venerdì 14 febbraio 2014

San Valentino Martire, prega per noi!





Oggi la Chiesa ricorda:

Beati 20 Mercedari di Palermo, vittime della carità
Santa Alessandra d'Egitto la Reclusa
Sant'Antonino abate Sorrento
Sant'Aussenzio Sacerdote ed archimandrita
Santi Bassiano, Tonione, Proto, Lucio, Cirione, Agatone, Mosè, Dionigi e Ammonio martiri in Alessandria d’Egitto
Sant'Eleucadio vescovo di Ravenna
San Giovanni Battista della Concezione sacerdote trinitario
Santi Modestino, Fiorentino e Flaviano Martiri, patroni di Avellino
San Nostriano vescovo di Napoli Vescovo
Beato Vincenzo Salanitro sacerdote mercedario
Beato Vincenzo Vilar David, padre di famiglia, martire in Spagna
San Vitale martire di Spoleto
San Zenone martire di Roma

San Valentino prete e martire (1)
San Valentino vescovo di Terni e martire (2)
San Valentino vescovo e martire di Terracina con San Damiano diacono e martire (3)

E altri 34 omonimi, appunto di nome “Valentino” (4), tutti martiri estratti dalle catacombe di Roma.

Santi Cirillo e Metodio, pregate per noi!





La Chiesa oggi ricorda

1.     Beati 20 Mercedari di Palermo, vittime della carità
2.     Santa Alessandra d'Egitto la Reclusa
3.     Sant'Antonino abate Sorrento
4.     Sant'Aussenzio Sacerdote ed archimandrita
5.     Santi Bassiano, Tonione, Proto, Lucio, Cirione, Agatone, Mosè, Dionigi e Ammonio martiri in Alessandria d’Egitto
6.     Sant'Eleucadio vescovo di Ravenna
7.     Santa Fortunata Martire, venerata a Baucina
8.     San Giovanni Battista della Concezione sacerdote trinitario
9.     Santi Modestino, Fiorentino e Flaviano Martiri, patroni di Avellino
10. San Nostriano vescovo di Napoli Vescovo
11. Beato Vincenzo Salanitro sacerdote mercedario
12. Beato Vincenzo Vilar David, padre di famiglia, martire in Spagna
13. San Vitale martire di Spoleto
14. San Zenone martire di Roma
15. San Valentino prete e martire
16. San Valentino vescovo di Terni e martire

E altri 34 omonimi, appunto di nome “Valentino”.

Questo significa che in molte città d’Italia e del mondo non si celebrano come da noi i Santi Cirillo e Metodio, Apostoli degli Slavi e patroni d’Europa.

Ma ora entriamo nelle letture.

Paolo e Bàrnaba, due fratelli nella fede che fanno cornice, nella festa odierna, a due fratelli di sangue e di fede: Cirillo e Metodio.
Nati a Tessalonica, uno dei luoghi evangelizzati dai Santi Apostoli, città a cui è indirizzata la lettera paolina ai Tessalonicesi.

Qui nacquero nel IX secolo. Cirillo morì a Roma il 14 febbraio 869; mentre Metodio, dopo la consacrazione episcopale, morì in Moravia il 6 aprile 885.

Il legame con la prima lettura tra Paolo e Bàrnaba , e Cirillo e Metodio è ancora più profondo.
Come Paolo e Bàrnaba, essi furono detti Apostoli: apostoli dei popoli slavi.

«Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”».

Cirillo e Metodio, sono inviati dal Signore ad essere luce dei popoli slavi.
La opera missionaria ed evangelizzatrice di grande importanza, non solo da un punto di vista religioso, ma anche culturalmente e socialmente. Essi diedero un’identità linguistica e scritturistica agli slavi. Infatti la scrittura dei popoli slavi si chiama tutto oggi cirillica, da San Cirillo.

Un’invenzione importantissima. Pensate che essi anticiparono il Concilio Vaticano II, in cui si diede spazio liturgico alle lingue nazionali: ebbene essi ebbero il riconoscimento papale perché la lingua slava fosse lingua liturgica. Siamo nel IX secolo!

