venerdì 29 dicembre 2017

Un santo coraggioso e totale: Tommaso Becket




San Tommaso Becket, patrono di Mottola (TA)


Il prossimo 2018 celebrerà i 900 anni della nascita di San Tommaso Becket (1118 – 1170), “santo coraggioso e totale”, e mi sono messo alla ricerca dei luoghi di culto e dell’iconografia del Santo.



Parrocchie, culto e curiosità

ESTERO

1.      Canterbury, Kent, UK

2.      Canton, MI, USA

3.      Billingham, UK

 

ITALIA

1.      Castelletto Cervo BI

2.      Padova (PD)

3.      Verona (VR)

4.      Cabriolo di Fidenza (PR)

5.      Pallerone di Aulla (MS)

6.      Corenno Plinio di Dervio (LC)

 

Altri luoghi di culto

1.      Saint Gervais, Rouen (Francia)

2.      San Giorgio, Como (reliquie del mento)

3.      San Tommaso Becket, Caramanico Terme (PE)

4.      Contrada San Tommaso, Parrocchia S. Maria Assunta, Fossalto (CB)

5.      Convento-Santuario S. Tommaso, Montedinove, Ascoli Piceno (alcune reliquie)

6.      Duomo di Monreale (PA), mosaico del 1180 circa

7.      Mottola (TA), patrono, Parrocchia S. Maria Assunta (due reliquie)

 
Curiosità

Coro S. Tommaso - Chiesa Madre, Marsala (TP)

venerdì 22 dicembre 2017

Tre giorni e sarà Natale!





 
opera Franz Anton Maulbertsch (XVIII secolo)


Tre giorni e sarà Natale!

Quando si è piccoli, questa attesa è piena di gioia trepidante!

Le letture di questo giorno sono piene di gioia, una gioia che nasce dalla gratitudine: infatti Dio è molto generoso con noi, e noi siamo invitati a riconoscere sempre i suoi benefici, il suo amore misericordioso, la sua pazienza e bontà.

Questo consapevolezza ci invita a vivere in uno stile nuovo, proprio del Vangelo: vivere un incessante ringraziamento.

Anna, la madre di Samuele, è gioiosa per il dono del figlio. Una felicità che le dona una tale pienezza e soddisfazione da renderla libera nel donarsi e nel ridonare ciò che ha ricevuto: Anch'io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore.

Maria, la madre di Gesù, è felice perché gusta le promesse di Dio, si ora si compiono:

Il saper rendere grazie in Maria, produce pace: perché Dio ha promesso per sempre.

Sia questo nostro nuovo giorno pieno di gioia riconoscente, liberante e pacificante!

Amen.

Ed Sheeran & Andrea Bocelli






Santa Viola Vergine Martire Veronese



Per quanto sia un nome molto usato anche nelle sue varianti Violante, Violetta, Iole, della santa che porta il nome di Viola si sa ben poco.

In L’Arena.it in data 16 agosto 2016 è stato scritto un articolo che attesta il culto per la Santa veronese, e di recente ad opera degli alpini è stata restaurata la statua lignea già collocata in Azzago che dal 1974 è stata ricollocata nella chiesetta a lei dedicata e ricostruita.

La chiesetta si trova in via S. Viola, non lontano dal colle omonimo e dal forte austriaco che porta il suo nome, che fu costruito demolendo la primitiva chiesetta.


S. Viola è citata da un antico studioso di agiografia Filippo Ferrari, il quale nel suo volume “Catalogus Sanctorum Italiae” edito a Milano nel 1613, afferma di aver letto nelle «tavole» della Chiesa veronese il nome di questa vergine e martire.

Oltre questo incerto dato storico, esisto poi elementi leggendari presenti nell'agiografia prealpina: i santi fratelli eremiti sui monti.

Secondo la leggenda popolare, questa giovane di nome Viola si è ritirata sul monte di Azzago, mentre la sorella Cristina sul Purga di Velo e il fratello Moro su quello di san Mauro di Saline e che da questi monti comunicavano tra loro attraverso dei falò.

Esistono altri santi eremiti simili in Lombardia, come nel comasco e nel lecchese.
Il luoghi di culto di S. Viola sono Azzago di Grezzana e la chiesetta ricostruita dagli abitanti ai piedi del monte, grazie all’intervento di Don Amedeo Tirapelle (parroco di Azzago dal 1940 al 1952) e benedetta l’8 agosto 1946 dal vescovo Girolamo Cardinale e, in quell’occasione, la statua di Santa Viola venne trasportata in processione e ricollocata com’era in origine. Nel 1974 gli alpini restaurarono la chiesetta e la statua vi rimase.

particolare della statua venerata a Azzago (VR)

mercoledì 20 dicembre 2017

Evviva la Venerabile Maria Antonia Samà!





Dal 2004 che attendevo questo momento, dopo la grazia ricevuta dalla Monachella di San Bruno. Ed eccoci, dopo 13 anni la Chiesa ha riconosciuto le virtù eroiche di Maria Antonia Samà.

- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Antonia Samá, Laica; nata a Sant’Andrea Jonio (Italia) il 2 marzo 1875 e ivi morta il 27 maggio 1953.

Il Santo Padre Francesco insieme al decreto di Venerabilità per la Samà ha anche firmato decreti di miracolo, martirio e venerabilità di altri testimoni della fede.

Tra tutti spicca il gesuita Alfonso de Barzana, evangelizzatore del Perù, vissuto nel XVI secolo, morto a 67 anni a Cuzco; e il Cardinale Stefano Wyszyński, Metropolita di Gniezno e Varsavia, Primate di Polonia, vissuto nel XX secolo.
 

Altri decreti

BEATO

 - il miracolo, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Battista Fouque, Sacerdote diocesano; nato a Marsiglia (Francia) il 12 settembre 1851 e ivi morto il 5 dicembre 1926;

- il miracolo, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Tiburzio Arnáiz Muñoz, Sacerdote professo della Compagnia di Gesù, Fondatore delle Misioneras de las Doctrinas Rurales; nato l’11 agosto 1865 a Valladolid (Spagna) e morto a Málaga (Spagna) il 18 luglio 1926;

- il miracolo, attribuito all’intercessione della Venerabile Serva di Dio Maria Carmen Rendiles Martínez, Fondatrice dell’Istituto delle Siervas de Jesús de Venezuela; nata a Caracas (Venezuela) l’11 agosto 1903 e ivi mo  rta il 9 maggio 1977;

- il martirio dei Servi di Dio Teodoro Illera Del Olmo (al secolo: Cirillo), Sacerdote professo della Congregazione di San Pietro in Vincoli, e 15 Compagni, uccisi in odio alla Fede durante la persecuzione religiosa in Spagna nel 1 936 e nel 1937;

VENERABILE

- le virtù eroiche del Servo di Dio Paolo Smolikowski, Sacerdote professo della Congregazione della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo; nato il 4 febbraio 1849 a Tver (Russia) e morto a Cra  covia (Polonia) l’11 settembre 1926;


- le virtù eroiche del Servo di Dio Patrizio Peyton, Sacerdote professo della Congregazione di Santa Croce; nato il 9 gennaio 1909 a Carracastle (Irlanda) e morto a San Pedro (Stati Uniti d’America) il 3 giugno 1992;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Anna di San Giuseppe (al seco  lo: Maria Anna de Manzanedo Maldonado), Fondatrice dei Monasteri delle Suore Agostiniane Recollette; nata ad Alba de Tormes (Spagna) il 5 agosto 1568 e morta a Madrid (Spagna) il 15 aprile 1638;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Luisa Maria Langstroth Figuera De Sousa Vadre Santa Marta Mesquita e Melo (Luiza Andaluz), Fondatrice della Congregazione delle Ancelle di Nostra Signora di Fátima; nata il 12 febbraio 1877 a Marvila (Portogallo)  e morta a Lisbona (Portogallo) il 20 agosto 1973;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Anna del Salvatore (al secolo: Marianna Orsi), Suora professa della Congregazione delle Suore Figlie di Sant’Anna; nata ad Albareto (Italia) il 22 febbraio 1842 e morta a Palermo (Italia) il 7 giugno 1885.

venerdì 8 dicembre 2017

Maria, Vergine Madre Immacolata



Il Vangelo di Luca racconta di due nascite con l’annuncio angelico. Quello del Battista a Zaccaria, nel Tempio a Gerusalemme; e quello di Gesù a Maria nella sua casa di Nazareth.
Zaccaria e Maria obbiettano sulla modalità della nascita.

Zaccaria ricordando della sua vecchia e della vecchia e sterilità di sua moglie Elisabetta.
Mentre Maria facendo notare che è vergine: non conosco uomo.

La reazione di Dio è diversa.
Zaccaria è punito, reso muto, Maria invece no! Perché questa differenza?

È un discorso di memoria. Maria riconosce che nella storia della salvezza nessuna donna vergine è divenuta madre. Mentre Zaccaria non fa memoria che nella storia d’Israele molti anziani e donne sterili hanno avuto il dono della paternità e della maternità.
Siamo così richiamati a far memoria della grande cose che Dio ha compiuto e compie.
Non dobbiamo essere degli smemorati!
Ma anche a pensare che Dio ascolta il desiderio del cuore nel momento in cui esso serve a compiere grandi cose, e non per un piccolo bene.

+++

Nel foglio della messa, è riportato all’inizio, una frase di Efrem il Siro, autore sacro del IV secolo:
Tutta bella sei Maria e la macchia originale non è in te.

Questo testo ci dice che già nel 300 dopo Cristo la Chiesa indivisa definiva Maria come l’Immacolata, solo poi nel 1854 avviene il pronunciamento dogmatico.
Quindi oggi celebriamo l’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.

Maria

Il nome della fanciulla, della vergine, che riceve il saluto dell’angelo, quindi riceve la visita di Dio.

