sabato 6 settembre 2025

Le Sante Tre Vergini: un mito entrato nel Cristianesimo?

 



Secondo un antico mito, si narra che la Sicilia è nata dalla danza di tre Ninfe. Andavano in giro per il mondo attraversando il mare, raccogliendo sassi, frutti e terra dai terreni più fertili, danzando, quando le tre Ninfe si sono imbattute in una regione dal cielo azzurro e limpido.

 

Attratte da questa terra luminosa, queste divinità iniziano a danzare lanciando contemporaneamente in mare tutto quello che avevano raccolto durante il loro lungo viaggio. Si muovono così sul pelo d’acqua, formando un triangolo. L’etimologia della parola infatti nasce dall’unione dei termini treis e àkrà, letteralmente “tre promontori”: è chiaro dunque il riferimento alla singolare forma triangolare dell’isola.

 

È allora che dalla loro danza inizia ad emergere un’isola con i suoi tre promontori, ognuno nel punto in cui ciascuna ninfa ha danzato. I promontori di cui si parla sono le punte più estreme della Sicilia, proprio quelli che le danno la famosa forma triangolare: Capo Peloro a Nord-Est, Capo Passero a Sud-Est e Capo Lilibeo ad Ovest.

 

Tutti i doni della natura raccolti e poi gettati dalle tre Ninfe formano, secondo questa antica leggenda, i tre promontori che oggi tutti conosciamo. Proprio così nasce la Sicilia, una terra a forma di triangolo rovesciato, dal clima mite e dalla terra fertile. Da qui, probabilmente, nasce uno degli antichi nomi della Sicilia, Trinacria, proprio per far riferimento ai tre vertici del triangolo da cui è nata l’isola.

 

Il termine «Trinacria» fu utilizzato per la prima volta da Omero nell’Odissea: apparve durante un dialogo tra Ulisse e la maga Circe, la quale predice l’arrivo sull’isola di Ulisse una volta scampato alle Sirene e a Cariddi: allora incontro ti verran le belle / spiagge della Trinacria isola dove / pasce il gregge del Sol, pasce l’armento.

 

Ricordiamo inoltre che l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana aderisce a “8 marzo al Museo” l’iniziativa lanciata dal Ministero della Cultura in occasione della Giornata internazionale della donna. Pertanto nella giornata di oggi è previsto l’ingresso gratuito per le donne nei musei, parchi archeologici, complessi monumentali, castelli e ville.


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Le TRE VERGINI DI MARANZA: AubetCubet e Guere alle quali è legata una leggenda: tre principesse fuggite fra i monti di fronte alla minacciosa invasione degli Unni, arrivate ad affrontare sotto il sole cocente la salita verso Maranza, si sentirono mancare le forze al punto di non farcela più; elevarono allora un’intensa preghiera a Dio e d’improvviso dalla roccia scaturì uno zampillo d’acqua fresca e dal suolo spuntò un ciliegio che offrì loro ombra e saporiti frutti. Le Tre Vergini vennero accolte cordialmente dalla popolazione di Maranza, dove vissero a lungo e stimate pe le loro opere di carità. Sul finire della loro vita abbandonarono Maranza dirette verso Strasburgo, dove oggi è indicata la loro tomba.



Le TRE SANTE VERGINI dei NEBRODI: 

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Cappella delle tre vergini, luogo misterioso di fede ed escursioni.
Nel territorio di Tortorici, nel Parco dei Nebrodi
In contrada Acquasanta sul Monte Trearie, il piccolo rustico accoglie un altarino, da sempre meta di pellegrinaggi. Oggi il “santuario” rientra anche negli itinerari di trekkers, biker e cavalieri.
di Giovanni Musumeci (Pubblicato su La Sicilia.it)
La Sicilia possiede la più alta percentuale di territorio sotto tutela ambientale con numerose riserve naturali e cinque parchi regionali. Scopo di un parco non è solo preservare un ambiente, le sue emergenze naturalistiche ed architettoniche ma anche le identità culturali, le tradizioni, espressione di quel territorio anche quando sono “misteriose”. Nel cuore del Parco dei Nebrodi, in contrada Acquasanta, nel territorio del comune di Tortorici, in provincia di Messina, si trova un luogo sacro per le genti dei Nebrodi: la Cappella delle Tre Vergini. Questa “cappella”, ubicata a circa 1200 metri sul pendio di Monte Trearie, si presenta come una anonima casetta rustica caratterizzata dalla presenza sul tetto di una piccola croce di ferro. All’interno un altarino con una piccola pozza d’acqua sulfurea, vasi di fiori, numerose immagini sacre e due panche. Accanto un piccolo locale dove pendono dai muri degli ex voto.
Questo misteriosa cappella, invita il visitatore a un religioso silenzio e porsi domande sulla genesi di questo luogo, gli ex voto e la storia delle tre verginelle. La storia o la leggenda, mi venne raccontata anzi cantata da un anziano - “chiù cà cuntari c’à pozzu cantari” disse - una sera d’inverno davanti ad un camino. Il territorio dove sorge la cappella era nel medioevo coperto da un fitto bosco. Un uomo era andato con le sue tre figlie a far legna. Aveva scelto questa solitaria zona, istigato dalla matrigna con il proposito di abbandonarle. Le fanciulle non si accorsero della fuga del padre. Col passare delle ore, disperate e sperdute, si resero conto della triste realtà. Al calare della sera si ripararono dietro un cespuglio. Alle prime luci dell’alba da quel luogo passò un cacciatore. Credendo che i rumori dietro il cespuglio fossero di un animale scoccò una freccia uccidendo una delle ragazze. Le due sorelle superstitit, terrorizzate, lo implorano di risparmiarle. Il cacciatore, preso dallo stupore e panico non volle lasciare testimoni. Inseguì, uccise e seppellì le fanciulle per far sparire ogni traccia. Col tempo delle tre ragazze si perse la memoria. Il padre, per il rimorso, era morto di crepacuore. Il cacciatore divenne pazzo, ogni notte riviveva quella straziate scena, le grida, il sangue e si suicidò.
Un giorno due viandanti si fermarono in quel luogo per riposarsi. Uno dei due, che era cieco, avvertì il rumore dell’acqua provenire da dietro un cespuglio, trovò una pozza nel punto dove era state sepolte le tre fanciulle. Dopo aver bevuto e bagnato il viso ringraziò con sincera fede il Divino, in quel momento vide per la prima volta il colore del cielo e le tre verginelle. Quell’acqua gli aveva donato la vista. Il pio viandante andando per villaggi raccontò di quell’acqua miracolosa e delle tre verginelle. Ogni anno all’alba della prima domenica di agosto, da tutti i paesi dei Nebrodi e non solo, numerosi devoti a piedi o a cavallo si recano alla Cappella delle Tre Vergini per partecipare alla Santa Messa, pregare e rivolgere invocazioni davanti al piccolo altare. Secondo la tradizione, la polla d’acqua sulfurea, entra in effervescenza quando esaudisce le preghiere di chi si accosta con umiltà e sincera fede. Oggi la Cappella è diventata anche meta per trekker, biker e cavalieri attratti da questo luogo dove gli ex voto sono muti testimoni di una misteriosa e atavica fede popolare.

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