Tradussero in questa lingua la Scrittura e anche i testi della liturgia latina, per aprire ai nuovi popoli i tesori della parola di Dio e dei Sacramenti.
Quest’opera mi fa pensare ai nostri missionari che ancora oggi compiono quest’opera traducendo nelle lingue locali la Bibbia ed altro.

Quanto detto fin ora ci deve far riflettere. Sappiamo riproporre in modo adeguato, nell’oggi, il messaggio evangelico? Riusciamo a utilizzare gli strumenti contemporanei per porli a servizio del Regno di Dio?

Afferma papa Francesco:

"Fate conoscere Gesù al mondo della politica, degli affari, dell'arte, della scienza, della tecnologia e dei social media … Per favore pregate per me - ha concluso - ne ho bisogno. Io prometto di pregare per voi, specialmente per la Nostra Madre la benedetta Vergine Maria, Stella della nuova Evangelizzazione". (18 ottobre 2013)

Ecco allora ricordiamocelo: noi siamo allo stesso tempo messe e operai. Siamo bisognosi di evangelizzazione, ma siamo anche chiamati dal Signore ad evangelizzare.

Concludo con un pensiero tratto dell’Esortazione Apostolica “Evangelii gaudium”:

“Annunciare Cristo significa mostrare che credere in Lui e seguirlo non è solamente una cosa vera e giusta, ma anche bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda”. (n. 167)
Amen.




mercoledì 12 febbraio 2014

San Damiano martire, prega per noi!





San Damiano martire in Africa
San Damiano martire, venerato a Salamanca (Spagna)
San Damiano martire, venerato a Fara Novarese (NO)

* tutti venerati il 12 febbraio

domenica 9 febbraio 2014

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)





Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Il Vangelo di questa domenica ci richiama a dare gloria al Padre.
Quindi riconoscere Dio come padre, in primis.
Dice “vedano”… è un imperativo! Devono vedere!

Noi siamo come un’insegna luminosa che indica Dio Padre.
Affermava il beato Giovanni Paolo II, nell’omelia di beatificazione di Bakhita:
nella Beata Giuseppina Bakhita troviamo una testimone eminente dell’amore paterno di Dio ed un segno luminoso della perenne attualità delle Beatitudini…. Il suo è un messaggio di bontà eroica ad immagine della bontà del Padre celeste”. (Giovanni Paolo II, 17 maggio 1992)

Siamo chiamati ad avere una bontà eroica!
Spesso questo ci fa sentire deboli!
Perché essere buoni a questo mondo è un pensiero debole - non tanto come è inteso da Vattimo nel contesto del pensiero nichilista - ma semplicemente la bontà è uno stile da deboli, in un mondo che ci vuole sempre in guerra, in contrasto, in competizione con gli altri esseri umani. Vedi nella guida, in coda alla posta, in coda .. in genere!
Ma non solo. La bontà deve essere l’approccio ordinario con il mio prossimo, il modo di pensare il mio prossimo .. spesso noi siamo più portati ad una conclusione malvagia! Per cui lo trattiamo da malvagio.. e questo poi crea reazioni nel prossimo in cui poi lo giudichiamo, senza rendendoci conto che siamo noi la causa, con la nostra poca bontà!

Il pensiero debole è la bontà, è la forza che l’Apostolo richiama a se con i Corinti:
Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso.

In Gesù crocifisso, sta la debolezza e la forza del nostro Dio: la sua bontà!
“Il Dio di Gesù sarà scoperto da Bakhita come il Padre di Gesù Crocifisso, di cui ella aveva sperimentato nella sua travagliata vita la continua protezione. Scopre che il filo rosso dell'amore, del sangue, del sacrificio della croce che dall'età di nove anni non l'ha mai lasciata, la conduce all'incontro con il Crocifisso per amore” (Marisa Gini in Il filo conduttore della Provvidenza).

Ripensate al film tv su Bakhita, alla scena del Crocifisso, e tutto vi sarà più chiaro!

