giovedì 17 luglio 2025

Abruzzo: 7 - 12 luglio

 


Terra meravigliosa!

Grande viabilità.

Suggerisco un B&B a Chieti Scalo e poi da lì buon viaggio: tra arte, archeologia, musei, santuari, abbazie, monti, santi e un verde infinito. Il cibo? Beh ... l'Abruzzo è Italia :) che c'è da aggiungere.


1, lunedì 7 luglio

Chieti Scalo – Loreto Aprutino

30 min (23,1 km) tramite SS81

Orario apertura: chiamare per chiedere apertura!

Loreto Aprutino. La tradizione popolare racconta che le ossa di San Zopito (Zopytus) prelevate dalle catacombe romane, passarono per la prima volta a Loreto Aprutino nel 1711 dirette alla cattedrale di Penne.


Abbazia Santa Maria in Arabona, Via Santa Maria Arabona, 1, 65024 Manoppello PE


Chieti Scalo - Santuario di San Nunzio Sulprizio, Chiesa, 91, 65020 Pescosansonesco Vecchio PE


2, martedì 8 luglio

Chieti Scalo – L’Aquila

1 ora 19 min (95,1 km) tramite A25/E80 e Strada Statale 17

Città ferita, ma viva!

luogo

apertura

chiusura

visita

Parco Archeologico

Teatro Romano

8:30

13:30

 

Parco Archeologico

Anfiteatro romano

8:30

19:30

 

Suffragio

9:00

19:00

 

S. Bernardino

7:00

19:00

 

Collemaggio

7:00

19:00

 

MuNDA

8:30

19:30

 

S. Basilio

 

 

 chiedere alla monache


3, mercoledì 9 luglio

Chieti Scalo – Santuario di San Gabriele dell'Addolorata, Via del Santuario, 187, 64045 Isola del Gran Sasso d'italia TE

1 ora 16 min (94,3 km) tramite A14


Isola del Gran Sasso d’Italia – Campli

38 min (42,2 km) tramite A24


Questo piccolo borgo teramano, tra i più Belli d'Italia, si erge ai piedi dei suggestivi Monti Gemelli nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, su un pianoro tra le valli dei torrenti Siccagno e Fiumicino. Di origini antichissime, Campli conserva ancora oggi nel tessuto architettonico la sua passata grandezza. 

Innumerevoli sono i monumenti e i luoghi di culto che susciteranno in voi stupore per la loro bellezza e autenticità̀, racchiusi e raccolti tra i vicoli all'interno delle mura, come in un unico grande scrigno colmo di storia e di tesori d’arte.

Risalgono al Trecento la Cattedrale di Santa Maria in Platea, che ad una facciata elegante e sobria contrappone un interno ricco e spettacolare, il cui apice è nel prezioso soffitto ligneo della navata centrale, con un dipinto sulle "Storie di vita di San Pancrazio", datato intorno ai primi decenni del Settecento, e la Chiesa di San Francesco, che vanta un pregevole portale con sculture di volti umani ed animali. Se poco resta del chiostro, i ristrutturati locali del convento ospitano il notevole Museo Archeologico, la cui vicina Necropoli di Campovalano ha restituito oltre 600 sepolture dell'età del Ferro e della Romanizzazione.

Riempitevi di meraviglia alla vista della Scala Santa, vicina alla Chiesa di San Paolo, testimonianza di una usanza, diffusa dal 1772, di concedere l’indulgenza plenaria a coloro che salivano in ginocchio e a capo chino i suoi ventotto gradini in legno di dura quercia. Ai lati della scala potrete apprezzare sei affascinanti dipinti che raccontano i momenti più toccanti della Passione di Cristo. Un passaggio al Palazzo del Parlamento, poi Farnese, vi permetterà di osservare delle caratteristiche trifore ed archi a tutto sesto che compongono il suo bel portico. 

delle caratteristiche trifore ed archi a tutto sesto che compongono il suo bel portico. 

Il simbolo della cultura culinaria locale è la Porchetta italica di Campli, pietanza che fu presente sulle tavole di principi, vescovi, nobili e popolani. La sua unicità deriva dal metodo di lavorazione artigianale, dalla speziatura delle carni e dalla lenta cottura nel forno a legna. Dal 1964 viene celebrata grazie alla Sagra della Porchetta Italica, l'evento gastronomico più antico d'Abruzzo, in programma nella settimana che segue il Ferragosto.

