domenica 24 marzo 2013

Una preghiera per ogni dito della mano

del Cardinale Bergoglio





1. Il pollice è il dito a te più vicino. Comincia quindi col pregare per coloro che ti sono più vicini. Sono le persone di cui ci ricordiamo più facilmente. Pregare per i nostri cari è "un dolce obbligo".

2. Il dito successivo è l'indice. Prega per coloro che insegnano, educano e curano. Questa categoria comprende maestri, professori, medici e sacerdoti. Hanno bisogno di sostegno e saggezza per indicare agli altri la giusta direzione. Ricordali sempre nelle tue preghiere.

3. Il dito successivo è il più alto. Ci ricorda i nostri governanti. Prega per il presidente, i parlamentari, gli imprenditori e i dirigenti. Sono le persone che gestiscono il destino della nostra patria e guidano l'opinione pubblica. Hanno bisogno della guida di Dio.

4. Il quarto dito è l'anulare. Lascerà molti sorpresi, ma è questo il nostro dito più debole, come può confermare qualsiasi insegnante di pianoforte. È lì per ricordarci di pregare per i più deboli, per chi ha sfide da affrontare, per i malati. Hanno bisogno delle tue preghiere di giorno e di notte. Le preghiere per loro non saranno mai troppe. Ed è li per invitarci a pregare anche per le coppie sposate.

5. E per ultimo arriva il nostro dito mignolo, il più piccolo di tutti, come piccoli dobbiamo sentirci noi di fronte a Dio e al prossimo. Come dice la Bibbia, "gli ultimi saranno i primi". Il dito mignolo ti ricorda di pregare per te stesso.
Dopo che avrai pregato per tutti gli altri, sarà allora che potrai capire meglio quali sono le tue necessità guardandole dalla giusta prospettiva. Così sia!

DOMENICA DELLE PALME (ANNO C)





Siamo arrivati all’inizio della Settimana Santa, dopo aver percorso il cammino quaresimale in cui attraverso la penitenza, la preghiera, il digiuno e la carità abbiamo ricercato la strada della figliolanza divina: essere figli nel Figlio unigenito.

Abbiamo ascoltato la ricchezza della Parola di Dio che la domenica delle palme ci propone.
In essa un particolare:
“Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto”
(Lc 23,36)

All’inizio della lettura di Passione abbiamo anche ascoltato che Gesù non vorrà più bere del frutto della vita fino al compimento del Regno.
In tutti i vangeli si scorge qua e là la sete di Gesù e lui propone a noi di bere e di mangiare, come accade nella passione.
Gli altri evangelisti ci aiutano in questa indagine.
A Gesù durante la Passione proposto di bere, ma Egli, al massimo bagna le labbra, ma non beve.
Cosa non beve? Perché?
Vediamo cosa dicono gli altri Vangeli al riguardo?
S. Matteo ci racconta:
“Gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere”. (Mt 27,34)
Cos’ è il fiele?
Può darsi che l’evangelista Matteo, parlando di fiele, intendesse rimarcare il sapore amaro della mirra.

Certo è che, secondo un antico trattato giudaico “quando un uomo deve essere giustiziato, gli si permette di prendere un grano di incenso in un calice di vino per perdere la coscienza”

Gesù non vuole perdere coscienza.
Egli che “offrendosi liberamente alla sua passione, prese il pane .. prese il calice”.

Gesù non berrà il vino misto a mirra.
Il rifiuto di Gesù è segno che Egli vuole vivere fino in fondo la Passione con coscienza, perché non subisce, ma accoglie la volontà del Padre. Perché è suo desiderio compierla per amore!

Ecco il suo nuovo insegnamento.
Essere figli di Dio fino in fondo, con piena libertà, liberi solo nel compiere – sempre – la volontà del Padre.
Infatti Gesù nel vangelo di Giovanni aveva detto: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera”.

Ora si capisce che il grido di Gesù sulla Croce, “ho sete”, è in questa prospettiva: Egli è assetato non di acqua, o di vino, ma di amore per compiere la volontà del Padre: salvare l’umanità!

Concludendo. Se il cammino quaresimale è ritornare ad essere figli nel Figlio, chiediamo a Gesù di avere come lui il coraggio di vivere fino in fondo nella nostra vita la volontà del Padre, la nostra libertà di figli: in piena coscienza, “con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Amen.