Un a giovane ragazza, Maria, di un paese della Galilea.

Maria un nome dall’etimologia contesa. Quella più affascinante è relativa alla donna egizia, facente parte del popolo di Israele, Maria sorella di Aronne e Mosè. Nome che risuona come: che ama Dio e\o amata da Dio.

Significato che dice molto alla solennità odierna.

Vergine

Termine che dice semplicemente quello che abbiamo sentito nel Vangelo: non conosco uomo.

Ma la verginità di Maria è dimensione della sua libertà disponibile, aperta, senza preclusione ad accogliere la volontà di Dio, che risuona: avvenga per me secondo la tua parola.

Verginità che pare in contrasto con Maternità: ma l’esempio di Elisabetta, sterile, vale anche per lei, se pur vergine, sarà madre: ciò che impossibile all’uomo, è possibile a Dio, il Signore può tutto! Maria crede!

Maria, Vergine e Madre, la nuova Eva che generà il nuovo Adamo, Gesù, in Lui una nuova umanità salvata perché amata e nella via dell’amore trova la sua salvezza.

Salva per carità e nella carità trova la via della salvezza.

Beata

Parola che mi fa pensare alle Beatitudini e quindi all’essere discepolo.

Maria è discepola. Beata perché a creduto, perché ha accolto la Parola di Dio e la praticata, perché ha lascito che tutta la sua vita – il suo stesso corpo – fosse di Dio, fosse carne per Dio.

Concezione

Cioè concepita, nata, venuta al mondo.

Maria è una creatura, una donna che aveva un papà e una mamma.

Racconta i Vangeli apocrifi che un giorno un angelo predisse a Gioacchino la nascita di una figlia: Egli tornò a Gerusalemme e incontrò Anna presso la Porta d’Oro. Il momento dell’abbraccio-bacio tra i due sposi, segnò il momento del concepimento di Maria ex osculo: «Ed ecco Gioacchino arriva con il suo gregge, Anna sta alla porta e lo vede arrivare e accorrendo verso di lui lo abbraccia dicendo: "Ora riconosco che il Signore mio Dio mi ha abbondantemente benedetta, perché ecco che la vedova non è più vedova e che io che ero senza figli concepirò nel mio seno"».
Una concezione misteriosa, miracolosa, casta, per purificare così fin dal suo concepimento la nuova stirpe di Adamo.

Immacolata
Maria è senza peccato. È stata preservato dal peccato originale, quello di Adamo ed Eva. Maria è carne santa.
Un privilegio non per suo merito e ne per suo vanto, ma per noi!

È nella prospettiva della morte e resurrezione di Gesù, e quindi per la salvezza dell’umanità da Adamo a l’uomo che nascerà prima del compimento pasquale della storia.
Maria è Vergine Immacolata affinché noi arriviamo ad essere santi e immacolati davanti a Cristo nella carità. Amen.

martedì 28 novembre 2017

Da una curiosità ANSA... una riflessione

 
 
L'ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e il compagno, Eddy Testa, si sono uniti civilmente. La cerimonia si è svolta sabato scorso in gran segreto a Rivalta, nel Torinese, e a celebrarla è stato il sindaco di Sinistra Italiana, Nicola De Ruggiero, ex assessore regionale e amico della coppia. Lo si è appreso oggi in ambienti politici torinesi.
    Vendola e Testa convivono dal 2004 e hanno un figlio, Tobia, nato in Canada con la tecnica della maternità surrogata da una donatrice. Il bambino è stato battezzato lo scorso anno in una chiesa della provincia di Latina.
(ANSA.it)
* * *
La notizia in se... Chi se ne frega! Ma è l'ultima frase che mi fa pensare.
Boh non ho risposte.. Non dite cosa c'entra il bambino, povero!
Ma se capitasse a me fare sto battesimo, e sapendo che le frase del rito hanno un senso e non sono solo parole, mi domando: è giusto farlo e non lasciare che il piccolo Tobia poi scelga lui? Questi due papà possono rispondere con coscienza voglio educare-battezzare nella fede della Chiesa che insieme abbiamo professato? (dice il rito!)
Possono dirlo con verità?
Papa Francesco aveva detto: "Quello di mons. Ricca: ho fatto quello che il Diritto Canonico manda a fare, che è la investigatio previa. E da questa investigatio non c’è niente di quello di cui l’accusano, non abbiamo trovato niente di quello. Questa è la risposta. Ma io vorrei aggiungere un’altra cosa su questo: io vedo che tante volte nella Chiesa, al di fuori di questo caso ed anche in questo caso, si vanno a cercare i “peccati di gioventù”, per esempio, e questo si pubblica. Non i delitti, eh? i delitti sono un’altra cosa: l’abuso sui minori è un delitto. No, i peccati. Ma se una persona, laica o prete o suora, ha fatto un peccato e poi si è convertito, il Signore perdona, e quando il Signore perdona, il Signore dimentica e questo per la nostra vita è importante. Quando noi andiamo a confessarci e diciamo davvero: “Ho peccato in questo”, il Signore dimentica e noi non abbiamo il diritto di non dimenticare, perché corriamo il rischio che il Signore non si dimentichi dei nostri [peccati]. E’ un pericolo quello. Questo è importante: una teologia del peccato. Tante volte penso a San Pietro: ha fatto uno dei peggiori peccati, che è rinnegare Cristo, e con questo peccato lo hanno fatto Papa. Dobbiamo pensare tanto. Ma, tornando alla Sua domanda più concreta: in questo caso, ho fatto l’investigatio previa e non abbiamo trovato. Questa è la prima domanda. Poi, Lei parlava della lobby gay. Mah! Si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho trovato chi mi dia la carta d’identità in Vaticano con “gay”. Dicono che ce ne sono. Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere una persona gay, dal fatto di fare una lobby, perché le lobby, tutte non sono buone. Quello è cattivo. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla? Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega in modo tanto bello questo, ma dice - aspetta un po’, come si dice… - e dice: “non si devono emarginare queste persone per questo, devono essere integrate in società”. Il problema non è avere questa tendenza, no, dobbiamo essere fratelli, perché questo è uno, ma se c’è un altro, un altro. Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di avari, lobby di politici, lobby dei massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me. E La ringrazio tanto per aver fatto questa domanda. Grazie tante!"
Quindi cercano Gesù, mi domando?
Educarenno il piccolo Tobia a cercare Gesù?
Questo mi domando!

