venerdì 13 agosto 2010

NOVE PREGHIERE PER NOVE GIORNI (7)

A SAN ROCCO IL PELLEGRINO



Chiesa di località S. Rocco
Monza

13 agosto
PREGHIERA A SAN ROCCO
Glorioso san Rocco
che morendo hai chiesto al Signore
il singolare privilegio
di vedere esaudite le preghiere
di coloro che si rivolgono a te,
volgi il tuo sguardo su di noi
che siamo piagati nell’anima e nel corpo,
concedici la guarigione fisica e spirituale,
allontana dal nostro Paese
ogni forma di contagio,
liberaci dal nostro egoismo
perché liberi dai beni terreni,
sul tuo esempio possiamo metterli
a servizio dei poveri
ed essere annoverati tra gli amici di Dio.
Te lo chiediamo Per Cristo nostro Signore
Amen.

giovedì 12 agosto 2010

NOVE PREGHIERE PER NOVE GIORNI (6)

A SAN ROCCO IL PELLEGRINO



Gagliato (CZ)


12 agosto
PREGHIERA A SAN ROCCO
Signore nostro Dio, ti benediciamo per averci dato San Rocco di Montpellier.
La sua testimonianza ci incoraggia a fare il grande pellegrinaggio della vita con Te.
Alla sua epoca egli ha saputo abbandonare le sue ricchezze ed onori per vivere il Tuo
Evangelo.
Egli ci invita a seguire il Signore Gesù nella via dell’umiltà, della condivisione,
dell’attenzione ai malati ed agli emarginati di oggi.
Per sua intercessione donaci la salute dello spirito e del corpo, per imitarlo e servirTi nei
poveri, nostri fratelli.
San Rocco: prega Dio per noi! Amen.

mercoledì 11 agosto 2010

NOVE PREGHIERE PER NOVE GIORNI (5)

A SAN ROCCO IL PELLEGRINO


 
Stalettì (CZ)


11 agosto
Preghiera (Santuario di S. Rocco a Butera - CL)
O bellezza celestiale
della Chiesa Universale
Santo eccelso, glorioso
Nei portenti strepitoso
Di sublime santità
Fuoco, tutto carità
Vaga gioia di Dio figlio
Candidezza, bianco giglio
Noi prostrati poverelli
Peccatori e mescinelli
Deh! Riguarda con premura
Ogni afflitta creatura...
Tu che sei confidente
Con Gesù tutto Clemente
Tu che stai a Lui vicino
Nostro eccelso serafino
Deh! proteggi i tuoi figli
Dai flagelli e dai perigli
Ed esenta questa terra
Dalla peste, fame e guerra
O gran Santo, per pietate
Tu di Dio l'ira ci placa
Noi così per te speriamo
Rammendandogli che siamo
Tutti figli dell'errore
O Glorioso Protettore
Deh! rivolgi all'alto trono
Le preghiere, a ciò perdono
Ci ottenga dal peccato,
Delle colpe, del reato.
Perché avessimo la sorte
Al momento della morte
Di volare con sorriso
A Gesù nel paradiso
Invocando in tutte l'ore
Te gran Santo Protettore.
Cresciuto negli anni
Gli averi dispensa
Ai miseri pensa
Li porta a Gesù.
O Santo Patrono
Cantiamo Tue lodi
Tua vita esemplare
Ci guidi a Gesù.

martedì 10 agosto 2010

NOVE PREGHIERE PER NOVE GIORNI (4)

A SAN ROCCO IL PELLEGRINO



Santuario di Monte Altino (Bergamo)


10 agosto
Inno a San Rocco (Villa S. Stefano - FR)
RIT: Oh S. Rocco protettor,
Dei ci salvi dai malor
Oh S. Rocco protettor,
Dei ci salvi dai malor

San Rocco Tu che ai popoli
Dai conforto ed aiuto
Ad impetrar tue grazie
Noi tutti sian venuti.

Se chiaro fu il tuo nascere
I rari tuoi portenti
Ti fecero risplendere
Maggiore tra i viventi.

