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sabato 31 luglio 2021
venerdì 30 luglio 2021
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sabato 10 luglio 2021
venerdì 9 luglio 2021
Sant'Uopo, prega per noi!
Il termine uòpo, termine
desueto, che significa bisogno, necessità.
È singolare che questo
temine è presente in agiografia, ed è portato da un santo eremita lucano.
È Sant'Uopo di
Chiaromonte (PZ), diocesi di Tursi-Lagonegro.
Un eremita proveniente
dal mare. Il cui nome si hanno diverse versioni: Euplo (matrice bizantina),
Opus (matrice latino), Uopo (dal latino ŏpus,
matrice dialettale).
Il culto ha varie leggende,
e colloca il santo eremita nel XI secolo, ma nel marzo del 1616 un nobile
chiaramontese Paulo de Arbia, miracolato dal santo, fece riedificare a sue
spese la cappella del santo. In esso fin da tempo immemorabile era venerato ed
erano custodite le sue reliquie.
I lavori di ricostruzione
iniziarono a maggio del 1616 e il 5 giugno un paralitico di Aliano, posto sul
sepolcro, scoperto durante i lavori in mezzo all’edificio, guarì. Molti altri
miracoli avvengono e la devozione del santo eremita è giunta fino ai nostri
giorni.
Il 22 maggio i
chiaromontesi e molti altri fedeli provenienti dai paesi limitrofi, si
raccolgono in ricordo di un uomo vissuto e sepolto nella frazione che porta il
suo nome: Sant’Uopo.
Il nome del santo, come
molti altri, non è iscritto nel Martirologio
Romano, ma il culto è riconosciuto dalla diocesi di Tursi-Lagonegro in si
colloca la cittadina di Chiaromonte.
O Dio che hai infuso nel cuore di Sant’Uopo
il vivo desiderio di cercarti nelle solitudini della vita eremitica
e lo hai colmato del tuo Spirito di Pietà, per sua intercessione,
concedi al tuo popolo che, protetto dalle insidie del male,
sia irrorato dalla pioggia delle tue benedizioni.
Per Cristo Nostro Signore.
A poca
distanza dal centro abitato di Chiaromonte, sulla statale 104, in direzione
Senise, nella omonima contrada, si trova la cappella di S. Uopo: un eremita
venerato soprattutto dai contadini di Chiaromonte. La costruzione della rinnovata cappella, ormai perduta, dovrebbe risalire al XVII secolo. Quella attuale è
stata aperta al culto, dopo un radicale ripristino il 22 maggio (festa del
Santo) del 1990.
giovedì 8 luglio 2021
Madre santa, spandi sui miei passi il profumo della speranza e del perdono!
La chiesa di S. Andrea a Storo (TN) è di epoca antecedente al XV secolo e attorno al 1445 venne ampliato e riconsacrato. Dello stesso periodo è la sua prima citazione ufficiale in un documento che riguarda un'altra chiesa di Storo, San Floriano. Quando nel 1537 vi fu una visita del cardinale Bernardo Clesio la cappella svolgeva la funzione di sede per i disciplini, e tale situazione si mantenne sino al 1579.
Nel XVII secolo
la piccola chiesa venne ampliata e ristrutturata e dalla metà del secolo
successivo iniziò l'erezione della torre campanaria. In quel periodo viene
citato per la prima volta il camposanto attorno alla chiesa, che tuttavia era
certamente presente già da circa un secolo.
Nella chiesa è
venerata un’icona bizantina singolare. La Vergine allatta il Figlio, ma il
braccio e la mano non sono nell’atteggiamento di porgere il seno al Divin
Figlio, ma indicano il Figlio come "Colei che indica la Via", Odigitria.
Un pensiero. Il
Bambino nell’allattare è vero uomo, sereno e pacifico come un bimbo in braccio a
sua madre, ma nella gestualità della Vergine è vero Dio.
Il titolo del Perdono credo possa farsi risalire alla confraternita dei disciplini che avevo qui la loro sede.
* * *
O Maria, Tu sei la Regina della misericordia, la Madre del perdono. Guarda, o Vergine, come sono coperto di peccato e di fragilità, come sono tentato dal male, dal mondo e dal demonio.
O Maria, aiutami, Madre santa, spandi sui miei passi il profumo della speranza e del perdono. Amen.
mercoledì 7 luglio 2021
Rimaniamo uniti a Cristo!
Una grande obbedienza e una grande fede in
questo evento che segna il cammino della Chiesa in Calabria e per certi versi
la Chiesa italiana.
Non credo che i TG nazionali abbiano parlato
di questa notizia, non ho riscontri, magari non mi è capitato di sentirla, ma è
certamente un momento grave e di prova.
Prego per la Chiesa in Calabria e per tutti coloro che avevo aderito a questo cammino spirituale: rimaniamo uniti a Cristo e al suo amore, affidiamoci alla Chiesa che è madre. Amen.
lunedì 5 luglio 2021
"A sa Sardigna nostra dadu in sorte"
Secondo gli studiosi contemporanei, tra i quali Padre
Vincenzo Mario Cannas e il vescovo emerito d’Ogliastra Mons. Antioco Piseddu, è
certo che san Giorgio di Suelli sia stato il primo vescovo
della Ecclesia Barbariensis nominato intorno all’anno 1000 D.C. sotto il
Giudicato di Torchitorio e di sua moglie Nispella.