mercoledì 15 novembre 2017

Enea: figlio di Dio e servo di Maria











Beato Enea da Faenza

15 novembre

Il culto è accertato dall’esistenza di un affresco, ora nel vescovado, nella Chiesa dei Servi di Maria a Faenza. Altre opere d’arte lo raffiguravano con altri beati dell’Ordine dei Serviti. Nulla si conosce della sua vita, secondo alcuni è moro il 15 novembre 1437. Questa potrebbe essere la data della memoria liturgica. Il culto non è ancora stato riconosciuto dalla S. Sede: si può dire che è beato per volontà di popolo!

martedì 14 novembre 2017

Decreti 8 novembre 2017



BEATI

- il martirio del Servo di Dio Giovanni Brenner, Sacerdote diocesano; nato il 27 dicembre 1931 a Szombathely (Ungheria) e ucciso in odio alla Fede il 15 dicembre 1957 a Rabakethely (Ungheria);

- il martirio della Serva di Dio Leonella Sgorbati (al secolo: Rosa), Suora professa dell’Istituto delle Missionarie della Consolata; nata il 9 dicembre 1940 a Rezzanello di Gazzola (Italia) e uccisa in odio alla Fede il 17 settembre 2006 a Mogadiscio (Somalia);

VENERABILI

- le virtù eroiche del Servo di Dio Giovanni Paolo I (Albino Luciani), Sommo Pontefice; nato il 17 ottobre 1912 a Forno di Canale, oggi Canale d’Agordo (Italia) e morto il 28 settembre 1978 nel Palazzo Apostolico in Vaticano;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Gregorio Fioravanti (al secolo: Lodovico), Sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori, Fondatore della Congregazione delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore; nato a Grotte di Castro (Italia) il 24 aprile 1822 e morto in Gemona (Italia) il 23 gennaio 1894;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Tommaso Morales Pérez, Sacerdote professo della Compagnia di Gesù, Fondatore degli Istituti Secolari Cruzados e Cruzadas de Santa María; nato a Macuto (Venezuela) il 30 ottobre 1908 e morto il 1° ottobre 1994 ad Alcalá de Henares (Spagna);

- le virtù eroiche del Servo di Dio Marcellino da Capradosso (al secolo: Giovanni Maoloni), Laico professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini; nato il 22 settembre 1873 a Villa Sambuco di Castel di Lama (Italia) e morto il 26 febbraio 1909 a Fermo (Italia);

- le virtù eroiche della Serva di Dio Teresa Fardella, vedova De Blasi, Fondatrice dell’Istituto delle Suore Povere, Figlie di Maria della Santissima Incoronata; nata a New York (Stati Uniti d’America) il 24 maggio 1867 e morta il 26 agosto 1957 a Trapani

E poi

- le virtù eroiche del Beato Bernardo di Baden, Marchese di Baden; nato tra la fine del 1428 e gli inizi del 1429 nel castello di Hohenbaden (Germania) e morto il 15 luglio 1458 a Moncalieri (Italia);

Amo l'Italia!