Chiesa di San Paolo e la Scala Santa di Campli

APERTURA 8:30 – 18:30

Rettore padre Jan Folkert SDS (377 2254336)

https://www.scalasantacampli.it/

La Scala Santa è composta da 28 gradini in legno d’ulivo, che devono essere saliti inginocchiati e in preghiera per ottenere l’Indulgenza plenaria. Oltre al suo valore spirituale, il Santuario è anche un prezioso luogo artistico:

Le tele della Passione: Sei opere attribuite al pittore teramano Vincenzo Baldati raffigurano scene della Passione di Cristo, aiutando i fedeli a unirsi spiritualmente alle sofferenze del Salvatore.

La Cappella del “Sancta Sanctorum”: Situata alla sommità della scalinata e protetta da una grata, la cappella custodisce pregevoli reliquiari napoletani, una tela del “Cristo Salvator Mundi” e la statua processionale dell’Addolorata.

 

Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo

piazza San Francesco 6, Campli (TE), 5,00 €

(orari di visita Mar-Dom 8:30 - 19:30)


Santuario Madonna dello Splendore

Viale dello Splendore

64021 Giulianova (TE)

Telefono 0858003117

Campli – Giulianova

35 min (32,6 km) tramite Superstrada Teramo-Mare

stupendo luogo panoramico!


4, giovedì 10 luglio

Chieti Scalo – Ortona (CH)

28 min (31,8 km) tramite A14

Da Bucchianico 39 min (30,0 km) tramite SS16

Basilica di San Tommaso Apostolo

Piazza S. Tommaso, 66026 Ortona CH

 

Maestosa e austera nel suo aspetto moderno, la cattedrale di S. Tommaso ha subito nel corso dei secoli numerosi interventi strutturali di cui il più consistente è dovuto alle ricostruzioni operate dopo i danni della seconda guerra mondiale.

Abbazia di S. Giovanni in Venere Fossacesia (CH)

Da Ortona 29 min (20,4 km) tramite SS16

L’abbazia di S. Giovanni in Venere sorge alla periferia della cittadina di Fossacesia, su di un promontorio da cui si dominano i campi coltivati circostanti e un vasto tratto di mare, noto come Costa dei Trabocchi.

L’attributo “in Venere” potrebbe derivare dalla presenza di un tempio romano dedicato, appunto, alla dea Venere, del quale, però, non rimane alcun resto architettonico, ma solo la sopravvivenza del toponimo Venere.

Tra VIII e X secolo è attestata la presenza di una semplice cella monastica, mentre la nascita dell’abbazia vera e propria avviene nel 1015 ed è attribuita a Trasmondo II, conte di Teate (Chieti), il cui corpo è seppellito nella cripta della chiesa abbaziale. L’aspetto odierno è il risultato delle trasformazioni apportate tra il 1165 e il 1204 dall’abate Odorisio II e di quelle successive, compiute tra il 1225 e il 1230 dall’abate Rainaldo. Attualmente l’abbazia ospita una comunità di Padri Passionisti.

All’esterno il visitatore può osservare la solida struttura della chiesa, costruita con blocchi di arenaria nella parte inferiore e mattoni in quella superiore, e soffermarsi ad osservare il bel portale principale, detto Porta della Luna, così chiamato perché, durante il solstizio d’estate, è raggiunto dalla luce del sole al tramonto che illumina il presbiterio e la cripta. La Porta del Sole è, invece, rappresentata dalle aperture presenti nelle tre absidi, attraversate dai raggi solari durante il solstizio d’inverno.

Nella lunetta soprastante il portale sono raffigurati Cristo in trono tra San Giovanni Battista e San Benedetto da Norcia, mentre i larghi pilastri in marmo ai lati dell’ingresso sono magistralmente scolpiti con le storie di San Giovanni Battista.

L’interno è diviso in tre navate e presenta un presbiterio sopraelevato, al di sotto del quale si trova la cripta, decorata da suggestivi affreschi duecenteschi raffiguranti Cristo benedicente e la Vergine in trono, opera di anonimi pittori della metà del Duecento, forse della bottega dell’artista romano Jacopo Torriti.

La visita può concludersi nel luminoso chiostro duecentesco, che si sviluppa su tre lati e presenta delle eleganti trifore. Parzialmente ricostruito tra il 1932 e il 1935, è accessibile attraverso il portale della navata di sinistra della chiesa oppure attraverso l’ingresso al convento. Tra i vari materiali lapidei esposti nel chiostro è da segnalare l’interessante iscrizione dell’abate Oderisio. II, in cui si attesta la costruzione della nuova chiesa di San Giovanni in Venere nel 1165.

luogo stupendo!