Di Francia Tu in Italia
Pellegrino ne venivi
Son grandi e inarrabili
Le pene che soffrivi.

Ricco di Spirito Angelico
In mezzo a tanti mali
Correvi i mali a togliere
Ai paesi ed ai spedali.

Ti colse il mal pestifero
In mezzo alle foreste
Tu pur soffristi a strazio
II male della peste.

lunedì 9 agosto 2010

NOVE PREGHIERE PER NOVE GIORNI (3)

A SAN ROCCO IL PELLEGRINO


San Sostene (CZ)


9 agosto
A SAN ROCCO (Card. Angelo Comastri)
O San Rocco, tu hai mirabilmente vissuto il comandamento nuovo che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli; tu hai amato i fratelli fino al dono di te stesso e sei diventato immagine viva di Gesù, che ha piantato la Croce dell’Amore Divino nei solchi dell’odio e dell’egoismo umano.
Tu ci ricordi che la carità è indispensabile per essere veramente cristiani perché, al termine della vita , saremo giudicati sulla carità.

Prega per noi, o san Rocco, discepolo fedele del Signore! Prega perché finisca l’indifferenza che chiude i cuori e ci rende estranei gli uni agli altri. Prega perché noi cristiani diventiamo sempre di più lievito di misericordia, invito al dono della vita, esempio di attenzione e di gioioso servizio ai piccoli, agli ultimi, agli ammalati, agli emarginati.

Prega per noi, o san Rocco, apostolo della carità! Prega perché la nostra fede sia limpida e coerente; prega perché ogni nostro giorno si trasformi in bontà vissuta e prepari la festa dei figli di Dio, completamente risorti con Gesù nello spirito dell’Amore.
Amen.

domenica 8 agosto 2010

NOVE PREGHIERE PER NOVE GIORNI (2)

A SAN ROCCO IL PELLEGRINO

Cascina Torretta - Macherio (MB)

8 agosto
PREGHIERA POPOLARE DIALETTALE (San Sostene – CZ)
O Santu Rocco
si chinu di grazia cu li devoti toi,
succurri a tutti;
e stu borduni
chi alli mani porti
per benefici e per bona fortuna.
Lasciasti li ricchezze
e li tesori,
lasciasti puru li cari genitori;
lu cagnolino chi ti fu fedili
sino alli boschi ti vinna a trovari;
a menzughiorno quandu venia l’ura
lu pani della tavula pigghiava;
lu soi patruni si misa ad ‘duno;
facitili la spia allu mio cane,
partiti cavalieri e servituri
mo fanno la guardia allu soi cane;
poi ghiru tra li boschi
e lu trovaru
chi facia orazioni indinocchioni.
E dora chi li sapiti li mei peni
iati raccumandatimi aru Signuri.

sabato 7 agosto 2010

NOVE PREGHIERE PER NOVE GIORNI (1)

A SAN ROCCO IL PELLEGRINO



Chiesa di località Spinetto
Serra San Bruno (CZ)

7 agosto
INNO A SAN ROCCO (San Sostene –  CZ)
Guarda, oh Rocco, la tua gente
che devota ai piè ti cade
un balen di tua bontade
fa che scenda in me dal Ciel.

Quando Dio nell’ira sua
ne minaccia morbo e morte
deh! tu stendi il braccio forte
sul tuo popolo fedel.

E Gesù che tanto amasti
per tuo amore perdon ne dia
benedetto sempre sia
quel gran Dio che ti creò.

A te giunga la preghiera
come canto di speranza
tu trasformala in esultanza
con la pace del Signore.

Nel conflitto della vita
sii la forza, sii la luce,
sii la via che conduce
verso il Sol dell’Amore.

E allor quando l’alba eterna
splenderà con vittoria
canteremo nella gloria
il bel cantico immortale.
 

San Donato... una reliquia presa nelle catacombe di Roma, ma è di Arezzo!