Amo l'Italia!
È un sentimento così forte in me che quando sono in giro tra i suoi monti e colli, fiumi o valli, o guardo il mare che la bagna, mi commuovo.
Ma sapere che non sarà ai mondiali di calcio, mi dà una certa soddisfazione. Infatti non amo un pallone che rotola su un campo, ma amo quel campo!
Sono contento perché non si ama una terra solo quando gioca a calcio, ma la si ama sempre!
Non sono italiano solo quando devo tifare la nazionale ai mondiali, ma sono italiano ...perché il buon Dio mi ha fatto nascere qui e questo è per me un vanto.
Vorrei un'Italia più unita, più amata e rispettata dai suoi cittadini.
Vorrei degli italiani che si rammaricassero perché in qualche paese non c'è ancora l'acqua, come se mancasse a tutti; e gioissero per una cosa bella che accade in un altro dei suoi paesi, come accadesse dovunque.
Questo è un popolo!


Credo che un anno senza mondiali farà solo bene.

"E bacio questi sassi e queste zolle,
Che fien lodate e chiare eternamente"

(Giacomo Leopardi)

domenica 29 ottobre 2017

L'inglese martire in africa





 
Martirologio Romano, 14 novembre: Ad Algeri nell’Africa settentrionale, san Serapione, che, primo nell’Ordine della beata Maria della Mercede, meritò di ottenere la palma del martirio lottando per la liberazione dei prigionieri cristiani e la predicazione della fede.
Di origine inglese, San Serapio, nacque verso l'anno 1179. Entra nell’esercito ed è presente nella corte d'Austria. Nel 1217 partecipa alla crociata in Terra Santa e poi fu destinato alla guerra contro i Mori in Spagna. Qui conobbe S. Pietro Nolasco e commosso dalla carità dei Mercedari, nel 1222 ricevere l'abito di cavaliere laico dell'Ordine. Le sue qualità lo fecero nominato maestro dei novizi. Uomo di grande fede, insegnò più con la vita, che con le parole, forgio religiosi illustri, tra questi: San Raimondo Nonnato.
 
Suo grande desiderio era operare con l’Ordine opere di redenzione e sebbene non fosse sacerdote, riuscì a portarne moltissime a Cristo. La sua missione di redenzione si compì ad Algeri, e fu pegno per alcuni schiavi in pericolo, ma la somma pattuita per il riscatto non arrivò in tempo e i Mori lo inchiodarono ad una croce di S. Andrea e lo squartarono crudelmente: era il 14 novembre 1240.
La conferma del culto, già diffuso nell’Ordine, ebbe luogo nel 1625 ad opera di papa Urbano VIII e venne canonizzato nel 1743 da papa Benedetto XIV. La sua memoria liturgica cade il 14 novembre.
 

Ecco una vita che corrisponde fino in fondo al comandamento dell’Amore. Non muore per solo per un accanimento verso un ideale, ma perché amando Dio Padre, offre la sua vita per riscattare dalla schiavitù e dare libertà ai figli dello stesso Padre, fratelli nello stesso Cristo:
Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri.
 

domenica 22 ottobre 2017

San Felice di Roma - Calepodio




In Italia presso il borgo di San Felice al Lago (già Figadelli) in provincia e diocesi di Bergamo è venerato San Felice Martire.
Chi è questo S. Martire che dal 1927 prende il nome questo paese sul lago di Endine?
San Felice al Lago è frazione del comune di Endine Gaiano (BG).
La parrocchia di S. Michele Arcangelo custodisce le sue reliquie dal XVII secolo, estratte dalla catacomba di Calepodio e autenticate nel 1684.
Chi è appassionato dell’argomento, sa bene di cosa stiamo parlando: è un corpo santo o martire delle catacombe.
Il Martire delle Catacombe è un corpo santo identificato tra le sepolture delle catacombe romane o in altre necropoli cristiane, che traslato e autenticato dalla competente autorità ecclesiastica, tra la fine del XVI secolo e la seconda metà del XIX secolo, fu inviato ed è venerato in modo privato o pubblico nelle chiese dell’Urbe e dell’Orbe, come segno di comunione nella fede cattolica ed esempio di testimonianza cristiana.
San Felice di Calepodio è festeggiato quale patrono della frazione l’ultima domenica di agosto insieme all’Arcangelo Michele.

L’immagine che raffigura i due patroni è alquanto curiosa. Si ha la sensazione che il pittore abbia voluto dare al santo Martire il volto di qualcuno, perché è strano trovare un martire delle catacombe calvo. Il Martire regge con la mano sinistra la palma del martirio e con la mano destra indica la Vergine Madre, Madonna del Buon Consiglio, chiesetta in cui è custodita l’opera.

mercoledì 11 ottobre 2017

Sant'Emmanuela?




Ma non mi fai gli auguri di buon onomastico, oggi è santa Emmanuela?

Così oggi mi è stato rimproverato.
Eh! Ma non esiste nessuna Sant’Emmanuela.

No, no, c’è!
Mah! Cerco.

"L'onomastico può essere festeggiato l'11 ottobre in memoria di santa Maria Soledad Torres Acosta, al secolo Bibiana Antonia Manuela, fondatrice delle Serve di Maria Ministre degli Infermi", si legge su Wikipedia.

Questo accostamento è non consono con l'onomastica, se no ad esempio il 23 settembre si può festeggiare l'onomastico di Francesco, perché San Pio da Pietrelcina (commemorato il 23 settembre) è al secolo Francesco Forgione, e gli esempi sono molti.

