mercoledì 19 febbraio 2020

SANTITÀ TRA LE SACRAMENTINE




GIOVANNI ANTONIO BALDESCHI nacque a Ischia di Castro (Viterbo) intorno al 1780. Ordinato presbitero nel 1797, fu incaricato, appena l’anno dopo, di seguire spiritualmente madre MARIA MADDALENA DELL’INCARNAZIONE, monaca professa al monastero del Terz’Ordine Francescano dei Santi Filippo e Giacomo a Ischia di Castro, ispiratrice del nuovo Ordine delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento (“sacramentine”). BALDESCHI sostenne l’autenticità del carisma presso il vescovo del luogo, e l’ordine nacque il 31 maggio 1807, con l’ospitalità in un monastero agostiniano nel centro di Roma. Fu il cardinale DELLA SOMAGLIA, vicario di Roma, a concedere il permesso di esporre il Santissimo Sacramento tutte le domeniche e feste di precetto. Ma il nuovo impegno apostolico fu subito segnato dalla sofferenza, a causa dell’occupazione napoleonica di Roma. Senza nessuna colpa, BALDESCHI fu portato in carcere, sia pure per soli tre giorni, mentre a madre MADDALENA fu ordinato di trasferirsi presso la famiglia a Porto Santo Stefano, e stessa sorte toccò alle postulanti. Terminata la persecuzione napoleonica, il piccolo gruppo poté rientrare a Roma e il 22 luglio 1814 ricevette l’approvazione definitiva da parte di PIO VII.
Nel 1824, poi, morì la beata MARIA MADDALENA; le successe madre GIUSEPPA DEI SACRI CUORI, che riuscì con padre BALDESCHI a completare la stesura delle Costituzioni. Intanto, su desiderio di alcuni nobili napoletani, nel 1828 nacque un monastero nella città partenopea; alla fondazione fu inviato anche il servo di Dio, in quanto membro del clero romano. Quando poi la madre GIUSEPPA fu mandata a Squillace per fondare un altro monastero, il sacerdote rimase a Napoli per assestare la comunità, ormai accresciuta di oltre 120 religiose, e poter seguire la nuova fondazione calabrese. Costante rimase il suo impegno per consolidare il culto eucaristico e propagandarne l’efficacia.
All’inizio del 1840 padre BALDESCHI si ammalò di malattia polmonare e, dopo le prime cure presso il vicino Ospedale degli Incurabili, fu trasferito a Torre del Greco, dove morì il 10 agosto dello stesso anno. Fu sepolto nel monastero di Santa Maria delle Grazie; nel 2008 la salma fu tumulata nella chiesa del monastero di San Giuseppe.
Venerdì 21 febbraio alle ore 12 nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Apostolico Lateranense si concluderà la sessione di chiusura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni del servo di Dio GIOVANNI ANTONIO BALDESCHI, sacerdote della diocesi di Roma e cofondatore delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento.

La Sacramentine annoverano già altri membri in fama di santità o già riconosciuta della Chiesa, come la fondatrice Caterina Soderini. Ecco l’elenco per data di morte:
†1824: Beata MARIA MADDALENA DELL’INCARNAZIONE (Caterina Sordini), fondatrice
†1840: servo di Dio Giovanni Antonio Baldeschi, sacerdote diocesano, confondatore
†1844: serva di Dio MARIA GIUSEPPA DEL SACRI CUORI (Marianna Fortunata Cherubini), fondatrice a Napoli
†1876: serva di Dio MARIA SERAFINA DELLA CROCE (Ancilla Ghezzi), fondatrice a Monza

CATERINA SORDINI
Caterina Sordini nacque a Porto Santo Stefano (Grosseto) il 17 aprile 1770; a 16 anni sembra che fosse stata promessa in sposa ad un marittimo di Sorrento, Alfonso Capece, ma lei declinò la scelta e dando seguito al suo desiderio, entrò fra le Terziarie Francescane di Ischia di Castro (Viterbo), ricevendo l’abito religioso il 26 ottobre 1799.
