«O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore
sopra di voi?».
Gesù risponde come sempre
in modo sorprendete.
Ma cosa vuol dire?
Gesù è giudice? Egli è
giudice. Secondo la chiave di lettura biblica, non è giudice nel senso di
presiedere un tribunale, ma è l'uomo di Jahvè, da Lui suscitato per amore alla
sua nazione.
Egli è così mediatore,
tra Dio, il Padre, e i popolo, i suoi fratelli, in relazione alla salvezza:
Gesù è giudice e mediatore della Nuova ed Eterna alleanza.
Gesù è così presentato
come maestro di vita, terrena ed eterna.
È in Gesù che il
discepolo scopre la vanità di tutto in relazione all’eternità.
Ben capiamo così il monito
di Qoèlet e di Paolo.
Vanità è vivere per
lavorare, e non lavorare per vivere.
Idolatria è affannarsi
per le cose che appartengono alla terra, senza guardarle trasfigurandole con un
sguardo fisso sul Cielo.
Per cui è insensato
affannarsi sotto il sole, e stoltezza accumulare in magazzini più grande,
perché vita su questa terra non è eterna.
Quindi
se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù,
dove è Cristo
vivere la vita quotidiana
addolcita, addomesticata, profumata, rilassata, perché elevata verso il Cielo,
cercando nell’eternità il senso ultimo di tutto.
Ecco perché
Cristo è tutto e in tutti
Ed ancora
Arricchirsi presso Dio
Ed allora
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno
dei cieli.
Afferma Papa Francesco:
Prima di tutto cercate di essere
liberi nei confronti delle cose. Il Signore ci chiama a uno stile di vita
evangelico segnato dalla sobrietà, a non cedere alla cultura del consumo. Si
tratta di cercare l’essenzialità, di imparare a spogliarci di tante cose
superflue e inutili che ci soffocano. Distacchiamoci dalla brama di avere, dal
denaro idolatrato e poi sprecato. Mettiamo Gesù al primo posto. Lui ci può
liberare dalle idolatrie che ci rendono schiavi. Fidatevi di Dio, … Egli ci
conosce, ci ama e non si dimentica mai di noi. Come provvede ai gigli del campo
(cfr Mt 6,28), non lascerà che ci manchi nulla! Anche per superare la crisi
economica bisogna essere pronti a cambiare stile di vita, a evitare i tanti
sprechi. Così come è necessario il coraggio della felicità, ci vuole anche il
coraggio della sobrietà.
In secondo luogo, per vivere questa
Beatitudine abbiamo tutti bisogno di conversione per quanto riguarda i poveri.
Dobbiamo prenderci cura di loro, essere sensibili alle loro necessità
spirituali e materiali. … rimettere al centro della cultura umana la
solidarietà. Di fronte a vecchie e nuove forme di povertà – la disoccupazione,
l’emigrazione, tante dipendenze di vario tipo –, abbiamo il dovere di essere
vigilanti e consapevoli, vincendo la tentazione dell’indifferenza.
Ma – e questo è il terzo punto – i
poveri non sono soltanto persone alle quali possiamo dare qualcosa. Anche loro
hanno tanto da offrirci, da insegnarci. Un povero, una persona priva di beni
materiali, conserva sempre la sua dignità. I poveri possono insegnarci tanto
anche sull’umiltà e la fiducia in Dio.
Infine.
Tema centrale nel Vangelo di Gesù è
il Regno di Dio. Gesù è il Regno di Dio in persona, è l’Emmanuele, Dio-con-noi.
Ed è nel cuore dell’uomo che il Regno, la signoria di Dio si stabilisce e
cresce. Il Regno è allo stesso tempo dono e promessa. Ci è già stato dato in
Gesù, ma deve ancora compiersi in pienezza. Perciò ogni giorno preghiamo il
Padre: «Venga il tuo regno». C’è un legame profondo tra povertà ed
evangelizzazione. (XXIX Giornata
mondiale della gioventù 2014). Amen.