venerdì 9 agosto 2013

SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE

 

 
"Ti farò mia sposa per sempre"
 
L’immagine della sposa proposta nel libro di Osea, ben si presta per il cammino di ricerca di S. Teresa Benedetta della Croce.

La sposa è il popolo di Israele, la sposa è Edith appartenente al popolo di Israele.

Una vergine sposa saggia che con la luce della sua piccola lampada ha illuminato alla scuola del Crocifisso la Chiesa e ha voluto essere segno luminoso per il suo popolo di sangue, Israele.
 
A S. Teresa Benedetta della Croce, chiediamo di intercedere per noi perché ci guidi nella scienza della Croce: per essere testimoni dell’amore che dona la vita per gli amici.

A S. Teresa Benedetta della Croce, affidiamo l’Europa, di cui è patrona, perché non dimentica mai da dove viene, così come Edith che non dimenticò le sue radici giudaiche facendosi discepola di Cristo.

A S. Teresa Benedetta della Croce, affidiamo la pace del mondo, lei che visse il difficile e tribolato secolo XX, affinché per sua intercessione cerchiamo sempre te, Somma Verità, in te la pace. Amen.

giovedì 8 agosto 2013

Giovedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

memoria di S. Domenico



 
Abbiamo ascoltato il "litigio" tra Pietro e Gesù, ma anche la tensione tra il popolo eletto e Dio.

Dio è paziente. Il Signore mostra la sua clemenza, facendo scorrere le acque a Meriba, ma il popolo è ripagato per la sua non fede, Mosè e Aronne increduli con il popolo vengono puniti: «Poiché non avete creduto in me, in modo che manifestassi la mia santità agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete quest’assemblea nella terra che io le do».

Quante volte anche noi sbeffeggiamo il Signore, ci impuntiamo di fronte a ciò che ci accadere… il Signore ci chiede solo pazienza e fede.

La pazienza è vivere la volontà, la fede è vivere da figlio.

Il Vangelo ci racconta molte cose.

La Chiesa è edificata sulla pazienza di Gesù e la fede di Pietro.

«Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa ..».
 
Oggi facciamo memoria di un uomo, Domenico di Guzman, che ha edificato, anzi a sollevato con la sua fede la Chiesa che era lesionata dai terremoti del tempo e degli uomini.

Lo ha fatto con una vita santa e con un fervoroso apostolato: educando alla verità evangelica il popolo di Dio, attraverso la predicazione.

Da lui nasce la famiglia religiosa dei Predicatori o Domenicani.

Al santo sacerdote Domenico, affidiamo il S. P. Francesco, perché guidi con fede e nella pazienza di Cristo la Chiesa.

Ad ognuno di noi è affidato la custodia della Chiesa: edificata sugli apostoli e su tanti uomini e donne di santa volontà, come San Domenico.

A San Domenico affidiamo il gruppo del Rosario parrocchiale, di cui il Santo è ispiratore e patrono, perché sia fucina di santità e di efficace apostolato.

A San Domenico affidiamo le famiglie, lui che proveniva da una famiglia di santi, la beata Giovanna d’Aza, la sua mamma, e il beato Mannes, suo fratello: perché siano "case" di santità, di pazienza cristiana e di fede feconda a gloria di Dio e per il bene della sua Chiesa. Amen.

martedì 6 agosto 2013

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (ANNO C)




 "… un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana".

"Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante".
 
I due versetti della Scrittura, il primo dal libro del profeta Danièle (c. 7), il secondo dal capitolo 9 del Vangelo di Luca: contengono un elemento comune, la vesta candida. Nel primo caso è applicato al vegliardo, nel secondo caso a l’uomo Gesù. Nel libro di Daniele la figura del vegliardo è Dio, per cui in riferimento lucano, ci vuole riportare alla teofania: qui Gesù mostra ciò che è nascosto sotto l’Incarnazione.
 