Ebbe come guida e padre spirituale don Giovanni Baldeschi e come spesso accade, da questo profondo legame spirituale, Caterina ricavò l’ideale di fondare un nuovo Istituto religioso dedito all’adorazione perpetua dell’Eucaristia, centro e culmine di ogni vita cristiana.
Nel frattempo nel Capitolo del 20 aprile 1802 delle Terziarie Francescane, fu eletta badessa a soli 32 anni; aveva cambiato il nome in Maria Maddalena dell’Incarnazione, si dedicò ad un deciso riordinamento economico della casa e ad una restaurazione della vita regolare delle Terziarie.
Il periodo del suo governo fu accompagnato da una serie di fenomeni straordinari e da un crescente fervore di vita spirituale, per cui in tutta la zona si diffuse la fama della giovane badessa, la quale comunque non aveva mai abbandonato l’ideale delle suore adoratici.
Con l’accordo del padre Baldeschi e del vescovo di Acquapendente, mons. Pierleone, iniziò la stesura delle regole del nuovo Istituto. L’8 luglio 1807, lasciò Isola di Castro e le Terziarie Francescane e con l’incoraggiamento di Pio VII, inaugurò a Roma la prima casa delle “Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento” in un ex convento carmelitano alle Quattro Fontane.
Durante l’occupazione francese di Roma, la Congregazione fu sciolta forzatamente in base alle leggi napoleoniche e Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione, fu mandata in esilio, prima a Porto Santo Stefano e poi a Firenze.
Ma in Toscana ebbe l’opportunità di conoscere alcune giovani, che costituirono il gruppo iniziale delle nuove Adoratrici, quando queste poterono ritornare a Roma in S. Anna al Quirinale, il 19 marzo 1814.
Quattro anno dopo, il 13 febbraio 1818, il papa Pio VII approvò definitivamente l’Istituto, che ormai era dedito alla solenne e pubblica esposizione del SS. Sacramento, con la continua adorazione.
La Madre Fondatrice, morì a Roma il 29 novembre 1824, lasciando una fama di santità e di fenomeni straordinari che l’avevano accompagnata in vita. Fu sepolta in S. Anna al Quirinale, con il permesso del papa, che allora aveva la sua residenza nel palazzo del Quirinale, ma nel 1839 le sue spoglie furono traslate nella chiesa di S. Maria Maddalena a Monte Cavallo, nuova sede di Roma delle Adoratrici Perpetue e contemporaneamente furono avviati i processi canonici per la sua beatificazione, che ad oggi sono in fase avanzata.
La presenza delle suore è attualmente in Europa, America, Africa; solo in Italia dopo Napoli e Roma che furono le prime, sono presenti in dodici case (anno 2001).
Papa Giovanni Paolo II l'ha dichiarata "Venerabile" in data 24 aprile 2001. Benedetto XVI il 17 dicembre 2007 ha riconosciuto un miracolo attribuito alla sua intercessione.
Il 3 maggio 2008 è avvenuta la celebrazione della beatificazione a Roma presso la Basilica di San Giovanni in Laterano.

MARIANNA FORTUNATA CHERUBINI
La Serva di Dio nacque ad Ischia di Castro (VT) il 31 luglio 1788. A circa tre anni i genitori la collocarono come educanda presso il Monastero delle locali Terziarie Francescane. La giovane Fortunata desiderava restare nella vita monastica, ma trovò l’opposizione prima della zia e poi del padre (la madre nel frattempo era morta), per cui rientrò in famiglia per qualche tempo.
Avendo manifestato perseveranza nel suo proposito di consacrarsi al Signore, verso i 15 anni di età fece ingresso in qualità di novizia tra le suddette Monache; il 19 agosto 1804 emise la professione prendendo in religione il nome di Clotilde.
Nel 1807 l’allora abbadessa del Monastero, la Beata Maria Maddalena dell’Incaranazione (nel sec. Caterina Sordini), portò a termine un progetto da tempo coltivato, fondando un Istituto dedito all’Adorazione Perpetua del SS. Sacramento; la Serva di Dio fu tra quante, condividendone l’ideale di consacrazione al Signore, la aiutarono nell’attuazione di tale progetto.
