mercoledì 5 dicembre 2012

Novena all'Immacolata (7)






Maria, Vergine feconda. – La fecondità di Maria è immagine di quella della Chiesa: «L'origine che (Cristo) ha preso nel grembo della Vergine, l'ha posta nel fonte battesimale; ha dato all'acqua quel che aveva dato alla Madre» (san Leone Magno).

Chiediamo a Maria
il dono della fecondità per tutte
le coppie che attendono
con speranza una vita da custodire


Triduo a S. Ambrogio (2)





Con pietà di figli veniamo, o glorioso Sant’Ambrogio, ad aprire, gli afflitti nostri cuori a Voi, che pur vedete la rovina portata dalla incredulità e dalle sette in mezzo alla vostra eredità. Voi, martello del superstite paganesimo e della invadente eresia, otteneteci dalla Divina Clemenza che ognora più sia manifesta la stoltezza di una scienza senza Dio, di una società senza Vangelo, di una morale senza divine sanzioni e insieme la necessità imperiosa che Cristo regni nella integrità dei suoi diritti nel mondo.
Intorno a Voi si spandeva il profumo della devozione, l’amore al Divin Sacramento ed alla Vergine, il decoro della illibata castità, la santificazione dei dolci affetti della famiglia: Voi dunque, fate che rifioriscano le virtù più belle e ad ogni stato convenienti, affinché cristiana sia di fatto ogni età e condizione, santo il clero e il popolo.
Infine, a norma del pensare, dell’amare, dell’operare e dell’insegnare Voi aveste sempre l’infallibile Cattedra di Pietro: impetrate quindi che cattolici e dissidenti siano o divengano una mente sola ed un sol cuore col Romano Pontefice.
Gran Santo, Dottore, Cittadino e Padre, dalla Divina Bontà intercedete grazia di perseveranza ai giusti e di conversione ai tristi, di pace alle famiglie e di concordia e tranquillità ai popoli, sicché il vostro spirito, che è spirito vitale di Cristo, tutto e tutti vivifichi nel tempo per l’eternità. Così sia.

3 Gloria

martedì 4 dicembre 2012

Novena all'Immacolata (6)







«O Vergine, presenta il frutto del tuo seno» . – Sono le parole di san Bernardo, che lodano la libertà evangelica di Maria: ella non ha tenuto il Figlio come dono esclusivo per sé, ma l'ha offerto perché divenisse causa di salvezza per ogni uomo.

Chiediamo a Maria
il dono della libertà interiore
che consegna tutto ed è
disponibile a tutti

Triduo a S. Ambrogio (1)



O glorioso Arcivescovo Sant'Ambrogio, che fuggiste sempre gli onori e le dignità, e solo le accettaste per non contraddire alle divine aspirazioni, che vi volevano modello di ogni virtù a tutti; ottenetemi, vi prego, di fuggire le mondane distinzioni, e di gloriarmi solo nel compiere esattamente la volontà del Signore. Pater, etc.
O glorioso Arcivescovo Sant'Ambrogio, che impiegaste tutta la vostra vita nel difendere la verità della fede, contro gli assalti dell'eresia e dell'empietà; ottenetemi, vi prego, la grazia di professar costantemente e difendere con intrepidezza fino alla morte quella santa religione di cui per divina misericordia ebbi la sorte avventurata di nascere. Pater, etc.
O glorioso Arcivescovo Sant'Ambrogio, che non temeste di predicare la verità anche in faccia ai potenti, e trionfaste dei cuori più ritrosi colla vostra eloquenza celeste: ottenetemi, Vi prego, la grazia che io non mi lasci mai dominare dagli umani rispetti; e che con la dolcezza del mio parlare e con la mansuetudine del mio tratto edifichi il mio prossimo nel mentre che attendo alla mia perfezione. Amen
3 Gloria

lunedì 3 dicembre 2012

Novena all'Immacolata (5)





«Custodiva ogni cosa serbandola nel suo cuore». – Benché non comprenda tutto del suo Figlio, Maria si mantiene obbediente alla Parola del Signore e attende in fiducioso silenzio che si compia la volontà di Dio e la sua luce dipani ogni dubbio.

Chiediamo a Maria il dono del silenzio
che permette di custodire in cuore
gioie e dolori
perché si compia la volontà di Dio

domenica 2 dicembre 2012

Novena all'Immacolata (4)





L'anima mia magnifica il Signore. – L'anima mia magnifica il Signore. – Maria custodisce la propria vocazione in un atteggiamento di preghiera: prima della nascita di Gesù (Lc 1,46-55), con lui nel suo ministero (Gv 2,1-12), con gli apostoli in attesa dello Spirito (At 1,14).