San Donato Patrono della città di Arezzo... e di Biccari

Ecco cosa si legge in un sito su Biccari e suo Patrono:

"Donato era originario di Nicomedia (oggi Ismit o Kocael in Turchia) residenza dei vari imperatori romani del tempo. La storia afferma che in tenera età, Donato venne portato a Roma dove fu educato e fatto chierico per mezzo del Sacerdote Pimenio. Durante gli studi, conosce il suo compagno Giulio Costanzo Giuliano, fratello dell'imperatore Costantino. Pier Damiani commenta così quell'amicizia: "Ecco che nel campo del Signore crescano insieme due virgoluti, ma uno diverrà cedro del paradiso, l'altro carbone per le fiamme eterne". Infatti, Giulio, dopo essere stato fatto imperatore nel 354 d.C., rinnega la sua fede e accusa tutti i cristiani di essere la causa della decadenza dell'impero romano. Giulio chiede la restituzione di tutti i beni che il fratello Costantino aveva elargito alla popolazione cristiana e, riaprendo i templi pagani, avvia la persecuzione contro i cristiani. Con la persecuzione Donato è costretto a scappare da Roma rifugiandosi nella città di Arezzo, dove venne accolto dal monaco Ilariano. Donato viene subito avviato alla vita della preghiera, della penitenza facendo da portavoce della Chiesa in mezzo al popolo di Arezzo. Tra di esso compie svariate conversioni e svariati prodigi, come quello di far riacquistare la vista ad una cieca di nome Siriana oppure quella di liberare dal demonio il figlio del Prefetto della città. Un fatto importante si verifica quando un esattore delle tasse affida il suo denaro alla moglie per custodirlo, ma quest'ultima, di nome Eufrosina, dopo aver nascosto il denaro, muore e l'esattore non riesce più a trovare la somma nascosta. Donato interviene nel riportare alla luce la moglie e recuperare il denaro smarrito. Viene nominato sacerdote dal Vescovo Satiro e, alla sua morte, viene nominato, dal Papa Giulio I, Vescovo di Arezzo. Nel suo operato di Vescovo si incontrano molti avvenimenti importanti, come la conversione di molti pagani delle campagne, i nuovi prodigi e la sua popolarità tra la gente della città di Arezzo. Durante una celebrazione eucaristica, nel momento della Comunione, irrompe nella Chiesa un gruppo di pagani che getta a terra il calice che conteneva il vino sacro distribuito dal diacono Antimo, mandandolo in mille pezzi. Nella Chiesa c'è un'aria di sconvolgimento generale. Donato, dopo un intensa preghiera, si inginocchia, raccoglie tutti i pezzi del calice, e lo ricostruisce. Purtroppo il calice era privo di un notevole pezzo sul fondo della coppa, ma continuava a svolgere la sua funzione di raccoglitore del sangue di Cristo. Per questo avvenimento, si convertirono alla Chiesa ben 79 pagani. Il governatore della città di Arezzo, ordina l'arresto di Donato e del suo monaco-maestro, Ilariano. Il giorno seguente, Quadraziano, cerca di far rinnegare la fede in Cristo a Donato, ma egli non accetta e viene ripetutamente percosso con delle pietre al volto. In questo momento di dolore e sofferenza, Donato rivolge delle parole al Signore: "Tu Scis, Jesu Christe Domine, quia hoc semper optavi, pati et mori pro Te" - "Voi sapete, o mio Signore Gesu Cristo, che nessuna altra cosa ho io più desiderata sulla Terra che patire e morire per voi". Un mese dopo questo evento, Quadraziano fa giustiziare i due religiosi; il monaco Ilariano nella città di Ostia il 16 luglio, mentre il Vescovo di Arezzo, viene giustiziato con la decapitazione, il 7 agosto del 362 d.C. all'età di 30 anni circa. Donato venne riposto in un feretro fuori dalle mura della città. Solo al termine della Cattedrale di Arezzo, iniziata nel 1278 e terminata solo nel 1510, il feretro di Donato venne posto nell'arcata trecentesca realizzata da Giovanni Fetti, aretino, e Betto di Francesco, fiorentino. Prima di essere depositato nella Cattedrale, il feretro venne custodito nella cappella fatta costruire in suo onore dal Vescovo successore di Donato, Gelasio. Quando ci fu la sua seconda traslazione in Cattedrale, avvenne una solenne cerimonia in sintonia con la maestosità della nuova struttura cristiana. Un documento dell'epoca riporta questi scritti: "Nell'ora più avanzata della notte entrarono nella Cattedrale i Prelati e, scesi nel sepolcro del santo e levato la sovrapposta lapide, lo trovarono vestito degli abiti pontificali, secondo il rito cattolico, e giacente su di una pietra ove erano incise queste parole: questo è Donato Vescovo e Martire di Cristo. Teneva la sacra testa fra le mani sul petto ed al suo fianco la patena di vetro di cui era solito servirsene nel Sacrificio della Messa e che fu da lui miracolosamente restituito alla forma primitiva e conservato a perpetua memoria di lui, dai suoi accessori". I giorni seguenti un grande pellegrinaggio verso la Cattedrale interessa la città. La gente comune arrivava da tutta la Toscana per far visita alle reliquie del Santo Vescovo della città di Arezzo. I pellegrini aumentarono la loro intensità quando, in Toscana, i prodigi in suo nome, divennero numerosi e consistenti, al punto che molta gente si convertì al Cristianesimo. Da quei giorni sono passati ormai quasi 1000 anni, ma il 7 agosto di ogni anno, la città di Arezzo, si raccoglie nella solenne Cattedrale per rievocare la memoria del Santo Patrono Donato. Il giorno del 7 agosto è un giorno solenne e di devozione. I negozi si chiudono, le attività si interrompono e le celebrazioni in cattedrale si fanno più solenni. Alla sera, in memoria di San Donato, viene effettuato lo spettacolo pirotecnico più importante e solenne di tutto l'anno".