Dopo lunghe trattative tra il Vescovo di Acquapendente e il Pontefice del tempo, il gruppo di religiose, accompagnato da P. Giovanni Antonio Baldeschi, direttore spirituale della Beata Maria Maddalena e zio di Suor Clotilde, partì alla volta di Roma il 31 maggio 1807.
La piccola comitiva trovò ospitalità presso il Monastero agostiniano di via Inselci, in Roma, e dopo un mese passò presso l’ex convento dei carmelitani scalzi spagnoli accanto al Palazzo del Quirinale.
Dovette poi affrontare le dure prove derivanti dalla persecuzione napoleonica. Dopo l’invasione dell’Italia e l’occupazione di Roma, il Papa fu deportato in esilio in Francia; i Monasteri e le case religiose vennero requisiti e la lotta contro il clero e la vita monastica esplose con grande forza.
Lo stesso P. Baldeschi fu imprigionato con accuse calunniose e poi rilasciato; la B. Maddalena e alcune compagne, tra cui la Serva di Dio, conobbero la via dell’esilio, prima a Porto S. Stefano e poi a Firenze. Nonostante la situazione di oggettiva difficoltà, nacquero nuove vocazioni che riempirono poi il Monastero di Roma e fecero estendere l’Istituto anche in altre città. Terminata la persecuzione l’approvazione definitiva da parte del Pontefice Pio VII.
Sotto la solida guida di Mons. Menocchio, Vescovo agostiniano e sacrista del S. Padre, affidato alle religiose dal Pontefice come guida spirituale, l’Adorazione Perpetua iniziò ad avere anche una sua fisionomia giuridica: Regola di S. Agostino e Costituzione legate al proprio carisma specifico. Le componenti della novella famiglia religiosa adottarono un abito proprio ed emisero la nuova professione monastica. La Serva di Dio mutò il suo nome in quello  di Maria Giuseppa dei Sacri Cuori e collaborò alla stesura delle prime Costituzioni.
Nel 1824 morì la Fondatrice e sorsero alcune divisioni all’interno della Cominità di Roma. La Serva di Dio fu eletta Superiora di quella casa e la governò con saggezza e prudenza, riuscendo anche a completare le Regole, ancora incomplete nella precedente stesura.
Nell’ottobre 1828 si recò a Napoli per erigere una nuova Casa dell’Istituto. La fondazione, lungamente voluta e preparata da alcuni nobili di napoletani, trovò il suo pioniere nel cavalier Buonocore, ottenne la benedizione del Card. Ruffo Scilla e fu accompagnata anche dalla benevolenza del Re Francesco I e della Regina Madre.
Non mancarono tuttavia le difficoltà, causate da alcune divisioni interne. La stessa Serva di Dio venne fatta oggetto di rilevanti opposizioni e dovette superare non poche difficoltà. Per affrontare tali prove trovò forza nella preghiera fervorosa; spronò le consorelle a raggiungere un sempre maggiore livello di perfezione ed ella stessa costituì per loro un esempio attraverso l’esercizio della virtù cristiane.
Con amorevole sollecitudine assistette spiritualmente e materialmente alcune famiglie povere e mostrò particolare sollecitudine per le anime in pericolo. Divenne così modello di condotta virtuosa per quanti l’accostavano: re, regine, cardinali, vescovi, fedeli di ogni rango e sesso.
Nel 1836, su richiesta del Vescovo di Squillace, Mons. Rispoli, si recò a fondare un nuovo Monastero nella regione calabra. Dopo circa sei anni fece ritorno nel Monastero di Napoli. Al rientro si accentuarono le fazioni interne alla Comunità e la Serva di Dio dovette affrontare un periodo difficile anche dal punto di vista spirituale.
Chiamata in Roma dalla Sede Apostolica per porre fine alla profonda divisione presente in quella Comunità portò a termine il proprio compito con grande umiltà e cercando sempre di facilitare la pace reciproca.
Eletta Priora della Comunità romana, morì in concetto di santità la notte tra il 5 ed il 6 ottobre 1844 per gravi problemi cardiologici. Volle morire attaccata al suo crocifisso.
