mercoledì 25 aprile 2012

Un pensiero e un ricordo per il 25 aprile 2012


Oggi, festa del mio patrono, voglio raccontarvi di un sacerdote che è passato nella mia vita segnando questo giorno tra gioia e dolore.

Il dolore. In questo giorno 15 anni fa egli moriva in un tragico incidente, solo dopo 2 anni di sacerdozio. Ecco uno stralcio dell’Omelia funebre del Cardinale C.M. Martini:



Per le esequie di un prete la liturgia ambrosiana prevede tre letture tratte dai vangeli della passione e della resurrezione, come per dirci che un prete è chiamato ad essere vicino a Gesù soprattutto nei momenti supremi del-la sua vita. E nella seconda di queste letture, dal vangelo di Matteo, ci viene detto che quando Gesù fu sulla croce, a partire da mezzogiorno si fece buio su tutta la terra.
Anche sulle rive del lago di Garda, sabato scorso, era passato da poco mezzogiorno e don Massimo stava celebrando la Messa per i suoi ragazzi …. All’improvviso la Messa, l’offerta del sacrificio della vita di Gesù per noi, viene interrotta, e la giovane vita di don Massimo, in un gesto istintivo di responsabilità per evitare danni e pericoli ad altri, in un dono di sé per salvare altri, viene sottratta alla nostra compagnia sulla terra. Ed è come se calasse un grande buio perché tutti siamo stati da quel momento privati del suo sorriso, della sua giovinezza, della sua compagnia piena di vita, della semplicità del suo sguardo e della generosità del suo cuore.(Card. Martini)



La gioia. La sua morte ha svelato il segreto del suo cuore. Egli ha lasciato i suoi semplici scritti, tra cui questo, la piccola omelia fatta ai suoi ragazzi pochi minuti prima di morire:


Oggi è la festa di San Marco.
Dicono che ancora ragazzino ebbe il coraggio di rimanere accanto a Gesù nell’orto degli Ulivi, più a lungo di tutti gli altri, che scappavano pieni di paura.
Non bisogna avere paura di stare vicino a Gesù.
Ha parole importanti da dire a tutti. Marco l’aveva capito e per questo poi ha sentito l’esigenza, come evangelista, di raccontare Gesù ad altri.
Ascoltare Gesù non è come una nostra visita ad un museo, dal quale si corre via in fretta per andare a comperare il gelato. Stare con Gesù significa fare con Lui un cammino di esplorazione dentro di noi. Non è un viaggio in senso fisico, ma una illuminazione che ci dona una conoscenza vera di noi e del mondo, come la possiedono e la gustano queste suore di clausura che ci ospitano.
Quando si incontra Gesù, si comprende anzitutto questo: per Lui si può donare tutto.

(don Massimo Bignetti 25\4\1997)



Il Vangelo di questa sera ci diceva:
“Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”. (Mc 16)

C’è un coraggio nascosto nel partire e nel predicare. Partire vuol dire lasciare. Cosa devo lasciare per obbedire al comando missionario di Cristo?
Predicare vuol dire raccontare non tanto con la voce ma con la vita. È la vita che interagisce con la Parola e in essa parla lo stesso Signore!
Signore Gesù,
ogni giorno è partire
ogni giorno è vivere la vita in obbedienza al tuo comando.
Signore Gesù,
per l’intercessione dell’Evangelista San Marco
fa che, alla scuola del Vangelo,
impariamo anche noi a seguirti fedelmente. Amen.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie don Massimo non solo Testimone ma Discepolo. Sapevi accogliere tutti con gioia. È meraviglio! Avevi esclamato nel vedermi sorpeso in un in incontro di Catechesi per adulti. Allora non avevo capito, perché tanto entusiasmo : ora Si. Grazie Tina