San Giorgio Vescovo di Suelli, nato a Cagliari nel
rione di Stampace da famiglia modesta, sarebbe stato consacrato vescovo in
giovane età per le sue grandi qualità morali e culturali, che lo rendevano
idoneo alla difficile opera di evangelizzazione delle popolazioni che vivevano
nelle lontane contrade orientali del Giudicato di Cagliari.
Sulla base dei documenti epigrafici e
delle pergamene rinvenute nell’archivio arcivescovile di Cagliari, si ritiene
oggi legittimo sostenere che i racconti agiografici riguardanti la figura di
san Giorgio di Suelli abbiano un fondamento storico.
SAN GIORGIO VESCOVO ARBATAX (NU) |
De su Suellense admirandu Preladu
Sa rara
concezione, vida e morte
Cantare in
pianu stile hapo pensadu
Cun su
favore de sa celeste Corte,
Donu meda
preziosu et segnaladu
A sa
Sardigna nostra dadu in sorte,
Santu de una
vida incomparabile
Pro seculos
eternos memorabile.
Così lo decantava il Sacerdote Lorenzo
Scano, Parroco di Suelli, in una lode risalente all’ottobre del 1896.
Non sappiamo molto di san Giorgio. I
pochi dati biografici sono presentati in modo vago e non circostanziato e, per
lo più, nel contesto di episodi miracolistici, che disorientano gli studiosi
impegnati a definire la personalità di questa singolare e poetica figura della
Chiesa sarda.
L’agiografia narra di un vescovo pastore saggio ed
energico, dotato di poteri taumaturgici: a lui vengono attribuiti numerosi
miracoli sia in vita che dopo la morte. È però probabile che le gesta del
giovane vescovo barbariense siano state talvolta confuse con quelle di san
Giorgio martire e cavaliere, il cui culto era stato diffuso dalla Chiesa greca.
Ma nonostante tale confusione e sovrapposizione di
nomi, la figura di Giorgio vescovo si staglia nitidamente tra le vicende della
storia isolana, a cavallo di un secolo nebuloso e l’inizio di un altro non
molto più chiaro.
Apostolo, missionario, civilizzatore di gente indomita e battagliera ma fondamentalmente buona, svolse un ruolo di animatore della rinascita non solo spirituale, ma anche economica e sociale di quella società arcaica, portandovi una luce nuova di vita, di speranza e di fede.
www.camminodisangiorgiovescovo.it |
domenica 4 luglio 2021
Debolezza ...
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
Quelli ai
quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito… sapranno almeno che un
profeta si trova in mezzo a loro.
Gesù è come il profeta, in mezzo al suo popolo e che
non viene accolto perché non corrisponde al desiderio atteso. Il profeta? Cosa
fa? È segno della pazienza di Dio; è l’avvertimento che si sta rompendo il
legame con il Signore. Il profeta è colui che, come la spina nella carne di
Paolo, ridimensiona le proprie capacità o incapacità, ricordando che la
salvezza è grazia: «Ti basta la mia
grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
La debolezza. È la via scelta dal Signore per essere
Dio-con-noi. L’Incarnazione è via di debolezza per manifestare la gloria. La
Croce è via di debolezza per manifestare vittoria.
Non avere paura della tua debolezza, come non devi
aver paura di combattere la buona battaglia della fede (Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle
difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo). Solo
vivi in pienezza è scruta l’orizzonte per accogliere in che modo il Signore
entra attraverso le ferite della tua vita, e quale grazia risplenderà anche
attraverso la tua debolezza … infatti
quando sono debole, è allora che sono forte.
Tutto il messaggio cristiano che appare debolezza.
Che trova poco spazio tra testardi e cuori induriti.
Ma ogni cristiano, se non si spaventa della sua
debolezza e della buona battaglia, è presenza di Dio, di Cristo attraverso la
via della debolezza, annunciando il Vangelo di Gesù, manifesta la sua forza che
agisce oltre e anche attraverso sé.
Poi … non ti preoccupare dell’incredulità, però non
essere un figlio testardo o dal cuore duro, non temere la debolezza, ma fa come
Gesù … Gesù percorreva i villaggi
d'intorno, insegnando.
Infine. Quando di senti incredulo e testardo nei
confronti di Gesù? Dove e perché hai il cuore indurito?
Non temere la tua debolezza, ma spalanca la tua vita alla grazia. Gesù a ciascuno dice: Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza. Amen
sabato 3 luglio 2021
San Teofilo a Las Palmas
Buon domenica!
Scopro questa presenza e ne sono molto felice, in quanto
cultore dei corpi dei martiri delle catacombe.
Però la sua ricostruzione è molto errata. Diciamo nella ricostruzione
agiografica non è il martire che lei definisce, ma solo un omonimo. Un martire di
Cipro del secolo VIII non sarebbe potuto essere sepolto a Roma. Quindi se pur è
in profondo abbandono è un problema di molti martiri simili, cioè martiri delle
catacombe, non una negligenza del clero, ma per il fatto che già con la fine
del XIX secolo questi martiri persero di importanza perché “problematici”, cioè
non certamente storici, ma solo ossa trovate nelle catacombe. Saluti.
venerdì 2 luglio 2021
Martiri delle catacombe di nome Teofilo
Martiri delle catacombe di nome Teofilo, presenti e fin ad oggi censiti presenti nel mondo:
8 in Italia tra cui Castelbuono, Circello e Trebisacce (2021)
1 in Belgio
1 a Malta
2 in Spagna
1 in Svizzera
1 in Polonia
1 in Uruguay
2 in Germania