Per cui il rimando onomastico deve avere come riferimento i santi di nome Emanuele\Manuele (es. Sant’Emanuele di Anatolia, 26 marzo) o alla beata martire di Madrid: Emanuela del Sacro Cuore di Gesù (al secolo Manuela Arriola Uranga), commemorata il 10 novembre.

Quindi l'11 ottobre non è Sant'Emmanuela!

venerdì 6 ottobre 2017

San Felice di Thibiuca, di Venosa o di Nola?




San Felice V. M. di Thibiuca (Africa)
patrono di S. Felice sul Panaro (MO)


Se sul web si cerca il santo patrono di Venosa,
si trovano questi fonti.
Leggendole, si nota un po' di caos.
Mi sono fatto un'opinione.
A voi la vostra.


Santi Felice, Adautto e Gennaro Martiri venerati a Venosa
24 ottobre († 303)


Le passiones oggi possedute, dipendenti da una passio di un contemporaneo, sono state interpolate con ogni probabilità da autori dell'Italia meridionale, giacché il luogo del martirio del vescovo africano Felice è trasferito da Cartagine a Venosa nella Puglia od a Nola nella Campania. Queste passiones sono state poi riassunte in vari Martirologi con altre deformazioni od aggiunte. Il Delehaye ha cercato di togliere gli elementi leggendari presentando la probabile redazione primitiva.
Il magistrato di una località non molto distante da Cartagine, Thibiuca, oggi Zoustina (il nome è però trascritto in documenti antichi e recenti in vari modi: Tibiura, Tubioca, Tubzack, ecc.), eseguendo gli ordini imperiali, nel giugno del 303, chiamò in tribunale il prete Afro ed i lettori Cirillo (Giro) e Vitale. Alla richiesta di consegnare i libri sacri, Afro rispose che erano in possesso del vescovo Felice, in quel giorno assente dalla città. Il giorno seguente fu la volta del vescovo, il quale anche lui, alla richiesta del magistrato di consegnare i libri sacri, oppose un netto rifiuto. Furono concessi tre giorni di tempo per riflettere, passati i quali Felice venne inviato a Cartagine al proconsole Anulino. Dopo quindici giorni di permanenza in carcere fu sottoposto ad interrogatorio: gli furono nuovamente richiesti i libri sacri che il vescovo non volle consegnare, e per conseguenza fu condannato alla decapitazione. Aveva allora cinquantasei anni. La sentenza fu eseguita il 15 luglio; fu sepolto nella basilica di Fausto, celebre per i molti corpi di martiri ivi sepolti (cf. Mansi, VIII, col. 808). In alcuni martirologi è menzionato il 30 agosto (forse perché ci fu confusione con i martiri romani Felice ed Adautto commemorati nella stessa giornata). In altri Martirologi la festa è al 24 ottobre.

Meritano segnalazione le aggiunte leggendarie, perché denotano l'estensione del culto di Felice nell'Italia meridionale. Nella prima parte queste passiones riferiscono l'interrogatorio e gli episodi sopraddetti, differendo specialmente nella parte finale. Infatti il proconsole Anulino non avrebbe impartito l'ordine di decapitazione bensì quello di inviare Felice in Italia. La descrizione del viaggio presenta notevoli differenze da testo a testo; secondo una narrazione Felice transitò per Agrigento, Taormina, Catania, Messina ed infine giunse a Venosa ove il prefetto lo fece decapitare (30 agosto). Mentre un'altra versione riferisce che Felice fu inviato a Roma e quivi condannato a seguire gli imperatori, per cui giunse a Nola ove venne ucciso il 29 luglio (in altro testo c'è la data del 15 gennaio). Le reliquie furono poi trasferite a Cartagine. Secondo il primo racconto a Venosa furono martirizzati i compagni di Felice il prete Gennaro ed i lettori Fortunanzio e Settimio. Il Martirologio Romano, copiando da quelli di Usuardo ed Adone, nomina invece, come compagno di Felice, Adautto. L'aggiunta di questo nome è facilmente spiegabile: a Roma erano venerati il 30 agosto Felice ed Adautto, per cui i compilatori confusero il Felice romano con il Felice cartaginese.

Resta la questione di Felice venerato nell'Italia meridionale ed in particoiar modo a Venosa. Si tratta indubbiamente del santo di Thibiuca: lo affermano le stesse passiones leggendarie. Il fatto del culto, assai antico, può essere dipeso dalla presenza di reliquie del martire africano. Agli agiografi italiani non fu poi difficile spiegare la venerazione descrivendo il martirio come avvenuto a Venosa od a Nola. Nella leggenda di Venosa sono menzionati i martiri compagni di Felice, Gennaro, Fortunaziano, Settimino. Si tratta probabilmente di santi africani (cf. Lanzoni, pp. 286-87) facenti parte di una complessa leggendaria vicenda riguardante altre città dell'Italia meridionale. Con ogni probabilità il compilatore italiano ha sostituito ad Afro e compagni, menzionati negli Atti autentici, altri martiri venerati a Venosa ed in altre località della zona.

