
1 maggio

1213, anno della conversione o ispirazione divina
Beata Amata (de Corano) da Assisi
20 febbraio

Beato Giovanni da Penna San Giovanni
3 aprile

domenica 21 aprile 2013

Loreto 2013





"I santi sono molto diversi tra loro: la loro stessa diversità è un segno dell'opera di Dio… Sono stati innalzati per essere un memoriale e un insegnamento: ci fan memoria di Dio, ci introducono nel mondo invisibile, ci apprendono che cosa Cristo ami, tracciano per noi la strada che conduce al cielo"
(beato J. H. Newman)

Pellegrinaggio a Loreto 2013


Domenica 21 aprile, partenza, per LORETO

1 Lunedì 22 aprile, Caldarola (MC); Convento di colfano

2 Martedì 23 aprile, Penna San Giovanni (MC)

3 Mercoledì 24 aprile, Montefiore dell'Aso (AP)

4 Giovedì 25 aprile, montegranaro (MC)

5 Venerdì 26 aprile, Mogliano (MC)

Sabato 27 aprile, rientro, a casa


Testi di meditazione:
  • Trattato sul sacerdozio di S. Giovanni d’Avila
  • Trattato sulla vita spirituale di S. Vincenzo Ferrer
  • Santi nei nostri giorni di Angelo Comastri

* * *

Preghiera a tutti i Santi

O spiriti celesti, voi santi venerati in questo luogo e a voi tutti Santi del Paradiso,
volgete pietosi lo sguardo sopra di noi,
ancora peregrinanti in questa valle di dolore e di miserie.

Voi godete ora la gloria che vi siete meritata seminando nelle lacrime in questa terra di esilio.
Dio è adesso il premio delle vostre fatiche, il principio, l'oggetto e il fine dei vostri godimenti.
O anime beate, intercedete per noi!

Ottenete a noi tutti di seguire fedelmente le vostre orme,
di seguire i vostri esempi di zelo e
di amore ardente a Gesù e alle anime,
di ricopiare in noi le sue sante virtù,
affinché diveniamo segno della sua presenza e
un giorno partecipi della vostra gloria immortale.
Amen.

* * *

Litanie dei Santi

Signore Pietà! Signore, pietà!
Cristo pietà, Cristo, pietà!
Signore, pietà! Signore, pietà!
Santa Maria, madre di Dio, prega per noi.
San Michele, prega per noi.
San Giovanni Battista, prega per noi.
San Giuseppe, prega per noi.
Santi Pietro e Paolo, pregate per noi.
Sant'Andrea, prega per noi.
San Giovanni, prega per noi.
Santi apostoli ed evangelisti, pregate per noi.
Santa Maria Maddalena, prega per noi.
Santi discepoli del Signore, pregate per noi.

Santo Stefano, prega per noi.
Sant'Ignazio d'Antiochia, prega per noi.
San Lorenzo, prega per noi.
Sante Perpetua e Felicita, pregate per noi.
Sant'Agnese, prega per noi
Santa Maria Goretti, prega per noi
Santa Lucia, prega per noi.
Santa Terenzia Giulia martire, prega per noi
Sant’Aurelio martire romano, prega per noi
San Lucio martire romano, prega per noi
San Fedele martire romano, prega per noi
Santa Urbica martire romana, prega per noi
Santi martiri di Cristo, pregate per noi.

San Gregorio, prega per noi.
Sant'Agostino, prega per noi.
Sant'Atanasio, prega per noi.
San Basilio, prega per noi.
San Martino, prega per noi.
San Benedetto, prega per noi.
San Francesco, prega per noi.
San Domenico, prega per noi.
San Francesco Saverio, prega per noi.
San Giovanni Maria [Vianney], prega per noi.
San Giuseppe da Copertino, prega per noi.
Santa Caterina da Siena, prega per noi.
Santa Teresa d'Avila, prega per noi.
San Serafino da Montegranaro, prega per noi.
Beato Francesco da Caldarola, prega per noi.
Beato Giovanni da Penna, prega per noi.

Santi e beati pellegrini a Loreto, pregate per noi
Santi e sante di Dio, pregate per noi.

IV DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)





“Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”

Così recita il canto al Vangelo, posto sul foglietto.

Oggi è la domenica del Buon Pastore. Buono non nel senso di bravo, ma di bello: cioè l’umanità nuova che Gesù è venuto ad inaugurare.

Oggi è la 50a GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI.

Quindi lascio spazio alla parole di Benedetto XVI dal suo messaggio per questa giornata dal titolo: Le vocazioni segno della speranza fondata sulla fede.