Afferama San Gregorio di Nazianzo: "[Cristo] ha voluto che tre salissero sul monte, per risplendere ad essi nella sua vera forma, per mostrare la sua divinità e per rivelare ciò che nascondeva sotto le spoglie umane" (Gregorio Nazianzeno, Oratio 32).
 
Questa festa fu celebrata in Oriente già prima del IV secolo, epoca in cui l'Imperatrice Elena fece erigere sul Tabor una basilica della trasfigurazione. Mentre in Occidente, nel rito romano fu inserita solo a partire dal 1457. I motivi non erano né teologici né spirituali, ma rimase una festa devozionale il cui vero fine consisteva nel ringraziare Dio per la vittoria di Belgrado ottenuta dalle armi cristiane contro l’invadente armata turca: una festa quindi nata come memoria di un evento storico.
La liturgia ordina è di alto contenuto teologico nel trinomio passione-morte- resurrezione.
Infatti Gesù parla con Mosè ed Isaia "del suo esodo che stava per compiersi a Gerusalemme": il Cristo parla della sua passione e morte e vittoria.
Bella una preghiera della liturgia bizantina che recita:
"Ti sei trasfigurato sul monte, o Cristo Dio, mostrando ai tuoi discepoli la tua gloria, per quanto essi fossero in grado di vederla. Fa brillare anche per noi peccatori la tua eterna luce. Per le preghiere della Madre di Dio, Signore che doni la vita, gloria a te!"
 
Mostra anche a noi, Signore, la tua gloria, anche se anche noi come i tuoi discepoli non siamo in grado di vederla nel nostro quotidiano.
Ma Tu, Signore, abbia ancora pazienza, perdona i nostro peccati, e trasformaci con la tua grazia nell’uomo nuovo che abita in noi in forza della tua passione – morte - risurrezione affinché possiamo obbedire al Padre: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!», così che da glorificare il Padre: portando molto frutto e diventando tuoi discepoli. Amen.

lunedì 5 agosto 2013

Lunedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno C dispari)

Dedicazione della Basilica di S. Maria Maggiore
 
 
Madonna della Neve
Castelruggero (SA)
 
 
Oggi non è il compleanno della Madre di Dio.
 
Oggi è memoria della “nascita” - della fondazione - della prima chiesa mariana in occidente.
 
Questa memoria è collegata alla dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore sul colle Esquilino di Roma, che viene considerata il più antico santuario mariano d'Occidente.
 
La eresse, sul precedente edificio liberiano – dopo il famoso sogno e al nevicata del 5 agosto -, il papa Sisto III (432-440) dedicandola a Dio e intitolandola alla Vergine, proclamata solennemente dal concilio di Efeso (431), Madre di Dio.
 
Da questo culto mariano deriva il saluto del salve, che è più neutro del ciao o del buon giorno, un saluto che deriva dal latino “salvus” sano, salvo. La Madonna ti guarisca!
Infatti il 5 agosto si venera la Salus populi romani.
 
Invochiamo la compassione della Vergine, in questo giorno, perché ci liberi dall’irriconoscenza e dalla nostalgia: per riconoscere il dono di Dio ed essere capaci di avere occhi riconoscenti e compassionevoli verso il prossimo; e ci dia quella sazietà del cuore e dello spirito – così da liberarci da ogni altra fame – per renderci gioiosi testimoni del suo Figlio Gesù.
 
Salus populi romani, «salvezza del popolo romano», prega per noi!

domenica 4 agosto 2013

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

 

 
“Quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica..?” dice Qoelet.
 
Ci hanno sempre insegnato che bisogna sudare per il pane quotidiano. Ci hanno sempre insegnato che dal nulla viene nulla. Ci hanno sempre insegnato di fare la formica e non la cicala. Ci hanno sempre insegnato che quando moriamo da questo mondo non portiamo via nulla, e se per caso ci mettono i nostri effetti personali nella bara, questi marciscono come il nostro corpo.
 
“Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo” dice San Paolo.
 