Se la bontà ha il volto nella debolezza e nella forza del Crocifisso, essa ha anche una concretezza, una vivibilità, descritta dalla prima lettura.

La bontà è carità materiale e carità umana:
dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?

Bello questo inciso sui parenti. La bontà verso gli altri, non può prescindere da una carità interna alla famiglia, ai parenti. Noi si sfugge a questa priorità andando a fare volontariato! Così da sentirsi buoni!

Poi continua:
toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore…

La bontà, che è carità, non è fatta solo di cose, ma è uno stile.

È un nuovo stile umano, che è attento ai giudizi facili; che nelle nostre comunità pone un fine alla chiacchere - che il Santo Padre definisce luogo di “gioia oscura” ; che …. Esce dal perbenismo per vivere una bontà che non rischia  di confondersi con l'"apparire", spesso si vede gente che ti fa un sorriso solo perché "bisogna farlo", perché è bene essere gentili con gli altri, creando una facciata di buonismo che non ha nulla a che vedere con l'essere buoni.

Generalmente si pensa che il Cristiano è il "buono", colui che porge l'altra guancia e deve accettare tutto, essere tollerante di tutto. Ma il cristiano deve essere "giusto". Saper fare delle distinzioni: essere la spada che divide. Noi cristiani dobbiamo essere uno e l'altro. Dobbiamo porgere l'altra guancia, ma allo stesso tempo non essere indifferenti alle ingiustizie.

La bontà così vissuta sarà una medicina che rimargina ogni ferita di questa umanità disumana, che noi cristiani continuiamo a nutrire.

Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Voi siete il sale della terra, Voi siete la luce del mondo. Amen.

sabato 8 febbraio 2014

DECRETI 7 febbraio 2014




- il martirio del Servo di Dio Francesco Zirano, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, nato a Sassari (Italia) nel 1564, ucciso, in odio alla fede, ad Algeri (Algeria) il 25 gennaio 1603;


- il martirio dei Servi di Dio Paolo Yun Ji-chung, laico, e 123 Compagni, uccisi, in odio alla fede, in Corea tra il 1791 e il 1888;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Gesù Maria Echavarría y Aguirre, vescovo di Saltillo (Messico), fondatore dell’Istituto delle Suore Catechiste di Guadalupe; nato a Real de San Pedro de Bacubirito (Messico) il 6 luglio 1858 e morto a Saltillo (Messico) il 5 aprile 1954;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Faustino Ghilardi (al secolo: Guglielmo Giacomo), sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori; nato a Pieve a Nievole (Italia) il 6 maggio 1858 e morto a San Vivaldo di Montaione (Italia) il 25 ottobre 1937;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Rocío di Gesù Crocifisso (al secolo: Maria Giuseppa Rodríguez Xuárez de la Guardia), suora professa della Congregazione delle Suore dell’Amore di Dio; nata a Colmenar (Spagna) il 16 maggio 1923 e morta a Roma (Italia) il 30 marzo 1956.

San Girolamo, prega per noi!


San Girolamo Emiliani con i
 servi di Dio Angiol Marco e
Vincenzo Gambarana, somaschi

 
8 febbraio
SAN GIROLAMO EMILIANI
MEMORIA

Girolamo (Venezia 1486 – Somasca, Bergamo, 8 febbraio 1537), convertitosi dopo una giovinezza dissipata, si dedicò con ardore al servizio dei poveri, degli infermi e dei fanciulli abbandonati, interessandosi anche alla riabilitazione morale delle mondane. Fondò la Società dei servi dei poveri (Somaschi). Morì del morbo contratto servendo gli appestati.

(dal PROPRIO DEI SANTI della Chiesa di Milano secondo il rito romano)

Martirologio Romano, 8 febbraio: San Girolamo Emiliani, che, dopo una giovinezza violenta e lussuriosa, gettato in carcere dai nemici, si convertì a Dio; si dedicò, quindi, appieno, insieme ai compagni radunati con lui, a tutti i miserabili, specialmente agli orfani e agli infermi; fu questo l’inizio della Congregazione dei Chierici Regolari, detti Somaschi; colpito in seguito dalla peste mentre curava i malati, morì a Somasca vicino a Bergamo.
 