Scriveva il  6 ottobre 2012:
“ … vorrei invitarvi a riflettere sul tema: «Le vocazioni segno della speranza fondata sulla fede», che ben si inscrive nel contesto dell’Anno della fede e nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. … La speranza è attesa di qualcosa di positivo per il futuro, ma che al tempo stesso deve sostenere il nostro presente, segnato non di rado da insoddisfazioni e insuccessi. Dove si fonda la nostra speranza? Guardando alla storia del popolo di Israele narrata nell’Antico Testamento, vediamo emergere, anche nei momenti di maggiore difficoltà come quelli dell’esilio, un elemento costante, richiamato in particolare dai profeti: la memoria delle promesse fatte da Dio ai Patriarchi; memoria che chiede di imitare l’atteggiamento esemplare di Abramo, il quale, ricorda l’Apostolo Paolo, «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: così sarà la tua discendenza» (Rm 4,18). Una verità consolante e illuminante che emerge da tutta la storia della salvezza è allora la fedeltà di Dio all’alleanza … In ogni momento, soprattutto in quelli più difficili, è sempre la fedeltà del Signore, autentica forza motrice della storia della salvezza, a far vibrare i cuori degli uomini e delle donne e a confermarli nella speranza di giungere un giorno alla «Terra promessa». Qui sta il fondamento sicuro di ogni speranza: Dio non ci lascia mai soli ed è fedele alla parola data. … Cari fratelli e sorelle, in che cosa consiste la fedeltà di Dio alla quale affidarci con ferma speranza? Nel suo amore. … E proprio questo amore, manifestatosi pienamente in Gesù Cristo, interpella la nostra esistenza, chiede una risposta su ciò che ciascuno vuole fare della propria vita, su quanto è disposto a mettere in gioco per realizzarla pienamente. …Come avvenne nel corso della sua esistenza terrena, anche oggi Gesù, il Risorto, passa lungo le strade della nostra vita, e ci vede immersi nelle nostre attività, con i nostri desideri e i nostri bisogni. Proprio nel quotidiano continua a rivolgerci la sua parola; ci chiama a realizzare la nostra vita con Lui, il solo capace di appagare la nostra sete di speranza. Egli, Vivente nella comunità di discepoli che è la Chiesa, anche oggi chiama a seguirlo. E questo appello può giungere in qualsiasi momento. Anche oggi Gesù ripete: «Vieni! Seguimi!» (Mc 10,21). Per accogliere questo invito, occorre non scegliere più da sé il proprio cammino. Seguirlo significa immergere la propria volontà nella volontà di Gesù, dargli davvero la precedenza.” Amen.

"dall'Alpi alla Sicilia, è tutta una casa"





"Quando Giuda seppe queste cose, ordinò al popolo di pregare il Signore giorno e notte perché, come altre volte, così anche ora aiutasse coloro che correvano il rischio di essere privati della legge, della patria e del tempio santo"
(2Mac 13,10)

* * *

"Ah! l'amor della patria, e di una patria che si chiama Italia, ferve ben ardentissimo nelle anime nostre; ma non sì, che ci renda mai egoisti ed ingiusti verso le altre nazioni. Come il Piemonte non è che una provincia d'Italia, cosi l'Italia non è che una provincia d'Europa ed un commune della Terra". (sac. Cristoforo Bonavino)

"Per me gli orizzonti si allargano sempre più; dall'Alpi alla Sicilia, è tutta una casa. L'abito con un solo sentimento che non morrà mai neppure colla mia morte". (Ippolito Nievo).

"E bacio questi sassi e queste zolle, Che fien lodate e chiare eternamente"  (Giacomo Leopardi)

sabato 20 aprile 2013

Anno 2013 - Settecento anni da ...



San Celestino V papa e Benedetto XVI papa

“Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell'animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005”. (Benedetto XVI)

Prima di Benedetto XVI non sono stati numerosi i Pontefici che hanno abdicato: Papa Clemente I (in carica dal 88 al 97 Dc), rinunciò alla carica a favore di Evaristo, perché arrestato ed esiliato non voleva che i fedeli rimanessero senza una guida spirituale. Analogamente, Papa Ponziano (in carica dal 230 al 235 Dc) abdicò, perché mandato in esilio, a favore di Papa Antero. Papa Silverio (in carica dal 536 al 537 Dc) fu costretto ad abdicare in favore di Papa Vigilio.

Più movimentata la vicenda di Benedetto IX (dal 10 marzo a 1° maggio 1045), al Soglio pontificio. Dapprima rinunciò a favore di Silvestro III. In seguito riprese la carica per poi venderla a Gregorio VI, che venne accusato di averla acquisita illegalmente rinunciando a sua volta.

