Nella mitologia greca e romana il
gatto non è presente. Siamo invece abituati ad accostare il gatto all’Egitto.
Erodoto narra che gli egiziani si raccoglievano con grande devozione nella
città di Bubastis. Qui veneravano
La simbologia del gatto è ambivalente:
è espressione del bene e del male.
Un gatto è presente nella scena
dell’Annunciazione, opera di Vico Consorti, nella Porta Santa della Basilica
Vaticana. È l’unico caso in San Pietro sul colle Vaticano. Nella Cabala ebraica
il gatto è associato al serpente, simbolo del male, divenne automaticamente
emblema della menzogna e del tradimento, tanto che i cristiani cominciarono a
rappresentare un gatto ai piedi di Giuda. Anche nel buddismo il gatto è
associato al serpente nel rimprovero per non aver pianto per alla morte di
Buddha.
La tradizione patristica poco o
nulla dice a riguardo del gatto, per di più
C’è solo un versetto nel libro di Baruc, in cui profetizzando la deportazione in Babilonia del popolo eletto, lo ammonisce di non cadere in balia dei culti pagani:
“State attenti dunque a non divenire in tutto simili agli stranieri; il
timore dei loro dèi non si impadronisca di voi. Alla vista di una moltitudine
che prostrandosi davanti e dietro a loro li adora, dite a voi stessi: "Te
dobbiamo adorare, Signore". Poiché il mio angelo è con voi, ed è lui che
si prende cura delle vostre vite. Essi hanno una lingua limata da un artefice,
sono coperti d'oro e d'argento, ma sono simulacri falsi e non possono parlare.
E come per una ragazza amante degli ornamenti, prendono oro e acconciano corone
sulla testa dei loro dèi. Talvolta anche i sacerdoti, togliendo ai loro dèi oro
e argento, lo spendono per sé, e lo danno anche alle prostitute nei postriboli.
Adornano poi con vesti, come gli uomini, gli dèi d'argento, d'oro e di legno;
ma essi non sono in grado di salvarsi dalla ruggine e dai tarli. Sono avvolti
in una veste purpurea, ma bisogna pulire il loro volto per la polvere del
tempio che si posa abbondante su di essi. Come il governatore di una regione,
il dio ha lo scettro, ma non stermina colui che lo offende. Ha il pugnale e la
scure nella destra, ma non si libererà dalla guerra e dai ladri. Per questo è
evidente che essi non sono dèi; non temeteli, dunque! Come un vaso di terra una
volta rotto diventa inutile, così sono i loro dèi, posti nei templi. I loro
occhi sono pieni della polvere sollevata dai piedi di coloro che entrano. Come
per uno che abbia offeso un re si tiene bene sbarrato il luogo dove è detenuto
perché deve essere condotto a morte, così i sacerdoti assicurano i templi con
porte, con serrature e con spranghe, perché non vengano saccheggiati dai ladri.
Accendono lucerne, persino più numerose che per se stessi, ma gli dèi non
possono vederne alcuna. Sono come una trave del tempio il cui interno, si dice,
viene divorato, e anch'essi, senza accorgersene, insieme con le loro vesti sono
divorati dagli insetti che strisciano fuori dalla terra. Il loro volto si
annerisce per il fumo del tempio. Sul loro corpo e sulla testa si posano
pipistrelli, rondini, gli uccelli, come anche i gatti. Di qui potrete conoscere
che essi non sono dèi; non temeteli, dunque!” (Bar 6, 4-22)
Il gatto negli autori medievali è
trattato con sospetto e ben poca benevolenza. Sarà colpa di quegli occhi che
brillano al buio e che appaiono inquietanti? Oppure per la sua indole sensuale,
che ancora oggi ci fa dire: sembri un gatto in calore?
Oppure ancora perché a differenza
del cane non poco addestrabile così da renderlo modello di coloro che non voglioso
sottomettersi alle leggi divine?
Troviamo poi l’accostamento del
gatto – specialmente quello nero – al demonio, per cui alla stregoneria e alla
blasfemia.
Il gatto appare nell’arte sacra.
Come già accennato sopra, Giuda e il gatto. Un esempio è il Ghirlandaio con
Spesso il gatto è raffigurato in
lotta con il cane con un chiaro rimando alla lotta fra il bene e il male.
Il gatto però ha sempre avuto la
sua utilità nel tenere lontani i topi, veri animali da debellare perché
portatori della temibile peste e di altre infezioni.