 
 
 

mercoledì 5 febbraio 2014

Agathae: colei che è buona!





Perché essere buoni?


Nacque nei primi decenni del III secolo a Catania in una ricca e nobile famiglia di fede cristiana. Verso i 15 anni, scoperta cristiana, fu processata e torturata. Fu ordinato che venisse bruciata. Ma un forte terremoto scuote Catania, allora il proconsole fece togliere Agata dalla brace e la fece riportare agonizzante in cella, dove muore qualche ora dopo. Era il 5 febbraio del 251.

Le letture di questa memoria liturgica esaltano due elementi della vita della Santa: la debolezza, è una giovane ragazza; debolezza da cui si sprigiona la forza nel martirio; e la persecuzione, con il martirio in cui la martire è resa forte da Cristo stesso.

Nella Passione di Santa Felicità questa questione è ben spiegata. Ella soffre per il parto, è gravide di 8 mesi, e prima del martirio avviene il parto, ma il suo travaglio è così sofferente che i carcerieri la prendono in giro: “Tu che soffri così adesso, che farai quando sarai gettata alle belve…?”. Ed ella risponderà: “Ora sono io che soffro quel che soffro; ma là sarà un altro, in me , che soffrirà al mio posto, perché anche io sto per soffrire al posto suo”.

Ma ciò che mi colpisce nella vicenda di Agata è un concetto, un pensiero debole, che è l’etimologia del suo nome: Agata significa buona, essere buoni.
Un concetto importante per noi cristiani: la bontà. Dio solo è buono, dirà Gesù. Ecco alcuni aforismi sulla bontà di vari autori:

«è meglio essere buoni che cattivi, ma la bontà si raggiunge ad un prezzo altissimo.»
(S. E. King, scrittore)

«Io preferisco pensare bene della gente, perché così mi risparmio un sacco di preoccupazioni.»
(R. Kipling, scrittore)

Non potendo pretendere troppo dalla vita, e cioè di essere buoni tutto l’anno, mi accontenterei di invertire il detto di essere più buoni almeno a Natale con l’esortazione ad essere più cattivi in questo giorno, basta essere più buoni il resto dell’anno... (Corrado Duccio)

Non basta essere buono: devi anche sembrarlo. Che diresti di un roseto che non produce altro che spine?
(J. Maria E. de Balaguer)
"Essere buoni è facile, il difficile è essere giusti".
(Pio da Pietralcina)
"Non sono venuto a portare la pace, ma la spada"
La ricerca dell'essere buoni rischia di confondersi con l'"apparire", spesso vedo gente che ti fa un sorriso solo perchè"bisogna farlo"...perchè è bene essere gentili con gli altri,creando una facciata di buonismo che non ha nulla a che vedere con l'essere giusti...Generalmente si pensa che il Cristiano e' il "buono", colui che porge l'altra guancia e DEVE accettare tutto, essere tollerante di tutto. Ma il cristiano deve essere "Giusto". Saper fare delle distinzioni... essere la spada che divide. Noi Cristiani dobbiamo essere uno e l'altro. Dobbiamo porgere l'altra guancia, ma allo stesso tempo non essere indifferenti alle ingiustizie.
(da: Blog di Gifra.org)

Agata nel suo martire a reso onore alla Giustizia! È così stata buona, perché giusta. Interceda per noi per essere buoni e giusti come lei. Amen.

martedì 4 febbraio 2014

Martedì della III settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)





Ieri commentando la prima lettura papa Francesco ha affermato:
“Un re peccatore - conosciamo la storia – ma un re anche con questo amore tanto grande: era tanto attaccato al suo Dio e tanto attaccato al suo popolo e non usa per difendersi né Dio né il suo popolo”.

Oggi, la saga tra Davide e il figlio Assalonne volte al suo termine.