Nella vita allora bisogna cercare il Cielo. Cosa vuol dire cercare il Cielo? Vuol dire che qualunque cosa noi facciamo su questo mondo, qualunque cosa costruiamo, qualunque cosa cerchiamo, dobbiamo mettere come il misura il Cielo. Cosa vuol dire mettere come misura il Cielo? Cos’è il Cielo? Il Cielo è Dio. Ora si può capire: bisogna mettere Dio.
 
“Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio»” dice il Vangelo.
 
Il Vangelo ci esorta a essere ricchi davanti a Dio. E qual è la ricchezza da conquistare davanti a Dio? È quella che né tignola e né ruggine consumano. È quella che rimane in eterno anche dopo che il nostro corpo marcisce. È quella che “abbella” il mondo. Arricchire davanti a Dio significa ad esempio, non cadere nella tentazione dell'affanno, dell'ansia, come se tutto dipendesse da noi. Arricchire davanti a Dio significa subordinare tutto – il lavoro, il possesso, la vita stessa – al Regno di Dio … il Regno dei Cieli. Arricchire davanti a Dio significa, infine, «dare in elemosina». Il «davanti a Dio» si concretizza nel «per altri». L'arricchire per sé è prigioniero della vanità. Invece la ricchezza donata, la fraternità, l'amore sono valori che non vengono meno … sono come il Cielo!. Amen.

venerdì 2 agosto 2013

Maria, Madre di Dio, prega per noi!



S. Maria degli Angeli
Parrocchia "S. Maria degli Angeli"
Contursi Terme (SA)

* qui è sepolto il beato MARIANO ARCIERO

giovedì 1 agosto 2013

S. Alfonso M. De Liguori, prega per noi!

Giovedì della XVII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)


S. Alfonso M. De Liguori
Parrocchia di Padula (SA)

Alfonso de Liguori. Nacque a Marianella, presso Napoli, in una villa di famiglia, il 27 sett. 1696, da nobile famiglia. Otto figli, primo dei quali Alfonso. Il padre si impegno a fare del primogenito un perfetto cavaliere. Secondo un uso corrente tra la nobiltà, la sua istruzione umanistica oltre alle discipline d'obbligo, letterarie e scientifiche, volle che seguisse il disegno, la pittura, l'architettura, la poesia, la musica. Soprattutto la musica: si capisce perché S. Alfonso è famoso per aver scritto molte canzoni popolari … tra cui … “Tu scendi dalle stelle”.
 
Diventa avvocato… ebbe due fidanzate: Teresina, che non sposò perché andò a suora, e morì santamente nel 1724 (di cui scrisse una biografia); la seconda una duchessa della famiglia del Balzo che non sposo per sua scelta.
 
La svolta della vita si ebbe dopo una grave sconfitta in campo della giurisprudenza. S. Alfonso ebbe una svolta anche nella vita di pietà: verso il Santissimo Sacramento e la Vergine Maria.
 
Nel 1723, vestì l'abito talare e iniziò gli studi teologici. Il 21 dicembre 1726 è ordinato sacerdote e fu subito inviato a predicare gli esercizi spirituali, da cui uscì trionfale … è un nuovo inizio di vita: da allora la sua operosità è costituita dalla predicazione, incessante ed efficacissima, estesa per un trentennio ed oltre: dapprima in Napoli, e si rivolge al clero e al popolo, di tutto il Regno di Napoli. Da quest’opera nasce la Congregazione del SS. Redentore (i Redentoristi).
 
Come “Mosè eseguì ogni cosa come il Signore gli aveva ordinato: così fece”. S. Alfonso riporta alla legge di Dio il popolo del Regno di Napoli, attraverso la predicazione, gli scritti e la sua musica.
 
Come Mosè “nel primo giorno del primo mese … eretta la Dimora. … Prese la Testimonianza, la pose dentro l’arca, mise le stanghe all’arca e pose il propiziatorio sull’arca; poi introdusse l’arca nella Dimora, collocò il velo che doveva far da cortina e lo tese davanti all’arca della Testimonianza, come il Signore aveva ordinato”, così S. Alfonso costituì un popolo, la Chiesa, dimora di Dio, risvegliando in esso il senso della presenza eucaristica in cui è presente il Signore!
 