E fino a qui ci siamo.. ma poi?

"La storia del santo patrono di Biccari risale al 1527 quando un Biccarese trovandosi al sacco di Roma, entrò nelle catacombe e fra le ossa dei santi martiri, prese l’osso del braccio di S. Donato vescovo d’Arezzo. Al suo arrivo a Biccari, fu chiesto il possesso delle reliquie al papa".

Qui siamo al ridicolo! Un reliquia delle catacombe può essere mai una reliquia del martire di Arezzo?

A voi il giudizio!

domenica 13 giugno 2010

La Madonna e il pioppo bianco



La Madonna dell'Alno


La Madonna dell'Alno, la "Madonna del pioppo bianco", è la festa patronale di Canzano (TE). Le origini dell'omonima chiesa, di linee barocche, sono dovute all'apparizione della Vergine ad un contadino di nome Floro. Era il maggio del 1480 e mentre il contadino stava arando notò che i due buoi tendevano ad inginocchiarsi, perchè su di un ontano (pioppo bianco o Alnus incana) era apparsa la Vergine. (VEDI QUI)







Il PIOPPO (Populus alba) è un albero dalla corteccia argentata; i suoi rami più giovani sono bianchi.
La Bibbia vi allude presentando Giacobbe avveduto nella gestione dei suoi beni: “Giacobbe pascolava l’altro bestiame di Labano. Giacobbe prese freschi rami di pioppo, di mandorlo e di platano, ne intagliò la corteccia a strisce bianche, mettendo a nudo il bianco dei rami… Egli si arricchì oltre misura e possedette greggi in grande quantità…” (Gn. 30,36-37.43).
Dopo la propria conversione, Israele ricevette la benedizione del Signore:
“Io sarò come rugiada per Israele;
esso fiorirà come un giglio,
metterà radici come un pioppo,
si spanderanno i suoi germogli…” (Os. 14,6-7).

martedì 1 giugno 2010

I "santi" devoti al Santo Volto






1 – La beata Madre Pierina De Micheli, nata a Milano l'11.9.1890, è morta in concetto di santità il 26.7.1945 a Centonara d'Artò (Novara) dove le sue spoglie mortali riposano nella cripta della cappella dell'istituto delle Figlie dell'immacolata Concezione di Buenos Aires.
Visse nel silenzio e nell'umiltà più profonda, martire d'amore per riparare le offese recate al Signore Gesù. Il 30 maggio 2010 è stata beatificata la Serva di Dio Madre Maria Pierina de Micheli .