Questo rende il gatto un animale
sempre più “di casa”, tanto che comincia ad essere presente nei monasteri, tra
i monaci e le monache. Il più famoso è il così detto gatto certosino. Una
leggenda narra che i Crociati che tornavano dalle spedizioni in Terra Santa venivano
ospitati nelle certose. Per sdebitarsi con i monaci dell'ospitalità offerta,
regalarono loro una coppia di gatti dall'esotico mantello grigio-blu. Avevano
la fama d'essere dei grandi cacciatori di topi, per questo i monaci iniziarono
ad allevarli, allo scopo di proteggere i granai e le scorte alimentari, come
pure per evitare la distruzione di preziosi manoscritti. Ma è una leggenda. Il
gatto certosino è una delle razze feline più antiche. È stato importato in
Francia dall'Oriente dai cavalieri templari nel 1100 circa.
Il gatto nelle comunità monastiche diventa quasi specchio delle qualità proprie della vita monastica: adattamento, povertà, solitudine, discrezione e capacità di passare repentinamente dal sonno alla veglia.
Un esempio artistico è il gatto
nel dipinto di Antonello da Messina, presso
( ... )
Il caso singolare di legame tra
santi e gatti è nella vita di Maria
Tuci.
Maria Tuci, vergine e martire,
appartiene al gruppo dei Martiri Albanesi. I Servi di Dio Vincenzo Prennushi e
39 compagni delle chiese cattoliche di rito romano e greco-cattolico d’Albania
sono solo alcuni dei numerosissimi cattolici albanesi che hanno subito
prigionia, torture e falsi processi, nel tentativo di sradicare il Vangelo e la
cultura di un intero popolo. Il processo diocesano per accertare il loro
effettivo martirio in odio alla fede si è svolto presso la diocesi di Scutari
dal 10 novembre 2002 all’8 dicembre 2010.
Maria Tuci nasce a
Ndërfushaz-Mirdita il 12 marzo 1928, e muore in odium fidei a Scutari il 24 ottobre 1950.
La Tuci frequentò il collegio
delle suore Stimmatine a Scutari e domandò di poter entrare nel loro Istituto
religioso. Incaricata d’insegnare nelle scuole elementari di due paesi,
trasmise clandestinamente anche il catechismo. Arrestata con alcuni familiari
il 10 agosto 1949, fu condotta nel carcere di Scutari, dove, per non aver
rivelato il nome dell’uccisore di un politico comunista e per non aver voluto
concedersi a un membro della Sigurimi - la polizia di regime - subì torture
atroci. Ad esempio, venne chiusa in un sacco, nuda, insieme a un gatto
inferocito; nel frattempo, il sacco era preso a bastonate, dilaniando così le
sue carni. A causa delle privazioni subite, venne ricoverata nell’ospedale
civile di Scutari, dove morì il 24 ottobre 1950. I suoi resti mortali,
riesumati dopo la caduta del regime comunista in Albania, riposano nella chiesa
delle Stimmatine a Scutari. È l’unica donna presente nell’elenco dei 40 martiri
albanesi.
Alla sua memoria è stato intitolato
un collegio per ragazze, situato a Rreshen e gestito dalle suore Serve del
Signore e della Vergine di Matará, ramo femminile dell’Istituto del Verbo
Incarnato.
Bibliografia e siti
* AA.
* Barbagallo Sandro – Gli animali
nell’arte religiosa. La basilica di San Pietro in Vaticano – LEV, 2010
* C.E.I. - Martirologio Romano -
Libreria Editrice
* Frigerio Luca – Bestiario
medievale. Animali simbolici nell’arte cristiana – Ancora, 2014
* Grenci Damiano Marco – Archivio
privato iconografico e agiografico: 1977 – 2015
* Jones D.M. – Animali e pensiero
cristiano – EDB, 2013
* Maspero Francesco – Bestiario
antico – Piemme, 1997
* Pisani Paolo – Santi, Beati e
Venerabili nella provincia di Grosseto – Cantagalli. 1993
* Rossetti Felice - Un’amicizia
coi baffi. Sorie di Santi e dei loro animali – Porziuncola, 2011
* Sito web ladanzadellacreativittravelandexplore.blogspot.it
* Sito web orthodoxie-celtique.net
* Sito web papalepapale.com
* Sito web wikipedia.org
Ed. D. M. G.
2 febbraio 2015
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