Come
la Vergine di Valverde è legato ad un culto catalano, così anche la Madonna di Monserrato di Vallelonga, in
Calabria.
Vallelonga
è un comune di 750 abitanti della provincia di Vibo Valentia. Si trova a 25 km
a sud-est del capoluogo sul versante tirrenico delle Serre. Sorta dalle macerie
della bizantina Nicefora, appartenne
alla nobile famiglia dei Castiglione Morelli.
Il
nome “Monserrato” ci porta indubbiamente a Barcellona, antica città della
Spagna. sormontata da una montagna sulle cui cime, a forma di denti di sega,
(da qui il nome “Monteserrato”), sorge un Santuario, noto in tutto il mondo,
dedicato alla Madonna. Come il culto sia arrivata a Vallelonga non è chiaro, ma
come pia devozione popolare, affonderebbe le sue radici nel 1400, durante il
dominio degli Aragonesi nell’Italia meridionale. La prima notizia è di Mons.
Del Tufo il quale, nella sua visita pastorale, avvenuta nell’aprile del 1586,
trova nella Chiesa Matrice di Vallelonga un altare dedicato alla Madonna di
Monserrato, a cura della famiglia Galati. Nel 1603, sotto Papa Clemente VIII,
il Regesto Vaticano conferma l’esistenza di questa Cappellania, i cui frutti
ammontavano a 15 ducati. Di questo beneficio usufruiva il chierico Ottavio di
Leone; rimosso questi, fu nominato Paolo Erasmo da Spoleto. Teniamo presente
che in quel tempo il paese era situato a valle e, quindi, i fedeli nella chiesa
matrice praticavano, già allora questa devozione. Contemporaneamente,
sull’altipiano, esisteva il convento sorto agli inizi del 1500; in esso si
stabilirono, in periodi diversi, prima gli Agostiniani e i Domenicani, poi dal
1671 al 1811 i Francescani Riformati. Al convento era annessa la piccola ma
“comoda” chiesa dedicata alla Madonna di Monserrato, con, sull’altare maggiore,
una statua di rilievo, detta Signora.
I
dati del 1586-1603-1650 sono senz’altro un punto di riferimento storico, da cui
possiamo dedurre che il culto della Madonna di Monserrato veniva praticato già
prima del 1586. Nella visita pastorale del 15 ottobre 1630, il Vescovo Virgilio
Cappone, tra cappellanie, trova quella di S. Maria di Monserrato, patronato
dalla famiglia Leone- Galati. Nelle visite pastorali dal secolo XVIII in poi la
cappellania non viene più ricordata, perché il titolo dell’altare assume il
nome dell’Immacolata Concezione, sempre col patronato delle famiglie
Galati-Leone. Nei documenti successivi questa devozione viene definita “antichissima”, da tempo “immemorabile”. Da una lettera, poi, di
un frate francescano (anno 1776) veniamo a sapere che la festa della “Miracolosissima Immagine” si celebrava
nella seconda domenica di luglio “con
mirabile concorso di popoli del Regno” ed anche che “numerose sono le grazie che Essa di continuo elargisce”, culto che
è giunto fino ad oggi.
Questo
titolo mariano è presente in molti altri luoghi della Calabria, Campania,
Sicilia e altri appartenuti al regno borbonico. Ma anche all’isola d’Elba c’è un santuario di Monserrato costruito nel 1606.
Il suo fondatore è il primo governatore della piazza spagnola di Longone, don Josè Ponçe de Leon, un devoto alla
Vergine di Monserrat, che commissionò anche la copia del quadro. Il suo
attaccamento alla chiesa fu talmente vivo, che al termine del servizio al forte
redasse un lascito, il 7 maggio 1616, in cui ordinava che la custodia, i
possedimenti (tra cui un mulino a Reale) e le rendite dell'oratorio fossero
passate agli agostiniani di Piombino, con l'incarico di officiarvi quotidianamente
messa.
Una
curiosità. In alcuni immagini il Bambino Gesù o gli Angeli o la Vergine sono
nell’atto di segare la montagna.
Sancta
Maria, Regina
Confessorum, ora
pro nobis.
Preghiamo per tutti gli operatori
parrocchiali.
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