venerdì 28 settembre 2012

Il Santo eremita del Fortore (2)



Chiesa di Tufara (CB)


BIOGRAFIA

San Giovanni eremita, nasce a Tufara nel 1084 da Mainardo e Maria, che stramente nella biografia del santo non sono pii genitori cristiani. Sin dalla fanciullezza, benché visse in ambiente indifferente e quasi ostile, sentì i richiami del cristianesimo autentico e diede alla sua vita un indirizzo deciso. Amava praticare l’ufficio del sacrestano nella chiesa dei santi Pietro e Paolo e questo irritò i genitori e contribuì a diffondere pettegolezzi e maldicenze. I più invidiosi riferirono che Giovanni elargiva elemosine e donazione di cibo ai poveri del paese. I genitori informati dell’accaduto, un giorno decisero di smascherarlo mentre portava un cesto con i viveri ai poveri. Giovanni senza remore non esitò a obbedire e i genitori restarono esterrefatti nel costatare che quella cesta conteneva rose e fiori. Un segno che il Signore accordava al suo umile servo. La stessa cosa si racconta di altri santi, come la santa regina Elisabetta d’Ungheria.
Accortosi di essere di peso alla famiglia, nel 1103, Giovanni decise di abbandonare la casa e fuggire dal paese per seguire la strada che il Signore gli avrebbe indicato.
Appena diciottenne, mosso dal desiderio di approfondire la sua formazione filosofica e teologica, si recò a Parigi.
A Parigi, la vita mondana della città, il mondo di dotti e filosofi non rispondevano alle aspettative del beato Giovanni. Lui amava la solitudine perfetta, la contemplazione e il silenzio necessario per ascoltare la Parola di Dio. Decise di ritornare in Italia, inizialmente a Monte S. Angelo, e poi a Tufara, dove ebbe inizio il suo cammino di interiorità spirituale.

Trovando i genitori defunti, vendette tutto e distribuì ai poveri il ricavato. Abbandonò la sua casa e percorrendo per l’ultima volta le strade della sua Tufara varcò la porta del castello per dare l’ultimo addio a tutto ciò che lo legava al suo paese. Incontrò un povero completamente nudo, con le mani protese verso di lui. Giovanni lo fissò attentamente, poi osservò se stesso e, preso da vergogna di ritrovarsi più ricco di quel poveretto, prese lo straccio di vestito che aveva addosso e rivestì il povero. Completamente nudo, a passi maestosi, s’inoltrò verso le montagne boscose dove condusse vita solitaria e austera in tuguri e grotte. Preso dall’amore di Dio, rinnegò se stesso, prese la sua croce, assoggettò il corpo allo Spirito, digiunò, a volte, per l’intera settimana. Le sue giornate erano scandite dalla preghiera, dalla meditazione, dalla contemplazione, dalla lettura della Parola di Dio e dalla penitenza.
Un’accreditata testimonianza afferma che Giovanni da Tufara si incontrò in S. Firmiano con il conterraneo e compagno di giovinezza, forse con lui a Parigi, beato Stefano Corumano di Riccia.
Trascorse la maggior parte della sua vita nelle grotte di Baselice nel beneventano. Molti uomini, attratti dal suo esempio e desiderosi di condurre una vita di contemplazione e di preghiera chiesero di unirsi a lui. Giovanni visto il fervore e la sincerità di questi uomini, diede origine ad una forma di vita comunitaria.
Nel 1156 diede il via per la costruzione del monastero di santa Maria de Gualdo Mazocca a Foiano di Val Fortore (BN).
Nell’anno 1179, il 14 novembre, all’età di ottantasei anni, San Giovanni da Tufara, colpito da forte febbre e spossato nella sua fibra pur resistente, alle ore nove morì.
Il corpo fu sepolto in luogo nascosto nel bosco di Mazocca.

Nell’anno 1221, come abbiamo suddetto, avvenne l”Elevatio et translatio corporis e alcune ossa del santo eremita poste nell’altare da consacrare delle Chiesa del Monastero

In questa occasione il braccio e la mandibola di san Giovanni eremita furono donate rispettivamente ai rappresentanti di Tufara e di Foiano.
Le restanti ossa furono tumulate in un luogo segreto nella Chiesa del Monastero e in seguito, nel 1541, traslate presso la Chiesa Madre di San Bartolomeo in Galdo (BN). Dal 1658 sono state collocate in busto d’argento che è portato in processione per la festa patronale, con San Bartolomeo apostolo, il 24 agosto.

La vita del santo eremita è narrata nella bellissimo portale di bronzo della Chiesa Madre di San Bartolomeo in Galdo: nell'anta di sinistra la vita di San Bartolomeo, nell'anta di destra la vita di San Giovanni Eremita.

Oltre al culto attribuito a San Bartolomeo in Galdo (BN), il Santo eremita è venerato a Tufara, con grande solennità, e a Foiano di Val Fortore.


1 commento:

regio18 ha detto...

EVVIVA!!!!
L'Eremita Giovanni da Tufara deve essere invocato col titolo di santo. Lo ha comunicato lo scorso 30 ottobre 2013 la Congregazione delle Cause dei Santi all’arcidiocesi di Benevento e al parroco di Foiano di Val Fortore.

La canonizzazione è avvenuta, secondo la procedura all’epoca vigente, col rito della elevatio et translatio corporis officiato, il 28 agosto 1221, dai vescovi di Volturaria, di Dragonara e di Montecorvino, su delega dell’Arcivescovo di Benevento, Ruggiero.

La lettera, che reca la firma del cardinale Prefetto, Angelo Amato, risolve definitivamente ogni dubbio in merito al dibattito se ritenere l’eremita “santo” o “beato”.

Dopo una lunga stagione fatta di studi, di ricerche, di sofferte diatribe e di approfondimenti, occorre, in ottemperanza al pronunciamento ufficiale della Sacra Congregazione, venerare Giovanni da Tufara col titolo di santo.