Chiediamo a Maria il dono della fedeltà
 all'impegno assunto con la scelta vocazionale
a cui abbiamo risposto:
matrimonio,
vita religiosa,
vita laicale,
vita sacerdotale

PRIMA DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)





Con questa domenica entriamo in un nuovo anno liturgico – cioè il tempo in cui la Chiesa ci insegna attraverso la liturgia che Gesù si è incarnato, è morto ed è resuscitato, donandoci lo Spirito dei figli adottivi, «che ci fa esclamare: Abba, Padre» (Rm 8,15).

La teologia dell'Avvento ruota attorno a due prospettive principali. Da una parte con il termine "adventus" (= venuta, arrivo) si è inteso indicare l'anniversario della prima venuta del Signore; d'altra parte designa la seconda venuta alla fine dei tempi.
È quello che ci dice la I lettura di Geremia: “in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto”, e il Vangelo: Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo”; e poi “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria”.

Il Tempo di Avvento ha quindi una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all'attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi.

Un tempo in cui siamo chiamati ad accogliere i segni liturgici che ci portano al Natale, ma anche i segni in mezzo a noi del Regno di Dio che si fa presente: Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle …”. Ma non con paura o con angoscia, ma con gioia, perché come dice il profeta Geremia: “verranno giorni - oràcolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene”.

Impariamo anche noi a essere segno di queste promesse di bene: questo tempo di Avvento, in attesa del pienezza di Regno, sia un tempo in cui abbiamo a “crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti”, (1 Ts 3), come ci esorta l’Apostolo nella II lettura. La preghiera e la partecipazione alla vita liturgica è segno della sovrabbondanza nell’amore verso Dio e la ricerca della giustizia, quello del Padre in Cristo Gesù, sia il nostro crescere e sovrabbondare nell’amore verso tutti.
Concludo con una preghiera:
“O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo, ti estendi ai confini del mondo, e tutto disponi con soavità e con forza: vieni insegnaci la via della salvezza.
O Germoglio di Jesse, che ti innalzi come segno per i popoli: tacciano davanti a te i re della terra, e le nazioni t’invocano: vieni a liberarci, non tardare”.

(Elvira Cascio)

sabato 1 dicembre 2012

Novena all'Immacolata (3)





Ti saluto, o piena di grazia. – Dio Padre, per un dono singolare della sua bontà, ricolma Maria di Spirito Santo, perché divenga la madre del suo Figlio. Per la sua umile disponibilità, il disegno d'amore del Padre si compie in Maria ed ella concepisce il Figlio Gesù Cristo.

Chiediamo a Maria il dono del
servizio appassionato verso tutti
coloro che ci stanno vicini e
si attendono una mano amica

venerdì 30 novembre 2012

Novena all'Immacolata (2)





Beata colei che ha creduto nelle promesse del Signore. – Maria primeggia fra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza. La sua beatitudine sta nell'essere attenta e fedele alla voce del Signore.
Chiediamo a Maria il dono dell'umiltà
per un gioioso servizio
a vantaggio
del bene comune

giovedì 29 novembre 2012

Novena all'Immacolata (1)





Maria , donna di fede. – In vista del compito straordinario di essere Madre del Signore, Maria ha ricevuto da Dio il grande dono di non essere intaccata dal peccato originale, mantenendo sempre così una fede pura e salda nelle sue promesse.
Chiediamo a Maria il dono della Fede
nelle difficoltà della vita quotidiana



* Fonte delle preghiere è... vedi link
** iconografia mariana di ogni giorno è della regione Calabria

lunedì 26 novembre 2012

L'abate di Fabriano: San Silvestro





Martirologio Romano, 26 novembre: Presso Fabriano nelle Marche, san Silvestro Gozzolini, abate, che, presa coscienza della grande vanità del mondo davanti al sepolcro aperto di un amico da poco defunto, si ritirò in un eremo e, dopo aver cambiato varie sedi per meglio isolarsi dagli uomini, fondò infine in un luogo appartato presso Montefano la Congregazione dei Silvestrini sotto la regola di san Benedetto.

domenica 25 novembre 2012

OMELIA XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo




La I lettura, del profeta Daniele, ci offre un’immagine che immediatamente di fa pensare a Gesù: “uno simile a un figlio d’uomo”.
Costui ha un potere donato gli dal “vegliardo” (il Padre). Il potere che ottiene è “un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto”.
La regalità di Cristo, come la sua venuta tra gli uomini – l’Incarnazione -, è opere di un potere che viene dall’alto, non è data dall’uomo.
In realtà l’uomo è chiamato a riconoscere questa regalità.
Ma oggi Cristo regna?