Autore: Gian Domenico Gordini in Bibliotheca Sanctorum

* * *

SAN FELICE VESCOVO MARTIRE a S. FELICE SUL PANARO (MO)
Chi era il Vescovo Felice? Egli nacque verso l'anno 247. Probabilmente non era nativo dell'Africa, ma vi fu inviato dal Sommo Pontefice dalla natìa Sicilia.
Il 5 giugno dell'anno 303 uscì un editto degli imperatori Diocleziano e Massimino che vietava ai cristiani di riunirsi liberamente, ordinava la distruzione di tutti i libri sacri e delle loro chiese.
Per ordine del governatore, fu arrestato il Vescovo Felice e portato alla presenza del giudice che, gli intimò la consegna dei libri sacri. Egli si rifiutò decisamente di consegnare i testi sacri. All'alba del 25 luglio la nave del prefetto partiva per l'Italia: su di essa vi fu caricato anche il Vescovo Felice, in pessime condizioni di salute.
A Venosa il prefetto, vista la sua costanza, condannò San Felice a morte mediante decapitazione. Si narra che la luna in quella notte si tingesse e ricoprisse del colore del sangue.
Giunto al luogo del supplizio, l'uomo di Dio s'inginocchiò, e dopo aver raccomandato la sua anima al Padre, offrì il suo capo al carnefice. Era il 30 agosto dell'anno 303.

Il corpo di Felice fu sepolto dai cristiani nel luogo dove morì. Pare che un gruppo di coloni d'Africa, per sfuggire alla invasione dei Vandali nel 429 si rifugiasse in Italia, stabilendosi nella bassa modenese in una località dove già sorgeva una chiesetta. Avevano portato con sé una reliquia del loro patrono San Felice. Attorno alla chiesa sorse un villaggio che prese il nome del santo ormai noto e venerato: "San Felice".
Solo verso il 960/970 si parla di una vera ed organizzata comunità cristiana a San Felice, comunità che ha dato poi vita a quelle di Rivara e San Biagio.
San Felice, secondo documenti dell'Archivio Capitolare di Modena, già nel 1026 era tra le più antiche pievi della bassa modenese. Ciò prova che la nostra comunità aveva già fino al mille un certo ascendente religioso sulle chiese e cappelle del vicinato.
I documenti del nostro archivio parlano di un'attiva e costante partecipazione popolare nei vari secoli alla vita religiosa che aveva il suo centro nella chiesa della comunità.
Anche negli ultimi cento anni le tante attività religiose si sono rinnovate e ripetute per l'incisiva azione pastorale di zelanti e validi parroci. Una prova di tali esperienze di fede può essere data dal fatto che in questi ultimi 50 anni, così turbolenti e così caratterizzati anche in senso anti cristiano, nella nostra bassa, San Felice con le sue filiali Rivara e San Biagio, ha saputo difendere le proprie tradizioni e la propria fede senza tradire il suo passato cristiano.




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San Felice Vescovo e soci martiri
patrono di Venosa (PZ)

San Felice di Thibiuca (... – Cartagine, 15 giugno 303) è stato vescovo di Thibiuca (o Tubzak, odierna Henchir-Gâssa in Tunisia), martire sotto Diocleziano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e patrono di Venosa.
Nel 303, Magniliano, magistrato di Thibiuca, una località vicino Cartagine, eseguendo gli ordini imperiali, fece convocare in tribunale il vescovo Felice, il quale si rifiutò di consegnare alla magistratura civile i Libri sacri. Venne inviato a Cartagine dal proconsole Anulino e dopo alcuni giorni di carcere, al nuovo rifiuto del vescovo, venne condannato alla decapitazione.
Secondo la sua stessa testimonianza raccolta in punto di morte, aveva 56 anni; la sentenza sarebbe stata eseguita il 15 luglio del 303; il suo corpo venne sepolto nella basilica di Fausto, celebre per le tante sepolture di martiri cristiani.
Il Martirologio romano lo riporta alla data del dies natalis, il 15 luglio:
«A Cartagine, nell’odierna Tunisia, sulla via detta degli Scillitani nella basilica di Fausto, deposizione di san Felice, vescovo di Tubzak e martire, che, ricevuto dal procuratore Magniliano l’ordine di dare alle fiamme i libri della Bibbia, rispose che avrebbe bruciato se stesso piuttosto che la Sacra Scrittura e fu per questo trafitto con la spada dal proconsole Anulino. »

Alcune reliquie di san Felice giunsero in qualche modo dall'Africa a Venosa; qui si propagò il culto per il coraggioso vescovo martire al punto da far scaturire leggendarie ricostruzioni della sua vita, secondo le quali non avrebbe subito il martirio a Cartagine, bensì a Venosa dove era stato inviato in esilio. È attualmente compatrono di Venosa.
Fonte Wikipedia.it