Nel 1898 il Papa Leone XIII, mediante la Bolla Pium Institutum estese tutto ciò che era stato previsto nella riforma redatta dalla Serva di Dio come stile di vita dell’intero Istituto della Adorazione Perpetua.
Nel novembre 1844 viene aperta la causa di canonizzazione, ma per varie vicende viene riaperta il 16 settembre 2008. Il 22 ottobre 2013 vie è l’apertura della sessione dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni della serva di Dio; che si conclude il 30 settembre 2014.

ALCILLA GHEZZI
1808: 24 ottobre: Ancilla Ghezzi nasce da Carlo e Teresa Galbiati e viene battezzata lo stesso giorno nella basilica di S. Giovanni Battista. Il padre è operaio, la madre presta servizi a ore come domestica.
1816 ca.: a causa della povertà della famiglia (i figli sono cinque), va a lavorare alla Bottega dei Francesi, dove deve confezionare colletti, bretelle e altre piccole cose del genere.
1817:  Riceve la prima Comunione.
1819: Riceve la Cresima dall’arcivescovo di Milano, Card. Gaetano Gaysruck.
1820:  Le muore il padre, stremato dalla miseria.
1822:  Va a Milano a servizio presso una famiglia, ma se ne allontana subito, perché la sua virtù è insidiata. Presta poi servizi saltuari presso varie famiglie.
1823:  Fa promessa di castità, povertà e obbedienza.
1826: è’ assunta come operaia in un negozio di manifatture presso la Casa d’Industria.
1830 ca.: è assunta come operaia alla Filanda Corti. Non molto tempo dopo, per la sua diligenza e capacità, è nominata assistente
1831: Dal suo confessore viene fatta conoscere a Don Marco Passi, di Brescia, e questi, giudicandola molto positivamente, le propone di farsi monaca nel monastero che egli ha in animo di fondare; allo scopo  si dichiara disposto a pagare una maestra che le insegni a leggere e a scrivere, dato che non era riuscita a farlo da bambina, benché non mancasse affatto di intelligenza. Ella, dopo un primo assenso, rifiuta l’offerta, perché sente di essere chiamata ad altra via. Rifiuta pure delle proposte di matrimonio, anche vantaggiose.
1836-1843: Lavora come inserviente al Collegio Bianconi. E’ molto stimata. Ha frequenti estasi che vengono giudicate sintomo di malattia, ma il medico non sa curarle.
1843: Torna a casa sua, dove vive con la madre. Per vivere confeziona fiori di carta e stoffa. Continuano le estasi.  Il confessore, Don Albonico, consulta l’Arciprete, msg. Zanzi; poiché intanto si è sparsa la notizia  di questi fatti straordinari e se ne interessa anche la polizia; monsignore informa l’Arcivescovo e si fa garante della serietà di Ancilla; ne diventa direttore spirituale.
1844: settembre: Ancilla e la madre vanno ad abitare in due stanze al Carrobiolo, sperando di poter godere un po’ di pace.
1845: Continuano i fenomeni mistici .- Nella Quaresima è visitata da una commissione di medici venuti da Milano, i quali danno un giudizio vago, ma globalmente negativo.
Il 22 maggio, solennità del Corpus Domini, si sente ispirata da Dio a fondare in Monza un monastero di Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento, conforme a quello già esistente in Roma - è fatta oggetto di pesanti accuse presso l’Arcivescovo di Milano, che decide di farla esaminare da medici in ospedale.
1846: dal 3 febbraio al 24 aprile deve rimanere all’Ospedale di Porta Nuova in Milano, per essere sottoposta a esami e osservazioni dei medici: il giudizio finale è sfavorevole. Al ritorno a Monza deve sottostare a nuove calunnie e all’interdizione ai sacerdoti di ascoltarla. Ma il Barnabita Padre Giampietro Curti accetta di diventare suo confessore e la sostiene nelle difficoltà e nelle dure lotte contro il demonio.
