venerdì 27 maggio 2011

SANTITA' e LEBBRA



San Damiano da Molokai




Introduzione

Le Crociate è un film del 2005 diretto da Ridley Scott. In esso si evidenzia un saggio, Baldovino IV di Gerusalemme, detto il re lebbroso (Gerusalemme, 1161 – Gerusalemme, 16 marzo 1185), che nel film, attraverso la sua saggezza, emana un alone di santità: ma in realtà non è annoverato tra i santi.

Prima di inoltrarci in questo argomento (la santità e la lebbra), spendiamo due parole sulla malattia di re Baldovino.

La lebbra (o morbo di Hansen) è una malattia infettiva e cronica, causata dal batterio Mycobacterium leprae, che colpisce la pelle e i nervi periferici in vari modi e gradi, anche molto invalidanti. Un tempo considerata una maledizione di Dio e incurabile, in era moderna si è rivelata molto meno temibile e meglio curabile di quanto ritenuto in passato. Le dizioni "morbo di Hansen" o "Hanseniasi" vengono oggi privilegiate per evitare il marchio di infamia che la parola "lebbra" ancora reca con sé nell'opinione comune.

La lebbra era considerata una maledizione di Dio. A tal proposito un versetto del capitolo quinto del secondo libro dei re dice: “Giezi … la lebbra di Naamàn si attaccherà a te e alla tua discendenza per sempre». Uscì da lui lebbroso, bianco come la neve”. Era la punizione che Eliseo invoca sul suo servo Giezi, a causa della sua avarizia e della sua mancanza di gratuità.

Infatti Elisio aveva guarito Naamàn dalla lebbra. Ascoltiamo il passo biblico:

“Naamàn, comandante dell'esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la salvezza agli Aramei. Ma quest'uomo prode era lebbroso. Ora bande aramee avevano condotto via prigioniera dalla terra d'Israele una ragazza, che era finita al servizio della moglie di Naamàn. Lei disse alla padrona: «Oh, se il mio signore potesse presentarsi al profeta che è a Samaria, certo lo libererebbe dalla sua lebbra». Naamàn andò a riferire al suo signore: «La ragazza che proviene dalla terra d'Israele ha detto così e così». Il re di Aram gli disse: «Va' pure, io stesso invierò una lettera al re d'Israele». Partì dunque, prendendo con sé dieci talenti d'argento, seimila sicli d'oro e dieci mute di abiti. Portò la lettera al re d'Israele, nella quale si diceva: «Orbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Naamàn, mio ministro, perché tu lo liberi dalla sua lebbra». Letta la lettera, il re d'Israele si stracciò le vesti dicendo: «Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi ordini di liberare un uomo dalla sua lebbra? Riconoscete e vedete che egli evidentemente cerca pretesti contro di me».
Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re d'Israele si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: «Perché ti sei stracciato le vesti? Quell'uomo venga da me e saprà che c'è un profeta in Israele». Naamàn arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo. Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: «Va', bàgnati sette volte nel Giordano: il tuo corpo ti ritornerà sano e sarai purificato». Naamàn si sdegnò e se ne andò dicendo: «Ecco, io pensavo: «Certo, verrà fuori e, stando in piedi, invocherà il nome del Signore, suo Dio, agiterà la sua mano verso la parte malata e toglierà la lebbra». Forse l'Abanà e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque d'Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per purificarmi?». Si voltò e se ne partì adirato. Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: «Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una gran cosa, non l'avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: «Bàgnati e sarai purificato»». Egli allora scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato.
Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele»”. (2Re 5, 1 – 15)

Lo stesso passo è ripreso nell’episodio di Gesù a Nazareth raccontato dall’evangelista Luca:

“Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l'anno di grazia del Signore.

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: «Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!»». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”. (Lc 4, 14-30)

La guarigione della malattia è segno di misericordia e di bontà divina. Ma in questo passo di San Luca si intuisce anche che è dono della fede.

È proprio nella fede dei santi che la lebbra viene vissuta non come punizione divina, ma come compassione per l’umanità sofferente.

Questo si evidenzia in alcuni testimoni del Vangelo che vissero la loro carità verso i lebbrosi fino a partecipare della stessa malattia: il grande e santo sacerdote Damiano da Molokhai, l’umile francescano Daniele da Samarate e il dotto sacerdote gesuita Giovanni Beyzym.