2- Il servo di Dio Abate Ildebrando Gregori, monaco benedettino silvestrino, nato a Poggio Cinolfo di Carsoli (L'Aquila) '8.5.1894, è morto a Roma il 12.11.1985.
Per un ventennio egli fu abate generale della sua congregazione a cui dette un eccezionale impulso negli anni difficili del dopoguerra. Fondò la congregazione delle Suore Benedettine Riparatrici del S. Volto di N.S.G.C. che ne custodiscono i resti mortali nella cappella della loro casa madre 'L'Assunta" in Bassano Romano (VT).
L'Abate Ildebrando Gregori visse di fede ed esercitò in grado eroico la carità verso i poveri e i bisognosi nei quali scorgeva il Volto stesso di Cristo crocifisso. Di lui è in corso la causa di canonizzazione.





3- San Gaetano Catanoso, sacerdote della Diocesi di Reggio Calabria e Bova, fondatore delel Suore Veroniche (Chorio di San Lorenzo, Reggio Calabria, 14 febbraio 1879 - Reggio Calabria, 4 aprile 1963).




4- Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Thérèse Martin, nacque ad Alençon in Francia il 2 gennaio 1873 in una famiglia cristiana. Studiò presso le benedetine di Lisieux. A quindici anni, seppure molto giovane, entrò nel monastero delle Carmelitane di Lisieux, dopo essersi recata fino a Roma a chiederne l'autorizzazione al papa.
Morì il 30 settembre 1897 nel Carmelo di Lisieux. Fu canonizzata il 17 maggio 1925 da Papa Pio XI e nel 1927, sempre da Papa Pio XI, fu nominata, insieme a s. Francesco Saverio, patrona delle missioni. Nel 1944 patrona secondaria della Francia, accanto a Giovanna d'Arco. Il 19 ottobre 1997 papa Giovanni Paolo II l’ha dichiarata Dottore della Chiesa.





5- San Giuda Taddeo apostolo e martire. S. Giuda era fratello di Giacomo, Apostolo anche lui, figlio di Alfeo e di Maria di Cleofe e sorella della Vergine Maria e quindi cugino di Gesù. Fu soprannominato Taddeo "Thad" che significa "dolce, misericordioso, amabile, generoso" e "Lebbeo", coraggioso. Da bambino senz'altro come coetaneo frequentò la casa e il cugino Gesù. Secondo il martirologo romano il campo di azione apostolica di S. Giuda fu vastissimo: evangelizzò prima la Giudea, poi la Mesopotamia ed infine la Persia portando ovunque il lume della verità. In Persia Giuda Taddeo si ricongiunse con Simone il Cananeo ed insieme evangelizzarono la regione; coi miracoli e con la dottrina convertirono alla Fede quelle barbare nazioni. Gli indovini e gli stregoni del posto, preoccupati e invidiosi, incitarono alla rivolta gli abitanti. Giuda e Simone si rifiutarono di sottomettersi ai loro dei e di fare sacrifici e furono martirizzati. Alcuni sostengono a colpi di bastone, altri decapitati con la spada, o un'ascia. Si ritiene che il martirio sia avvenuto l'anno 70 d.C. La Chiesa celebra la ricorrenza il 28 Ottobre giorno del loro martirio.

Infine bisogna citare santa Veronica o Berenice, che asciugo il Volto di Gesù, a cui molto santi della spiritualità del santo Volto si sono ispirati.




“Sì, o dolcissimo Gesù, rimani con noi, che si fa sera, e un raggio della Tua Divina Faccia, che noi adoriamo sotto i veli eucaristici, illumini le nostre menti, e dissipi le tenebre che avvolgono la povera umanità. Gesù amabilissimo, rimani con noi, a consolarci nelle angosce della vita, ad insegnarci a soffrire con Te, nella pace e ad impreziosire il nostro dolore.
  
Rimani con noi, Maestro amabile di verità, perché fiduciosi camminiamo all'eterna salvezza, nel trionfo del Regno di Dio.