1849: 3 novembre sera: con tre compagne (Giuseppina Lampugnani, Pasqualina Viganò, Mansueta Pirola) si ritira in un piccolo appartamento preso in affitto al Carrobiolo: qui vivono secondo un regolamento dato loro da P. Curti. Fanno turni di adorazione alla Croce, finché, ottenuto il permesso di conservare l’Eucaristia, danno inizio all’adorazione dell’Eucaristia. Il governo della piccola Comunità viene affidato ad Ancilla. Sono poste così le basi del futuro
Monastero.
1852: Un decreto dell’Imperial Regia Luogotenenza riconosce e autorizza la “Pia Società di vergini dette Sacramentine esistente nella città di Monza”, di cui è dichiarato reponsabile msg. Zanzi.
Per le continue, false accuse mosse ad Ancilla e alle compagne, i superiori dei Barnabiti, trasferiscono P. Curti a Milano.
1854: Dal principio di quest’anno la piccola Comunità (22 membri) osserva la Regola dell’Ordine delle Adoratrici Perpetue, mandata dalla Superiora di Roma su richiesta di  P. Curti.
1854: Grazie alle doti di due sorelle si acquista l’antico monastero di S. Maddalena, che però ha bisogno di molti restauri.
1855:  15 settembre: muore P. Curti.
Il 24 settembre la comunità si trasferisce dal Ritiro del Carrobiolo nel monastero.
1856: Si acquista la chiesa, anch’essa da restaurare perché era stata adibita a uso profano. Poco dopo si completa l’acquisto dell’intero caseggiato di via S. Maddalena.
4 novembre: Ancilla e una Sorella partono per Roma, per compiere nel monastero delle Adoratrici Perpetue la loro formazione alla Regola dell’Ordine. Fanno la Vestizione il 5 dicembre.
1857: Il Papa Pio IX concede alle due Monzesi di abbreviare il periodo di formazione: perciò il 29 settembre possono fare la Professione. Ancilla prende il nome di Serafina della Croce. Il 5 ottobre, con altre due Sorelle monzesi, che già avevano professato l’anno precedente nel monastero di Roma, partono per Monza. Sr. Maria Serafina ha l’incarico di Vicaria e di Maestra delle novizie. Arrivano a Monza l’11 ottobre. Il 15 dicembre l’arcivescovo Romilli nella chiesa del monastero presiede alla Vestizione delle prime dodici probande.
1859: 4 marzo: ultimato il restauro, la chiesa viene benedetta da msg. Zanzi e il 19 giugno è aperta al pubblico con la solenne Esposizione, continuata per 13 giorni consecutivi.
1861: 15 novembre: Pio IX firma il Decreto per l’erezione canonica del monastero, la clausura papale e la Professione delle Novizie.
1862: 23 gennaio: il Vicario Capitolare di Milano, msg. Caccia Dominioni notifica ufficialmente alla comunità il Decreto del S. Padre. Diciotto novizie fanno la Professione solenne. - Il 13 novembre msg. Caccia consacra la chiesa.
1863: 3 marzo: si tiene il primo Capitolo e Sr. Serafina della Croce viene eletta superiora: le sarà rinnovata tale carica fino alla morte.
1866: Si temono le conseguenze della legge eversiva della proprietà ecclesiastica emanta il 7 luglio; Madre Serafina dà esempio di totale fiducia in Dio; il monastero non viene soppresso.
1870: Si fonda un nuovo monastero a Innsbruck per la donazione di una nobile del luogo, Sofia degli Angelini, divenuta Adoratrice col nome di Sr. M. Pia del Divino Amore.
1871: Madre Serafina si reca a Innsbruck per sanare dissapori sorti fra le tre monzesi mandate per la fondazione e le Suore native del luogo. Dopo un breve soggiorno, ristabilita la pace, torna a Monza con le tre sorelle italiane.
1876: 8 febbraio: Madre Serafina muore.
1907: 26 marzo: Traslazione, nella chiesa delle Sacramentine, dei resti mortali della Madre e di quelli di msg. Zanzi, giustamente considerato confondatore del monastero.
1943: 13 marzo, apertura della sessione dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni della serva di Dio.