La II lettura, l’Apocalisse, ci propone quasi un testo liturgico in cui colpisce cadenzare nella parola AMEN, così sia, così avviene ed è avvenuto.

Il potere regale di Cristo è dato dal suo amare l’umanità, “ci ama” dice Giovanni, e questo suo amarci gli è costato la vita: “ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue”, afferma l’Apostolo.

Con quest’opera egli ha costituito il suo Regno: “noi - un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre”, afferma ancora l’Apostolo.
Allora lì dove c’è un cuore che corrisponde all’amore di Cristo, lì c’è il Regno di Dio.
Quindi, oggi Cristo regna?
Sì, se regna nel nostro cuore!

Ma la II lettura, continua, e ci propone il desiderio d’amore dl Padre: Cristo non vuole regnare solo su chi l’accoglie, ma su tutti “anche quelli che lo trafissero”, afferma ancora l’Apostolo.
Egli attende come Agnello mite e paziente la conversione di tutti:
“tutte le tribù della terra si batteranno il petto”
Quando ritornerà glorioso troverà un popolo desideroso di vederlo: “ogni occhio lo vedrà”.
Siamo in attesa di questa pienezza!

Infine. Il Regno di Dio, in Cristo Gesù, non è un regno secondo lo schema di questo mondo.
Se lo fosse, dice Gesù, “i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato …; ma il mio regno non è di quaggiù”.

Pensiamo a tutte le volte che Gesù fugge perché voglio farlo re secondo lo schema di questo mondo!

Tutto questo ci fa pensare che esiste una dimensione “alta” della vita, quella secondo il Regno di Dio, che non è di quaggiù.
Come accoglierla?
Come viverla?
Come permettere a Cristo di regnare?
Lo dice lo stesso Vangelo: “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”.




Questa solennità fu introdotta da papa Pio XI (Achille Ratti, il papa di Desio), con l’enciclica “Quas primas” dell’11 dicembre 1925, a coronamento del Giubileo che si celebrava in quell’anno.
È poco noto e, forse, un po’ dimenticato, che non appena elevato al soglio pontificio, nel 1922, papa Pio XI condannò in primo luogo esplicitamente il liberalismo “cattolico” nella sua enciclica “Ubi arcano Dei”. Egli comprese, però, che una disapprovazione in un’enciclica non sarebbe valsa a molto, visto che il popolo cristiano non leggeva i messaggi papali – visto che erano anche in latino!. Qual saggio pontefice pensò allora che il miglior modo di istruirlo fosse quello di utilizzare la liturgia. Di qui l’origine della “Quas primas”, nella quale egli dimostrava che la regalità di Cristo implicava (ed implica) necessariamente il dovere per i cattolici di fare quanto in loro potere per tendere verso l’ideale dello Stato cattolico: “Accelerare e affrettare questo ritorno [alla regalità sociale di Cristo] coll’azione e coll’opera loro, sarebbe dovere dei cattolici”. Dichiarava, quindi, di istituire la festa di Cristo Re, spiegando la sua intenzione di opporre così “un rimedio efficacissimo a quella peste, che pervade l'umana società. La peste della età nostra è il così detto laicismo, coi suoi errori e i suoi empi incentivi”. Tale festività coincide con l’ultima domenica dell’anno liturgico, con ciò vuole farci capire che Cristo Redentore è Signore della storia e del tempo, a cui tutti gli uomini e le altre creature sono soggetti. Egli è l’Alfa e l’Omega, come canta l’Apocalisse. Gesù stesso, dinanzi a Pilato, ha affermato categoricamente la sua regalità. Alla domanda di Pilato: “Allora tu sei re?”, il Redentore rispose: “Tu lo dici, io sono re”. Pio XI insegnava che Cristo è veramente Re. Egli solo, infatti, Dio e uomo – scriveva il successore Pio XII, nell’enciclica “Ad caeli Reginam” dell’11 ottobre 1954 – “in senso pieno, proprio e assoluto, … è re”.

Tutti i discepoli di Gesù sono chiamati a condividere la sua regalità, se “ascoltano la sua voce” (Gv 18,37). È veramente re colui che la verità ha reso libero (Gv 8,32).