lunedì 16 luglio 2018

I santi, viaggiano!



S. Atenogene V. M.
Tra i santi più curiosi che si venerano in Italia, ad esempio San Sostene di Calcedonia, c'è anche Sant'Atenogene l’Armeno.

Atenogene è di Sebaste in Armenia, come mai il suo culto è giunto in Italia e soprattutto in Calabria, a Tritanti di Maropati?

Possiamo supporre che fu introdotto dalla diaspora armena che portò lo stesso culto e le reliquie di San Biagio a Maratea oppure dal monachesimo orientale che ha dimorato e dimora in Calabria.

Il monachesimo orientale ha evangelizzato e organizzato il cristianesimo calabrese lasciando tracce di culto, che hanno poi fatto nascere culti e santità locale, un esempio sono i santi italo-greci (Nicodemo di Mammala, Elia di Melicuccà, ecc…)

Ma chi era S. Atenogene?


Il Martyrologium Romanum lo ricorda il 16 luglio:
A Sivas nell’antica Armenia, sant’Atenogene, corepiscopo e martire, che lasciò ai discepoli un inno sulla divinità dello Spirito Santo e morì messo al rogo per Cristo.

Lo definisce corepiscopo, cioè un vescovo rurale. La più antica attestazione del termine risale ad Eusebio di Cesarea (II secolo). Inizialmente, sembra che il corepiscopo esercitasse le funzioni episcopali nei distretti rurali, dal tardo III secolo fu soggetto alla città, ovvero al vescovo metropolita.

Lo definisce un martire. Cioè un testimone di Cristo e del suo Vangelo fino al dono della vita. Secondo la tradizione Atenogene morì a Sebaste, Armenia, tra il 303 e il 305 dopo Cristo.

La feroce persecuzione di Diocleziano iniziò nel 303 e due anni dopo morì l’imperatore: in quest’arco di tempo è collocabile il martirio di Sant’Atenogene.

Il culto e la memoria del corepiscopo e martire Atenogene è attestata da Basilio Magno, che ne loda la fede, per l’inno allo Spirito Santo, e menziona il martirio con il fuoco.

San Gregorio l’Illuminatore († 330 ca.), istituì una festa per la Chiesa Apostolica Armena in onore dei Santi Atenogene e Giovanni Battista, dedicando a loro una chiesa ad Achtichat e una Bagauan.

La comunità cristiano di Maropati ha dedicato al santo corepiscopo la parrocchiale, e qui lo venera con questa preghiera:

O inclito Santo Vescovo e martire Atenogene, nostro celeste patrono, noi rivolgiamo a Te la nostra umile e fervorosa preghiera.

Tu che dedicasti tutta la vita al servizio, pronto e generoso nella cure delle anime a te affidate.

Rendici sensibili alle tante voci di soccorso che si levano dai nostri fratelli bisognosi e sofferenti.

Tu, intrepido assertore del Vangelo, rafforza la nostra fede e non permettere mai che alcuno ne affievolisca la vivida fiamma.

Se, lungo la strada, dovesse assalirci la stanchezza, risveglia in noi l’ardore della carità e l’odorosa fragranza della speranza.

O dolce nostro Protettore, Tu che, con la luce delle opere e del martirio, fosti il primo splendido testimone di Cristo, infondi nelle nostre anime un po’ del Tuo spirito di sacrifico e di ablativo amore, a riprova che «Non è tanto gioioso il ricevere quanto il dare».

Infine, Ti preghiamo, o nostro grande Patrono, di benedire tutti noi affinché, insieme con Te, possiamo, un giorno, contemplare nei cieli la gloria di Cristo Gesù, Figlio di Dio. Così sia.

 

Il simulacro venerato a Tritanti di Maropati si presenta come un vescovo benedicente, con le insegne episcopali classiche, unica curiosità è un animale ai suoi piedi, che pare un cervide.
Perché?

La Bibliotheca sanctorum non ci da nessuna notizia, tanto meno cita questo particolare.
Forse è un simulacro adattato?
Era in precedenza nato come Egidio abate?
La somiglianza con il simulacro di Borrello (CH) è evidente.
Certo c’è il cervide, ma manca la palma del martirio!
 

 
 
 
 
(S. Egidio venerato a Borrello)

giovedì 12 luglio 2018

“Ei fu”, il 5 maggio 1836!




Giovedì 19 luglio 2018, alle ore 10.00, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco presiederà la celebrazione dell’Ora Terza e il Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione del Beato Nunzio Sulprizio, laico.

 
 
 
 “Ei fu”, il 5 maggio 1821 Napoleone Bonaparte moriva a Sant’Elena. Il 5 maggio 1836 moriva a Napoli a soli 19 anni un operaio vissuto nell'Ottocento e beatificato da Paolo VI il 1° dicembre 1963, durante il Concilio Vaticano II.
Forse lo stesso giovane operaio e il pontefice che riconobbe la sua santità con la beatificazione saranno canonizzati insieme.
Nunzio Sulprizio era nato a Pescosansonesco, in provincia di Pescara, il 13 aprile 1817. Fin dalla prima infanzia aveva perso entrambi i genitori; a nove anni, poi, morì anche la nonna materna Anna Rosaria, che lo aveva cresciuto. A quel punto uno zio lo prese con sé nella sua officina di fabbro ferraio. Ma il lavoro troppo pesante per l'età, minò il suo fisico: colpito nel 1831 da una malattia alla tibia, fu ricoverato in ospedale prima a L'Aquila e poi a Napoli. Qui il colonnello Felice Wochinger si prese cura di lui e iniziò a trattarlo come un figlio. Nonostante i dolori terribili, Nunzio affrontò la malattia con una pazienza e un'offerta del proprio dolore che colpì chi gli stava vicino.
 