O Gesù, rimani con noi, nutrendoci delle Tue Carni Immacolate, perché germoglino i Vergini, gli Apostoli, i Santi a rinnovare la faccia della terra.

Gesù dolcissimo, fonte di ogni bene, rimani con noi nella Eucaristia, e nel Tuo Vicario in terra, perché tutti uniti in un solo Pastore, glorifichiamo Dio qui, nella luce della fede, per glorificarlo eternamente nella visione e nell'amore, in Paradiso. Così sia”.

(Beata Pierina De Micheli)


venerdì 28 maggio 2010

Maria Antonia Samà. La "consolazione" di Sant'Andrea sulla Jonio

Il Cristo Risorto
Chiesa Matrice di S. Andrea sulla Jonio (CZ)


Premessa
Quando era bambino, poi ragazzo… avevo la gioia di trascorre tanti mesi, a casa dei nonni, in estate, a San Sostene (CZ). Qui partecipavo alla vita cittadina ed ecclesiale. Ricordo sempre con gioia, emozione e devozione il gesto che facevano i bambini alla processione del Corpus Domini nel mese di Giugno… e poi alla festa del Sacro Cuore di Gesù: cospargevano i vicoli e le strade del paese di petali di ginestra mista a petali di rose. Era uno spettacolo… passava il Signore ed allora bisognava mettere il tappeto per l’Ospite gradito. I Santi credo siano un po’ come la ginestra, è il tappeto dell’incontro, attraverso essi passa il Signore! Così sono state le serve di Dio Mariantonia, Rosella, Concetta e Maria Angelica.

Ma prima di inoltrarci nella santità calabrese, ascoltiamo…

La Calabria… così scrive, in una lettera, san Bruno il certosino a Rodolfo il Verde:
“Abito un eremo, isolato da ogni parte delle dimore uomini, situato in Calabria, con i miei fratelli religiosi, di cui alcuni sono molto colti.

Che montando ostinatamente la guardia, aspettano il ritorno del loro Signore per aprigli immediatamente quando busserà. Come potrò parlare degnamente della bellezza del luogo e della dolcezza e salubrità dell’aria, o della pianura ampia e ridente che si allunga tra i monti, dove si trovano prati verdeggianti e floridi pascoli? O chi descriverà adeguatamente la vista dei colli che si ergono da ogni parte dolcemente, e i recessi delle valli ombrose, con piacevole abbondanza di fiumi, di rivi e di fonti? Né mancano orti irrigati e alberi da frutta di ogni genere, con la loro utile fecondità.

Ciò che la solitudine e il silenzio dell’eremo danno in fatto di utilità e di letizia divina a coloro che li amano,  lo sa solo chi lo ha sperimentato. Qui infatti agli uomini forti è lecito raccogliersi quanto desiderano, e restare con se stessi, e coltivare appassionatamente i germi della virtù e nutrirsi abbondantemente dei frutti del paradiso. Qui si cerca di acquistare quell’occhio, il cui sereno sguardo ferisce lo sposo col suo amore e per mezzo della cui purezza si vede Dio. Qui si praticano un ozio attivo e un’attività ordinata e calma. Qui Dio rende ai suoi atleti, per la fatica della lotta, la ricompensa desiderata, la pace che il mondo ignora e la gioia nello Spirito”.

Dall’omelia di mons. Giancarlo Brigantini, vescovo di Gerace-Locri, del 2 maggio 2000:
“Tertulliano diceva che Dio sa fare grande cose con povere cose. Ecco la santità: grandi cose con povere cose. Un po’ di pane diventa il suo Corpo, qualche goccia di vino diventa il suo sangue, questa nostra comunità fragile diventa luogo della sua presenza, una giovane ragazza può diventare modello per tanti altri: questo mistero di oggi, di una parola che usiamo dal punto di vista affettivo, non giuridico, la santità… Dio non è passato invano, ma ha lasciato il suo seme. È entrato nella storia, nel soffio del suo spirito ha ridato vigore ad ogni cosa”.


La Santa Pasqua a S. Sostene (2006)

Introduzione
La santità calabrese vede le sue origini nell'apostolo Paolo e con il suo primo discepolo Stefano di Nicea, protovescovo di Reggio e di tutti i Bruzii.

