domenica 9 giugno 2013

X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)


La compassione
cristina
 

«Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?».

Il grido di Elia è il grido dell’uomo: perchè Dio lascia al male di operare a suo piacimento!
Ma cos’è il male?

Affermava in un suo discorso Papa Benedetto XVI: «Il demonio non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene».
Ugualmente affermava il 15 marzo 2013, Papa Francesco: “Non cediamo mai al pessimismo, a quell’amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno; non cediamo al pessimismo e allo scoraggiamento: abbiamo la ferma certezza che lo Spirito Santo dona alla Chiesa, con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare …”

Così infatti fa il profeta: certo si lamenta con Dio, in preda alla scoraggiamento, nel cercare lui il vero bene, e poi prega riaffidando, perseverando, con tutta la sua fede la vita del bambino a Dio:
“Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo»”.
Isaia usa il suo corpo per porre rimedio alla morte, pone il suo corpo come strumento di mediazione tra la morte e la Vita, sente sul suo corpo il dramma di quell’evento tanto che si distese sul bambino, quasi a sentire il gelo della morte che era in lui.
È la grande compassione di Elia, la stessa che vive Gesù con la vedova di Nain.
Anche Gesù era figlio unico, forse oramai di madre vedova, e comprende il dramma di quella donna, di quella madre.

Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!».

In questa pagina voglio rileggere tutto il mistero della misericordia e di vicinanza che traspare nelle pagine del Vangelo di San Luca.
Egli ci parla di un Dio vicino, di un Dio così vicino che si fa uomo, bambino.
Un Dio che per compassione del dolore umano si fa dolore, Incarnandosi, così da risollevare l’uomo da una dimensione di miseria – non piangere , dirà alla vedova – ad una situazione di gioia.

Egli che era Cielo si è fatto terra, per rialzare noi che siamo terra verso il Cielo!

Ecco la compassione divina: farsi simile per poi aprire, spalancare le porte verso una nuova dignità … che era già sua! Non dice infatti l’Apostolo Paolo:
“Cristo Gesù …, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini”.

La lezione di questa domenica è quella della compassione cristiana, che non è un semplice dire poverino, ma è farsi carico dell’uomo e della sua felicità come Gesù ci insegna.

Ma cos’è il male?
Ritorno alla domanda.
Il grande male di questo tempo è cercare il falso bene, dice San Paolo nella II lettura:
il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano.

È ritornare da battezzati (ricordati dei tre rinuncio e dei tre credo!?) al “modello umano”, che non è tanto il pensiero comune, ma è il pensiero con non trae la sua sapienza, la sua intelligenza, la sua forza dal Vangelo di Gesù.
Scrive in un suo Discorso, San Efrem il siro, di cui al Chiesa oggi celebra il ricordo della sua nascita al cielo (9 giugno 373):
Donaci di vedere in noi stessi la vita della risurrezione e fà che nulla distolga il nostro spirito dalle tue gioie. Imprimi in noi, o Signore, il segno di questo giorno che non trae inizio dal sole, infondendoci una costante ricerca di te.
Ogni giorno noi ti accogliamo nei tuoi sacramenti e ti riceviamo nel nostro cuore. Facci degni di sperimentare nella nostra persona la risurrezione che speriamo. Con la grazia del battesimo abbiamo nascosto nel nostro essere il tuo tesoro, quel tesoro che si accresce alla mensa dei tuoi sacramenti. Concedici di gioire della tua grazia. Noi possediamo in noi stessi il tuo memoriale che attingiamo alla tua mensa spirituale. Fà che lo realizziamo pienamente nella rinascita eterna.

Ma cos’è il male?
Ritorno alla domanda.
Il grande male di questo tempo, dice San Paolo è vivere la propria libertà senza obbedienza alla Verità:
Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta, ricorda Paolo ai Gàlati.
La nostra condotta è operatrice di bene, benedizione, e di male, maledizione. Edifica o rallenta il Regno di Dio.
San Paolo ricorda che c’è un tempo della chiamata alla conversione:
Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia
Un tempo in cui perseverare nella grazia per vincere il pessimismo e lo scoraggiamento, e stare saldi, con coraggio nella via del bene.

C’è la ricordato anche San Efrem;
Noi possediamo in noi stessi il tuo memoriale che attingiamo alla tua mensa spirituale. Fà che lo realizziamo pienamente nella rinascita eterna.

Con la parole di Papa Francesco concludo dicendo:
Alla potente intercessione di Maria, nostra Madre, Madre della Chiesa …Sotto il suo sguardo materno, ciascuno di noi possa camminare lieto e docile alla voce del suo Figlio divino, rafforzando l’unità, perseverando concordemente nella preghiera e testimoniando la genuina fede nella presenza continua del Signore. Amen.

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