giovedì 31 ottobre 2013

San Faustino Martire, prega per noi!





“Oggi vorrei parlare di una realtà molto bella della nostra fede, cioè della "comunione dei santi". Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che con questa espressione si intendono due realtà: la comunione alle cose sante e la comunione tra le persone sante (n. 948). Mi soffermo sul secondo significato: si tratta di una verità tra le più consolanti della nostra fede, poiché ci ricorda che non siamo soli ma esiste una comunione di vita tra tutti coloro che appartengono a Cristo. Una comunione che nasce dalla fede; infatti, il termine "santi" si riferisce a coloro che credono nel Signore Gesù e sono incorporati a Lui nella Chiesa mediante il Battesimo. Per questo i primi cristiani erano chiamati anche "i santi". (Papa Francesco, 30 ottobre 2013)

Nella Parrocchia Santi Nazario e Celso alla Barona, sotto l’altare della Madonna, è esposta una teca in bronzo con quattro pareti in cristallo. Un cartiglio centrale riporta la scritta “San Faustino”.

Chi era San Faustino?
Come è giunto nella nostra chiesa?
Cosa contiene il vasetto?

San Faustino visse probabilmente nei primi anni del Cristianesimo e fu uno dei tanti cristiani martirizzati durante le prime persecuzioni romane, è certamente un “corpo santo”.

Il vescovo di Ancona, Achille Manara in una sua lettera del 3 gennaio 1880 certifica che il corpo fu trovato nel cimitero Callisto il 10 febbraio 1829 (forse) e collocato in una cassa di legno con iscrizioni; riconosciuto come “corpo santo” dalla Santa Congregazione delle Reliquie Sacre, di poi posto in una cassa di legno ornata di seta legata con una fascia rossa e sigillata dal Cardinale Cesare Nembrini Pironi Gonzaga e, su mandato del Sommo Pontefice Leone XIII, per la venerazione dei fedeli.

Il Beato Andrea Carlo Ferrari, Cardinale Arcivescovo di Milano, in una lettera datata 1 marzo 1886 dichiara che le sacra spoglie di San Faustino è stata donata alla curia milanese e da questa al Rev. Cesare Clerici, parroco della Parrocchia dei Santi Nazaro e Celso nel sobborgo della Barona.

Il verbale di ricevimento descrive “l’involto a forma umana contenente le Sacre reliquie suddivise in tanti pacchettini colla soprascritta dei nomi corrispondenti alle singole ossa” avvolte in carta gialla e stoppa.

Don Luigi Cattani, esperto in anatomia, il 27 febbraio 1897 esaminò i resti concludendo che appartenevano ad un uomo robusto di giovane età.

I resti furono ricomposti anatomicamente con filo d’argento, incollandoli su un cartone, rivestiti con una clamide bianca ed un mantello rosso, cinti di una corona dorata e posti in un urna dorata di oricalco (lega di rame e zinco simile all'ottone, di color oro) con le pareti di cristallo.

Ai piedi fu posto il vasetto con la scritta “Vas sanguinis”, ritrovato assieme alle sacre reliquie, contenente pezzetti di vetro curvo a riflessi splendenti e resti di calcinaccio bruno.

L’urna fu sigillata e il 28 febbraio 1897 solennemente collocato sotto l’altare maggiore della Chiesa, ora sotto l’altare della Madonna

San Faustino, da voci non confermate ma abbastanza autorevoli, sembra essere il santo patrono della “dolce morte”, in altre parole di quei casi in cui non vi è altra soluzione e si chiede di non soffrire ulteriormente.

Era venerato durante la festa patronale che anni fa si svolgeva in Agosto .

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