Chieti Scalo - Santuario San Camillo de Lellis Bucchianico, Piazza S. Camillo de Lellis, 1

19 min (17,0 km) tramite SS649

Da Ortona 39 min (30,0 km) tramite SS16

Da S. G. in Venere 47 min (53,4 km) tramite A14

VEDERE: Chiesa (Cappella dei Beati e Santi Camilliani; Statua e Reliquia), Cripta, Casa Natale

Bucchianico bellissimo borgo!


Chieti Scalo – Chieti

12 min (5,8 km) tramite SS656

Da Bucchianico 18 min (10,4 km) tramite SS81

Museo Archeologico Nazionale d'Abruzzo

Via Guido Costanzi, 66100 Chieti CH

 

Orario apertura: da Mar. a Dom. 9:00-19:30


5, venerdì 11 luglio

Chieti Scalo – Eremo di Santo Spirito a Majella

49 min (41,1 km) tramite A25/E80

LUOGO SPECIALE!


Eremo Abbazia di Santo Spirito a Maiella

366 424 9866

Via per Santo Spirito (si arriva in auto fino all’ingresso)

65020 Roccamorice (PE)

Visite guidate: ogni giorno 10:30; 14:30; 16:30

1 ora di guida (se non si raggiunge il numero di 4 persone non viene effettuata); 9,00 €


se c'è tempo... a 4 km da Eremo Abbazia di Santo Spirito a Maiella

Eremo di S. Bartolomeo in Legio ... 30/40 minuti in discesa .... STUPENDO!


Chieri Scalo - Abbazia di Santo Spirito Al Morrone, Via Badia, 28, 67039 Badia-Bagnaturo AQ

40 min (57,0 km) tramite A25/E80 (Chieti Scalo)

Eremo a Maiella – Abbazia (Santo Spirito)

58 min (59,0 km) tramite A25/E80

ORARIO DI APERTURA 2025

Lunedì CHIUSO

Martedì – Venerdì – Sabato ore 9:00 – 19:30

Mercoledì – Giovedì – Domenica 9:00 – 13:30

LA BIGLIETTERIA CHIUDE 30 MINUTI PRIMA

Info Biglietteria (Direzione Musei Abruzzo): 0864 32849

Info Visite Guidate (SlowMaiella): 0864 2540800 – 349 847 4470

Biglietto 5,00 €


Eremo di Sant’Onofrio e Tempio di Ercole Curino

7 km dalla Badia Morronese, 40 min a piedi di cui strada asfaltata e sentiero

Per poter visitare gli interni dell'Eremo di Sant'Onofrio al Morrone, luglio/agosto dalle 10.00 alle 17.00

MERAVIGLIOSO!


6, sabato 12 luglio

Chieti Scalo – San Liberatore a Majella

32 min (28,9 km) tramite A25/E80

se c'è tempo .... prima del rientro a casa...


Abbazia di San Liberatore a Maiella, Contrada S. Liberatore, 65025 Serramonacesca PE

Apertura luglio/agosto 10.0-13.00

Da Abbazia (Santo Spirito) 50 min (58,4 km) tramite A25/E80

Da Chieti Scalo 32 min (28,9 km) tramite A25/E80

A poca distanza dall’Abbazia sono situate le sorgenti del fiume Alento, un fiume che attraversa le province di Chieti e Pescara e sfocia in quest’ultima. Per raggiungere l’Abbazia dovete arrivare a Serramonacesca e lì troverete le indicazioni per l’abbazia. Le indicazioni delle sorgenti si trovano in un angolo del giardino.

INCANTEVOLE!


per le foto cercate sul web!

giovedì 27 febbraio 2025

santi Mauro e compagni a Lavello

 