 
Già Leone XIII lo propose come modello per la gioventù operaia. Le sue spoglie sono custodite in un'urna nella chiesa di san Domenico Soriano a Napoli.

Siete stranieri!



Una storia al colmo della realtà.

Una famiglia calabrese emigra al nord, negli anni '60-'70, qui crea una famiglia con figli e figlie, i quali si sposano ed a loro volta hanno figli e figlie. Qui tutto normale. Ben integrata nel territorio - che non è sempre così! - vive la vita della comunità parrocchiale e i nipoti, figli dei figli, frequentano la sportiva parrocchiale, il catechismo e l'oratorio.. anche quello estivo.
Ogni anno i nonni scendo al paese nativo e portano con se un nipote.
Qui scoprono che il parroco a metà luglio inizia l'oratorio estivo.
Che bello come a Milano!
Ed allora vanno dal parroco del paese nativo per chiedere se anche il nipote può partecipare alle attività.
 
 
Risposta?
No.
Perchè?
Siete stranieri. Sì! gli ha detto s-t-r-a-n-i-e-r-i, forse giustifico voleva dire estranei.
Boh!
Ma sapete il colmo di questa storia, il parroco non è calabrese, e tanto meno di pelle bianca... è di colore! :) :) :)
Non è una invenzione questa storia, se pur assurda, mi è stata raccontata dalla mamma del bambino "straniero" che mi diceva che sua volta sua madre, la nonna del bambino "straniero", era indignata e quando ne parla si infuria!
Che bella storia: terrona a Nord e al sud... straniera! :) ;)
Una volta al sud ti chiamavano polentone o esagerando "minchianese" .... ma straniero è nuova!
Mi fa tristezza per il sacerdote, mi fa ridere per l'assurdità!
buona serata!

lunedì 9 luglio 2018

San Fortunato martire romano venerato a Bari


 
Ho sempre avuto un sospetto circa le reliquie del martire Fortunato venerate a Bari.



Qui viene definito lettore e martire, patrono dei lettori della Diocesi.
Le reliquie arrivarono a Bari negli anni del ministero episcopale di Mons. Clary Basile (1823 – 1858), perché?
Non si sa. Si può supporre un dono: è molto plausibile.
Ma dove vengono le reliquie e chi è il martire?
L’autentica che le accompagna è chiara: catacombe di Priscilla in via Salaria, quindi da Roma.
Un corpo santo o martire delle catacombe, ecco chi è il martire.
Ma come sempre qualcuno deve unire la memoria di santo martire con un sacro deposito ed ecco l’arcano.
Il bello è che il profilo biografico sul santo (Profilo del Santo Martire Fortunato – Don Ernesto Tentori – Grafischena Fasano 1983) afferma: Quando e come il corpo col sangue di Fortunato sia giunto a Roma, la storia non fa menzione.
Per forza! Non giunsero mai le sacre reliquie a Roma, ma qui abitava un cristiano, detto Fortunato, che fu martirizzato e poi sepolto sulla via Salaria.
Nulla a che vedere con l’omonimo di Venosa.
Purtroppo però il sacro deposito giunto a Bari e poi traslato il 4 maggio 1981 nella Parrocchia della Madonna Addolorata è stato fatto diventare il martire di Venosa.
Il solito errore sui corpi santi!
Lo stesso santino stampato da un collezionista cade in questa sovrapposizione di identità.
Una curiosità il profilo biografico suddetto ha anche l’imprimatur della curia barese! Sic!!
 
Infine, purtroppo, lo stesso sito santiebeati unisce le due identità in un’unica scheda, alimentando l’errore.
Quindi ... quando c'è di mezzo un vaso di sangue come testimonianza è sempre un corpo santo o martire delle catacombe, MAI un martire del Martirologio.

giovedì 5 luglio 2018

Decreti 5 luglio 2018



VENERABILE

- le virtù eroiche del Servo di Dio Pietro Di Vitale, Laico, seminarista; nato il 14 dicembre 1916 a Castronovo di Sicilia (Italia) e ivi morto il 29 gennaio 1940;
- le virtù eroiche del Servo di Dio Giorgio La Pira, Laico; nato a Pozzallo (Italia) il 9 gennaio 1904 e morto a Firenze (Italia) il 5 novembre 1977;
- le virtù eroiche della Serva di Dio Alessia González-Barros y González, Laica; nata il 7 marzo 1971 a Madrid (Spagna) e morta a Pampl  ona (Sp  agna) il 5 dicembre 1985;

 - le virtù eroiche del Servo di Dio Carlo Acutis, Laico; nato il 3 maggio 1991 a Londra (Inghilterra) e morto a Monza (Italia) il 12 ottobre 2006.