Come il pescatore che getta la rete e scarta i pesci cattivi: così S. Alfonso edifico il popolo di Dio al senso del bene e del male.
 
E come racconta il Vangelo, spronò il popolo di Dio all’amore di Dio, alla sua misericordia e a temere il suo giudizio: “Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti”.
 
S. Alfonso è come lo scriba divenuta discepolo del Regno: capace di proporre cose antiche in modo nuovo.
Ecco la sapienza pastorale.
S. Alfonso interceda per noi perché doni ai pastori della Chiesa, ai vescovi e ai sacerdoti questa sapienza! Amen.

 

martedì 30 luglio 2013

in viaggio (XIV) ...



Civita di Bagnoregio (VT)

Luogo della nascita di San Bonaventura francescano e Dottore della Chiesa.

lunedì 29 luglio 2013

in viaggio (XIII) ...



Trappa di Vitorchiano (VT)


"Nel monastero cistercense di Grottaferrata nel territorio di Frascati vicino a Roma, beata Maria Gabriella Sagheddu, vergine, che in tutta semplicità offrì la sua vita, terminata all’età di venticinque anni, per l’unità dei cristiani". (M.R. 23 aprile)

domenica 28 luglio 2013

in viaggio (XII) ...





 
Dolce Madre della Madre di Dio,
Sant'Anna, donna della fede,
in Te l'attesa dei secoli giunge alla soglia del Mistero:
Tu sei l'alba che prepara il giorno dell'incontro,
Tu la speranza che si apre al compimento,
Tu la vigilia delle nozze in cui cielo e
terra si sono incontrati in Tua Figlia Maria,
arca dell'alleanza e terreno dell'avvento di Dio fra noi.
Intercedi per noi, perché come Te siamo fedeli nell'attesa,
uomini e donne di speranza, aperti al dono dell'Eterno,
docili nella fede e generosi nell'amore.
Col Tuo amore di Madre della Madre di Dio,
chiedi a Cristo di esaudire le attese vere del nostro cuore
e accompagnaci nel seguire Lui, luce della vita, 
nella fedeltà di ogni giorno,
verso i pascoli della bellezza eterna,
dove con Maria e tutti i Santi ci attendi anche Tu,
nella gioia senza ombre e
senza tramonto della patria del cielo. Amen.
 
S. Ecc. Mons. Bruno Forte

sabato 27 luglio 2013

in viaggio (XI) ...



ampolla del sangue di
S. Pantaleone M. M.
patrono di Montauro (CZ)


"A Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, san Pantaleone, martire, venerato in Oriente per avere esercitato la sua professione di medico senza chiedere in cambio alcun compenso". (M.R. 27 luglio).

Il sangue del S. Martire in questa data, si liquefa. Anche quest'anno è avvenuto il miracolo, nelle mie mani!
Che stupore...
 
S. Pantaleone M. M.
patrono di Montauro (CZ)
 

venerdì 26 luglio 2013

in viaggio (X) ...




Nata a Stalettì, sulla riviera jonica nella diocesi di Catanzaro-Squillace, il 7 luglio 1924, Concetta Lombardo, dopo solo sette mesi, rimane orfana di padre, Gregorio, bracciante agricolo, morto in un incidente di lavoro. La sua fede sincera e semplice le dava la forza di dedicarsi alle fatiche domestiche, ai lavori stagionali dei campi e agli impegni del suo mestiere di sarta per aiutare la madre, Giovanna, a mandare avanti la famiglia, composta oltre che da lei da una sorella più grande, Angelina. Oltre agli impegni familiari Concetta partecipa attivamente alle iniziative pastorali della diocesi: esemplare giovane dell'Azione Cattolica e catechista, aveva professato la Regola del Terzo Ordine Francescano.