Il re peccatore vive il suo dramma di padre: se pur potrebbe gioire perché il suo nemico è sconfitto, egli vive la sconfitta della sua paternità, perché non ha saputo appianare la tensione con il suo figlio Assalonne.

La vittoria diventa pianto!

“La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: «Il re è desolato a causa del figlio»”.

Ben dice il profeta Amos: “Cambierò le vostre feste in lutto” (Am 8, 10)

Davide un genitore amorevole, ma sconfitto nel suo ruolo educativo.

«Educare non è mai stato facile e oggi sembra diventare più difficile. Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative. Si parla perciò di una grande “emergenza educativa”, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita”.

Così si esprimeva nella Lettera alla Diocesi e alla città di Roma, papa Benedetto XVI sul compito urgente dell’educazione.

“Anche Gesù è andato incontro a un iniziale fallimento della sua azione educativa: il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, l’abbandono degli altri apostoli, l’insulto della folla che lo aveva osannato e della quale era stato catechista instancabile e competente sono segni non riconducibili certo alla negligenza, alla sconsideratezza e faciloneria nell’educare di Gesù.
Eppure, anche il Figlio dell’uomo non si è potuto sottrarre alle delusioni che attendono ogni educatore. Il realismo di Dio arriva persino a prendere coscienza anticipatamente e, dunque, a prevedere i fallimenti dei suoi sforzi educativi, si pensi alle profezie sul tradimento di Giuda e sul rinnegamento di Pietro.

Gesù sa che i frutti non si raccolgono subito e che, non di rado, chi semina non raccoglie; per questi e per altri motivi l'educatore non dovrà mai dire, nemmeno di fronte al caso difficile o umanamente impossibile: "non c'è più nulla da fare!", "è irrecuperabile!". Se egli ama alla maniera di Dio, non lo dirà mai per nessuno, come quelle madri e quei padri che non si danno mai per vinti di fronte all’insensibilità, alla ribellione o anche ai rottami del proprio figlio”. (C. Burgio)

Davide ha sperato per suo figlio Assalonne. La sua morte non è un suo ordine, ma l’opera di Ioab, il quale mal educato dal suo re (è lui l’artefice del complotto per la morte di Uria), credendo di fare il bene del suo re, compie un misfatto simile, per il figlio de re.
Mi semina vento raccoglie tempesta, dice il proverbio! Chi semina amore invece ... un amore totale è capace di essere libero da ogni pretesa, ma ama! Non fa così Dio con noi? Non fa così anche nel Vangelo di oggi con al figlia di Giàiro e con la donna “che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici”?
Io miracoli di Gesù sono segni di un amore senza pretese, solo un amore così educa, salva, converte. La croce è il segno più alto, solo dopo il quale i discepoli iniziano a credere, a capire ad amare!

“Venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore”

Signore liberaci dalla presunzione di essere i migliori e di essere incapaci di compiere peccati indicibili!

Ogni nostro errore ci aiuti ad avere sempre un nuovo sguardo di pazienza e di misericordia su noi stessi e su ogni fratello. Amen.

lunedì 3 febbraio 2014

Lunedì della IV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Memoria facoltativa di San Biagio Vescovo Martire
 


San Biagio Vescovo e Martire
chiesa San Agostino
Recanati (MC)

Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. (cfr Mc 5,1-20)

Che strana reazione!
Invece di gioire perché Gesù aveva liberato quell’uomo dallo spirito impuro che lo tormentava giorno e notte, essi si misero a pregarlo perché lasciasse il loro territorio.

Facciamo un passo indietro.
«Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». (cfr Mc 5,1-20)

Come sempre il demonio conosce la vera identità di Gesù.
Gesù ha potere sul demonio, al punto tale che il demonio può fare solo ciò che Gesù gli permette di fare.

«Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. (cfr Mc 5,1-20)

I porci sono per eccellenza gli animali più impuri della tradizione ebraica.
Certo quei mandriani forse non erano ebrei!
Ed il fatto che Gesù alla conclusione della scena non è accolto, forse è scontato, Egli è venuto inizialmente per le pecore perdute del popolo d’Israele.

