La
statua di San Vladimir: simbolo della restaurazione spirituale della Russia
Roma,
(ZENIT.org)
Risale al maggio scorso la
firma del presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko, su una legge approvata dal
Parlamento che mette al bando i “simboli della propaganda” comunisti e nazisti.
Quale effetto della norma, a Kiev e non solo si sta assistendo a una furia
iconoclasta che non risparmia nemmeno un orpello che richiami al passato
sovietico: targhe e intitolazione di vie a eroi comunisti sostituite, monumenti
smantellati e stelle rosse sradicate con lo scalpello. L’anticamera di questa
legge fu l’abbattimento, un anno fa, durante i tumulti iniziati a piazza
Maidan, di una serie di enormi statue e busti di Lenin disseminati in tutto il
Paese.
E mentre in Ucraina ci si
preoccupa di demolire i monumenti, in Russia si lavora per edificarli. Al fine
di commemorare i 1.000 anni dalla morte di San Vladimir, patrono della Russia,
la Chiesa ortodossa russa e il ministro della Cultura, Vladimir Medinsky, hanno
sostenuto il progetto di costruzione, sulla cima di una collina di Mosca, di
una statua alta 25 metri del Santo, considerato patrono della nazione.
Sovrano della Rus’ (un regno
che andava da Novograd, al Volga, al Danubio), San Vladimir, un secolo dopo gli
evangelizzatori dei popoli slavi Santi Cirillo e Metodio, scelse di abbracciare
il cristianesimo elevandolo a fondamento di civiltà del popolo russo. All’anno
980, ossia 74 anni prima dello Scisma d’Oriente, e a un episodio dalla forte
carica simbolica viene fatta risalire la definitiva cristianizzazione della
Rus’: dopo esser stato battezzato lui stesso a Cherson (l’attuale Sebastopoli,
in Ucraina), San Vladimir impose alla sua famiglia e alla popolazione di Kiev
il battesimo nelle acque del Dnipro.
Episodio che suscitò nel
sovrano una conversione sincera, tale da trasformare in mite e caritatevole un
animo un tempo caratterizzato da dissolutezza e barbarie. L’appellativo di
“santo” gli fu attribuito a gran voce subito dopo la morte, motivato da uno stile
di vita sobrio e da un modo di governare cristianamente inteso.
Celebrato come santo sia dai
cattolici sia dagli ortodossi, la sua memoria liturgica cade per entrambe le
Chiese il 15 luglio. È in quella data che il presidente Vladimir Putin ha
organizzato un galà al Cremlino con 400 ospiti, per onorare l’apporto storico e
spirituale che il sovrano venerato come santo diede alla nazione. “È difficile
sopravvalutare il ruolo svolto da Vladimir nella storia del Paese, il battesimo
della Russia fu una svolta chiave”, ha osservato Putin.
Il patriarca di Mosca Kirill,
nel corso della cerimonia svoltasi nella Cattedrale di Cristo Salvatore, ha
lodato San Vladimir e ha sollecitato a render concreta la sua eredità, che
consiste nel “salvare l’umanità dall’idolatria, dall’egoismo e dal consumismo
dei nostri tempi”.
Entro novembre, la statua di
San Vladimir dovrebbe stagliarsi sulla città di Mosca in tutta la sua
maestosità, mentre in Ucraina le statue vengono distrutte. Il principio
animatore ha tuttavia una radice comune, ossia il desiderio di affrancarsi da
un passato recente che evidentemente lede la memoria e avvilisce lo spirito dei
popoli russo e ucraino.
Anni di ateismo di Stato in
Unione sovietica hanno discriminato e represso le Chiese cristiane mediante
campagne antireligiose, spesso assai violente. La tradizione cristiana del
popolo russo ha però continuato a vivere sottotraccia, saldamente aggrappata
alla fede. Nel 1990, il sommovimento che ha causato la caduta del regime ha
fatto riemergere quell’elemento spirituale che covava sotto le macerie di
un’ideologia totalitaria e materialista.
È così che in quello che nel
‘900 fu il più grande laboratorio ateo della storia, si assiste oggi a una
dirompente rinascita spirituale. A fronte dell’incedere della secolarizzazione
in Occidente, l’88% dei russi dichiara di credere in Dio. Ma la rinascita della
fede è una causa perorata anche dal Governo, ne sono prova le leggi approvate
dal Cremlino a tutela della vita e della famiglia naturale, nonché la scelta di
rendere obbligatorio lo studio della religione nelle scuole. E ora, con la
costruzione della statua di San Vladimir, il Cremlino ha voluto dare un
visibile suggello all’opera di restaurazione del retaggio storico, culturale e
spirituale russo.