Un caso abbastanza tipico rispetto agli altri considerati in questa rassegno, è quello dei patroni di Lavello, diocesi fino al 1818, suffraganea di Bari. Mauro, insieme ad altri sette compagni1052, è uno dei santi africani martirizzati a Roma nel III secolo, sotto Numeriano. Tra i vari racconti che compongono il dossier di Mauro, quello che ci interessa più da vicino è stato scritto da un non altrimenti noto agostiniano vissuto nel XV secolo circa, Giacomo da Venosa (BHL 5791f), che narra della vita e delle due traslazioni delle reliquie di questi personaggi da Roma a Gallipoli (dove, a differenza che negli altri testi, avviene il martirio, «in loco vocato Lapis siccus seu salebrosus»1053, pur senza esplicitare la data di morte) e poi a Lavello, è contenuto in un codice manoscritto della BNNa del XV secolo (VI.E.17), e fu edito per la prima volta da Poncelet nel 19111054; è organizzato in dodici lezioni mattutinali, cosa che suggerisce il suo uso prettamente liturgico. Non essendo riscontrabili dei solidi elementi di datazione del testo possiamo solamente accettare come terminus post quem, definendosi il compilatore, nel colophon, come frate agostiniano, il XIII secolo. Giovanni non riferisce né il giorno della morte né quello dell’elevazione delle reliquie, ma indica solamente il mese di maggio come mese festivo del santo e dei suoi compagni. La ricorrenza della traslazione fu fissata al 2 maggio dai vescovi lavellesi in età moderna, mentre la tradizione greca e gallipolina commemora la traslazione delle reliquie il 1 maggio. 

Tutte le Chiese, comunque, festeggiano il dies natalis il 22 novembre. Una parte della tradizione fissa l’anno della traslazione al 10421055. Non è possibile stabilire allo stato attuale degli studi se il Mauro di Lavello sia lo stesso di quello di Bisceglie1056, o dell’Istria, o di Fleury o di altre zone d’Italia o d’Europa. Di certo, l’inizio del culto è da collocarsi attorno al IX secolo, quando Rabano Mauro ne compone un racconto agiografico, che poi si andrà arricchendo e caratterizzando secondo le varianti locali.

Ecco la leggenda così come si è sedimentata nella tradizione lavellese divulgata da Giuseppe Solimene, derivata dal summenzionato Giacomo da Venosa e poi leggermente modificata e arricchita su influsso delle altre recensiones dalla fine del basso Medioevo in poi. Attorno al 1060, sotto il primo vescovo di Lavello, Vincenzo1057, avvenne la traslazione lavellese delle reliquie di san Mauro e compagni Leonzio, Domno, Panunzio, Passarione, Domenzio, Terenzio e Patamone, uccisi dall’imperatore Numeriano il 22 novembre del 283 (anche se l’anno corretto potrebbe essere solamente il 284, come ha notato la critica1058). Quei corpi santi furono inizialmente gettati nel foro di Roma, proibita ogni sepoltura dal prefetto Celerino, ma in seguito alcuni correligionari di Mauro trafugarono i resti e li portarono via nave prima in Libia, e poi, inseguiti dagli emissari imperiali, in Salento, nei pressi di Gallipoli. I cristiani che furono protagonisti della rocambolesca fuga furono uccisi, ma le reliquie, nonostante fossero state gettate nel fuoco, si salvarono, e proprio lì, nei pressi di Gallipoli, sorse una chiesa dedicata ai martiri. Quando l’iniziale devozione dei salentini si affievolì, i resti e la chiesetta finirono sotto la custodia di un eremita. Nell’XI secolo, poi, l’arcidiacono di Conza Gerardo, imbattutosi, in qualità di delegato apostolico, nelle reliquie, decise di portarle in patria. Durante il tragitto, giunto avanti la chiesa della Madonna della Speranza, nei pressi di Lavello, il cavallo su cui erano trasportate le reliquie misteriosamente si rifiuta di avanzare, in modo inamovibile. Allora, chiamato il vescovo Vincenzo, giunto con gran folla di popolo dalla cittadina, si decide di caricare i venerandi corpi sul giogo di una coppia di giovenche trovate nei campi vicini, e di far scegliere ai due animali il luogo in cui depositare il sacro peso. Giunti alle porte della città dove sarà eretto l’arco di S. Mauro, dopo una pausa, i buoi proseguono fino alle porte della cattedrale, dedicata alla Vergine, inginocchiandosi miracolosamente. Tutti, a quel punto, interpretano l’accaduto come il segno della volontà divina, e così le reliquie restano sull’altare maggiore della chiesa madre fino alla costruzione della nuova cattedrale, dove saranno onorevolmente collocate. L’evento prodigioso fu annunciato dall’apparizione di una stella, che riappare ogni anno in occasione della festa, che si tiene il 2 maggio, giorno anniversario dell’accadimento1059.