Però Gesù in altri passi evangelici compie gesti di misericordia anche per persone non di stirpe ebraica: uno per tutti, la donna cananea, che è elogiata per la sua fede.

Invece i Gérasani, lo cacciano!
Perché?
Il miracolo, la liberazione dell’uomo malato, indemoniato, va contro i loro interessi economici: hanno perso tutti i loro porci. Per cui gli dicono di lasciare il loro territorio.

Quante volte i nostri interessi sono più forti degli interessi di Dio!
Quante volte!

erano circa duemila e affogarono nel mare. (cfr Mc 5,1-20)

Duemila sono molti. È un capitale. Erano forse ricchi mandriani!
Gesù ammonirà i ricchi perché la loro ricchezza è di ostacolo alla loro conversione.

L’uomo guarito invece si converte e vuole stare con lui!
Ma Gesù lo invia a raccontare la sua misericordia!

«Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». (cfr Mc 5,1-20)

Signore toccaci con la tua misericordia e facci annunciatori della tua misericordia!

Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati. (cfr Mc 5,1-20)

Signore, stupiscici con il tuo amore misericordioso!

Gesù, confido in te!
Amen.


domenica 2 febbraio 2014

Presentazione di Gesù la Tempio



Madonna della Candelora
Chiesa di San Pietro Ap.
Davoli (CZ)


San Sofronio, vescovo
Discorso 3, sull’«Hypapante» 6, 7
“Noi tutti che celebriamo e veneriamo con intima partecipazione il mistero dell’incontro del Signore, corriamo e muoviamoci insieme in fervore di spirito incontro a lui. Nessuno se ne sottragga, nessuno si rifiuti di portare la sua fiaccola. Accresciamo anzi lo splendore dei ceri per significare il divino fulgore di lui che si sta avvicinando e grazie al quale ogni cosa risplende, dopo che l’abbondanza della luce eterna ha dissipato le tenebre della caligine. Ma le nostre lampade esprimano soprattutto la luminosità dell’anima, con la quale dobbiamo andare incontro a Cristo. Come infatti la Madre di Dio e Vergine intatta portò sulle braccia la vera luce e si avvicinò a coloro che giacevano nelle tenebre, così anche noi, illuminati dal suo chiarore e stringendo tra le mani la luce che risplende dinanzi e tutti, dobbiamo affrettarci verso colui che é la vera luce.
La luce venne nel mondo (cfr. Gv 1, 9) e, dissipate le tenebre che lo avvolgevano, lo illuminò. Ci visitò colui che sorge dall’alto (cfr. Lc 1, 78) e rifulse a quanti giacevano nelle tenebre. Per questo anche noi dobbiamo ora camminare stringendo le fiaccole e correre portando le luci. Così indicheremo che a noi rifulse la luce, e rappresenteremo lo splendore divino di cui siamo messaggeri. Per questo corriamo tutti incontro a Dio. Ecco il significato del mistero odierno.
La luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cfr. Gv 1, 9) é venuta. Tutti dunque, o fratelli, siamone illuminati, tutti brilliamo. Nessuno resti escluso da questo splendore, nessuno si ostini a rimanere immerso nel buio. Ma avanziamo tutti raggianti e illuminati verso di lui. Riceviamo esultanti nell’animo, col vecchio Simeone, la luce sfolgorante ed eterna. Innalziamo canti di ringraziamento al Padre della luce, che mandò la luce vera, e dissipò ogni tenebra, e rese noi tutti luminosi. La salvezza di Dio, infatti, preparata dinanzi a tutti i popoli e manifestata a gloria di noi, nuovo Israele, grazie a lui, la vedemmo anche noi e subito fummo liberati dall’antica e tenebrosa colpa, appunto come Simeone, veduto il Cristo, fu sciolto dai legami della vita presente.
Anche noi, abbracciando con la fede il Cristo che viene da Betlemme, divenimmo da pagani popolo di Dio. Egli, infatti, é la salvezza di Dio Padre. Vedemmo con gli occhi il Dio fatto carne. E proprio per aver visto il Dio presente fra noi ed averlo accolto con le braccia dello spirito, ci chiamiamo nuovo Israele. Noi onoriamo questa presenza nelle celebrazioni anniversarie, né sarà ormai possibile dimenticarcene”.