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Storia di un patrono: chi era San Felice?
Oggi, 24 ottobre, a San Felice si festeggia il santo patrono. Un patrono che tuttavia, con il paese e con la Bassa in generale, storicamente non ha nulla a che vedere. Eppure San Felice di Tubzak, a tutti gli effetti, è il protettore dei sanfeliciani, e sarebbe a questo punto interessante uno studio storico capace di ricollegare la sua figura, eventualmente, al nostro territorio, come invece accade per San Possidonio, non escludendo peraltro che si possa trattare, semplicemente, di una casualità.
Questo non è uno studio storico, ma se non altro cercheremo di chiarire un po’ di quale San Felice si tratti, dal momento che sono numerosi i Felice venerati dalla Chiesa. Il “nostro” è, come detto, San Felice di Tubzak, nato presumibilmente nel 247 d.C. e morto nel 303, era un vescovo nordafricano – Tubzak era una provincia romana dell’Africa Proconsolare, non lontana da Cartagine – della cui vita e del cui martirio così scrive Antonio Borrelli sul portale specializzato Santiebeati.it: “Nel giugno del 303, il magistrato di una località vicino Cartagine, Tubzak o Thibinca oggi Zoustina, eseguendo gli ordini imperiali, fece convocare in tribunale il prete Afro ed i lettori Cirillo e Vitale, chiedendo loro di consegnare i libri sacri, essi risposero che erano in possesso del vescovo Felice, in quel giorno assente dalla città. Il giorno seguente fu la volta del vescovo, il quale oppose un netto rifiuto alla richiesta del magistrato; gli fu dato tre giorni di tempo per riflettere, trascorsi i quali Felice venne inviato a Cartagine dal proconsole Anulino. Dopo 15 giorni di carcere, alla nuova richiesta di consegnare i libri sacri, il vescovo si rifiutò ancora e pertanto venne condannato alla decapitazione, aveva 56 anni; la sentenza fu eseguita il 15 luglio del 303; il suo corpo venne sepolto nella basilica di Fausto, celebre per i molti corpi dei martiri lì sepolti”.
San Felice di Tubzak è venerato in Lucania, a Venosa (Potenza), dove si ritiene siano state traslate un tempo le sue reliquie. Con San Felice sul Panaro, ad ogni modo, non pare avere alcun legame. Peraltro, scorrendo i Martirologi, vi è scarsa coincidenza nelle date: 15 luglio (secondo il Martyrologium romanum), 30 agosto (verosimilmente in confusione con un altro San Felice) e 24 ottobre sono le date in cui viene ricordato, ma di certo non v’è dubbio che sia proprio oggi, 24 ottobre, la festa del patrono di San Felice sul Panaro che è, appunto, San Felice di Tubzak.




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FELICE DI THIBIUCA
Vescovo e martire in Africa (morto nel 303) Felice, vescovo di una provincia della Proconsolare, forse di Thibiuca (nella regione di Cartagine), è una delle vittime del primo editto di persecuzione emanato alla fine del febbraio 303, che obbligò i cristiani a consegnare i libri sacri e gli edifici destinati al culto: l'applicazione di questo editto fu particolarmente severa in Africa.
Possediamo i verbali processuali dell'interrogatorio, che si succedono in ordine logico. Il magistrato municipale, Magniliano, fa dapprima comparire i chierici, in assenza del vescovo, e poi il vescovo in persona. Magniliano gli ingiunge: "Consegna i libri sacri, perché possano essere bruciati".
Felice risponde: "meglio che sia bruciato io piuttosto che le Scritture divine, perché è meglio obbedire a Dio che agli uomini". Dopo tre giorni di riflessione, Felice persiste nel suo rifiuto e viene mandato a Cartagine: lì, per ordine del legato, è incarcerato. Dopo sedici giorni di prigione, Felice è condotto in catene dal proconsole Anulino nella quarta ora della notte.
Egli rifiuta ancora di consegnare le Scritture, ed il proconsole ordina di decapitarlo. Prima di morire, Felice proclama solennemente la sua fede: "Dio del cielo e della terra, Gesù Cristo, tu che rimani in eterno, io piego la mia testa davanti a te come una vittima". Fu decapitato il 15 luglio del 303 e deposto nella basilica di Fausto, sulla via detta degli Scillitani. E' probabile che una parte delle reliquie del martire sia stata trasportata da Cartagine in Italia al momento dell'invasione dei Vandali.
Più città italiane rivendicarono l'onore di possederle (in particolare Venosa nell'Italia meridionale) e rimaneggiarono la storia del martire in modo tale da giovare alla sua gloria ben meno che alla gloria della città. E' festeggiato il 24 ottobre.




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Secondo me è un solo santo, Felice di Thibiuca, le cui reliquie dall'Africa arrivarono sulle coste del Sud Italia, e si crearono due poli di culto: Venosa e Nola. Da qui poi il culto poi si è diffuso a San Felice sul Panaro.

Che ne pensate?