Una comparazione è possibile tra questo gruppo di martiri e il nostro sant’Eustachio: anche in questo caso, infatti, siamo in presenza di una scelta effettuata dall’autorità ecclesiastica (un vescovo da una parte e un cenobio benedettino quantomeno appoggiato dal metropolita dall’altra), scelta che comportò l’elezione a patrono di santi martiri, non chierici, provenienti da un contesto cultuale discretamente distante, e tutto ciò nello stesso periodo, cioè l’XI secolo, con poco range di scarto anche volendo dare credito alle ipotesi sull’esistenza del monastero materano di Eustachio già verso la fine del X secolo. Le stesse considerazioni potrebbero farsi riguardo a Laverio, se non fosse che quest’ultimo si configura come un santo totalmente locale e il cui culto ha subito una vera accelerazione solo molto più tardi rispetto a tutti gli altri casi incontrati. Ci torneremo in conclusione.


(...)

Abbiamo visto le ragioni che portarono in Basilicata il culto del martire atellano, ma ancora abbastanza oscure restano quelle che videro l’importazione della devozione eustachiana a Matera, in una situazione paragonabile a quella che riguarda Mauro e compagni martiri patroni di Lavello: in entrambi i casi si tratta di santi antichi la cui fortuna agiografica non è del tutto chiara, tanto da presentare dei problemi di identificazione/sovrapposizione nel caso dei santi gallipolini, confondibili con un altro gruppo di santi con a capo sempre un Mauro, ma vescovo (venerati a Bisceglie). A differenza del patrono secondario materano, però, possediamo il testo della translatio delle spoglie di questi otto “morti eccezionali” a Lavello, di epoca bassomedievale certo, ma comunque ben inserita nel contesto locale, ricca di dettagli toponomastici e generosa anche riguardo al nome del traslatore, pur senza fornire riferimenti più precisi.

Appare chiaro che il genere della translatio e la connessa elevazione di reliquie sante (anche in assenza di un testo che ne custodisca la memoria) potrebbe costituire una chiave di lettura privilegiata, il trait d’union che possa caratterizzare tutti i santi studiati. La santità basilicatese e acheruntina nel periodo che abbiamo trattato è una santità poco aggiornata alle più recenti battaglie ideologico-religiose che la curia romana porta avanti, nonostante i tentativi arnaldiani, pur non certo falliti, di installare due nuovi culti ad Acerenza e Matera. Era questa la via per fornire una propulsione identitaria a due centri demici in ascesa, in quanto uno era il nuovo e unico centro metropolitico basilicatese e l’altro un importante caposaldo nella costellazione dei dominati normanni, tanto notevole da attirare la visita papale.

(...)

Purtroppo non conosciamo ancora molti dei volti che portarono avanti, tra alti e bassi, questi culti nuovi o recuperati, e a questo proposito sarebbe cruciale l’edizione delle pergamene ancora custodite negli archivi di Acerenza (ormai scansionate e attualmente consultabili online sul sito della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Puglia), Potenza (oggi in parte visionabili sul sito monasterium.net) e Matera (nel cui caso si dovranno considerare anche le varie cronache ancora inedite), o nell’ASNa e nella SNSP, relative specialmente ai capitoli cattedrali, dove effettivamente si prendevano quelle decisioni ecclesiali i cui esiti sono in parte riconoscibili, anche a distanza di secoli, nella fortuna o meno di certe figure sante. Pur non avendo riscontrato, infine, delle significative concordanze a livello strettamente testuale ed ecdotico con le compilazioni agiografiche dei santi limitrofi, degli approfondimenti filologici specifici e dedicati ad ogni singolo testo potrebbero dare dei risultati interessanti e utili a stabilire dei rapporti di dipendenza genetica con le fonti letterarie dei santi patroni di Basilicata.

La storia ecclesiastica di Acerenza, assieme alle sue suffraganee medievali Matera e Potenza, non potrà che trarre giovamento e acquistare respiro da una futura indagine che parta dalle premesse che abbiamo tentato di porre qui.


Da: Per una “Basilicata sacra”. La santità patronale latina nel pieno Medioevo acheruntino: quattro casi di studio del Dott. Biagio Luca Guarnaccio


CHE RINGRAZIO PER LA CONDIVISIONE SUL WEB!!!

mercoledì 26 febbraio 2025

Santa Iris vergine (di Gerapoli o di Efeso) ... ERMIONE

 



Riprendendo il post del 15/02/12

La stessa Biblioteca Sanctorum, riporta un altro nome, Irais vergine figlia di S. Filippo, e dice che corrisponde alla figlia Ermione.

Detto questo il nome Iris, può derivare da Irais o da Iraide, ma è comunque una delle figlie del diacono san Filippo.