sabato 1 febbraio 2014

Sabato della III settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)





Non avete un Santo a cui siete particolarmente legati? Io tanti… il beato Andrea Carlo Ferrari è uno di questi.
Ma cosa vuol dire legati. Non vuol dire che lo invocate spesso come intercessore… non sono stato educato a pregare i santi, ma sono stato educato ad ammirarli e a provare una certa santa invidia per il loro amore per Gesù.
I Santi sono coloro in cui il Vangelo si è realizzato, dicono la possibilità, il fatto che essere cristiani veri possibile.
Il beato Ferrari è uno di costoro.

«Maestro, non t’importa che siamo perduti?»

Questa frase del Vangelo di oggi ben sta nella vita santa del Cardinal Ferrari.
Vive un periodo difficile della vita sociale ed ecclesiale.

Ma ebbe anche, nella sua vita, la gioia di aver a che fare con uomini santi del suo tempo: San Guido Maria Conforti e il Venerabile Giocondo Pio Lorgna, due fondatori e santi sacerdoti.

Pure il Cardinal Ferrari era un santo, un gran santo, anche nella malattia
Il Cardinale si ammala di cancro alla gola.
Sentite che pensiero profondo: “Nella stretta del dolore e dell'afflizione, nella tristezza dell'animo tribolato, il prostrarci con fede e con amore dinanzi all'Ostia Santa vuol dir essere ristorati e fortificati nel cammino, spesso difficile, della vita”.

Chissà se noi arriveremo ad una fede così!

Muore il 2 febbraio 1921. Nonostante la pioggia, i funerali del pastore defunto riuscirono un trionfo per l'incredibile concorso di vescovi, di sacerdoti e di fedeli. Il governo italiano lo commemorò alla camera. Don Angelo Roncalli, oggi San Giovanni XXIII, che ebbe frequenti contatti con lui, lo considerò sempre "un autentico santo", e quando diventò papa non si stancava di ripetere: "Se Pio X aveva una statura di santità di un metro, il Card. Ferrari l'aveva di quattro".

Chissà se noi arriveremo almeno alla statura di un metro di santità?

Nel 1894 il Papa Leone XIII lo nomina Arcivescovo di Milano. È in questa occasione che assume, accanto al suo nome di Battesimo, anche quello di Carlo, in onore di S. Carlo Borromeo.

“Siamo cristiani chiusi nel nostro cuore e nelle nostre chiese, cristiani di sacrestia? Cristiani solo a parole, ma che vivono come pagani? Dobbiamo farci queste domande, che non sono un rimprovero. Anch’io lo dico a me stesso: come sono cristiano, con la testimonianza davvero?” dice Papa Francesco (16 ottobre 2013).

Ma pensate lo stesso Leone XIII, alla fine del 1800, diceva: “debbano uscire dalle sacrestie e andare al popolo”.
Il Cardinal Ferrari, facendo sua l’esortazione di Papa Leone XIII di “uscire dalle sacrestie”, intensifica il proprio impegno nel sociale. Per arginare la propaganda marxista e aiutare la popolazione, l’Arcivescovo decide di attuare degli interventi sociali: vengono fondate le Casse di risparmio e le Cooperative di consumo.

Nel 1912 promosse la fondazione di un nuovo quotidiano che sostituisse "L'Unione". Il nuovo organo d'informazione si chiamò "L'Italia", che poi divenne «L'Avvenire d'Italia», che ora si chiama «L'Avvenire».