In altri esempi di santità invece si racconta che vissero una parte o totalmente la loro vita come lebbrosi:

  1. Sant'Abgar V Ukama (il Nero) Re di Edessa
  2. Sant'Aleide di Schaerbeek Vergine
  3. Sant’Amico Martire
  4. Santa Angadrisma Badessa
  5. Beato Bartolo Buonpedoni da San Gimignano
  6. San Lazzaro di Kyoto Martire
  7. Venerabile Pietro Urraca della SS. Trinità
  8. San Teobaldo di Provins
  9. Beata Salome di Niederaltaich

Infine ci sono alcuni significativi esempio di santità che non si può non citare quando si accosta il tema della santità alla malattia della lebbra:

  1. San Lazzaro il Mendicante
  2. Sant'Eliseo Profeta
  3. Beata Marianna (Barbara) Cope di Molokai
  4. Servo di Dio Marcello Candia medico
  5. Servo di Dio Raoul Follereau imprenditore
  6. Beato Bentivoglio de Bonis da San Severino Marche
  7. Beato Bonaventura da Potenza
  8. Sant'Elisabetta di Portogallo regina
  9. Santa Brigida d'Irlanda (di Cell Dara) badessa
  10. Beata Maria Dolores Rodriguez Sopena
  11. Beata Teresa di Calcutta (Agnes Gonxha Bojaxiu)
  12. San Francesco d'Assisi

Ecco in breve i loro tre profili agiografici dei tre “santi lebbrosi”: il loro esempio ci guidi a vivere la nostra carità verso il nostro prossimo, perché nell’amore verso di Dio e verso il prossimo è il compendio di tutti i Comandamenti.


Santa Aleide di Schaerbeek presso Bruxelles
monaca lebbrosa cistercense


San Damiano da Molokai
Martirologio Romano, 15 aprile: In località Kalawao sull’isola di Molokai in Oceania, beato Damiano de Veuster, sacerdote della Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, che attese con tale dedizione all’assistenza dei lebbrosi, da morire colpito anch’egli dalla lebbra.


Padre Daniele da Samarate


Servo di Dio Daniele da Samarate
Felice Rossini (Daniele da Samarate), servo di Dio, missionario e apostolo dei lebbrosi, nacque a S. Macario di Samarate (Milano) il 15 giugno 1876 da Pasquale e Giovanna Paccioretti e il giorno seguente riceve il battesimo col nome di Felice. Il 15 gennaio 1890, entra tra i frati cappuccini di Lombardia nel convento di Sovere (Bergamo). È consacrato sacerdote a Fortaleza (Cearà) il 19 marzo 1899 e nel gennaio 1900 è destinato alla Colonia Agricola di S. Antonio do Prata (Parà) dove rimane - direttore illuminato, costruttore intraprendente, missionario infaticabile - fino al gennaio 1913. Durante questi anni di intenso apostolato fra quella gente assetata di Dio, contrae la lebbra. Di ritorno in Italia per consulte mediche, il 21 agosto 1909 fa sosta a Lourdes con immensa fede e riceve la grazia della perfetta conformità al progetto di Dio. Dopo una breve parentesi come parroco di S. Luis-Anil (Maranhão), il 27 aprile 1914 entra definitivamente nel lebbrosario di Tucunduba (Belém-Parà) dove rimane fino alla morte, servendo spiritualmente con zelo e grandi sofferenze i colpiti dalla sua stessa malattia. Muore santamente il 19 maggio 1924 a soli 48 anni, 26 dei quali passati in missione. È rimasta famosa e incide nel cuore dei suoi numerosi ammiratori e devoti la formuletta di ringraziamento da lui coniata negli ultimi anni della sua atroce malattia: "A Deus louvado" (Dio sia lodato). Il 4 luglio 1998 venne emanato il decreto di validità dei Processi diocesani, quello principale di Belem (Brasile) e quello rogatoriale di Milano.


beato Giovanni Beyzym

Beato Giovanni Beyzym.
Martirologio Romano, 2 ottobre: A Fianarantsoa in Madagascar, beato Giovanni Beyzym, sacerdote della Compagnia di Gesù, che svolse in tutta l’isola una fervida attività per i lebbrosi, che servì nel corpo e nello spirito con grande zelo di carità.




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 Bibliografia e Siti

  • AA. VV. - Biblioteca Sanctorum (Enciclopedia dei Santi) – Voll. 1-12 e I-II appendice – Ed. Città Nuova
  • C.E.I. - Martirologio Romano - Libreria Editrice Vaticana – 2007 - pp. 1142
  • Grenci Damiano Marco – Archivio privato iconografico e agiografico: 1977 – 2011
  • Sito Web di santibeati.it
  • Sito Web di wikipedia.org
  • Sito Web di newsaints.faithweb.com




santini e quaderno: SANTI e LEBBRA

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