Le sante sorelle, figlie del diacono S. Filippo vengono ricordate il 4 settembre.

Preghiera

Padre di Misericordia, fonte di ogni dono, che nella potenza dello Spirito Santo doni ai semplici il dono della profezia e l’ardore per annunciare Cristo “Via, Verità e Vita”, concedici per i meriti e l’intercessione di Santa Iris, figlia del diacono ed evangelista San Filippo, le grazie necessarie per il nostro stato, affinché nella nostra vita “sia santificato il tuo nome”. Amen.

aggiungo qui una bella iconografia acquista nel 2025.

martedì 25 febbraio 2025

Un giorno a Roma ... ANNO GIUBILARE

 


Partenza ore 6:25 Milano Rogoredo


ore 10.15 cammino verso la PORTA SANTA


ore 13.00 pranzo


ore 14.30 passeggiata sul lungo Tevere verso S. Bartolomeo



sosta a S. Salvatore in Onda
(tomba della Beata Elisabetta Sanna)

ore 16.00 messa e visita al Memoriale dei Nuovi Martiri

ore 18.40 partenza per il rientro .. ore 22.02 Milano Rogoredo

mercoledì 5 febbraio 2025

Venerabile Bernardo de Vasconcelos


Bernardo Vaz Teixeira de Vasconcelos, figlio di Manuel Joaquim da Cunha Maia Teixeira de Vasconcelos e D. Filomena da Conceição Vaz Lobo, era il settimo di otto fratelli. Nacque il 7 luglio 1902 nella parrocchia di S. Romão do Corgo, Celorico de Basto. Questo villaggio si trova ai margini della verde provincia del Minho, alle porte del Douro e del Trás-os-Montes, ed è caratterizzato dalla sua ruralità, dalla sua posizione interna e dal suo isolamento.




Bernardo venne battezzato il 5 agosto dello stesso anno, nella chiesa parrocchiale della sua città natale. Nacque in una famiglia profondamente cristiana, dalla quale ricevette insegnamenti di principi morali ed etici, ma soprattutto l'esempio di una fede profonda. Fin dai primi mesi manifestò una salute molto cagionevole, debolezza che si sarebbe manifestata, nel corso dei quasi trent'anni della sua vita, in molti e vari modi. La sua infanzia fu come quella di ogni bambino del suo villaggio: giocava, andava a scuola, cresceva in età e saggezza “davanti a Dio e agli uomini”! Ma fin da piccolo si rivelò un bambino docile, gentile, intelligente, pio, amico di tutti e con una sensibilità molto spiccata verso i poveri.

Il suo soggiorno a Coimbra: Dopo aver trascorso quasi 5 anni al collegio Lamego, per gli studi secondari, si trasferì a Coimbra. Bernardo de Vasconcelos visse a Coimbra per un periodo di circa 4 anni, non consecutivi, tra l'ottobre 1918 e l'ottobre 1920 e tra l'ottobre 1922 e il maggio 1924. Coimbra fu la città che lo accolse per la sua formazione accademica, ma, per disegno di Dio, sarebbe stata la città di tutte le sue decisioni e della sua crescita umana, intellettuale, morale e religiosa. Sarà lì che prenderai la grande decisione della tua vita: diventare monaco benedettino.

Il tuo soggiorno a Porto: Possiamo dire che il primo periodo della tua formazione nella città degli studenti non avrebbe raggiunto i suoi obiettivi. Fece scalo e si trasferì nella città di Porto, dove visse dall'ottobre del 1920 fino all'estate del 1922. Nella città di Invicta frequentò un corso commerciale e lavorò al Banco do Espírito Santo. Sempre desideroso di servire Dio e i fratelli, aiutò i poveri e, con l'aiuto di padre José Lourenço (OP), collaborò alle sue prime poesie in Flores Espirituais. Unisciti alla Congregazione dei Figli di Maria do Carmo.