Nei secoli lo Spirito ha conquistato molte anime e le ha plasmate ad immagine di Cristo, vero uomo e vero Dio.

Tra costoro ricordiamo la grande schiera dei martiri di Calabria: dai martiri locresi a Daniele di Belvedere; lo splendore dei monaci italo-greci; e le glorie di terra calabra: Francesco di Paola, Gaetano Catanoso e Umile da Bisignano.

Molti altri hanno reso gloria al Padre che è nei cieli, in questa pagina vogliamo soffermarci su alcuni di loro, meno conosciuti, però molto amati ed invocati.


Maria Antonia Samà

Mariantonia Samà nacque il 2 marzo 1875 in Sant'Andrea Ionio, piccolo paese in provincia di Catanzaro e visse in condizioni di estrema povertà, in una cameretta simile ad una cella.
All'età di dodici anni, seguendo la madre in campagna, fu invasa dallo spirito "maligno", dopo aver bevuto dell'acqua corrente tra i sassi.
Viste le inutili benedizioni impartitele anche dai frati del convento del vicino comune di Badolato, si ricorse all'esorcismo presso la Certosa di Serra San Bruno (ora in provincia di Vibo Valentia).
Dopo alcuni tentativi del Padre certosino, Mariantonia fu liberata dal "maligno", ma si narra che lo stesso pronunciò la frase: "La lascio viva, ma storpia".
Trascorsi un paio di anni, Mariantonia -- non si sa se per "vendetta" di Satana... -- rimase immobile a letto, fino alla morte e, quindi, per oltre sessant'anni, in posizione supina, con le ginocchia sempre alzate e contratte.
Iniziò per lei un lungo e doloroso calvario che sopportò con la forza dell'amore, con lo sguardo sempre rivolto al Crocifisso appeso alla parete di fronte al letto.
Guidata dallo Spirito Santo nella comprensione del "mistero della Croce", considerò, quindi, un dono la sua malattia, accettando con serena rassegnazione la definitiva immobilità, che offriva a Dio per la conversione dei peccatori, in riparazione delle loro offese e per ottenere risposta alle richieste di coloro che cercavano conforto presso di lei.
Il suo piccolo letto divenne un altare di offerta e di partecipazione alla Passione ed alla Croce di Gesù: "non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me" (Paolo - Gal.2,20).
Fu sempre assistita da volontarie, sotto il costante controllo delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore, che curarono anche la sua preparazione spirituale, trasmettendole una sentita devozione verso lo Spirito Santo ed il Sacro Cuore di Gesù, al quale Mariantonia si rivolse per tutta la vita con spirito di "riparazione eucaristica".
Le Suore decisero di aggregarla alla loro Congregazione e, dopo i voti, Mariantonia divenne per tutti la "Monachella di San Bruno".
Le virtù che hanno caratterizzato la sua vita sono numerose:
la semplicità d'animo; l'umiltà; la modestia; la serenità, che traspariva dal suo volto anche nei momenti di maggior sofferenza; la disponibilità; la generosità ed un'immensa fiducia nella Divina Provvidenza.
Lei, che poteva vivere solo di offerte, divideva con gli altri bisognosi del paese tutto quanto riceveva, sicura che il giorno successivo vi avrebbe comunque provveduto il buon Dio e dimostrando, così, la verità delle parole di San Paolo: "Si è più felici nel dare che nel ricevere" (At. 20,35).
La virtù esercitata da Mariantonia in maniera estremamente eroica è stata senz'altro la pazienza che le impedì non solo di ribellarsi alla sua infermità, ma anche di lamentarsi quando i dolori lancinanti, specie durante la Quaresima, da lei sempre sofferta in condivisione con Cristo, martoriavano il suo esile corpo.
Viceversa, il suo spirito era forte, perché lo alimentava quotidianamente con la preghiera e con l'ostia che le portava puntualmente il suo confessore e dalla quale attingeva sostegno per sopportare la sofferenza, per lottare contro il male e per vivere in perenne amicizia con il Signore.
La sua cameretta, con le pareti tappezzate da molte immagini sacre, sembrava un piccolo "tempio", soprattutto quando, per ben tre volte al giorno, vi era la recita comunitaria del Santo Rosario, essendo Mariantonia "calamita" di preghiere.
Già durante la vita, la sua fama di santità si era diffusa tra gli abitanti del paese, molti dei quali avevano sperimentato i suoi doni della profezia e della guarigione.
Ma oltre a questi, tanti altri sono stati i carismi concessi a lei dallo Spirito Santo: il dono dell'estasi; dell'introspezione; della bilocazione; dell'apparizione; del profumo, sempre presente nella sua camera; della condivisione delle sofferenze di Gesù durante la Quaresima e la Passione e, infine, il dono dell'immunità da piaghe da decubito, anche questo scientificamente inspiegabile, benché fenomeno oggettivo e visibile a tutti.
Mariantonia esalò l'ultimo respiro la mattina del 27 maggio 1953.
Le esequie si svolsero nel pomeriggio dello stesso giorno e l'Arciprete, don Andrea Samà, in considerazione della fama di santità, ordinò che la salma, deposta nella bara aperta, per consentire l'ultimo saluto dei compaesani, venisse accompagnata in processione per alcune vie del paese, prima di raggiungere il Cimitero.
Qui rimase esposta ai fedeli fino al mattino del 29 maggio e molti attestano di aver visto, nel baciarla, che le sue palpebre si alzavano ed abbassavano e di aver sentito un delizioso profumo di rose, non proveniente da fiori...
Attualmente, i sacri resti della Serva di Dio Mariantonia Samà, assieme alla sua inseparabile corona del Rosario, si trovano nella Chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, dove sono stati traslati il 3 agosto 2003.
Il 5 agosto 2007 è stato aperto il processo di beatificazione e canonizzazione presso l’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace.





