“A Colonia nella Lotaringia, in Germania, traslazione dei tre magi, che, sapienti di Oriente, vennero a Betlemme portando doni a contemplare nel Bambino il mistero della gloria dell’Unigenito”.
Così il Martyrologium Romanum riporta al 24 luglio, la celebrazione della traslazione delle reliquie dei tre Magi da Milano a Colonia in Germania.
Infatti fino al 1164 i corpi dei Santi Magi si trovavano conservati a Milano, portativi nel IV sececolo, ed erano deposte nel Sepulcrum Trium Magorum, un mastodontico avello che si può ancora ammirare nella Basilica di Sant’Eustorgio.
La vicenda dalla quale prende rilievo la figura di Sant'Eustorgio, eletto nel 343 nono vescovo di Milano, di cui fu anche governatore, è un intreccio di leggenda, tradizione e storia.
Difatti arrivando alla Basilica di Sant’Eustorgio, bisogna guardare il campanile e qui si nota la curiosità. Sulla sua cima non c'è una croce, ma una stella a otto punte: la stella dei Magi, per indicare la presenza delle loro reliquie, oggetto da sempre della devozione dei fedeli.
La leggenda vuole che i Magi siano morti a Gerusalemme, dove erano tornati dopo la crocefissione di Gesù, per testimoniare la fede di cui si erano fatto banditori nei loro paesi.
La tradizione sostiene che le loro spoglie siano state trovate sepolte a Gerusalemme, e furono trasferite nella chiesa di S. Sofia a Costantinopoli. Nel 343 Costante, imperatore di Bisanzio, le donò a S. Eustorgio quando questi, eletto vescovo, si recò da lui per rimettere nelle sue mani il mandato di governatore di Milano da lui ricevuto. Il vescovo Eustorgio le trasportò, assieme al pesante sarcofago nel quale erano state riposte, usando un carro trainato da buoi. Dopo un lungo e avventuroso viaggio, giunse all'ingresso nella città di Milano, da Porta Ticinese, dove il carro sprofondò nel fango e non fu possibile rimuoverlo. L'incidente fu interpretato da S. Eustorgio come un segno divino, e per questo fece erigere la prima basilica nella quale custodire le reliquie dei Magi.
In seguito alla distruzione di Milano, Rainaldo di Dassel (vescovo e cancelliere dell’impero di Federico il Barbarossa) volle condurre in Germania i resti dei Magi come il più prezioso bottino, trasferendoli nella cattedrale di Colonia con grande solennità; di conseguenza il culto dei Magi ebbe larga diffusione nei paesi tedeschi.
Nel 1247 il papa Innocenzo IV concesse l’indulgenza per i pellegrini che si recavano a Colonia, presso la cattedrale gotica in cui si venerano le reliquie dei Santi Magi, racchiuse in una meravigliosa arca d’oro, capolavoro di oreficeria del XII secolo; nella stessa città il 24 luglio si festeggia solennemente la traslazione dei loro corpi da Milano.
Il culto dei Re Magi si sviluppò anche in molte località disseminate lungo l’itinerario seguito per il trasporto delle reliquie da Milano a Colonia, testimoniandone così il passaggio o la sosta.
Una delle zone in cui la devozione dei Magi ha avuto un grande seguito popolare è quella di Busto Arsizio, borgo in cui “ex immemorabili tempora” con processioni solenni si festeggiavano i Santi Magi nei tre giorni precedenti l’Epifania. I documenti tardomedioevali di Busto Arsizio attestano l’esistenza di una Porta dei Magi col ponte omonimo, a cui si aggiunse, nel 1543, una cappella dedicata ai Tre Re fondata nella chiesa di S. Giovanni Battista.
Pertanto si ha motivo di ritenere che la traslazione delle reliquie abbia interessato Busto Arsizio e i dintorni, dove Rainaldo di Dassel potrebbe aver fatto sosta, due giorni dopo la sua nomina a feudatario di queste terre. In particolare, in epoca moderna, la festa dei Re Magi veniva celebrata nei giorni 3, 4 e 5 gennaio in numerosi paesi della pieve dairaghese.
Nel 1903 il card. Andrea Carlo Ferrari ottenne di riportare a Milano, da Colonia, alcune piccole reliquie dei Magi, frammenti delle quali giunsero anche a Dairago, come attesta l’autentica del 1938 conservata nel locale Archivio Plebano.
Ma la storia non finisce così, noi lo sappiamo bene! Da secoli il popolo brughese dice: vado “a basaa i umitt”. Perché?
Quando il Federico Barbarossa rase al suolo Milano e, tolti i corpi dei Magi dall’enorme sepolcro marmoreo in cui erano conservati, li trasferì il 23 luglio 1164 a Colonia, ma non sapeva che vi erano alcune reliquie dei Magi che, fortunatamente rimasero in Italia e precisamente nella città di Brugherio, poco fuori Milano.
Perché? Sant’ Ambrogio, eletto vescovo di Milano nel 374, donò alcune reliquie (tre falangi) dei Magi alla cappella del monastero dove viveva la sorella Marcellina.
Detto cenobio era situato nel territorio di Brugherio, come si legge nel Martirologio Ambrosiano: “(Marcellina) dimorava in un vecchio convento di V ergini presso Brugherio”.
In origine era una villa di proprietà dei santi fratelli Satiro, Ambrogio e Marcellina, parte della quale venne trasformata in convento per la sorella Marcellina ed altre vergini consacrate. Un luogo di preghiera e rifugio dalle fatiche pastorali per lo stesso vescovo S. Ambrogio.
Successivamente il monastero fu chiuso e la villa trasformata in cascina agricola, denominata, cascina Santambrogio, di proprietà della famiglia Aurelia-Simmaco. Con il passare degli anni, la villa cambiò di proprietà, il piccolo convento fu chiuso, e la chiesina venne dedicata a Sant’Ambrogio.
Nel 1613, il Cardinale Federico Borromeo dispose che le reliquie dei Santi Magi venissero solennemente trasportate dalla chiesa in cascina a una sede più consona: la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo.
Ancora oggi si trovano in questa Chiesa, custodite in un reliquiario d'argento (XV III secolo), rappresentante le figure dei Magi (gli “umitt”).
Questa presenza e il Mistero a cui essa rimanda ha dato il nome alla nuova realtà ecclesiale in Brugherio: la Comunità Pastorale dell’Epifania di Gesù.
Concludiamo con un’antica preghiera ai Santi Magi che così recita:
“Fortunate primizie del Gentilesimo, santi Magi, ottenete a noi tutti la grazia di seguir fedelmente le divine ispirazioni, come voi foste pronti a seguire gli inviti della stella miracolosa che vi precedette in tutto il vostro cammino.
Perfettissimi adoratori del neonato Messia, santi Magi, ottenete a noi tutti la grazia che, a vostra imitazione adoriamo sempre Gesù Cristo con viva fede quando entriamo nella sua casa, e gli offriamo continuamente l’Oro della carità, l’Incenso della orazione, la Mirra della penitenza, e non decliniamo giammai dalla strada della santità, ch’egli ci ha insegnato così bene col proprio esempio, prima ancora che colle proprie lezioni. Amen”.