La scuola CADC: Il CADC, Centro Accademico per la Democrazia Cristiana, si proponeva di provare a ricristianizzare l'ambiente universitario di Coimbra e, attraverso esso, la società portoghese. Nel 1922, la rivista Estudos fu lanciata e pubblicata ininterrottamente fino al 1970. 14 marzo 1920 – Entrò a far parte del Centro Académico da Democracia Cristã (CADC) con il numero 398. Con il suo trasferimento a Porto, interruppe la sua partecipazione al CADC. Ritornato a Coimbra nell'ottobre 1922, riprese la sua partecipazione a questa istituzione. Il suo impegno e il suo entusiasmo furono tali che il 3 maggio 1923 fu nominato segretario del Consiglio di redazione della rivista Estudos del CADC e il 27 maggio 1923 fu nominato vicepresidente del Consiglio di amministrazione del CADC, con José Augusto Vaz Pinto come presidente. Questi due ruoli dimostrano chiaramente la fruttuosa partecipazione di Bernardo a questa Associazione Accademica. Possiamo dire che il CADC è stato come un “laboratorio” dove Bernardo de Vasconcelos si è lasciato formare e ha collaborato alla formazione di centinaia di Associati.

Era una scuola in cui le sue responsabilità richiedevano uno studio approfondito della dottrina della Chiesa. La sua conferenza, tenuta al CADC, intitolata “L’ideale cristiano” rivela la sua conoscenza biblica, teologica e mistica.

L'apostolo Bernardo all'università: In tutto ciò che faceva, Bernardo aveva una sola preoccupazione: che Dio fosse conosciuto e amato. Non fece nulla, dalla semplice poesia all'opera più ardua e lunga, che non rendesse gloria a Dio e che i suoi compagni provassero lo stesso sentimento. La salvezza delle anime era l’ideale che muoveva le sue energie fisiche, spirituali e intellettuali. A testimonianza di quanto ho appena detto, vale la pena menzionare non solo il suo impegno, come già ricordato sopra nel CADC, ma anche la sua iscrizione, il 21 gennaio 1923, alla Conferenza di San Vincenzo de' Paoli, della Facoltà di Giurisprudenza, dove due mesi dopo fu nominato vicepresidente; la creazione, su sua iniziativa, della Lega Eucaristica per gli studenti universitari; la sua partecipazione, come barelliere, al pellegrinaggio nazionale a Lourdes, nel settembre 1923, dove il suo aiuto ai malati fu una straordinaria testimonianza di affetto e affabilità.

Bernardo lo scrittore: Bernardo de Vasconcelos evangelizzò non solo con le sue attività apostoliche, sopra menzionate, ma all'interno della clausura (1924-1932), già senza molti contatti con il mondo, fu il suo momento di più profonda evangelizzazione: 1-attraverso l'Oblazione della sua vita; 2-offrendo le sue numerose sofferenze per la Chiesa in generale e per la riforma dell'Ordine benedettino in particolare; 3- scrivendo. Bernardo de Vasconcelos non aveva mai avuto intenzione di diventare uno scrittore, ma la sua vita da recluso lo portò a mettere per iscritto i suoi pensieri e le sue conoscenze. I libri a lui attribuiti sono otto: “Do Ideal Cristão” - 1924; “Life in Peace” 1927 - traduzione di un'opera di D. Idesbald; “La vita di San Benedetto raccontata alle anime semplici” - 1930; “Cântico de Amor” - 1932, un'opera che era stata appena stampata pochi giorni prima della sua morte e che lui desiderava ardentemente avere tra le mani, ma che gli fu spedita il giorno stesso della sua morte. Si tratta dell'opera letteraria più nota e rivela Bernardo come poeta mistico. Si tratta di un'opera composta da 32 poesie scritte tra il 1920 e il 1932. Due anni dopo la sua morte, nel 1934, uscì “Vida de Amor”, una specie di autobiografia poiché il suo contenuto era tratto dalle diverse centinaia di lettere da lui scritte. “Le nostre feste” – 1934 che è una raccolta di articoli pubblicati sulla rivista “Opus Dei”; “Poesias Dispersas” – 1935 che è una raccolta di altre poesie scritte da Bernardo de Vasconcelos e realizzate da P. Luís Cabral (SJ); “La Messa e la vita interiore” – raccolta di articoli di Bernardo de Vasconcelos sull’Eucaristia, pubblicati sulla rivista “Opus Dei”, del 1936.

Bernardo, dal monaco al Paradiso: Bernardo de Vasconcelos si è lasciato plasmare dalla parola di Dio. Desiderava ardentemente fare, solo e in tutto, la volontà del Signore. Scelse come mezzo la via della rinuncia, rinunciando a tutto ciò che avrebbe potuto distoglierlo da questo ideale.

Un momento decisivo per la sua maturazione spirituale fu il ritiro a cui partecipò dall'11 al 13 febbraio 1923 a Luso, guidato dai sacerdoti della Compagnia di Gesù. Bernardo non pensava di diventare un prete o un religioso. Cultiva fortemente l'idea del matrimonio. Dio sorprende sempre nei suoi modi.