Dopo la guerra, l’opera sociale del Cardinale prosegue senza sosta: nascono le mense operaie, le mense quotidiane per i poveri.
Nel 1921 sorge la Casa del Popolo, poi chiamata Opera Cardinal Ferrari. Nello stesso anno, viene inaugurata anche l’Università Cattolica, progetto alla cui realizzazione il Cardinale aveva fortemente lavorato negli anni precedenti, sostenuto dall’opera e dal pensiero di illustri testimoni di santità, come il beato Giuseppe Toniolo, il servo di Dio Padre Agostino Gemelli, e il beato Contardo Ferrini.

Come vedete un figura immensamente grande… una fulgida stella di santità.

Infine la bellissima pagina del secondo libro di Samuèle.
La pagina è allegoria della vicenda piena di male del re Davide: il quale si scandalizza per la vicenda della pecorella piccina, ma non è capace di riconoscere le sue opere del male.

Quante volte noi siamo così!
Giudici per gli altri «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo è degno di morte.
Diceva Davide,
però per noi siamo ciechi!

«Tu sei quell’uomo!

La santità che ammiriamo nel Beato Andrea Carlo Ferrari ci sproni ad essere anche noi uomini di fede, di carità e di misericordia.

Amen.

venerdì 31 gennaio 2014

San Giovanni Bosco, prega per noi!



San Giovanni Bosco e San Domenico Savio
Santuario Madonna dei Miracoli, Mussomeli

Oggi memoria di San Giovanni Bosco, inizia l’anno giubilare per il bicentenario della nascita del santo.
Rileggiamo la Parola di Dio, commentandola con alcuni pensieri di Don Bosco.

“Fratelli siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto, siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti”. (San Paolo)

Voglio regalarti la formula della santità (per essere buoni): Primo:  Allegria.  Secondo: Doveri di studio e di preghiera. Terzo: Far del bene agli altri. (San Giovanni Bosco)

“Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presente a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti” (San Paolo)

Chi prega si occupa della cosa più importante di tutte. La preghiera è una compagna inseparabile della vita cristiana. La preghiera è il primo alimento dello spirito, come il pane è il cibo per il corpo. Chi non prega non può perseverare nella virtù. Sant'Agostino dice:"Chi impara a ben pregare, impara a ben vivere".

Bisogna pregare con una illimitata speranza di essere esauditi.
Quando preghi osserva un ordine di richieste: domanda in primo luogo i beni spirituali, il perdono dei peccati, la luce per conoscere la volontà di Dio, la forza per mantenerti nella sua grazia ; poi chiedi la salute fisica, la benedizione sulla tua famiglia, l'allontanamento delle disgrazie e la sicurezza di un lavoro...".

Mentre state giocando, nelle conversazioni o in altro passatempo, alzate qualche volta la mente al Signore offrendo quelle azioni a Lui.

La preghiera fa violenza la cuore di Dio. Ogni mattina raccomandate a Dio le occupazioni della giornata. (San Giovanni Bosco)

“Fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri”. (San Paolo)

Tutti hanno bisogno della Comunione: i buoni per mantenersi buoni e i cattivi per farsi buoni

Dopo la S. Comunione, trattenetevi almeno un quarto d'ora a fare il ringraziamento. Sarebbe una grave irriverenza se, dopo pochi minuti aver ricevuto il Corpo-Sangue-Anima-Divinità di Gesù, uno uscisse di chiesa o stando al suo posto si mettesse, a ridere, chiacchierare, guardare di qua e di là per la chiesa..

I due sostegni più forti per sostenervi e camminare per la strada del Cielo sono i Sacramenti della Confessione e Comunione. Perciò guardate come gran nemico dell'anima vostra chiunque cerca di allontanarvi da questi due Sacramenti.

Tenete a memoria, che la solita parola che usa il demonio quando vuole spingerci al male è: Oh! è niente!

L'essere buono non consiste nel non commettere mancanza alcuna, ma nello avere volontà di emendarsi. (San Giovanni Bosco)

“Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino…” (Gesù)

Se vogliamo vivere le vette della santità di Don Bosco, dobbiamo metterci ogni giorno alla scuola del Vangelo e scegliere Gesù come Maestro, e abbiamo problemi di studio, chiediamo alla Madre di Dio, qualche ora di ripetizione. Amen.