Cos’è che rende
sommamente amabile Maria?[1] La sua somma santità.
Ma la santità è una qualità divina, per sé invisibile. Nei Santi, però,
acquista anche una certa visibilità e questo è un grande vantaggio per noi.
Ora, la qualità visibile dei Santi che meglio rappresenta la santità invisibile
è la bellezza. Non si tratta, qui, della bellezza sensuale che spinge al
peccato, ma della bellezza casta e verginale che eleva a Dio mente e cuore.
Le donne dell’Antico Testamento che
prefiguravano la Vergine Maria erano tutte belle di aspetto: Sara (cf. Gen ·
12,11), Rebecca (cf. Gen 24,14), Rachele (cf. Gen 29,17), Ester (cf. Est 2,7),
Giuditta (cf. Gdt 8,7). La Vergine Maria, da parte sua, le supera tutte: «Chi è
costei che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole?» (Ct
6,1 O).
Il beato John Henry Newman, nella sua opera Janua cæli, , ci aiuta a capire il genere di bellezza trascendente di cui stiamo parlando. Egli afferma che Maria è amabile più di tutti i Santi perché Ella sola possiede una bellezza completa in tutti i sensi:
Il beato John Henry Newman, nella sua opera Janua cæli, , ci aiuta a capire il genere di bellezza trascendente di cui stiamo parlando. Egli afferma che Maria è amabile più di tutti i Santi perché Ella sola possiede una bellezza completa in tutti i sensi:
«La sua santità era tale che, se a noi fosse dato di vederla o di capirla,
altro non potremmo rispondere, a chi ce ne interrogasse al riguardo, se non che
Essa era del tutto angelica, celestiale, perfetta. Il suo volto era il più
venusto che si potesse vedere, ma se noi l’avessimo veduto, non avremmo potuto
ricordarci se fosse stato bello o no. Noi non avremmo neppure potuto ricordarci
alcuni dei suoi tratti fisionomici, perché era la sua anima bella e senza
macchia quella che traspariva dai suoi occhi, quella che parlava per la sua
bocca, quella che si coglieva nella sua voce e che la penetrava per intero. […]
Era la sua anima immacolata quella che attraeva a Lei […]. In tutto ciò che I
faceva e diceva, nel suo aspetto esterno, nel suo comportamento, nella sua
fisionomia, c’era una divina armonia che incantava ogni cuore sincero cui era
dato d’avvicinarla. La sua innocenza, la sua modestia, la sua semplicità, la
sua sincerità, la sua dirittura, l’oblio di sé stessa, il suo interesse
spontaneo per quanti incontrasse per via, la sua purezza, erano le virtù che
tanto la rendevano amabile»[2].
Perciò Maria è la Madre del bell’amore,
dell’amore puro e casto, che inebria l’anima di dolcezza celestiale e la libera
dai fermenti della concupiscenza.
Anche i Santi più grandi, in qualche
aspetto della loro santità, sono rimasti un po’ incompleti: hanno raggiunto
l’eroismo, ma non tutte le virtù sono state praticate con lo stesso grado
massimo di intensità. In Maria, invece, tutto è equilibrato ed elevato all’
estrema perfezione possibile alla natura umana. Nel contemplare le eccelse
prerogative della Vergine, san Francesco di Sales esclamava:
«Santissima Madre di Dio, […] voi
siete la più amabile, la più amante e la più amata di tutte le creature»[3].
Tutti i veggenti che hanno avuto
l’invidiabile sorte di vedere con i loro occhi la Madonna concordano
nell’affermare l’amore irresistibile suscitato dalla sua bellezza
soprannaturale. 119 dicembre 1531, Ella apparve a San Giovanni Diego, un indios
d’umile condizione sociale, mentre si recava al i convento dei frati
Francescani, che sorgeva presso Città del Messico. Tre giorni dopo, il 12
dicembre dello stesso anno, la Vergine Santissima lasciò impresso sul mantello
del veggente la dolcissima immagine della sua venerabile persona.
La bellezza stupefacente di quel
ritratto acheropita (non dipinto da mano d’uomo) ha convertito, nel giro di
pochi anni, l’intera popolazione messicana, costituita da milioni di indios,
prima dediti all’idolatria e al sacrificio umano. Tra le altre cose, la Madonna
di Guadalupe rivelò:
«Come una madre, piena di compassione verso di te ed i tuoi simili,
mostrerò la mia amorevole clemenza per questa gente e per coloro che mi amano e
mi cercano; ascolterò le suppliche e i lamenti di tutti coloro che chiederanno
la mia protezione e mi invocheranno nelle loro pene e afflizioni; li consolerò
e li aiuterò». L’arte pittorica bizantina esprime questi concetti nell’icona
della Madonna della tenerezza, detta Gfycoftlousa, dove il Bambino Gesù bacia
teneramente e stringe al collo la Vergine Madre.
Le quattro Litanie precedenti
inneggiano, sotto vari aspetti formali, alla purezza di Maria; l’invocazione
Mater amabilis li unifica tutti nella bellezza trascendente di Maria, mistica
causa della sua amabilità.
Una persona egoista, incentrata su sé
stessa, anche se forbita nei modi, elegante nel tratto e avvenente d’aspetto,
non è amabile. In Maria non c’è l’ombra dell’egoismo, il suo centro è Dio.
Nulla vi è in Lei di incompleto, nulla che offuschi la sua bellezza, la sua
amabilità.
La completezza, l’armonia, l’integrità
del suo essere creaturale la rendono, a detta di sant’Anselmo, il capolavoro
della natura e della grazia, la creatura più bella e, dunque, più amabile che
mente umana possa concepire.
[1] Padre
Alessandro M. Apollonio; LE LITANIE LAURETANE. PREGHIERA MARIANA, PREGHIERA
DELLA CHIESA; Casa Mariana Editrice, 2013
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[2] San JOHN
HENRY NEWMAN, Janua cceli, Studium, Roma 1940, p. 17.
[3] San
FRANCESCO DI SALES, Florilegio morale ascetico religioso, in Opere complete di
san Francesco di Sa/es vescovo e principe di Ginevra, val. XIII, Milano 1844.