Impegnata attivamente in parrocchia, in lei apparivano ben chiari i segni delle sue doti naturali: un carattere dolce, mite, affabile, servizievole ed umile. Caratteristiche che tutti, nel piccolo centro calabrese, ammiravano insieme alla sua singolare avvenenza fisica. Trascorse i suoi anni di adolescente in un tempo anche molto difficile segnato dagli eventi e dalle conseguenze della seconda guerra mondiale. In questo periodo la madre le propone il matrimonio con un giovane del luogo che Concetta vedeva bene: con lui voleva costruire una famiglia. Ma il matrimonio svanisce: il ragazzo parte per la Germania  in cerca di lavoro e ben presto si sposa con una tedesca. Scossa da questa storia non abbandona comunque l'idea di costruire la sua femminilità con un amore benedetto dal Sacramento del matrimonio.

Un desiderio e un sogno che, però, non riesce a realizzare: di lei si innamora un uomo, Vincenzo Messina, sposato con figli, fruttivendolo e gestore di uno spaccio di carne in un comune vicino a Stalettì. Dopo aver conosciuto Concetta, Messina diventa amico della famiglia tanto che battezza la primogenita della sorella di Concetta. Questo fa si che il fruttivendolo visita spesso la casa dei Lombardo innamorandosi perdutamente di Concetta. Questo "amore", non corrisposto, preoccupa la famiglia Lombardo che corre ai ripari respingendo il Messina come indegno di "comparaggio" e della loro fiducia, per l'inammissibile comportamento.




Ma Messina continuava e, sempre più insistentemente, chiedeva alla giovane Concetta di andare a convivere insieme: una proposta che lei considerava peccaminosa e disonorante: pur di non peccare preferiva morire, come è successo la mattina del 22 agosto del 1948 quando, ad un ennesimo rifiuto di Concetta, il Messina la colpisce a morte con due revolverate, togliendosi lui stesso la vita poco dopo con la stessa arma. Un fatto che suscitò molto scalpore e molti considerarono la morte di Concetta, come un vero martirio oltre che modello di fermezza cristiana e di fedeltà evangelica, da additare come esempio luminoso al mondo di oggi.

Hanno detto di lei. "Con assoluta umiltà Concetta Lombardo viene a ricordarci che non si costruisce la storia se non si hanno delle certezze. Ci vogliono chiari punti di riferimento, raggiunti, certo, in piena libertà, ma assolutamente necessari. Sono i valori che danno un senso alla vita e per i quali si deve essere disposti a dare tutto": così mons. Antonio Cantisani, presidente emerito della Conferenza episcopale calabra, parla di Concetta Lombardo, catechista dell'Azione cattolica e terziaria francescana, indicandola come una testimonianza per i giovani d'oggi. Lombardo, infatti, per difendere la sua purezza, è stata uccisa da un uomo sposato che desiderava averla

La grandezza di Concetta Lombardo sta soprattutto nella sua semplice vita cristiana con al centro la Parola di Dio e la sua volontà che lei cerca avidamente e fedelmente. La sua vita "grida – ha sottolineato mons. Antonio Cantisani che nel 1990 ha voluto fortemente l'apertura della causa di beatificazione – che sull'impegno pastorale di una seria preparazione alla famiglia come comunità d'amore, non si può transigere". Il suo esempio, come quello di tanti, di "creatura coerenti a tutti i costi con la propria dignità e la propria coscienza, ci da il diritto di guardare con piena fiducia al domani dell'umanità".

Ci vogliono queste persone che sanno valorizzare la "ferialità" facendo con amore le cose "ordinarie": quel "dovere che è proprio di ciascuno secondo la specifica vocazione. E' più che mai vero che niente è piccolo quando è grande il cuore che dona". Oggi le spoglie mortali di Concetta Lombardo, traslate nella chiesa matrice di Stalettì, sono meta di numerosi pellegrini, provenienti da varie parti della regione mentre la documentazione diocesana del processo canonico sulla vita, le virtù e la fama di martirio della Lombardo sono all'esame della Congregazione per le Cause dei Santi. (FONTE)