Il caso più conosciuto risale al Medioevo con Papa Celestino V (detto il Papa del gran rifiuto) che rimase in carica dal 29 agosto al 13 dicembre 1294. A seguito della sua rinuncia fu eletto Papa Bonifacio VIII mentre Celestino V si ritirava a vita eremitica sino alla morte. Celestino V, di fazione politica opposta a Dante Alighieri, fu inviso al poeta che lo mise nel girone degli ignavi:

"Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l’ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto"
(Inferno III, 58-60)

Giudicato severamente da Dante come “colui che fece per viltade il gran rifiut”“, oggi si parla di lui come di un uomo di straordinaria fede e forza d’animo, esempio eroico di umiltà e di buon senso.
È curioso che fu canonizzato settecento anni fa da papa Clemente V nel 1313.

L’ultimo Papa ad abdicare risale al XV° secolo. Si tratta di Papa Gregorio XII (in carica dal 1406 al 1415) che visse nel cosiddetto scisma d’occidente nel quale, tra lotte e contese, regnarono contemporaneamente ben tre Papi (Gregorio XII – Papa di Roma, Benedetto XIII – Papa di Avignone e l’antipapa Giovanni XXIII). Con il Concilio di Costanza, l’Imperatore Sigismondo che lo presiedeva intimò ai tre pontefici di abdicare. Ma solo Papa Gregorio XII ubbidì. Mentre Benedetto XIII si rifiutò e fu deposto così come Giovanni XXIII che si diede alla fuga. Poi si attese la morte di Gregorio XII per rieleggere il suo successore che divenne Martino V.

1313, anno della canonizzazione
San Celestino V - Pietro di Morrone eremita e papa
19 maggio

1313, anno della morte
Beato Arnaldo (Arnoldo) da Foligno
17 giugno

Beato Alfonso del Rio Mercedario
2 ottobre

Beato Emerico di Quart vescovo di Aosta
1 agosto

Santa Notburga di Eben domestica
14 settembre

1313, anno della conversione o ispirazione divina
San Bernardo Tolomei fondatore degli Olivetani
20 agosto

1313, anno di iscrizione della memoria nel calendario diocesano
San Simmaco vescovo di Capua
22 ottobre


venerdì 19 aprile 2013

Venerdì della III settimana di Pasqua



Le letture di questa mattina ci scuotono. Noi viviamo l’Eucaristia quotidiana per rimanere in Lui? L’Eucaristia quotidiana non è per noi quotidiano richiamo alla conversione?

Questa mattina siamo di fronte ad un viaggio: la conversione è un cammino.
È il viaggio della conversione di Paolo: descritto dal libro degli Atti.
Si legge:
Paolo descrive la sequela cristiana come una Via - “io la via, la verità e la vita” diceva Gesù ai Dodici - “appartenenti a questa Via”. mentre era in viaggio – Paolo – cadendo a terra” – incontrò Gesù. Dio che si è fatto terra, lo incontra a terra. In basso, per risollevarlo in alto, al Cielo. “«Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare»”.
Dopo questa incontro, è rialzato dal comando di Gesù, inizia un nuovo cammino – “facevano il cammino”, ma è accompagnato – guidandolo per mano, lo condussero a Damàsco”. Ecco qui compare un nuovo personaggio – la Chiesa – che raccoglie e accompagna su una nuova strada (diritta!) – “va’ nella strada chiamata Diritta … sta pregando, .. di nome Ananìa, … recuperasse la vista”.
San Luca poi delinea la vocazione, nella profezia del Signore: “«Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome»”.
Anania lo accoglie e dà a Paolo una nuova possibilità descritta sempre come una strada, la vista è riacquistata e anche qui si scorge una caduta e un rialzarsi: “«Sàulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». …. caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. .. Si alzò e venne battezzato … prese cibo e le forze gli ritornarono. … subito nelle sinagoghe annunciava che Gesù è il Figlio di Dio”.

La scena con il mangiare e la testimonianza.
A questa conclusione fa eco il Vangelo:
“«In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”.



Signore conduci anche a noi,
nella strada “Diritta”,
cada da noi ciò che ancora
non ci va vivere la tua Via:
il nostro confessore sia il nostro Anania,
che nutrendoci di te, ci aiuti a rimanere in te.
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”.

Il santo martire Espedito, martire di Militene, ci sostenga con la sua preghiera
Perché oggi sia giorno di grazia
Perché sia giorno di risposta alla tua grazia
Perché oggi sia giorno di testimonianza.
Amen.