martedì 1 novembre 2011

Io ho un sogno!

TUTTI I SANTI 1 novembre 2011

Avete un sogno? Una grande sogno. Martin Luter King diceva: io ho un sogno. "I have a dream".

Anche io ho un sogno. Sogno una nuova umanità. Un’umanità dal cuore grande. Un’umanità che non cerca sempre il capro espiatorio. Un’umanità che non cataloga il suo prossimo: è negro, è rom, è zingaro, è terrone, è crucco, è brianzolo, è gay, è senza fisico, è malato, è cattivo, è buono, è ciellino, è … la nuova umanità deve ricordarsi quello che San Paolo scrive ai Galati:

“Non c'è Giudeo né Greco; non c'è schiavo né libero; non c'è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”.

E poi prosegue nella prima lettera ai Tessalonicesi:

“Riguardo all'amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva; voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, e questo lo fate verso tutti i fratelli (dell'intera Macedonia). Ma vi esortiamo, fratelli, a progredire ancora di più e a fare tutto il possibile per vivere in pace”


La domanda di oggi è: chi sono i Santi?
Dice il libro dell’Apocalisse:

“Ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».

“e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello»”.

I santi sono “una moltitudine immensa”. Per cui c’è speranza per ciascuno di noi. In caso contrario dobbiamo dire di noi stesso, no, io non diventerò santo, io non andrò in Paradiso.

Una curiosità c’è libro edito in questi giorni che ne elenca 11.811. Ma questi sono i santi “canonizzati”, ma oggi la Chiesa ci fa celebrare tutti i giusti che sono nel regno dei cieli.

Ma torniamo all’Apocalisse di San Giovanni.
I santi poi sono coloro che hanno vissuto la “grande tribolazione”: forse significa hanno vissuto la fedeltà a Cristo fino al dono della vita. Ma forse anche hanno vissuto l’amore di Dio e del prossimo “con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” dice l’evangelista Matteo. Poi aggiunge san Giovanni, essi: “hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello”.

L’Agnello è il Cristo Crocifisso e Risorto. I santi sono coloro che sono stati assimilati a Cristo per mezzo della sua Pasqua. Infatti dice sempre l’apostolo Giovanni: “noi saremo simili a lui”, i santi sono la nuova umanità redenta, salvata, l’umanità nuova che vive del Cristo e lotta (la tribolazione di prima) per assomigliare all’uomo nuovo: Gesù.

I santi, dice l’antifona al salmo responsoriale, sono “la generazione che cerca il tuo volto, Signore”. Cioè sono la generazione di ogni generazione che cerca e indica il vero Volto di Dio.

Una generazione felice, beata, dice il Vangelo, quest’oggi. Felice perché forte nella speranza del regno di cieli; felice perché consolata intimamente; felice perché certa dell’eredità di Cristo; felice perché sazia di giustizia e misericordia; felice perché vede con gli occhi di Dio; felice perché amata da Dio che gli dona la figliolanza divina; infine felice perché fortificata dalla prospettiva che la vita non ha fine, ma è eterna: “perché di essi è il regno dei cieli”.

Ogni città, ogni regione, ogni stato, ricorda i suoi santi. Questo ricordare nel corso dell’anno ci aiuta a far memoria di come Gesù opera ed ha operato nella nostra storia, per far radicare la felicità tra
gli uomini.

Ma alcuni santi sono venerati in tutto il mondo, non solo in una città o regione o stato. Questo perché dice S. B. Stefan, Arcivescovo di Ohrid e di Macedonia:

 “I santi non conoscono le frontiere, le nazioni; non conoscono nessuna divisione né appartenenza. Loro sono al di sopra di tutti e per tutti! I santi sono il legame più forte tra la terra e il cielo, e ancora tra i popoli stessi. Loro sono i nostri rappresentanti davanti al Signore e mediatori tra i popoli. Loro portano pace laddove c’è discordia e degli sconosciuti fanno amici.”

Per questo noi in Italia ricordiamo Santa Rosa da Lima o San Carlo d’Uganda, e così via.

Concludo con la seconda parte dell’udienza del 1966 del servo di Dio papa Paolo VI, diceva:

“Ma allora, voi domanderete, che cosa è questa santità?
Figliuoli carissimi: la risposta è piuttosto difficile; ma voi forse la capite subito: occorrono due cose per fare la santità: la grazia di Dio e la buona volontà. Avete voi queste due cose? sì? Allora siete santi!
Intendiamoci: la santità è unica: consiste nell’essere uniti a Dio, vitalmente, mediante la carità; ma si realizza in tante forme diverse, e anche in tante misure diverse. È diversa la bontà, cioè la santità, d’un bambino dalla bontà d’una persona adulta; è diversa la bontà d’un uomo da quella di una donna; la bontà d’un soldato è diversa da quella, per così dire, d’un malato, o d’un vecchio! ogni condizione di vita ha le sue virtù particolari. Ogni persona, possiamo dire, ha la sua propria maniera di realizzare la santità, a seconda delle proprie attitudini e dei propri doveri. Ma quello che dobbiamo ricordare è questo: ognuno di noi è chiamato ad essere santo, cioè ad essere veramente buono, veramente cristiano.
È difficile? sì e no. È difficile, se contiamo soltanto sulle nostre forze; è difficile, se ci lasciamo impaurire dagli ostacoli che certamente incontriamo, dentro e fuori di noi; è difficile, se prendiamo di mala voglia la nostra vocazione cristiana: chi vuol essere cristiano a metà, sente doppiamente il peso degli impegni cristiani.
Ma chi è coraggioso e chi pone nel Signore la sua fiducia (cioè chi prega, chi ascolta la parola del Signore e si conserva nella sua grazia) trova facile la santità, anzi la trova bella, la trova felice. Soltanto quelli che sono veramente buoni, i santi, sono felici”.

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