Per approfondire la vita della Serva di Dio leggi le pagine su moscati.it (QUI) della Sig.ra Dorà Samà.

Vedi anche sulla santità calabrese la pagina su cartantica.it (QUI)



Per la glorificazione della “Monachella di San Bruno”


Santissima Trinità, Ti adoriamo e Ti ringraziamo
per averci dato la tua serva fedele Maria Antonia Samà,
sorella nella fede e sublime esempio di vita e di virtù cristiane.
Attraverso lei, hai riproposto la partecipazione
alla croce di Gesù come l’unica pedagogia che,
con la forza dello Spirito, redime, salva e vivifica.
Crocifissa su un povero giaciglio completò, amò e visse con gioia
nella sua carne i patimenti della croce di Cristo,
suo sposo, a favore della Chiesa.
In lei hai operato meraviglie, chiamandola ad essere, in Gesù,
vittima di amore per l’umanità sofferente.
Sul suo esempio, fa che anche noi ci spendiamo totalmente per il bene dei fratelli.
Concedici, per sua intercessione,
secondo la tua volontà, la grazia che imploriamo…,
e fa che presto sia annoverata nel numero dei tuoi santi.
Amen.

3 Gloria al Padre….

lunedì 10 maggio 2010

Pensieri devoti a Gesù, Giuseppe e Maria






Buon Pastore
Guida, Signore, i nostri passi,
sulla via della verità e della speranza.


Mio Gesù, buon pastore,
conducimi con gioia nel cammino della Vita.


Madonna
Madre di Gesù e Madre nostra, insegnaci
sempre a seguire il Vangelo del tuo Figlio.


O dolce Madre, accompagna i miei passi
sulle orme del tuo Figlio!


Risorto
Gesù Cristo vincitore, del peccato e della morte,
ci doni sempre la sua grazia e la sua pace!


Sei vivo, Signore Gesù!
Vivificato dalla tua vittoria sulla morte, ora vivo in Te!


S. Famiglia
Maria e Giuseppe, modello sublime di vita familiare,
ci conducano all’incontro con Cristo.

Gesù, Giuseppe e Maria: accompagnate la nostra vita
perché sia obbediente alla volontà del Padre.