Il 10 novembre 1923 ebbe il suo primo incontro con il dottor Manuel Gonçalves Cerejeira sulla vocazione sacerdotale. Il 10 febbraio 1924 ricevette lo scapolare degli Oblati Benedettini dal dottor Pereira dos Reis. L'assistente del CADC era padre Luiz Lopes de Melo, che lo incoraggiò non solo a diventare sacerdote, ma anche religioso e benedettino. Poi conobbe D. António Coelho OSB, che fu per Bernardo come un vero padre, amico, maestro e sostegno costante. Poi inizia il tuo cammino da monaco:

Il 15 agosto 1924 (venerdì), giorno dell'Assunzione della Madonna, lascia definitivamente la sua famiglia e la sua terra. Il 16 dello stesso mese iniziò il postulato presso il Priorato di Singeverga. L'11 settembre dello stesso anno partì per Samos, in Galizia, dove completò il noviziato. Il 24 settembre dello stesso anno ricevette l'abito benedettino nell'abbazia di Samo e assunse il nome di fra Bernardo da Anunciada.

L'11 ottobre 1924 (sabato) la sua cella venne consacrata alla Madonna. L'8 dicembre 1924 fece voto di castità di sua spontanea volontà e in obbedienza al suo padre spirituale. Il 29 settembre 1925, nel monastero benedettino di Samos, pronunciò i voti semplici come monaco del monastero di Singeverga. Il 7 luglio 1926 ritornò in Portogallo. Il 20 settembre dello stesso anno gli fu diagnosticata la malattia che gli costò la vita: la malattia di Pott! Il 26 dello stesso mese e anno partì per il Belgio per iniziare gli studi di teologia presso l'abbazia di Mont-César-Lovanio. Purtroppo la malattia peggiorò e non poté continuare gli studi; il 3 novembre di quell'anno tornò in Portogallo. Iniziò quindi il suo calvario durato circa sei anni, con periodi trascorsi nella Comunità, allora ubicata a Falperra-Braga, e la maggior parte del tempo in ospedali e case private a Porto e Póvoa de Varzim.

Il suo desiderio più grande era diventare sacerdote e, per questo, il 6 gennaio 1928 ricevette la Prima Tonsura dalle mani di D. Manuel Vieira de Matos, presso il Seminario di S. Barnabé, a Braga.

La sua professione solenne ebbe luogo nella chiesa di S. José de Ribamar-Póvoa de Varzim, il 29 settembre 1928.

Desiderando diventare sacerdote, il 5 e 6 febbraio 1929 ricevette gli Ordini Minori da D. António de Castro Meireles nella cappella del Paço da Torre da Marca, a Porto. Nella sua ricerca e nel suo desiderio di guarigione, partecipò, nell'agosto del 1929, a un pellegrinaggio per i malati a Sameiro, atto che aveva già compiuto a Fatima il 13 maggio dell'anno precedente.

Il 23 aprile 1932 ricevette il sacramento della Santa Unzione dalle mani di D. António Coelho, davanti al quale rinnovò la professione religiosa.

Il 3 luglio uscì la sua prima opera letteraria – Cântico de Amor – che aveva sognato e per la quale aveva lavorato tanto, ma che non arrivò in tempo perché la morte lo sorprese nelle prime ore del 4 luglio, a Foz do Douro, Rua S. Bartolomeu, nº29. Dopo il funerale, celebrato nella chiesa benedettina di Foz do Douro, fu sepolto provvisoriamente nel cimitero locale.

Il 5 settembre 1932 fu trasferito nel cimitero di Molares, Celorico de Basto, e sepolto nella tomba di padre Francisco Almeida Barreto, amico di famiglia.

Il 4 luglio 1933 le spoglie furono traslate nella chiesa di S. Romão do Corgo.

Il 4 luglio 1982 venne fondato il Bollettino Frei Bernardo.

Il 4 luglio 1983 ebbe luogo presso la Casa Vescovile di Braga l'apertura della fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione.

Il 9 ottobre 1987 si concluse la fase diocesana del suddetto processo.

Il 25 marzo 2005 furono consegnati alla Congregazione delle Cause dei Santi a Roma due volumi contenenti il ​​processo di beatificazione/canonizzazione.

Papa Francesco, il 14 giugno 2016, ha approvato e firmato il decreto che dichiara ufficialmente “Venerabile” Fra Bernardo

P. José Granja (OSB) Vice-Postulatore